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Sul Colle delle finestre Chris Froome ha riscritto la propria storia
07 gen 2019
Del 2018 ricorderemo l'azione folle di Chris Froome.
(articolo)
4 min
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I momenti da ricordare nel ciclismo nel 2018 sono stati diversi. Se anche solo guardassimo le vittorie troveremmo diversi momenti significativi ed emozionanti: l'attesa vittoria della Parigi Roubaix di Peter Sagan, l'inaspettata conquista della Milano Sanremo da parte di Vincenzo Nibali, la conferma di Chris Froome al Giro d'Italia e il Mondiale di Innsbruck, vinto da Valverde dopo un'attesa durata una carriera.

Queste sono state alcune vittorie che hanno confermato la cosiddetta vecchia guardia, quei corridori che, escludendo Sagan, hanno primeggiato in questi anni e che ora si avvicinano al termine della carriera. Da questo punto di vista però il 2018 è stato un anno particolare. Abbiamo assistito ad episodi molto diversi tra loro e a una serie di vittorie che preannunciano un ciclismo nuovo. Un passaggio di consegne tra ciclismo “vecchio” - quello dei senatori e dei grandi campioni – e uno ancora poco conosciuto.

I numeri testimoniano questa piccola rivoluzione: Bob Jungels (classe 1992, quest'anno ha vinto la Liegi-Bastogne-Liegi; Juliano Alaphilippe (classe 1992, quest'anno ha vinto la Freccia-Vallone). Egan Bernal, classe 1997, molti dicono sia il futuro campione per i grandi giri, quest'anno è stato un elemento fondamentale per la vittoria al Tour de France di Gheraint Thomas e ha vinto anche il Tour of California. Infine non si può non citare Gianni Moscon (classe 1994) che quest'anno, nonostante la squalifica, si è confermato ad alti livelli conquistando l'ultima corsa del calendario UCI World Tour, il Tour of Guangxi, ed è stato protagonista fino all'ultimo durante il Mondiale di Innsbruck, dove ha chiuso quinto sfiorando la medaglia di bronzo.

Al di là di questo passaggio, il miglior momento di ciclismo del 2018, per l'azione in sé, per quello che ha portato – una vittoria di spessore – e sopratutto per il suo significato plurimo è uno: l'attacco sul Colle delle Finestre di Chris Froome durante la diciannovesima tappa del Giro d'Italia (che ha annunciato di recente che non difenderà il titolo).

In un caldo pomeriggio del 25 maggio 2018, Chris Froome ha realizzato un’azione epica, senza che per una volta questa definizione possa suonare esagerata.

A due giorni dal termine del Giro d'Italia, durante l'ascesa sul Colle delle Finestre, nella tappa numero 19, Venaria Reale – Bardonecchia lunga 184 km, Chris Froome ha attaccato i suoi avversari a 83 km dal traguardo. A 83 km dal traguardo. Il keniano ha dato vita ad un'azione spettacolare, con chilometri di pura follia, dove, senza supporto dei suoi compagni, ha scalato da solo tre GPM di prima categoria: Colle delle Finestre, Sestriere e Jafferau.

Con questa azione Chris Froome ha vinto la tappa e ha ribaltato il Giro d'Italia. Fino al giorno prima la maglia rosa era sulle spalle di Simon Yates, secondo Tom Dumoulin a 28” e terzo Domenico Pozzovivo a 2'43”. Chris Froome era piazzato solamente quarto, con un ritardo di circa 4 minuti da Simon Yates. Un gap molto difficile da recuperare in soli due giorni, soprattutto nel ciclismo di oggi.

Per Chris Froome l'unico modo per provare a conquistare il Giro d'Italia era rischiare tutto con un'azione che superasse i limiti dell’umano. E l'ha fatto veramente. La cosa più sorprendente non è stata l'azione in sé, ma il fatto che è a compierla sia stato proprio lui.

Chris Froome è sempre stato un corridore accusato (anche giustamente) di estremo tatticismo, poco incline a regalare al pubblico delle vere emozioni attraverso delle azioni spettacolari degni di nota. La costruzione del suo successo, e di conseguenza del suo modo di interpretare le corse, si è sempre basato su una metodologia tattica ben precisa: supporto di una squadra potente e attrezzata come la Sky e calcolo rigoroso di ogni azione.

Niente veniva lasciato al caso, ogni azione e ogni vittoria era inquadrata in un disegno tattico più ampio disegnato a tavolino. Un copione ben scritto e da recitare preoccupandosi di ridurre gli errori al minimo. Questo è il motivo per cui il suo attacco sul Colle delle Finestre può essere definito il miglior momento di ciclismo del 2018, soprattutto perché è stato il più sorprendente.

In un giorno solo Chris Froome ha riscritto la propria epica persona, in un’azione paragonabile, in epoca recente, solo all’attacco di Marco Pantani sul Col du Galibier durante il Tour de France 1998.

Chris Froome è riuscito quindi a centrare un duplice obiettivo: vincere il Giro d'Italia ribaltando la corsa a due giorni dalla fine con un'azione spettacolare, e restituire al pubblico del ciclismo tutto quello che gli è stato tolto in questi ultimi anni di dominio Sky: fantasia, estro, spettacolo, follia, coraggio. Quegli 83km rappresentano la possibilità del cambiamento, la metamorfosi di sé stessi, il tentativo di immaginare diversamente la propria storia e di riscriverla.

Chris Froome è stato a lungo l'emblema e l'interprete principale di una narrazione ciclistica che vede nella biomeccanica e nella razionalità gli elementi predominanti per poter competere a vincere ad alti livelli. Il suo vero successo è stato smentire sé stesso, riscrivendo la sua carriera, vestendola di una nuova e splendente luce.

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