Il Super Bowl che domenica vedrà coinvolte Cincinnati Bengals e Los Angeles Rams ha un che di Madden-esco. Stiamo parlando di una squadra, la prima, capace ai playoff di sovvertire tutti i pronostici vincendo due gare su tre in trasferta contro avversari, sulla carta, più quotati. Al suo comando c’è un quarterback - Joe Burrow - al secondo anno in NFL ma maturo come pochissimi alla sua età e con quella poca esperienza. Dall’altra parte non possiamo invece definire i Rams una vera sorpresa: gli arrivi di Matthew Stafford, Odell Beckham Jr. e Von Miller avevano reso la squadra una vera contender. Quasi tutti, però, erano concentrati su Tom Brady e Aaron Rodgers, al massimo sui ritrovati 49ers di Jimmy Garoppolo o sui Cowboys di Dak Prescott, anche solo per il blasone, ancorché annacquato, che si portano dietro. Eppure, ad uscire dalla NFC è proprio la squadra di McVay, alla sua seconda finale in quattro stagioni.
Proviamo dunque a capire come il Super Bowl 56 si svilupperà per l’una e l’altra squadra, partendo dai padroni di casa.
Quando i Rams hanno il pallone
Los Angeles è giustamente celebrata per le big play ottenute grazie al braccio di Stafford e le ricezioni di Kupp e OBJ, ma la realtà è che non bisogna sottovalutare il loro gioco palla a terra, perché potrebbe davvero fare la differenza. I Rams hanno terminato la stagione regolare all’ottavo posto in DVOA offensiva (una statistica che misura l'efficienza di una squadra confrontando il successo in ogni singola giocata con la media del campionato in base alla situazione e all'avversario), frutto del settimo posto in passing DVOA e del 12esimo in rushing. La squadra di McVay non ha un running back di riferimento, potendo contare su Sony Michel, Darrell Henderson (infortunato e assente nei playoff) e Cam Akers, al contrario rientrato di recente dopo un grave infortunio al tendine d’Achille. Peraltro, né Michel, né Akers hanno messo su numeri sufficienti in questi playoff, con le loro 3.3 e 2.8 yard a portata in questa post-season. Comunque difendere contro le corse dei Rams è tutt’altro che facile in situazioni di outside zone, cioè quando la linea si muove assieme orizzontalmente per dare spazio al running back sull’esterno del campo, anche grazie ai blocchi dei ricevitori (Cooper Kupp, ad esempio, è uno dei migliori nel proprio ruolo in questo fondamentale).
Nonostante in questi playoff l’attacco su corsa dei Rams abbia lasciato molto a desiderare (13esimo in DVOA su 14 squadre), difendere contro di loro non sarà facile per i Bengals, soprattutto nelle situazioni di cui sopra, per via dei movimenti pre-snap effettuati dai ricevitori con l’obiettivo di tenere sulle spine i difensori al secondo livello (i linebacker), ma anche il defensive end verso cui il ricevitore effettua il movimento. La difesa sulle corse di Cincinnati è cresciuta di rendimento durante la stagione, passando dal 16esimo posto in DVOA fino alla nona giornata, all’11esimo tre le week 11 e 17, tuttavia nel Championship contro i Chiefs il front seven ha mostrato più di una crepa. Il reparto guidato da Lou Anarumo, infatti, ha spesso giocato con due safety alte - per evitare di concedere troppi spazi a Mahomes & co sul profondo - ma anche, di conseguenza, con un fronte difensivo più leggero, un punto debole di cui Kansas City è riuscita ad approfittare.
Nella prima clip vediamo una specie di split zone, con la guardia sinistra che fa le veci del tight end, uscendo a bloccare sul playside defensive end - cioè il difensore verso cui il running back è diretto - e il tight end che invece blocca il linebacker al secondo livello: i Bengals devono aspettarsi questo tipo di corse con uno o più giocatori in movimento.
Nella seconda clip, invece, Cincinnati ha sei uomini nella box e due safety alte, quindi ai Chiefs conviene correre per sfruttare una leggera inferiorità numerica in termini di bloccanti. KC usa una inside zone ed è bravo Clyde Edwards-Helaire a cambiare direzione, tagliando verso l’esterno vedendo il centro bloccato. A questo punto è Von Bell, una delle due safety alte, a scendere per dare appoggio al front seven. Sarà lui a placcare CEH, non prima di aver sbagliato, però, l’angolo di placcaggio, regalando qualche yard extra al running back dei Chiefs.
Il gioco di corsa potrebbe essere un’arma molto importante per i Rams, con l’obiettivo di controllare il cronometro e tenere Joe Burrow il più possibile fuori dal campo. Rams e Chiefs, tra l’altro, hanno una mentalità offensiva molto simile, a partire dall’ampio utilizzo di 3 ricevitori in campo contemporaneamente. Se la squadra di Andy Reid ha chiuso la stagione regolare al settimo posto per frequenza di utilizzo dell’11 personnel - formazione con 1 running back, 1 tight end e, per l’appunto, 3 ricevitori - al 67%, quella di McVay porta tutto ancora più all’estremo: è prima in questa classifica con l’85%. Nonostante il ridotto numero di bloccanti, come abbiamo visto Kansas City ha creato non poche difficoltà ai Bengals, prima di allontanarsi, inspiegabilmente, da questo canovaccio nel secondo tempo.
Ovviamente, le speranze per L.A. di portarsi a casa il titolo nascono e muoiono con il rendimento di Matthew Stafford. Come già detto nella previewdel Divisional Round, l’arrivo dell’ex Lions ha permesso ai Rams di cambiare stile di gioco, diventando meno dipendenti dalla play action e delegando maggiormente al loro quarterback. Nella seconda metà della stagione, tuttavia, Stafford ha avuto più di un passaggio a vuoto, commettendo la maggior parte dei turnover. L’ex Università della Georgia ha ancora il braccio per fare qualunque tipo di lancio, anche se la sua smania di voler tentare a tutti i costi la big play potrebbe costare caro a lui e alla sua squadra.
L’intercetto clamorosamente droppato da Jaquiski Tartt contro i 49rs - un pallone profondo ma uscito cortissimo dalla sua mano - è forse l’esempio più eclatante. Qui ne vediamo un altro: Stafford avrebbe potuto tranquillamente servire OBJ che si era liberato durante l’esecuzione di uno schema chiamato mesh, basato sull’incrocio di due tracce corte e orizzontali, ma invece cerca l’home run per Van Jefferson finendo però per lanciare un passaggio troppo corto e incompleto.
Dove Stafford causa la maggior parte dei danni è nella parte centrale del campo, con passaggi tra le 10 e le 19 yard. McVay ha costruito un attacco basato sulla combinazione di tracce per liberare naturalmente i propri giocatori, che però se la cavano più che bene nell’uno contro uno, con la bravura nel correre le tracce (Kupp e Beckham Jr.) o con la velocità (Van Jefferson). Una delle tracce regine nel playbook di McVay (ma anche Shanahan) si chiama flat china ed è composta di due parti: una finta di flat, per l’appunto, e un giro sul piede perno per cambiare direzione:
È un attimo trasformare un guadagno di poche yard in un grande avanzamento, specie se quel lato è stato liberato attraverso le tracce di altri ricevitori.
È difficile prevedere in che modo i Bengals difenderanno il backfield, dal momento che in stagione hanno giocato almeno 100 snap in tutte e 4 le coverage più conosciute. Quella prediletta, stando ai numeri, è la cover 3: nella sua variante base, essa prevede un’unica safety alta a controllare tutto il backfield, oltre a due cornerback che marcano a zona la parte verticale di campo lungo la linea di fondo. Contro questa coverage, in stagione Stafford ha fatto registrare 0.18 di EPA per play, una statistica avanzata che misura quanti punti un giocatore porta in dote alla sua squadra, in questo caso in una singola giocata. Si tratta, questo, del quinto miglior dato tra i QB NFL, mentre è primo contro la cover 1, che in comune con la cover 3 ha la presenza di un’unica safety in campo. Di seguito vediamo un paio di esempi di come l’attacco dei Rams potrebbe attaccare la difesa dei Bengals con un’unica safety alta.
Nel primo caso, Arizona si dispone pre-snap in quella che sembra essere una cover 4 - cioè con due safety a fondocampo. In realtà, la coverage cambia, diventando una cover 3 buzz, cioè con la strong safety che decide autonomamente chi raddoppiare. La traccia hitch corsa da Kupp è volta solo ad attirare su di sé il linebacker, in modo da liberare spazio alle sue spalle per Tyler Higbee, a sua volta autore della stessa traccia.
Nell’altro, invece, abbiamo un semplice four verts, quattro traccia verticali: va da sé che, essendoci tre difensori a spartirsi i tre terzi di campo, un ricevitore sarà libero: quel ricevitore è Tyler Higbee, che corre una traccia verticale lungo la seam, la parte di campo verticale tra i numeri e le tacche, uno dei talloni d’Achille della cover 3.
Nel secondo tempo della gara contro i Chiefs, Cincinnati ha tolto qualunque riferimento agli avversari scalando anche 8 giocatori in marcatura a zona, utilizzando le due safety profonde - Bell e Bates III - per raddoppiare Kelce e Hill: di sicuro, Anarumo dovrà ricorrere alla creatività e alla varietà per dare meno riferimenti possibili all’attacco dei Rams.
Cruciale sarà anche la pass rush della squadra di Zac Taylor, che ha beneficiato dell’arrivo di Trey Hendrickson, autore di 16.5 sack in 19 gare, dalla free agency. Completano il front four l’altro defensive end Sam Hubbard (10.5 sack per lui) e I tackle DJ Reader e BJ Hill. Questi ultimi potrebbero avere maggiori opportunità di far male alla o-line avversaria, che è maggiormente vulnerabile nell’interno, sia in situazioni di pass pro che, soprattutto, contro le corse. Chiaramente, avere da Hendrickson un rendimento simile a quello tenuto nel secondo tempo della gara contro Kansas City sposterebbe non poco l’asticella in favore degli ospiti: il left tackle Andrew Whitworth avrà le mani piene.
Quando Cincinnati ha il pallone
Se vi ricordate com’è andato lo scorso Super Bowl, avrete probabilmente ancora negli occhi la mattanza della d-line dei Buccaneers contro la linea offensiva - o quello che ne rimaneva - dei Chiefs. Non stiamo dicendo che le cose andranno nello stesso modo, ma è indubbio che il vantaggio per il front four dei Rams contro la o-line dei Bengals è enorme. Nel Championship contro Kansas City, la linea offensiva dei Bengals ha concesso 10 pressioni e un solo sack: possiamo quindi dire che abbia fatto un buon lavoro? Assolutamente no. Burrow è stato bravissimo a tenere vive le azioni con le proprie gambe, spesso dovendo ricorrere a veri e propri trucchi di magia per salvarsi la vita, come si è visto ripetutamente nel quarto periodo.
Burrow ha chiuso due terzi down consecutivi in questo modo. La prima azione non ha senso.
La linea offensiva di Cincinnati è pessima, soprattutto sul lato destro, e il confronto con il miglior defensive lineman della Lega, Aaron Donald, si preannuncia sanguinoso. Certo se Burrow è chiamato Joe Cool, un motivo c’è: l’ex LSU, infatti, è il miglior QB NFL, cifre alla mano, in situazioni scomode. Quando viene pressato, il suo passer rating è il più alto della Lega, 89.6. Burrow è abituato a giocare in situazioni precarie, ma è anche aiutato da un trio di ricevitori con pochi eguali nella Lega. L’arrivo di Ja’Marr Chase ha permesso all’attacco di svoltare, diventando così molto più esplosivo e verticale, grazie alla velocità del rookie ma anche alla sua capacità di creare con il pallone in mano. Tyler Boyd crea la maggior parte dei problemi sul medio-corto, mentre Tee Higgins è cresciuto tantissimo da un anno all’altro, soprattutto come route runner. L’ex Clemson può far male dovunque e, pur non essendo né particolarmente veloce né fisicamente imponente, è capacissimo nell’effettuare ricezioni contestate.
Ja’Marr Chase, al primo anno in NFL, è già uno dei giocatori must-watch della NFL, ma è anche recordman di franchigia per yard su ricezione (1455) nella stagione da rookie.
Lo stesso Burrow non ha paura di mettere i propri ricevitori in condizioni proibitive, essendo il secondo passatore per % di aggresiveness in stagione regolare: si tratta, questa, della statistica che misura la percentuale di lanci effettuati su ricevitori il cui marcatore si trovava entro e non oltre una yard di distanza. Si può dire che l’attacco dei Bengals è predicato più sulla vittoria degli scontri individuali e sula bravura di Burrow di creare dal nulla di tutti gli altri. Rispetto a tutti i giovani assistenti allenatori poi diventati head coach, Zac Taylor è sicuramente quello che ha fatto vedere di meno, rispetto alla sua fama. Ne abbiamo avuto un ulteriore esempio proprio contro i Chiefs, anche solo per la sua riluttanza nel correre - senza successo - sui primi o secondi down, costringendo spesso e volentieri il proprio quarterback a salvare la situazione col suo talento.
Vedremo come si comporterà Burrow contro una squadra che usa parecchio i blitz (11esima per percentuale), e usa coverage varie e soprattutto “mascherate” post snap. I Rams si dispongono prevalentemente a zona (cover 3 o 4), ma non disdegnano la cover 6 - misto di cover 2 su un lato e 4 sull’altro - per adattarsi alle caratteristiche della squadra che incontrano. Contro i Buccaneers, per esempio, hanno giocato molti snap a uomo, mentre alle Wild Card contro Arizona quasi sempre a zona, o comunque un misto tra zona e uomo tramite cover 6 con l’obiettivo di togliere il fondo del campo ai Cardinals, riuscendoci. In questa post-season, il reparto guidato da Raheem Morris ha concesso solo 8 big play via aria (cioè passaggi da almeno 15 yard) su 122 passaggi tentati dai QB avversari, ovvero il 7% di big play concesse, sesto miglior dato, anche se difficilmente paragonabile a quello di squadre che hanno giocato una o anche due gare in meno.
Qui vediamo un esempio di cover 6 e cover 4 cut. Nel primo caso, che la difesa si dispone a uomo (cover 2) sul lato sinistro dello schermo - lo capiamo perché Zach Ertz, una volta messo in movimento pre-snap, viene seguito da un difensore dei Rams - e a zona (cover 4) sul lato destro. Come si può notare dalla seconda inquadratura, Murray sembra cercare qualcuno sul lato sinistro del campo, che può essere Ertz, marcato a uomo, o Rondale Moore, il ricevitore più interno sull’altro lato, che invece viene raddoppiato dalle due safety. La tasca collassa, e Murray non può far altro che correre per salvarsi la vita.
Nell’altra clip, invece, i Rams si dispongono in una cover 4 particolare, chiamata cut poiché una delle due safety (Eric Weddle, in questo caso) è deputata a scendere dalla sua originaria per aiutare su una eventuale in-breaking route, una traccia che taglia verso il centro del campo: il posto della safety in mezzo al campo viene preso dal cornerback più vicino a lui, qui ad esempio è Jalen Ramsey. Murray non trova nessun giocatore libero a fondo campo dovendosi accontentare di un passaggio corto che vale un three&out per gli ospiti.
Il primo video si riferisce ad una cover 1 robber, ovverosia uno schieramento a uomo con un robber, cioè una safety che sceglie autonomamente su quale attaccante raddoppiare. L’aiuto di Weddle è provvidenziale poiché, come si vede nella seconda inquadratura, Murray vorrebbe caricare il passaggio per Ertz che corre una dig route, ma Weddle è bravo a mettersi davanti all’attaccante sconsigliando Murray dal lanciare: il QB dei Cards è quindi costretto ad uscire di corsa dalla tasca.
Il secondo, invece, è un esempio di fire zone blitz, ma per finta. Si tratta di un blitz dove, come da norma e regola, vengono portati in pass rush 5 giocatori, facendone scalare un altro - di solito un defensive lineman - in coverage. In questo caso è Leonard Floyd a “droppare”, mentre i linebacker Travin Howard e Troy Reeder in blitz. Quest’ultimo, però, finta di attaccare il quarterback, per poi sistemarsi a zona in mezzo nella hook zone, la parte di campo antistante la linea di scrimmage. Brady vorrebbe servirlo ma è costretto a ricaricare il lancio: il suo secondo tentativo è un passaggio a metà tra Tyler Johnson e Gronkowski, in mezzo ad una selva di mani.
Lasciare in uno-contro-uno i ricevitori dei Bengals sembra alquanto rischioso, quindi è probabile vedremo un’ampia dose di zona da parte dei Rams, soprattutto sul lato in cui si trova Ja’Marr Chase. Il rookie da LSU è un giocatore difficile da difendere per la velocità che mette in mostra con e senza il pallone in mano. Una delle sue zone “di competenza” è la sideline destra, forse la zona di campo preferita da Burrow che ha tentato 87 passaggi di almeno 10 yard da quel lato. È una zona difficilmente “copribile” anche con l’aiuto di una safety, soprattutto se il pallone tende verso la linea di fondo. Sicuramente, Jalen Ramsey verrà impiegato a uomo contro Chase, ma probabilmente L.A. vorrà trattare l’attacco dei Bengals così come ha fatto con quello dei Cardinals: togliere il fondo del campo a Burrow e costringerlo ad uscire dalla tasca, sfruttando anche lo strapotere di Donald e del resto della d-line.
L’ex Università di Pittsburgh rimane un giocatore più unico che raro nella NFL attuale e in tutta la sua storia, per la sua capacità di impattare le partite sia difendendo contro le corse, che in pass rush: in questa stagione regolare ha messo a segno 84 pressioni, 20 in più del secondo defensive tackle e secondo solo a Maxx Crosby tra tutti i d-linemen. Al suo fianco è cresciuto Greg Gaines, forse l’uomo più sottovalutato nel front seven dei suoi; scelto alla numero 134 al draft del 2019, in due anni è diventato uno dei difensori più utilizzati della squadra con 781 snap in stagione regolare e la sua linea statistica è di tutto rispetto: 55 tackle, 4.5 sack e 13 QB hits.
La vulnerabilissima linea offensiva dei Bengals sarà chiamata ad un compito durissimo e insieme a loro Joe Burrow. Se il paragone per lui è Tom Brady, il 56esimo Super Bowl è il palcoscenico in cui meritarselo. Al di là del risultato, comunque, la sua stagione e quella da underdog di Cincinnati è già da romanzo, e noi non vediamo l’ora di leggere l’ultimo capitolo.