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Sturridge è tornato dal regno dei morti
05 nov 2018
05 nov 2018
La carriera dell'attaccante sembrava finita, e invece in questa stagione sta tornando a splendere.
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La Premier League è un campionato proiettato nel futuro. Ogni anno c'è sempre qualche novità pronta a sconvolgere gli orizzonti e i rapporti di forza: i cambiamenti spesso sono così radicali che sembra mancare continuità tra una stagione e l'altra. Quest'estate non ha fatto eccezione, con un mercato di allenatori e giocatori in continuo fermento: c'era hype per l'insediamento di Emery e Sarri a Londra e ci si chiedeva quali nuove prospettive offrissero Keita e Fabinho al Liverpool.

L'inizio di stagione però, almeno per i tifosi del Liverpool, ha schiuso lo scrigno dei ricordi. Daniel Sturridge, uno dei protagonisti principali del passato recente della Premier, è tornato a brillare quando ormai nessuno sembrava più disposto a credere nel suo talento. Fa un effetto strano pensare alla rinascita di un giocatore ormai quasi nell'oblio. Sturridge era esploso in una Premier League ancora lontana dalle grandi evoluzioni tattiche degli ultimi tempi; da quello splendido 2014 sono passati appena quattro anni, eppure sembra trascorsa un'eternità: manager d'avanguardia come Klopp e Guardiola erano lontani, Pochettino era ancora al Southampton, logo e grafiche del campionato e anche i font dei numeri erano totalmente diversi. Insomma, la continua metamorfosi del calcio inglese sembra relegare il prime di Sturridge ad un'epoca remota.

Oggi l'attaccante di Birmingham è una risorsa preziosa per Jurgen Klopp, sia come alternativa a Firmino dal primo minuto, sia partendo dalla panchina. I tifosi del Liverpool lo hanno votato come miglior giocatore di settembre e il suo interno a giro contro il Chelsea è stato eletto gol del mese in Premier League.

Alla soglia dei trent'anni, Sturridge sembra aver ritrovato una propria dimensione nell'élite del calcio mondiale. Sarebbe la giusta ricompensa per un giocatore martoriato da infortuni muscolari, ma sempre efficiente se chiamato in causa. Bastano i numeri crudi a rendere giustizia alla carriera di Sturridge: in 105 partite di Premier con il Liverpool ha firmato 51 gol, quasi un gol ogni due partite di media. Cifre enormi se si pensa alla discontinuità delle sue apparizioni coi Reds: nelle ultime quattro stagioni ha messo insieme appena 61 presenze in campionato.

Ogni volta però Sturridge sembrava in grado di riprendere il filo e ricominciare a segnare come se nulla fosse, spesso anche nei momenti decisivi. Pensiamo ad esempio alla prima stagione con Klopp in panchina. Per via dei soliti fastidi muscolari fino a marzo le sue presenze erano appena sei. Da lì in poi aveva ritrovato continuità, con cinque gol distribuiti su otto partite di campionato. Un mini-stint di apparizioni coronato dal bellissimo gol in finale di Europa League contro il Siviglia. Un tiro di esterno sinistro totalmente estemporaneo, dal vertice sinistro dell'area, che aveva anticipato ogni intenzione difensiva dei tre avversari che lo circondavano. Un gol manifesto delle migliori qualità di Sturridge: un attaccante estremamente efficace ma altrettanto divertente da guardare.

Daniel Sturridge x Brendan Rodgers

Finora la migliore versione possibile di Daniel Sturridge è stata quello del titolo sfiorato insieme a Brendan Rodgers, in una stagione da trentatré presenze e venticinque gol totali. Per il Liverpool è stato un anno di cambiamenti radicali: via rami secchi del post Benitez come Downing, Carroll e Borini; Carragher invece aveva deciso di ritirarsi mentre Reina, dopo otto anni di militanza, si è spostato al Napoli. In compenso sono arrivati Sakho, Cissokho e Touré, due spagnoli tecnici e leggeri come Aspas e Luis Alberto e, soprattutto, sono stati riscattati Sturridge e Coutinho, in rosa già da gennaio 2013.

Il Liverpool di Rodgers era una squadra all’avanguardia in quella Premier League. Il tecnico scozzese, giunto a Liverpool nell'estate del 2012 dopo gli ottimi anni nel suo Swansealona, aveva cercato di innestare i principi del gioco di posizione anche ad Anfield. Dopo una stagione piuttosto complicata, nel 2013/14 aveva trovato il giusto compromesso tra la sua idea di calcio e il vigore atletico della Premier. Il Liverpool, schierato a volte con un 4-3-3, altre volte con un 4-3-1-2, provava a costruire sempre da dietro, col coinvolgimento dei centrali e di Gerrard, reinventato vertice basso di centrocampo. L'obiettivo però era far arrivare il prima possibile il pallone nella trequarti avversaria, così da innescare subito la tecnica degli attaccanti.

I movimenti complementari di Suarez e Sturridge erano la chiave per creare linee di passaggio in verticale e permettere alla squadra di giocare subito il pallone in avanti. Era una coppia offensiva davvero peculiare: nessuno dei due era un centravanti tradizionali, entrambi invece amavano svariare per toccare il più possibile il pallone. Suarez in particolare viveva il periodo più creativo della sua carriera, in cui dribbling, dinamismo e visione di gioco lo rendevano un trequartista aggiunto; Sturridge assecondava perfettamente le sue caratteristiche perché aveva le doti per occupare con profitto più zone dalla trequarti in su.

Se ad esempio Suarez voleva allargarsi lui non aveva problemi a muoversi centralmente. Da punta Sturridge cercava soprattutto di attaccare la profondità. Le doti spalle alla porta erano discrete, le migliorerà negli anni, ma il suo istinto lo portava a giocare più in funzione della porta in quella posizione. Il fatto è che Sturridge nei suoi anni migliori aveva una velocità fuori dal comune, insostenibile per qualunque difensore centrale. Un arma affilatissima, specie se combinata col talento per i filtranti di Suarez e Coutinho. Sturridge insomma eccelleva negli scatti verso la porta. Il contesto della Premier poi non faceva altro che esaltare questa sua caratteristica.

Quasi tutti i match tra squadre inglesi ad un certo punto iniziano a diventare delle vere e proprie partite di flipper, in cui la palla transita velocemente da un'area all'altra e spesso le difese sono imprecise nella gestione degli spazi. Situazioni molto più frequenti in quegli anni in cui ancora la Premier non era la riserva di alcuni dei migliori allenatori d'Europa. In fasi concitate e ricche di transizioni un giocatore veloce e intelligente nell'interpretare i movimenti alle spalle della difesa come Sturridge diventava letale. Anche perché a riconquistare palla nella propria metà campo spesso era Gerrard, maestro nel gioco lungo, che aveva il talento per cercare Sturridge con precisi filtranti oltre la difesa.

Più che per i movimenti però, Sturridge spiccava soprattutto per l'evidente talento palla al piede: un attaccante davvero unico per la capacità di combinare velocità, tecnica ed efficienza sotto porta. La sensibilità del sinistro gli permetteva di muoversi con efficacia lungo tutto il fronte d'attacco, senza doversi limitare alla sola ricerca del gol. Il suo talento emergeva anche nei dribbling e negli uno contro uno in fascia.

Molto spesso, oltre che con i tagli dietro la linea, Sturridge provava a dare profondità con movimenti in verticale sulla corsia destra con cui cercava la ricezione a lato del terzino. L'isolamento in fascia dell'ex Chelsea era uno dei principali pattern offensivi del Liverpool di Rodgers. Nell'uno contro uno col terzino Sturridge era davvero imprevedibile: poteva puntare il fondo, grazie a una rapidità nei primi passi che gli permetteva di mettersi alle spalle il difensore, oppure rientrare sul sinistro per calciare.

Più che per creare vantaggi collettivi, i suoi dribbling erano funzionali alla ricerca della porta. Non appartiene a quella categoria di giocatori in grado di condurre palla per diversi metri e saltare chiunque gli si pari davanti. Il suo era un dribbling secco, favorito da un'elettricità che lo rendeva immarcabile soprattutto nei cambi di direzione laterali. Con la palla nei piedi era un attaccante più efficace negli scatti brevi che non in allungo. Poteva anche riuscire a saltare più avversari, ma sempre in un'area di campo limitata. Tra i centravanti della Premier League 2013/14 era secondo sia per dribbling tentati (3), sia per dribbling riusciti (1,3, dati WhoScored).

Worst comes to worst

Il periodo d'oro di Sturridge sembrava dovesse protrarsi anche in estate. L'Inghilterra di Hodgson trasmetteva una brutta sensazione di decadenza: una squadra piuttosto mediocre, costretta ad affidarsi ancora a Gerrard e Lampard, in cui le uniche note di freschezza erano il blocco Southampton, Barkley e le due stelle del Liverpool, Sterling e, appunto, Sturridge. Non sufficienti comunque ad evitare l'eliminazione per mano di Luis Suarez.

Anche Sturridge è stato uno dei tanti salvatori della patria in Inghilterra. Qui il suo unico gol in un mondiale, contro l'Italia. Due anni dopo rivestirà i panni dell'eroe nazionale segnando il gol del 2-1 contro il Galles ad Euro 2016.

Al ritorno in patria Sturridge e il Liverpool sono chiamati al salto di qualità definitivo. Suarez parte per Barcellona ma la dirigenza sembra reinvestire bene - almeno sulla carta - i soldi incassati, puntando su un paio di giocatori del Southampton, Lallana e Lambert, giovani che allora sembravano pronti a prendersi i palcoscenici più importanti: Manquillo, Alberto Moreno, Markovic, Emre Can. Oltre a loro, anche un Mario Balotelli ripudiato dall’Italia. Purtroppo però Sturridge inizia il suo personale calvario e la squadra non riesce ad assorbire tutti questi cambiamenti. I Reds retrocedono dalla Champions all'Europa League e a fine anno guadagnano un misero sesto posto, condito da dodici sconfitte e otto pareggi. Sturridge accumula solo dodici presenze. A settembre, durante un ritiro con la Nazionale, si infortuna alla coscia. Qualche settimana dopo inizia ad avere problemi anche al polpaccio. Ritorna ad allenarsi solo a metà novembre, ma un altro infortunio alla coscia lo mette KO fino alla fine di gennaio. Ad aprile invece i fastidi si concentrano sull'anca. Salta tutto il finale di stagione e a maggio viene operato negli Stati Uniti.

Torna a settembre, giusto in tempo per salvare Rodgers da un inizio di stagione disastroso, con due vittorie nelle prime sei giornate. Sturridge segna una doppietta contro l'Aston Villa, alla sua seconda partita da titolare. Il Liverpool vince 3-2. A fine partita i giornalisti chiedono a Rodgers se con l'ex Chelsea a pieno regime il Liverpool avrebbe potuto centrare la Champions nella stagione precedente. «È un giocatore d'élite e abbiamo visto il tipo di gioco che possiamo proporre quando abbiamo quel tipo di talento a disposizione. È quel tipo di giocatore che fa la differenza. Quando lui era infortunato non abbiamo mai segnato tre gol in una sola partita. Ti dà la possibilità di competere per i primi posti».

Purtroppo per Rodgers il ritorno del suo attaccante non basta. A ottobre Klopp si insidia ad Anfield e Sturridge ricade in un nuovo limbo di infortuni: stavolta anche il ginocchio oltre alla solita coscia. Il 2015/16 resta comunque l'anno migliore di Sturridge con Klopp, quello concluso col gol al Siviglia in finale di Europa League. Dalla stagione successiva cambiano le gerarchie in attacco. Fino a quel momento, nonostante le noie muscolari, il suo posto da titolare sembrava garantito. Nell'estate del 2016 però arriva Mané; Firmino ha un anno di esperienza in più e Klopp inizia a schierarlo stabilmente da centravanti.

Malato immaginario

Probabilmente Klopp non è più disposto ad aspettare un giocatore costantemente a rischio infortunio. I problemi muscolari iniziano a diventare qualcosa di patologico per Sturridge e già durante i suoi primi mesi a Liverpool è proprio l'ex allenatore del Borussia Dortmund ad esporre un punto di vista originale sulla questione.

Alla vigilia di una partita di Europa League contro il Bordeaux, Sturridge si era dichiarato inelegibile per via di un dolore al piede. Le lastre avevano accertato come non fosse nulla di grave e per questo Klopp lo aveva mandato in campo tre giorni dopo contro lo Swansea. Il tedesco pensava che Sturridge avrebbe dovuto affrontare gli infortuni innanzitutto da un punto di vista psicologico: «Se non fosse stato per le qualità di Daniel nessuno si sarebbe interessato al suo ritorno in campo. Quando riprendi ad allenarti dopo tanti infortuni il tuo corpo ha bisogno di adattarsi a nuove intensità e in quel periodo bisogna capire qual è il vero dolore». Klopp aveva derubricato il problema al piede come «not that serious». Sturridge insomma, condizionato dai continui acciacchi, si sarebbe chiamato troppo facilmente fuori. Sindacare sul dolore fisico di qualcun altro è praticamente impossibile. L'accusa velata di arrendevolezza mossa dal tedesco non è comunque campata per aria. Anche Gerrard nella sua autobiografia sembra confermare l'impressione dell'allenatore del Liverpool.

In un passaggio del libro il capitano si concentra proprio sulla personalità un po' remissiva di Sturridge, attraverso un episodio abbastanza indicativo, alla vigilia di un Liverpool-Manchester United del settembre 2013 in cui mancava Suarez e Sturridge non era convinto al 100% della propria forma fisica. «La rivalità con lo United, il nostro passato, mi consumava. Non vedevo l'ora di giocare contro di loro, anche se c'erano state più sconfitte che vittorie. Per Sturridge non sembrava essere così. […] Durante la rituale passeggiata prima del match ho camminato vicino a Daniel per tutti i quindici minuti. Ho dovuto convincerlo a giocare. È una di quelle persone che ogni tanto vanno incoraggiate. [...] Era uno dei miei compiti da capitano, ma in quel momento probabilmente mi sentivo più un tifoso che cercava di convincere Daniel, eventualmente supplicandolo di giocare».

Ma al di là di questioni psicologiche, anche il campo sembra mettere in discussione l'importanza di Sturridge. Firmino inizia a soppiantare l'inglese che, pur ritrovando una discreta continuità, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori. Niente più corse alla velocità della luce alle spalle della difesa, pochi gol e poca efficacia nel pressing, qualità irrinunciabile per Klopp. La poca attitudine al pressing era acuita anche da una condizione atletica ormai in declino. Dell'atteggiamento di Sturridge in fase difensiva aveva parlato anche Rodgers nel 2017, proprio per spiegare il minor utilizzo da parte di Klopp. «Daniel farà sempre gol ma il problema è provare a inserirlo in un determinato modo di lavorare. Quando ero al Liverpool non era facile; dovevamo trovare un modo per adattarlo alle nostre esigenze. Era sempre un enigma, perché volevamo essere aggressivi e pressare, ma c'erano alcune zone - se Daniel era in campo - in cui dovevamo decidere con attenzione se pressare o meno».

Insomma, la minore mobilità intacca una disponibilità difensiva di per sé poco sviluppata. Ma a svalutarsi è soprattutto il suo apporto in fase offensiva: la tecnica è rimasta, ma non è supportata da quella rapidità che lo aveva reso uno dei migliori attaccanti d'Europa. Jamie Carragher, dopo una sconfitta in Coppa di Lega con il Southampton nel gennaio 2017, aveva evidenziato come Sturridge fosse ormai «un giocatore completamente diverso da quello che era arrivato per la prima volta a Liverpool. La società e Brendan Rodgers avevano deciso di acquistarlo soprattutto per la sua capacità di inserirsi alle spalle della difesa, per il suo ritmo. C'è stata un'occasione stasera in cui non è riuscito a prendere il pallone ed è scivolato sui cartelloni pubblicitari, ma penso che avrebbe dovuto farcela». Un discorso chiuso con una nuova insinuazione di carattere più psicologico che fisico. «Non so se la sua velocità è completamente sparita o se è così preoccupato per gli infortuni da non usarla del tutto».

Le parole di Carragher potrebbero aprire uno spiraglio interessante. E se Sturridge non spingesse al massimo per paura di farsi male di nuovo? Controllando sul web, è opinione diffusa in Inghilterra che i mali di Sturridge siano più psicologici che fisici; in linea in somma con quanto detto da Klopp sul saper riconoscere il vero dolore. Reali o meno, gli infortuni hanno sicuramente condizionato il suo rendimento in campo. Sky Sports, proprio in riferimento a quella partita col Southampton, aveva pubblicato un articolo in cui si evidenziava un netto calo di velocità nei suoi scatti. Mentre nel 2013/14 raggiungeva un picco di 32,4 km/h, nel 2016/17 il limite si abbassa a 28 km/h. Un crollo che ha condizionato il suo modo di giocare a calcio, proprio perché non gli permetteva di giocare come nei suoi anni migliori. La qualità del contributo di Sturridge, in definitiva, era scaduta. Carragher stesso aveva sentenziato che «quando non segna, è come giocare in dieci uomini».

Il grafico sul calo di velocità di Sturridge (via Sky Sports).

Back from the death

La pietra tombale sull'esperienza di Sturridge al Liverpool sembrava essere il prestito al West Brom dello scorso gennaio. Klopp gli concedeva sempre meno spazio e alcuni problemi ai tendini lo avevano tenuto fuori tra dicembre e gennaio. Di comune accordo con la società, Sturridge aveva deciso di rimettersi in discussione in una squadra coinvolta nella lotta per non retrocedere. Più che la salvezza, il vero obiettivo di Sturridge però era il Mondiale: ormai nessuno lo prendeva più in considerazione, anche perché Southgate stava plasmando la transizione più importante della storia recente della Nazionale inglese. La sua terza apparizione col WBA però dura appena tre minuti: stavolta il problema è al tendine del ginocchio. Rientra solo a maggio, in tempo per timbrare sei presenze senza nessun gol. Il West Brom retrocede e Southgate non lo convoca per il Mondiale. Così Sturridge torna a Liverpool, pronto ad affrontare il suo ultimo anno di contratto con i Reds o, al massimo, ad essere svenduto durante il mercato estivo.

Invece il pre-campionato ha restituito a Klopp un attaccante di valore assoluto, forse qualcosa in più di una riserva di lusso. In una sessione di mercato che ha rafforzato sensibilmente la squadra, con acquisti come Alisson, Keita, Fabinho e Shaqiri, Sturridge è stato la sorpresa più piacevole. I numeri dicono sei gol e due assist durante le amichevoli, ma ad impressionare Klopp è stata soprattutto la sua disponibilità al cambiamento.

Sturridge, a trent'anni e con molti infortuni alle spalle, ha capito di non poter più giocare come una volta, quando poteva contare su velocità pura e attacchi alla profondità. È impossibile sapere se, come dice lui, abbia capito come adeguarsi alle richieste della squadra guardando da fuori molte partite del Liverpool (e, di riflesso, di Firmino). Di certo Sturridge sembra aver riadattato il proprio stile di gioco, così da poter dire la sua anche in un Liverpool ultra competitivo come quello di quest'anno.

Sturridge vs Firmino

Al momento Sturridge è la riserva di lusso di Firmino. Il brasiliano è un giocatore davvero unico nel suo genere, che per interpretare il ruolo di centravanti si avvale dell'esperienza di tutti gli anni giocati da trequartista. La trasformazione di Sturridge ha avuto come modello proprio l'ex Hoffenheim. Ovviamente l'inglese non ha lavorato per diventare suo epigono, ma ha cercato di introiettare alcune interpretazioni in cui il compagno è maestro. Proprio come Firmino, Sturridge ha inziato il percorso per diventare un attaccante di manovra, cercando comunque di interpretare il ruolo secondo le sue peculiarità. «Non sto giocando nella stessa posizione in cui agivo una volta. Prima ero un numero nove che attaccava lo spazio alle spalle della difesa, mentre adesso mi muovo più da numero dieci. Gioco un po' più basso e devo lavorare duro. Le corse che prima facevo oltre la difesa adesso le faccio verso il centrocampo per avvicinarmi al pallone».

Certo, Sturridge non sarà mai geniale come Firmino nei movimenti incontro e nel gioco spalle alla porta. Il gioco di sponda del brasiliano a tratti è geniale: bravissimo sia a smistare il pallone di prima, sia a proteggerlo per dare la pausa e permettere ad ali o mezzali di inserirsi alle sue spalle. In più, è un giocatore che fronte alla porta sa premiare gli inserimenti dei compagni con filtranti da trequartista. Sturridge, come detto, non ha intenzione di diventare la brutta copia di Firmino. Anche perché comunque può aggiungere caratteristiche che mancano al brasiliano.

Le più evidenti riguardano soprattutto il rapporto con l'area di rigore. Se Firmino una volta era una mezzapunta, Sturridge invece era un attaccante concentrato più sulla finalizzazione che non sulla manovra. Nei sedici metri l'inglese ha una sensibilità totalmente diversa, a partire dal posizionamento. Sturridge legge meglio di Firmino i movimenti in area e per questo è un riferimento migliore se c'è da crossare in mezzo. Un esempio è il gol del momentaneo 1-0 al PSG, con cui ha definitivamente sciolto il cuore della Kop, oltre che le ultime riserve sul suo valore.

Il traversone dalla destra di Arnold circumnaviga l'area e arriva sul lato opposto, dove Robertson è pronto a crossare in corsa. L'area del PSG è presidiata dai due centrali, Kimpembé e Thiago Silva, e dai mediani, Marquinhos e Rabiot. Sturridge inizialmente è nascosto alle spalle di Kimpembé. Appena si accorge che Robertson sta per crossare di prima effettua un movimento a mezzaluna da attaccante puro con cui occupa lo spazio a metà tra il francese e Thiago Silva. Sturridge sa che, se calibrato bene, con tutta probabilità il cross del compagno cadrà proprio in quel punto, nel cuore dell'area. Così è. Grazie a un posizionamento perfetto a Sturridge basta impattare il pallone senza dover ricorrere a torsioni complicate.

Oltre alla sensibilità in area, un altro aspetto in cui Sturridge sembra essere superiorea Firmino è la tecnica di tiro. Nel suo periodo migliore l'attaccante di Birmingham era un giocatore temibile dalla media distanza, in grado di usare qualsiasi parte del piede come dimostra il gol contro il Siviglia. Le doti balistiche sembrano intatte, come dimostra il fantastico gol contro il Chelsea, segnato in posizione defilata da circa venticinque metri. E' un tiro davvero particolare, perché solitamente l'interno verso il secondo palo si usa quando rientrando dal lato debole. Sturridge invece è a sinistra, lato forte, ma nota come Kepa, portiere non troppo alto, sia leggermente fuori dai pali. Il tiro di interno sinistro, dopo aver spostato lateralmente il pallone è una soluzione perfettamente logica, a cui però può ricorrere solo chi ha una grande confidenza col tiro.

Qualche anno fa comunque Sturridge ci aveva abituato a questo tipo di conclusioni totalmente estemporanee: rasoterra di collo secco da fuori area, piattoni di prima per prendere controtempo la difesa o anche pallonetti per scavalcare il portiere in uscita. Risorse utilissime, soprattutto se ci fosse bisogno di forzare situazioni di difesa chiusa, proprio come nella partita col Chelsea.

In questa compilation tiri secchi e pallonetti davvero pregevoli.

Per quanto riguarda invece movimenti incontro e ricezioni spalle alla porta, Sturridge non può offrire un contributo dello spessore di quello di Firmino, soprattutto se si tratta di giocare di prima o a due tocchi. Ma ha comunque il talento per essere un'opzione di gioco affidabile anche in queste situazioni. Klopp sembra aver finalmente migliorato il gioco spalle alla porta dell'ex Chelsea. D'altronde, non dimentichiamo il lavoro compiuto dal tedesco su Salah nello stesso fondamentale: se ci è riuscito con un attaccante brevilineo come l'egiziano, perché non avrebbe dovuto farcela con un giocatore più fisico come Sturridge?

Oggi l'inglese non sembra soffrire più di tanto l'avversario alle spalle; sa mantenere la giusta postura per assorbire i contatti e, in maniera più furba, ha imparato anche ad aiutarsi con le braccia. Soprattutto però, si è adattato così bene a questo tipo di situazione grazie alla sua tecnica, per fortuna mai minacciata da problemi di natura fisica o psicologica. Nello stretto e con l'uomo dietro la tecnica di Sturridge sembra più da calcio di strada, dove per mantenere il possesso in vicoli stretti e contro più avversari è necessario toccare spesso il pallone e coprirlo bene. Soprattutto col sinistro, come detto, sa sfruttare ogni parte del piede: interno, esterno, suola. In questo modo non solo resta in controllo costante sul pallone, ma riesce anche a evitare gli avversari che provano a portargli via il possesso col raddoppio: se una volta Sturridge dribblava per puntare la porta anche grazie alla velocità, oggi invece salta l'uomo per conservare il possesso, solo grazie alla tecnica.

La rapidità delle gambe ora è concentrata nei piedi, che riescono a toccare il pallone con frequenza anche in spazi risicati. Se il Liverpool ha bisogno di giocare in verticale, Sturridge rappresenta un approdo sicuro perché ormai sa come evitare di farsi rubare palla. Non inventa come Firmino, ma se c'è da congelare il possesso diventa un ottimo punto di riferimento. Anche perché Sturridge è ancora abbastanza veloce da creare separazione con l'uomo dietro per poi girarsi fronte alla porta.

C'è voluto del tempo, ma mai come quest'anno Sturridge sembra in sintonia con il calcio di Klopp. Ha accettato finalmente di non concentrarsi esclusivamente sulla porta: non solo perché non ha più la brillantezza per farlo, ma anche perché c'è qualcun altro abbastanza rapido da attaccare la profondità al suo posto. Forse il primo Sturridge avrebbe potuto competere con Salah e Mané in velocità, ma oggi il confronto è impari. Lui lo sa, perciò ha capito che i movimenti incontro servono innanzitutto a creare lo spazio per scatenare la corsa dei suoi compagni: Sturridge deve muoversi in funzione di Salah e Mané come Suarez faceva per lui nel 2014. «Abbiamo ali che scattano alle spalle della difesa e praticamente si muovono da seconde punte».

A Kiev, al momento dell'uscita in lacrime di Salah, Klopp voltandosi verso la panchina non aveva potuto far altro che inserire Lallana. Troppo poco contro un Real Madrid che nel secondo tempo avrebbe fatto entrare Bale per spaccare la partita. Nel mercato estivo Klopp ha cercato di rinforzare non solo l'undici titolare ma anche la panchina: Shaqiri e, almeno per ora, Fabinho, sono ottime alternative. Sturridge invece è stato un acquisto a costo zero. Un giocatore di livello assoluto, molto più di una semplice riserva, che aveva bisogno di continuità per tornare a splendere. Forse questo tipo di gioco meno dispendioso, con più movimenti incontro che strappi in velocità, gli permette di sollecitare di meno i muscoli, da sempre il suo punto debole.

Per ora Sturridge ha preso parte a sette partite su nove in campionato, contro l'Huddersfield per la prima volta da titolare. «Prima della partita ho detto a Daniel che è nel suo periodo di forma migliore da quando lo conosco» ha detto Klopp a margine del pareggio col Chelsea. Un pensiero probabilmente condiviso dalla società: sembra infatti che per lui sia pronto un rinnovo del contratto. La carriera di Sturridge, tra gli infortuni e la scivolata di Gerrard contro il Cheslea, è costellata di delusioni importanti, a fronte di un talento mai in discussione. Che il karma, sotto forma di Jurgen Klopp, non lo stia ricompensando?

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