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Tanto rumore per nulla
19 ott 2015
In una partita fisica, intensa e poco lucida, Juventus e Inter sembrano accontentarsi di un pareggio che limita i danni ma non aiuta nessuno.
(articolo)
8 min
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In uno degli avvii di Serie A più incerti degli ultimi anni, dalla gara di San Siro si attendevano risposte da entrambe le squadre. L’Inter, dopo una striscia di vittorie poco convincenti, sembrava in leggera flessione; la Juventus, ancora priva di un’identità chiara, non poteva permettersi di perdere altri punti. Nonostante si sia arrivati al derby d’Italia già all’ottava giornata e il risultato sia stato solo un pareggio a reti inviolate, la partita di ieri ha dato comunque i suoi verdetti.

L’Inter aggredisce, la Juventus risponde

Due squadre estremamente dotate dal punto di vista fisico (l’altezza media per entrambe è di 184 cm) si sono affrontate secondo le attese, ovvero aggredendosi a vicenda da subito. La Juventus ha reagito all’aggressività degli avversari alzando il livello agonistico. Nel dispositivo di pressing individuale che ne è venuto fuori, hanno pagato dazio entrambe le punte, Morata e Zaza, (sostituiti quando hanno finito la benzina a metà del secondo tempo). È stata l’Inter per prima a dettare l’agenda tattica della partita.

Mancini teneva al sabotaggio della costruzione bassa dei bianconeri e a questa intenzione sono da ricondurre le scelte nell’undici iniziale. Due mediani, Melo e Medel, che fanno dell’aggressività il loro marchio di fabbrica e un’ala tattica come Brozovic hanno impedito alla Juventus una risalita del campo ragionata.

Medel saliva altissimo a pressare il playmaker Bonucci, mentre Melo e Brozovic marcavano gli intermedi Khedira e Pogba. In avanti, Icardi e Jovetic disturbavano il posizionamento largo di Barzagli e Chiellini. In questo contesto gli uomini più liberi erano gli esterni Evra e Cuadrado. Se il francese era effettivamente libero da marcatura (Brozovic, più di altri, ha provato a sdoppiarsi anche sul terzino avversario), Cuadrado avrebbe dovuto essere seguito da Perisic. Il croato ha preferito restare alto in zona offensiva, provando a schermare le linee di passaggio verso l’ala colombiana, piuttosto che marcarlo a uomo.

L’atteggiamento della linea difensiva interista non ha aiutato Perisic nei suoi compiti difensivi. I quattro della retroguardia nerazzurra sono rimasti bassi a protezione dell’area di rigore in ogni situazione di gioco, anche quando Melo e Medel entravano aggressivamente nella metà campo avversaria. Di rado la combinazione sull’asse Marchisio-Khedira-Cuadrado si è completata nel primo tempo: quando però è accaduto, Juan Jesus era sempre piuttosto lontano da Cuadrado (così come lo era Santon su Evra sul lato opposto) e gli concedeva tempo per il controllo e metri da attaccare, risultando così vulnerabile. Anche quando Cuadrado arretrava per ricevere palla direttamente dai piedi del suo regista, la sovrapposizione interna di Khedira costringeva Juan Jesus all’uno contro uno. Il brasiliano dell’Inter è stato saltato 3 volte e in 4 occasioni è stato costretto al fallo: nessun nerazzurro è stato messo in difficoltà quanto lui.

La creazione della superiorità numerica

A dire il vero, la libertà concessa a Evra è stata sfruttata poco e male dagli juventini, che preferivano allargare il gioco sul lato destro. Il francese ha avuto per sé 48 palloni da giocare, contro gli 89 dell’uomo più coinvolto, Juan Cuadrado. È un momento in cui alla Juventus mancano alcune certezze nel piano offensivo: lo sviluppo verticale del gioco stile Pirlo e il raccordo tra centrocampo e attacco à la Tevez. Cuadrado fornisce soluzioni diverse: con la sua proverbiale capacità nell’uno contro uno, riesce a creare superiorità numerica e a sopperire alle attuali carenze di gioco. Il colombiano ieri sera ha messo a segno 3 dribbling e in campionato è il migliore dribblatore con Alejandro Gómez e Diego Perotti con 4,6 dribbling a partita.

In maniera del tutto simile, l’Inter ha provato a utilizzare la tecnica sopraffina di Jovetic come strumento per aprire una partita bloccata nell’equilibrio tattico. Il montenegrino ha sì perso 23 palloni, agendo in una zona di campo difficile davanti alla difesa bianconera, ma ha anche saltato 3 volte su 4 il diretto marcatore, costringendolo al fallo per ben 8 volte. Con Icardi ben controllato dai centrali bianconeri, sempre attenti nella copertura della profondità, l’Inter non ha avuto altre alternative. Perisic e Brozovic non sono stati mai isolati nell’uno contro uno per mezzo di una sovrapposizione, né da parte dei terzini né da parte dei mediani. Le ali hanno finito spesso per ridare palla all’indietro in maniera piuttosto sterile.

Il gioco delle coppie

Quello messo in campo da Mancini è stato infatti un vero e proprio 4-4-2, stabile in tutte le fasi di gioco. Le posizioni medie tenute da Icardi e Jovetic nel corso dei novanta minuti sono del tutto equivalenti. Nella realtà del campo i due attaccanti hanno provato a combinare tra loro, posizionandosi spesso in verticale l’uno rispetto all’altro. Un compito svolto in maniera esemplare soprattutto da Jovetic, che ha trovato sempre modo di ricevere palla tra le linee avversarie.

Non è stata altrettanto buona la prestazione complessiva di Zaza e Morata. I due non ragionano come coppia e spesso hanno eseguito gli stessi movimenti e coperto la stessa zona di campo. L’unica combinazione tra i due degna di nota è stata quella che, a inizio secondo tempo, ha portato Cuadrado al tiro: Zaza ha rubato palla a Murillo e per una volta ha trovato Morata in verticale davanti a sé. A loro parziale scusante, la scarsa conoscenza reciproca: prima di ieri sera, Zaza e Morata avevano giocato insieme solo per 19 minuti, a Napoli. A oggi la coppia più longeva è quella formata dallo stesso Morata e da Dybala ed è anche la più prolifica: i due hanno messo a segno 4 gol e 3 assist in 178 minuti insieme.

Le due punte bianconere attaccano la stessa zona di campo, quando sarebbe stato più proficuo per il gioco della squadra che una delle due si fosse fermata per dare appoggio all’azione di Pogba. In questo modo avrebbe sfruttato lo spazio creato dal movimento dall’altro attaccante. Senza aiuto, il francese finisce per perdere palla.

Cambio di registro

A inizio secondo tempo, l’atteggiamento aggressivo dell’Inter ha lasciato spazio a uno ben più remissivo. Fin dal primissimo possesso bianconero, Medel e Melo sono rimasti bassi a protezione della propria difesa, concedendo una tranquilla impostazione a Marchisio & Co. Una mossa tattica arrivata così presto, immediatamente a ridosso dell’intervallo, non può essere stata forzata da problemi di tenuta atletica del duo nerazzurro. Dev’essere stata una specifica richiesta di Mancini ai suoi giocatori, difficilmente comprensibile per quanto aveva prodotto l’Inter nel primo tempo.

Infatti, nella seconda frazione, si è giocato praticamente solo nella metà campo nerazzurra: si è passati da un sostanziale equilibrio nelle percentuali di possesso palla del primo tempo, a un 42 a 58 a favore della Juventus, nel secondo tempo. L’unico pericolo creato dall’Inter alla porta di Buffon è stato su un errore in copertura di Marchisio che ha innescato Jovetic. Il bel sinistro da fuori area del montenegrino è stato controllato in due tempi dal portiere della Nazionale. Per il resto l’Inter ha provato a colpire in ripartenza, ma né Icardi né tanto meno Jovetic sono riusciti a tenere il pallone per un tempo sufficiente a permettere al resto della squadra di risalire il campo.

L’Inter si è stretta e si è compattata a protezione del centro del campo, lasciando le fasce libere per lo sfogo della manovra avversaria. In tutta la partita la Juventus ha crossato 26 volte, 18 solo nel secondo tempo. Nessuno di questi ha prodotto un pericolo effettivo, confermando una tendenza ormai conclamata anche a livello europeo: solo l’1% dei cross giocati nei cinque campionati maggiori porta a un gol. I bianconeri hanno comunque liberato l’uomo al tiro dentro l’area di rigore per otto volte, quattro nella ripresa; l’Inter soltanto in una occasione, non a caso nel primo tempo.

Nel secondo tempo, la Juventus ha provato a sfondare la difesa avversaria, combinando intorno due vertici dell’area interista; i nerazzurri invece hanno cercato quasi esclusivamente di verticalizzare il loro gioco.

Poco coraggio

Per rilanciare le proprie ambizioni scudetto, la Juventus avrebbe dovuto vincere la partita di ieri e accorciare le distanze dalla vetta. Quello bianconero è però un cantiere aperto e Allegri è stato finora piuttosto abile a trovare alcune soluzioni ai suoi problemi. In questo momento Cuadrado è imprescindibile e ritagliargli un posto nello schema di predilezione, il 4-3-1-2, era impossibile. Il sistema ibrido, 3-5-2 in fase di possesso e 4-4-2 in fase difensiva, permette all’allenatore di ricavare il meglio dal repertorio del colombiano e di assicurarsi equilibrio e copertura grazie alle prestazioni solide di Barzagli. Allegri deve però trovare in fretta la sua coppia titolare in attacco. Fino a questo momento l’impressione è che l’abbondanza del reparto rischi paradossalmente di penalizzarlo.

Oltre alla verve di Jovetic e a una buona organizzazione difensiva, almeno nel primo tempo, l’Inter non ha mostrato grandi idee per vincere la partita. È eccessivo dire che Mancini ha preparato solo la partita dal punto di vista difensivo, ma è anche vero che la povertà nelle soluzioni offensive rischia di diventare un problema cronico dei nerazzurri. D’altra parte questa squadra sembra tendere all’idea di perfezione che il suo tecnico ha in testa: «Con ventiquattro Medel e un Messi le vinciamo tutte».

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