Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco De Santis
Perché si parla tanto della cessione di Sturaro?
26 feb 2019
26 feb 2019
Quella di gonfiare le valutazioni dei giocatori per aggiustare i bilanci è in realtà una prassi consolidata nel calcio italiano.
(di)
Marco De Santis
(foto)
Dark mode
(ON)

Il passaggio a titolo definitivo di Sturaro al Genoa per 18 milioni (1,5 di prestito e 16,5 di riscatto, già esercitato dal club ligure) ha fatto molto discutere perché, secondo l’opinione diffusa, questa valutazione monetaria non corrisponderebbe al suo valore tecnico attuale. C’è da dire che

dopo le richieste pervenute da alcune società di Premier League poco prima del suo infortunio, ma è indubbio che il costo di un giocatore fermo da sei mesi e non ancora pienamente recuperato subisca una svalutazione che non sono del tutto spiegabili con i due milioni in meno incassati dai bianconeri rispetto alle speranze estive. Ovviamente in questo discorso pesa anche la nostra di percezione di Sturaro come giocatore prevalentemente fisico e non particolarmente tecnico, percezione che si scontra con il fatto che il suo acquisto è il più costoso nella storia del Genoa, una società di certo non avvezza ad investimenti faraonici.

 



Per capire come si è arrivati a questa valutazione bisogna partire

sulla vicenda, per quanto criptiche: «Sturaro è un investimento importante sul futuro, per noi una gratificazione. Le valutazioni economiche su di lui lasciano un po’ il tempo che trovano, fanno effetto. Noi dobbiamo guardare all’investimento, ai rapporti, alle collaborazioni. Siamo convinti di aver fatto un’ottima operazione».

 

Perinetti, insomma, è stato abbastanza chiaro nel dire che il costo economico è solo una piccola parte nel discorso Sturaro. Perinetti utilizza parole come “rapporti” e “collaborazioni” ma cosa intende esattamente? Nulla di particolarmente infrequente fra società di calcio, come vedremo.

 

È infatti prassi consolidata fra società in buoni rapporti concludere operazioni che siano utili ad entrambe non solo sotto il profilo tecnico-tattico ma anche sotto quello finanziario. Ovviamente questo non significa che sia di per sé una cosa eticamente positiva, e ognuno è libero di farsi l’idea che vuole, ma questa è una prassi consolidata: in regime di Fair Play Finanziario nessuna società può permettersi di chiudere i bilanci con grosse perdite e spesso le plusvalenze sono una voce dei ricavi determinanti per evitarlo.

 

Il trasferimento di Sturaro è un esempio tipico di questo modus operandi e deve essere analizzato unendolo al passaggio dalla Juventus al Genoa di Favilli e dal Genoa alla Juventus del giovane Zanimacchia e probabilmente di Romero nel prossimo futuro. Non bisogna dimenticare, in questo discorso, che nell’ambito del trasferimento di Sturaro il “Grifone” ha ottenuto dai bianconeri l’allungamento del prestito di Favilli (pagato 5 milioni, con diritto o più probabilmente obbligo di riscatto a 7) fino a giugno 2020 e incasseranno due importanti plusvalenze: 4 milioni per il giovane Zanimacchia e, forse, 30 per la cessione di Romero prelevato dagli argentini del Belgrano per appena 1,65 milioni la scorsa estate. Introiti che danno un quadro più completo della situazione e in parte spiegano come mai il Genoa abbia accettato senza colpo ferire di spendere qualche milione in più per Sturaro.

 


Andrea Favilli con la maglietta della Juventus (foto di Eduardo Munoz Alvarez / Getty Images)


 

Se, per esempio, la Juventus avesse ceduto Sturaro per 10 milioni probabilmente a Romero sarebbe stato dato un valore di 22 milioni, con incidenza nulla sulla parte finanziaria dei rispettivi bilanci ma con 8 milioni in meno per entrambe da segnare alla voce plusvalenze. Fra entrate e uscite totali come costi dei cartellini dei giocatori nelle quattro operazioni la Juventus ci rimette 4 milioni, ma i bianconeri avevano assoluta necessità di inserire nei ricavi del 2018-'19 sia i 5 milioni del prestito di Favilli che ancor di più i 14,5 di Sturaro (fra plusvalenza e prestito), visto che la Juventus per il momento ha incassato nel 2018-'19 fra plusvalenze e prestiti 77 milioni, 25 in meno dell’anno scorso e la metà rispetto a due anni fa (quando ci fu la “superplusvalenza” legata alla cessione di Pogba). In questa ottica va vista anche l’operazione Audero, il cui riscatto per 20 milioni da parte della Sampdoria (obbligato a determinate condizioni legate ai risultati sportivi) dovrebbe scattare a fine giugno.

 



I casi simili a quelli di Sturaro sono talmente tanti negli ultimi anni da far ritenere assolutamente lecito questo tipo di operazioni, almeno finché si rimane in un ordine di grandezza accettabile. Ma chi può dire cosa è accettabile?

 

I lettori un po’ meno giovani si ricorderanno sicuramente il prezzo “fuori mercato” di 30 miliardi di lire al quale è stato scambiato il cartellino di Cristian Zenoni fra Milan e Juventus nell’ambito dell’operazione che vide il passaggio di Filippo Inzaghi in rossonero nel 2001. O ancora lo scambio alla pari fra Inter e Milan di Coco e Seedorf per 22,5 milioni di euro, con il primo mai arrivato in carriera ad avere una valutazione reale di questa rilevanza e il secondo reduce da un’esperienza non positiva in nerazzurro che ne aveva deprezzato di non poco il cartellino.

 


Cristian Zenoni con la maglietta della Juventus (foto di Marco Rosi / LaPresse)


 

I rapporti di “amicizia” e convenienza reciproca fra le milanesi in quegli anni erano particolarmente stretti, tanto da far aprire alla magistratura un’indagine per falso in bilancio per il trasferimento di 14 ragazzi (nessuno dei quali ha poi avuto una brillante carriera) da una sponda all’altra dei Navigli fra il 1999 e il 2003, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro, conclusasi però in un nulla di fatto. La motivazione dell’assoluzione fu che il fatto non costituiva reato perché non è possibile quantificare in termini oggettivi il valore di un giocatore.

 

In questo senso, c’è da dire che anche la giurisprudenza non è chiara. Le uniche squadre a subire una sanzione sportiva per procedure di questo tipo sono state Chievo e Cesena in questa stagione, le quali sono state condannate dal Tribunale Federale Nazionale nello scorso mese di settembre. Nelle motivazioni della sentenza (

) viene fatto notare che la particolarità di questo caso risiede nel fatto che gli scambi – oltre a essere stati continui e numerosi – si sono conclusi sempre “alla pari”, ovvero senza mai prevedere esborso di denaro da parte dei club coinvolti, facendo coincidere le valutazioni dei giocatori ceduti con quelle dei calciatori acquistati. Inoltre gli accordi hanno riguardato giovani che sono stati immediatamente girati in prestito a club di livello inferiore a dimostrazione della loro inadeguatezza tecnica rispetto ai costi dei cartellini. Il Tribunale ha comunque riconosciuto ai club la correttezza della loro posizione difensiva nel sostenere che nessun giocatore può avere a priori una valutazione economica definita, ma ha ribattuto che nel caso di “giovani prospetti” eventuali scommesse su ragazzi che poi non mantengono le presunte aspettative dovrebbero comportare una svalutazione del valore dei giocatori stessi a bilancio, operazione non presente nei conti economici di Chievo e Cesena. I “clivensi” hanno comunque subito alla fine del processo sportivo una condanna ben più mite di quanto si potesse pensare (-3), destino che li avrebbe probabilmente accomunati al Cesena se i romagnoli non avessero rinunciato a far appello dopo la prima sentenza di condanna per sopraggiunto fallimento della società.

 

In tempi più recenti sono numerose le collaborazioni fra società “amiche” che utilizzano gli scambi di calciatori per motivazioni sia tecniche che di bilancio.

 

Dagli scambi degli ultimi anni, ad esempio, sembra evidente che la Juventus abbia buoni rapporti oltre che con il Genoa anche con il Cagliari, dal quale ha acquisito nel 2017-'18 Dal Fabro per 4,5 milioni cedendo ai sardi Romagna per 7,6, dopo che nell’annata precedente ha favorito il trasferimento di Isla e Padoin sull’isola rinunciando a qualsiasi plusvalenza. Inoltre il Cagliari, come previsto da un accordo concluso in estate, ha recentemente riscattato Cerri per 9 milioni da aggiungere al milione pagato per il prestito. Saldi i rapporti dei bianconeri anche con il Sassuolo. Negli ultimi cinque anni le due squadre si sono scambiate, anche facendo ricorso al vecchio metodo delle comproprietà, i cartellini di Berardi (preso dalla Juventus per 4,5 milioni nel 2013 e ripreso dal Sassuolo per 10 nel 2015), Zaza (pagato 10 milioni dal Sassuolo e tornato alla Juventus per 18), Marrone (in biancoverde per 4,5 milioni nel 2013 e di nuovo in bianconero per 5 l’anno dopo). Attualmente nel Sassuolo figurano diversi giocatori arrivati dalla Juventus: Rogerio in prestito, Cassata e Lirola ceduti a titolo definitivo per 7 milioni e Magnani, pagato 5 milioni dal Sassuolo con possibile ricompra bianconera a 12 al termine della stagione 2019-'20. Più in piccolo, ma interessante, il rapporto fra Juventus e Pescara: Del Sole è arrivato quest’estate in bianconero per 3,7 milioni mentre Bunino (1,65 milioni) e Ganz (1,5 milioni) hanno fatto il percorso opposto.

 

Il Milan, oltre ai trascorsi con l’Inter, vanta uno storico rapporto con il Genoa. Innumerevoli gli scambi fra le due squadre: solo prendendo in considerazione il periodo tra il 2010 e il 2012 si contano addirittura 16 operazioni tra i due club. Particolarmente curioso il caso di Strasser, ceduto dal Milan al Genoa nel 2010 per 2,25 milioni, ripreso dal Milan l’anno dopo per la stessa cifra e rivenduto nuovamente al Genoa due anni dopo per 3,5 milioni. Strasser che, è bene ricordare, ha collezionato appena sei presenze nel Milan e una nel Genoa. Da segnalare anche Sokratis, preso dal Milan a 4,5 milioni nel 2010 per tornare al Genoa per 4 l’anno dopo, e Merkel ceduto dai rossoneri per 6,5 milioni nel 2011. I buoni rapporti dell’epoca Preziosi-Galliani sono ripresi in tempi recenti con le due società che hanno chiuso le operazioni Lapadula (passato al Genoa per 11 milioni più 2 di prestito), Laxalt (pagato dal Milan 14 milioni) e Piatek (prelevato dai rossoneri per 35 milioni, sembrerebbe molto ben spesi).

 


Rodney Strasser con la maglietta del Milan (foto di Tiziana Fabi / Stringer)


 

Il Genoa ha in realtà buoni rapporti con quasi tutte le big, essendo il presidente Preziosi un fermo sostenitore di questa metodologia di fare mercato. Passando infatti in rassegna i club più vicini all’Inter troviamo recentemente proprio il Genoa (acquisto di Ansaldi per 10,5 milioni in cambio di 5,8 per Laxalt nel 2016-'17) e operazione che ha visto lo scambio quest’estate dei giovani Valietti (pagato dal Genoa 6 milioni con possibile ricompra a circa 10 milioni) e Salcedo (prelevato dall’Inter in prestito con diritto di riscatto per un valore complessivo di 15 milioni) e con Radu che verrà riscattato in estate dal Genoa per 8 milioni. Nel passato delle due società troviamo anche il passaggio di Acquafresca in rossoblù per 15 milioni (esborso più elevato del club sul mercato prima di Sturaro) nell’ambito del trasferimento di Milito e Thiago Motta in nerazzurro.

 

L’Inter è molto attiva anche con l’Atalanta, con gli acquisti di Gagliardini per 22 milioni e di Bastoni a bilancio addirittura a 31,1 milioni, e con i giovani Eguelfi (6 milioni), Carraro (5 milioni) e Bettella (7 milioni) che hanno preso la via di Bergamo. Da ricordare anche le operazioni dell’estate 2017 con la Sampdoria: nell’ambito dell’affare Skriniar (arrivato a Milano per 34 milioni) sono stati ceduti ai blucerchiati Dodò (5,5 milioni) e Caprari (15 milioni). Infine ha fatto molto parlare quest’estate l’accordo con la Roma per il passaggio di Nainggolan in nerazzurro per 38 milioni parzialmente compensati dai cartellini di Santon (valutato 9,5 milioni) e Zaniolo (valutato 4,5 milioni).

 

Con Lazio (al di là di qualche scambio con la “sorella” Salernitana, sempre di proprietà, in società con Marco Mezzaroma, di Claudio Lotito) e Napoli poco dedite a questo tipo di scambi, l’ultima big da analizzare è la Roma che essendo dovuta passare per il regime di Settlement Agreement UEFA si è trovata come l’Inter nella necessità di fare qualche operazione “creativa” con le società più vicine.

 

Fra queste fino a qualche anno fa c’era l’immancabile Genoa (scambiati Destro, Tachtsidis, Bertolacci, Borriello, Burdisso e i giovani Piscitelli e Verre), che però ultimamente ha preferito appoggiarsi ad altri club. I giallorossi hanno trovato negli ultimi anni una sponda più favorevole nel Sassuolo (ceduti in Emilia Mazzitelli per 3,5 milioni, Frattesi per 5, Marchizza per 4,5, Ricci per 3 e un non ancora “esploso” Politano a 3,5, più Lorenzo Pellegrini ceduto per 1,25 milioni e riacquistato nella scorsa stagione per 10). La Roma ha inoltre acquistato dal Sassuolo Defrel (20 milioni totali fra prestito e acquisto definitovo) e Sanabria (6,2 milioni nel 2014). Da segnalare, infine, anche lo scambio alla pari valutato 5 milioni fra il cartellino in prestito di Cristante e quello a titolo definitivo del giovane Tumminello con l’Atalanta.

 

Insomma, anche se il caso Sturaro ha fatto parlare più di altri è l’intera

a basarsi su un sistema di collaborazioni tra club. Questa è la prassi in assenza di un metodo oggettivo per valutare il valore finanziario di un giocatore.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura