Sono bastati 3 minuti per ricordarsi della presenza di Mauro Emanuel Icardi Rivero nel campionato italiano. Non che fossero stati in molti a dimenticarsi di lui, dopo i 24 gol della passata stagione (e i 16 di quella prima, e i 22 di quella prima ancora), ma a a giudicare dall’intervento goffo con cui Astori lo ha abbattuto all’ingresso in area, qualcuno durante la vacanze è riuscito a scordarsi delle sue qualità nell’uno contro uno, della capacità di anticipare le intenzioni e le azioni dei suoi avversari di una frazione di secondo.
Icardi controlla con il petto un lancio di Nagatomo e viene stretto tra il terzino e il centrale della Fiorentina, che appunto è Astori; Icardi, però, è l’unico in perfetto controllo del proprio corpo, l’unico ad aver letto lo spazio che lo separa dalla porta e le possibilità a sua disposizione. Così Icardi accorcia leggermente il passo e tocca la palla, mandando a vuoto l’intervento di Astori che gli finisce addosso.
Forse Tomovic è un tipo particolarmente distratto, perché una decina di minuti dopo, mentre aspettava che piovesse in area il cross di Perisic, non sembrava rendersi conto che a un metro da lui – sulle punte, con una postura corporea che anticipava il successivo scatto come la zampa piegata del cane da punta comunica la preda al cacciatore – ci fosse Icardi. Tomovic si è fatto bruciare, Icardi ha staccato alto sul primo palo indirizzando la palla sul secondo, fuori dalla portata di Sportiello che ha provato il tuffo (anche se rientrava da un anno passato a bordo campo Sportiello non ha avuto bisogno di ricordarsi di Icardi: i portieri certe cose le sanno e basta).
Adesso, se per caso siete smemorati come Astori e Tomovic guardate il suo secondo gol segnato da Icardi alla Fiorentina e cercate di imprimerlo a fondo nella vostra memoria perché, tanto vale dirlo subito, tutti i gol segnati di testa da Icardi sono molto simili a questo – avrei detto che sono identici ma nessun gol è mai davvero identico a un altro. Un gol che è un perfetto esempio della fuerza aerea (che è come in spagnolo vengono chiamate le aviazioni) di Icardi.
Forse, a pensarci bene, non è colpa né di Astori né di Tomovic. Se potessimo portarli indietro nel tempo a quei momenti, e quindi sapessero già cosa sta per accadere, probabilmente finirebbe allo stesso modo. Perché è Icardi quello in controllo in situazioni di questo tipo, quando la palla non è a terra (lo è spesso e volentieri anche con la palla a terra, ma non è questo il punto).
Un po’ di numeri, giusto per dare un contesto
La scorsa stagione Icardi aveva cominciato segnando 6 gol in 5 partite (più 1 assist) di cui addirittura 4 di testa. Flavio Fusi in quei giorni scriveva che difficilmente avrebbe mantenuto un tipo di efficienza del genere di testa, dato che aveva trasformato in rete il 33% dei suoi tiri di testa (12 in totale) e ha avuto ragione perché a fine campionato Icardi è sceso al 17.9%, segnando però 7 gol di testa in tutto. In Europa solo Bas Dost (12) e Belotti (10) hanno segnato più gol di lui di testa, in campionato. Solo Benteke e Llorente, due specialisti di testa, in un campionato che esalta i colpitori di testa, ne hanno segnati altrettanti. Meno di lui, gente come Cristiano Ronaldo, Aubameyang, Mario Gomez, Romelu Lukaku (6).
Bas Dost è quello con la percentuale realizzativa migliore (34.8%) e subito dopo Lukaku (33.3%). Ma segnare tanto di testa può dipendere da molte cose e già la passata stagione avevo scritto come nel caso di Lukaku ai gol non corrispondesse una tecnica nel gioco aereo che andasse oltre la sufficienza, né un particolare talento nei movimenti o nei piazzamenti in area. Icardi statisticamente ha un’efficienza minore anche di Belotti che ha realizzato 10 gol da 4.57 xG (un valore vicino ai 4.7 xG con cui Icardi ha segnato 3 gol in meno).
Parliamo di un aspetto del gioco che dipende in maniera decisiva dai compagni e dallo stile di gioco della squadra, difficile da penetrare individualmente con i numeri (il campione, oltretutto, è ristretto). Ad esempio a volte, pur arrivando sul pallone, è semplicemente impossibile per un attaccante segnare. In questo senso gli 8 xG di Cristiano Ronaldo sono senz’altro dovuti, anche, alla sua abilità di arrampicarsi su pareti immaginarie saltando in testa a difensori molto più alti, e non è detto che un altro calciatore al suo posto avrebbe segnato 8 gol anziché 6. Anzi, considerata la tecnica di testa di Cristiano, possiamo esserne sicuri.
In compenso possiamo capire esattamente quanto “pesa”, nel volume generale dei tiri di un attaccante, il colpo di testa: per Icardi i tiri di testa sono il 36.3% di quelli totali. Tra i giocatori citati solo Llorente (66%) e Benteke (46.67%) basano più di lui le proprie fortune realizzative sui colpi di testa. Per capirci, uno specialista – sempre dal campionato inglese – come Sam Vokes colpisce di testa il 33.3%, mentre Belotti solo il 24.6%. Lukaku addirittura solo il 16.3%.
Forse a questo punto va detto che Bas Dost è alto 1 metro e 96 centimetri, che Llorente è alto 1 e 95, Benteke e Lukaku 1 e 90, mentre Icardi – come anche Belotti – non supera il metro e 81 centimetri.
Lo scorso anno, sempre alla Fiorentina. Ok non è marcato, ma guardate l’elevazione – qui fissato nell’ambra il momento in cui colpisce. Il giocatore davanti a lui è Badelj che è alto 5 cm più di lui.
Breve ripasso dei gol di testa di Icardi
Icardi non aveva mai segnato tanto di testa quanto la scorsa stagione (nelle stagioni precedenti, in tutto, aveva fatto 6 gol di testa). Come detto, molto dipende da compagni come Perisic, Icardi e Banega e dallo stile di gioco dei nerazzurri. L’Inter lo scorso anno è stata la squadra che di gran lunga ha effettuato più cross di tutti. Sommando tutte le gestioni tecniche, de Boer-Vecchi-Pioli-Vecchi, l’Inter ha indovinato 6.8 cross a partita – la seguono in classifica Roma e Atalanta con 6.1, il Toro di Belotti ne ha fatti 4.5 – e ne ha sbagliati addirittura 24.9 a partita –
nessun’altra squadra in Serie A ne ha sbagliati più di 20, il Toro si è fermato a 14.6.
Ma a determinare l’impennata nelle capacità aere di Icardi, è stata sicuramente, anche, la qualità dei cross che gli hanno fornito i suoi compagni lo scorso anno. Già nella prima stagione molto prolifica da professionista di Icardi, quella 2014/15 in cui Roberto Mancini ha preso il posto di Walter Mazzarri a novembre, l’Inter era la squadra a crossare di più del campionato. I numeri non erano poi così diversi: 5.4 azzeccati a partita, 21.5 sprecati, eppure dei 22 gol che gli sono bastati per essere il capocannoniere del campionato solo 2 erano di testa (con 27 tiri, il 22,3% del totale).
Nella stagione 2015/16 sono calati sia i numeri dell’Inter che di Icardi (in assoluto ha tirato in porta quasi la metà delle volte rispetto alla stagione precedente e a quella seguente). In rosa c’era già Perisic ma dovevano ancora arrivare Candreva e Banega. In ogni caso è difficile capire esattamente cosa sia cambiato da una stagione all’altra, di sicuro però Icardi dalla passata stagione ha trovato la formula dei suoi gol di testa. Perché, come detto, Icardi segna di testa sempre (più o meno) nello stesso modo.
Contro la Lazio, lo scorso dicembre.
Icardi colpisce sempre anticipando il difensore più vicino, se possibile andando incontro al cross e, sempre se possibile, all’altezza del primo palo. In un’intervista a Guido de Carolis della fine della scorsa stagione, Icardi ha detto che «su un cross il vero numero 9 schizza spontaneamente sul primo palo». E anche: «Mi viene naturale colpire di testa, provare ad arrivare primo sul pallone».
Il tempismo con cui anticipa il difensore forse è persino più importante della tecnica con cui poi Icardi colpisce il pallone. Che indirizza sempre sul secondo palo, anche quando è molto vicino alla riga di fondo e quindi deve dare alla traiettoria della palla un angolo molto aperto o è troppo lontano.
Contro il Palermo, quasi esattamente un anno fa.
Mettendola nell’angolo più lontano, Icardi non deve battere i riflessi del portiere e la palla può entrare in porta anche a una velocità ridotta. Il che significa che non deve dare particolare forza al cross. Spesso, anzi, si limita a deviare la palla, a non rallentarla o ad accelerarla leggermente.
Tecnicamente è sempre molto pulito, ma non sa imprimere forza al pallone come ad esempio fa, straordinariamente, Belotti, anche in condizioni particolarmente difficili. Quando la palla arriva sulla testa di Icardi del tutto scarica e deve darle forza, perde i propri poteri. Anche quando schiaccia troppo la palla rischia di perdere precisione. Belotti colpisce la palla di testa come la colpirebbe con il piede, imprimendole tutta la sua energia. Icardi colpisce la palla pensando solo all’angolo e alla traiettoria con cui tagliare fuori causa il portiere.
Uno dei gol più belli segnati lo scorso anno è stato quello contro il Frosinone (di cui ho già scritto per sottolineare anche il modo in cui senza palla allunga le squadre avversarie permettendo ai trequartisti di riceve tra le linee) in cui Icardi passa davanti a due difensori per colpire molto sotto una parabola ormai in fase discendente, allungandola sempre sul secondo palo.
Su angolo, se lasciato libero di muoversi, corre sullo spigolo dell’area piccola all’altezza del primo palo e salta più alto dei difensori che tutti gli allenatori piazzano proprio a quell’altezza, che però saltano quasi sempre da fermi o con pochissimo slancio. Contro l’Atalanta, a marzo, ha battuto l’uomo sul primo palo, quello al limite dell’area piccola e quello che stava provando a marcarlo (Kurtić, piuttosto blandamente) su una palla bellissima e tesa di Banega.
Il dettaglio che rende Icardi praticamente indifendibile in queste situazioni è la sua fenomenale capacità di liberarsi dalla marcatura. La dimensione individuale del suo gioco è al livello dei migliori al mondo, i mille modi in cui manipola il suo diretto avversario correndogli davanti, ai lati, aiutandosi con le braccia, fintando la corsa dalla parte opposta per togliergli l’equilibrio, sono paragonabili a quelli di un giocatore di basket. In NBA è molto più difficile liberarsi di un marcatore, ma Icardi deve comunque muoversi in funzione della corsa del compagno che sta crossando (seguendone la velocità con cui si avvicina alla riga di fondo, reagendo ai suoi dribbling e agli strappi, capendo subito quando il compagno sta per crossare) e poi alla traiettoria e alla velocità di un pallone che deve colpire con la testa in un campo molto più grande.
Prendiamo il gol segnato contro il Pescara costringe prima il suo marcatore con il corpo orizzontale al campo, per una frazione di secondo…
… poi trasforma quella frazione di secondo in un metro di vantaggio sulla corsa.
Ok, c’era anche Eder lasciato completamente solo. Ma sto parlando dell’abilità di Icardi di liberarsi dai lacci della marcatura di Gyömbér.
Il colpo di testa sulla palla splendida di Banega è di una precisione tecnica e di una morbidezza che anche con i piedi hanno pochissimi calciatori. Ma sono i due passi indietro per creare lo spazio della sua corsa, il modo in cui tiene a distanza il marcatore e manipola la sua corsa, l’aspetto veramente fenomenale di Icardi. Quello di Icardi è un talento probabilmente innato o che comunque ha da quasi sempre, ma che applica in ogni singola partita, in ogni singolo movimento in area di rigore, con una concentrazione altrettanto eccezionale.
Icardi contro Bonucci: ovvero come possa essere inutile marcarlo anche molto attentamente
Di tutti i difensori che ho visto marcare Icardi quello che lo ha fatto meglio è stato Leonardo Bonucci, nella partita di andata tra Inter e Juventus, giocata a Milano lo scorso settembre. Bonucci lo ha difeso restandogli sempre alle spalle. In un caso ha respinto un colpo di testa di Icardi murandolo con un altro colpo di testa, in un altro ha ostacolato la torsione di Icardi facendolo colpire male.
Ma Icardi ha segnato lo stesso di testa.
La palla – sempre di Banega, stavolta direttamente da angolo – è molto alta e Bonucci perde il duello in elevazione con Icardi, che stacca a piedi pari dopo un paio di passi di rincorsa. Lo stesso succede a Barzagli, che salta quasi da fermo. Non possono fare nulla per impedirgli di arrivare per primo sul pallone e lì in alto non possono impedirgli di colpire in torsione e angolare quanto basta per non farci arrivare Buffon.
Il talento di Icardi di testa è eccezionale, incredibile se si pensa che è alto dieci centimetri in meno di molti difensori con cui si confronta. L’Inter probabilmente continuerà a ricorrere al cross spesso e volentieri – come detto, la Roma di Spalletti era la seconda squadra a farne di più lo scorso anno – e nella prima giornata è stata la squadra che ne ha indovinati di più (6), con Icardi che ha già segnato il suo primo gol di testa in una partita ufficiale di questa nuova stagione.
Resta un aspetto del gioco influenzato da troppe per variabili per avere la certezza di una sua continuità stagionale, ma tecnicamente Icardi conferma di essere tra i migliori al mondo ad utilizzare il proprio gioco aereo, un esempio di quanto sia complicato colpire bene di testa, di quanto sia un’arte raffinata che richiede sensibilità precisione al centimetro. Ma anche di come si possa diventare degli eccezionali colpitori di testa al di là di quanto si è alti o grossi.