Il tunnel, chi ha giocato per strada lo sa, è la forma suprema di vittoria. Quando giocavo in un campetto di cemento con intorno il corrimano – che quindi era una pista di pattinaggio a cui erano state montate due porte – c’era un ragazzo che era un vero artista del tunnel. Non era il più forte tra noi. Aveva un fisico fragile e filiforme, il suo gioco era astratto e raramente faceva qualche gol decisivo nelle nostre partitelle. Ma sapeva fare tunnel in tutti i modi e questo lo rendeva il più rispettato del campetto.
Guardiola ha definito il dribbling “un trucco” e il suo sembrava davvero un trucco. Non c’era modo per non farsi fare tunnel da lui: per quanto sapevi che lo avrebbe provato, le gambe non erano mai chiuse abbastanza. Sembrava avere dei pattern predefiniti per farti tunnel. Ciondolava sulla fascia portando palla con l’interno, solo per poi sterzare all’improvviso con l’esterno e fartela passare sotto le gambe; oppure faceva un minimo, impercettibile movimento per andare sull’esterno, tu senza accorgertene muovevi la gamba per seguirlo, e lui ti aveva già fatto passare il pallone sotto toccandola di piatto. Il peggiore però era il tunnel di suola.
Il tunnel è il massimo dell’umiliazione al campetto, forse perché una palla che passa sotto le gambe contiene una metafora sessuale evidente. Ma il tunnel di suola è l’umiliazione suprema, l’uber-umiliazione. Perché toccare la palla con la suola è di per sé un gesto di sufficienza, e subire il dribbling più complesso del calcio con sufficienza, insomma, è pesante.
Forse per un rapporto privilegiato col calcio di strada, i giocatori nordafricani, di nascita o origine, sono i migliori artisti del tunnel in circolazione. Boufal, Mahrez, Belaili, Ben Arfa, Feghouli non passano una partita senza riuscire, o almeno tentare, un tunnel all’avversario.
Il miglior artista del tunnel negli ultimi dieci anni, o comunque il mio preferito, è Adel Taarabt, un giocatore dalle mille vite, la cui fortuna tende a oscillare a seconda dei chili di troppo che si porta dietro. Vista la sua ennesima rinascita, stavolta al centro del campo col Benfica, è ora di celebrare il talento di Taarabt con la sua migliore specialità.