La purezza non esiste, ragazzi, toglietevi ogni illusione, la vita è una merda
Roberto Bolano, I Detective Selvaggi
Partiamo da un presupposto. Quasi a nessuno piace vedere Lionel Messi con la maglia del Paris Saint Germain. Probabilmente neanche a Messi piace guardarsi sulle prime pagine dei giornali francesi – «Ici c’est Messi» ha titolato L’Equipe – lo immagino che distoglie lo sguardo come un vampiro di fronte al crocifisso. Certo in quelle foto sorride, ma che altro poteva fare in fondo, mica è stato rapito. Messi sorride come una persona finalmente matura ma anche rotta per sempre al proprio interno, sradicata due volte, immensamente e disperatamente libera, un essere umano in carne e ossa insomma con tutte le contraddizioni del caso.
Non giudico Messi, anche se non mi piace la scelta che ha fatto. Il fatto, però, è che ad eccezione dei tifosi del PSG – neanche tutti, considerando che una parte di loro contesta la proprietà qatariota dal principio – e tolte alcune persone che probabilmente starebbero nelle dita di due mani, tra cui ovviamente Nasser Al-Khelaïfi, a nessuno può piacere questo passaggio epocale. Voglio dire, il più forte giocatore di sempre, o comunque uno dei pochi che può entrare in una discussione sul tema, usato come un trofeo vivente per decorare le strade di Doha, simulacro del potere e della vanità di una famiglia sovrana del golfo persico.
Al tempo stesso sento il dovere di mettere in chiaro un paio di cose, rispetto al discorso comune che, soprattutto in Italia, stiamo facendo in questi giorni.