Mentre la Juventus provava a comprare Romelu Lukaku, Juan Manuel Cuadrado è passato dalla Juventus agli arci-nemici dell’Inter. Così all’improvviso che la Curva Nord è andata sotto alla sede a protestare, o almeno a chiedere spiegazioni alla dirigenza. Non volevano Cuadrado, e con loro molti tifosi interisti, che sono rimasti per lo meno perplessi dall’operazione. Tra i miliardi di giocatori al mondo, perché proprio quello che i tifosi odiavano di più al mondo? E Cuadrado, perché tra tutte le squadre del mondo proprio l’Inter? È intervenuto persino il presidente del Senato, Ignazio La Russa, con una battuta così così: «Chi nasce rotondo non può morire Cuadrado».
«L’Inter è casa mia, sono nella squadra più forte d’Europa» ha detto lui arrivato a Milano. Non avremmo mai immaginato sentire pronunciare queste parola da un'icona di juventinità, bersaglio dell’odio sportivo più puro della tifoseria dell’Inter in questi anni. Cuadrado cattivo solo come quei cattivi che sanno essere felici, sorride mentre mostra la maglia nerazzurra. Una scena che solo i controversi sceneggiatori di questo calciomercato potevamo immaginare. Un calciomercato che nell’assenza di soldi cerca i colpi di scena, come quelle serie tirate troppo per le lunghe che ammazzano personaggi troppo in fretta. I tifosi dell’Inter lo hanno accolto con uno striscione in cui gli hanno posto degli obiettivi.
Il loro rapporto è sempre stato speciale.
___STEADY_PAYWALL___
Il primo gol segnato all’Inter
Per anni, anche se in maniera sottile e meno appariscente di giocatori come Chiellini, Buffon o Bonucci, Cuadrado è stato un simbolo della Juventus, del suo dominio silenzioso sulla Serie A. Della sua superiorità talvolta clandestina, che finisce per applicarsi come una regola cosmica sul campionato. Col suo gioco svagato ed estroso, Cuadrado non sembra avere nulla a che fare con i bianconeri, con la loro storica concretezza. La prima volta che questa connessione viene fuori è a metà ottobre del 2015. Dopo dieci giornate la Juventus di Allegri è lontana 11 punti dalla vetta e viene considerata ormai fuori dalla lotta al titolo. È un gol di Cuadrado all’ultimo minuto di un derby contro il Torino a girare l’inerzia di quella stagione, e ad avviare la rimonta che porterà l’ennesimo Scudetto. Arriveranno sedici vittorie consecutive e una delle imprese più significative degli ultimi anni di Serie A. Un gol in cui Cuadrado chiude in porta un cross basso di Alex Sandro anticipando Bruno Peres.
Questa capacità di incidere nei momenti decisivi Cuadrado la confermerà ancora e ancora durante questi anni, rappresentando spesso una specie di amuleto sacro della Juventus.
È anche per questo che Cuadrado si è attirato negli anni l’antipatia dei tifosi avversari, non solo interisti. L’altra ragione è il suo stile di gioco. Il colombiano è stato per anni uno dei migliori dribblatori in Serie A, ma è anche un giocatore che ama giocare nelle zone grigie dei contatti e dei regolamenti. Che cerca di sfruttare a proprio vantaggio ogni disattenzione e ogni cedimento psicologico degli avversari. Per questo Cuadrado è considerato un giocatore “scorretto” e quasi universalmente odiato.
Anche questo sembra far parte del suo carisma obliquo, di giocatore capace effettivamente di caricarsi la sua squadra sulle spalle, pur non avendo quel tipo di leadership virile di altri giocatori per noi più comprensibili.
Quando le partite pesano, e sale la loro intensità psicologica, Cuadrado è spesso protagonista. Segna, fa assist, offre prestazioni magistrali, e spesso litiga o riesce a finire in mezzo a episodi controversi. Contro l’Inter, la squadra con cui i bianconeri hanno sviluppato la rivalità più aspra, Cuadrado è sempre stato in prima linea.
A febbraio del 2017 Cuadrado segna uno dei vari gol vittoria realizzati contro l’Inter. Cuadrado segna e poi balla. Nulla di male, e soprattutto nulla di contro i colori nerazzurri. Se non che, ogni cosa che fa Cuadrado sembra contenere comunque una punta di provocazione. Cuadrado danza davanti alla telecamera, e sembra proprio danzare contro di noi: sul cadavere delle nostre speranze. Cosa c’è di più spaventoso di Cuadrado che guarda dritto in camera, sorride perforando la tua anima, e danza come fosse nella Loggia nera, suggerendo qualcosa di sinistro in agguato. Una dimensione altra.
Cuadrado riconsegna lo Scudetto alla Juventus
Contro l’Inter ad animarlo c’è l’energia assurda dei giocatori che non si esauriscono nelle loro doti tecniche, che hanno qualche qualità nervosa che li rende temibili e decisivi.
A fine aprile mancano 4 partite alla fine del campionato e la Juventus ha un punto di vantaggio sul Napoli. La trasferta a San Siro contro l’Inter è quella dove si concentrano le speranze di sorpasso della squadra di Sarri. Per l’occasione Cuadrado è schierato nell’inedita, per l’epoca, posizione di terzino destro. Indossa ancora la 7 che poi cederà a Ronaldo e incendia la fascia destra con dribbling e cross di ogni tipo. È il regista nemmeno troppo occulto della Juventus. Dal suo piede parte il cross che Douglas Costa realizza per l’1-0 (Handanovic laserato).
Con la Juve poi sotto 2-1 Cuadrado trova uno di quei gol sghembi che sono in qualche modo una sua firma. Arriva sul fondo, fino al punto in cui lo specchio della porta si restringe fino a uno spicchio di luna, e tira proprio lì. La palla passa accanto alla testa di Handanovic, che pare congelato da un blocco neuronale. È uno di quei gol in cui sembra intervenire una forza superiore - che in quel caso è una deviazione di Skriniar. Dopo arriva quel celebre gol di Higuain che riconsegna lo scudetto nelle mani della Juventus.
Cosa ha fatto di antipatico Cuadrado contro l’Inter in quel caso? Niente, se non dimostrare la sua capacità di finire sempre sotto ai riflettori in alcuni momenti dolorosi per i nerazzurri.
La regina delle simulazioni
Cuadrado arriva da dietro e tira di collo pieno scaricando sul pallone tutta l’energia oscura e demoniaca che lo abita. La palla va addosso a un giocatore dell’Inter, ma guidata dalla nevrosi del colombiano entra comunque in porta. Cuadrado che ha già lasciato la ‘7’ a Ronaldo, che gioca con la ’16’, uomo Juventus in purezza, che stringe i pugni e continua a correre dopo il gol del 2-1.
È la sua giornata perché la partita si mette male per la Juventus, che va in svantaggio con un goffo autogol di Chiellini, che si mette la palla in porta nel tentativo di simulare un contatto falloso con Lukaku. Cuadrado però si aggira per la fascia destra come un serpente. Il suo desiderio di vendetta è inesauribile. Contro l’Inter qualcosa di supplementare pare agitarlo. Entra in area affiancato da Perisic, quando sterza col tacco verso l’interno. Il croato rimane fermo e Cuadrado fa qualcosa di tuttora inconcepibile a livello motorio. Alza la gamba sinistra contro Perisic e va a terra. Il croato lo indica ridendo, forse sconvolto da questo spudorato tentativo di racimolare un rigore, ma l’arbitro lo premia in effetti. È forse la regina delle simulazioni degli ultimi anni di Serie A. Su Gazzetta Vernazza scrive che Cuadrado in area di rigore non andrebbe proprio marcato, ed è uno di quegli insulti che diventa un grande riconoscimento: la sua abilità di trarre vantaggio da qualsiasi contatto, la forza dei suoi inganni è tale che bisogna addirittura schivarlo. So che ci sono delle questioni morali di mezzo, ma questa simulazione è così complessa che è paragonabile davvero a un gesto tecnico.
La parte migliore di questa storia, però, è Cuadrado che dopo l’assegnazione del rigore raccoglie calmo il pallone, lo porta sul dischetto e realizza la sua doppietta - pur non essendo un rigorista. Come se volesse personalmente entrare negli incubi dei tifosi dell’Inter. Come se volesse proprio tutto il loro odio e non solo una piccola parte.
Da questo momento Cuadrado non è semplicemente un giocatore che ha l’imprevista capacità di segnare sempre contro l’Inter, ma un giocatore che vuole dare dei dispiaceri ai nerazzurri, vuole essere il loro spauracchio, il demone che ne beve le insicurezze. Durante la premiazione di Coppa Italia dei tifosi dell’Inter gli gridano con la voce crepata dalla rabbia “Cuadrado buttati! Cadi Cuadrado!”.
Contro un altro mago dell’inghippo arbitrale, Sergio Ramos, Cuadrado in passato ha avuto la peggio. Ha rimediato un cartellino rosso pur non avendo fatto praticamente nulla. È piuttosto interessante invece che quell'episodio della simulazione di Cuadrado chiuda il cerchio dell'antipatia tra il colombiano e Ivan Perisic, suo nemico di fascia nei derby d'Italia, e giocatore con cui inevitabilmente picchiarsi.
Gli interventi su Alexis Sanchez
Vedere nei sorrisi di Cuadrado il suo sadismo, nella sua danza gioiosa un’energia macabra, nei suoi dribbling i veleni della provocazione: è un modo di cambiare di segno alla realtà attraverso la forza dell’odio e dell’antipatia. Col massimo della serenità mentale bisogna dire che Cuadrado non è solo un grande giocatore, ma anche una persona generalmente simpatica. Almeno alle persone che non lo conosco solo tramite uno schermo. Un leader buffo e leggero di uno degli spogliatoi più vincenti del calcio italiano. I suoi compagni lo amano, gli ex compagni spendono solo belle parole per lui.
È questo dissidio tra Cuadrado dentro e fuori dal campo a rendere il cortocircuito ancora più potente. La strana contraddittorietà tra l’estro del suo stile di gioco e l’opacità della sua morale. Contraddittorio in un mondo il cui immaginario è sempre abbastanza uguale a sé stesso: i difensori picchiano e giocano col regolamento, gli attaccanti cercano di fregarli col talento. Cuadrado è un attaccante che prova a fregare spesso i difensori proprio usando il regolamento e i contatti.
Per chi lo odia resta il sospetto irrazionale che la sua simpatia sia in realtà una facciata ipocrita, e quando questa facciata sembra cadere se ne parla molto. Così si è finiti a parlare molto di un fallo commesso durante un Colombia-Cile lontano dai nostri occhi.
A due minuti dalla fine di un’amichevole Cuadrado tira un calcio ad Alexis Sanchez con la punta del piede. La caviglia sinistra del cileno è già malandata e sarà costretto a restare fuori dal campo per tre mesi. Gli insulti a Cuadrado dei tifosi dell’Inter vanno in tendenza: sostengono che lo abbia fatto apposta.
Evidentemente qualcosa di personale con Alexis Sanchez c’è, perché Cuadrado più o meno un anno fa gli regala un bel segno dei tacchetti sul fianco. Un’entrata folle nei minuti di recupero della Coppa Italia, non vista dall’arbitro. Un’entrata generata probabilmente da quel misto di stanchezza e furia agonistica che si slabbra nei tempi supplementari.
Le risse
Il ricordo più fresco dei tifosi dell’Inter è la violentissima sfida d’andata della semifinale di Coppa Italia. Una partita in cui Cuadrado aveva ovviamente segnato il primo gol, la partita del rigore di Lukaku e della sua esultanza. La partita degli insulti razzisti del settore juventino e del cartellino rosso che ha trasformato una vittima in un colpevole. La tensione della partita insomma è stata stellare, e ovviamente Cuadrado è riuscito a entrare in tutti gli episodi controversi. È stato il primo giocatore ad arrivare minaccioso sotto Lukaku, a sottolineare che quello che stava facendo non era accettabile. A prendersi il cartellino giallo. E poi nel finale è riuscito a mettere in piedi una rissa con Samir Handanovic, uno dei giocatori più pacifici della Serie A. È partito anche un pugno verso il portiere sloveno - ma qualcuno sostiene che fuori dalle inquadrature era stato lui il primo a colpire. Questa è un’altra grande skill di Cuadrado: litigare con persone con cui sembra impossibile litigare. Qualcuno ricorderà la rissa meno virile della storia del calcio, quella tra lui e Dodò.
Questa è una storia raccontata in un certo modo. Tutta quest’antipatia, quest’odio che più o meno sottilmente si sono corrisposti Cuadrado e l’Inter è qualcosa di reale forse solo per noi. O almeno questa è la morale del trasferimento di Cuadrado, se ce n’è una. Nel mondo dei calciatori professionisti probabilmente tutto quello che abbiamo raccontato inizia e finisce in campo - come si dice con quel gergo molto maschio. Quello che resta è uno dei laterali destri migliori della storia recente della Serie A. Un giocatore la cui spigolosità ne fa dimenticare il talento. Un giocatore intelligente, versatile, tecnico, carismatico. Uno dei fattori più sottovalutati del grande ciclo di successi della Juventus. Oggi, a 35 anni, non è il miglior Cuadrado possibile. Nell’ultima stagione ha mostrato una flessione importante. Eppure resta un giocatore ideale da 3-5-2, e perfetto per una squadra ragionatrice come l’Inter di Simone Inzaghi. E infatti questo trasferimento sorprendente è sorprendente fino a un certo punto. Sono anni che si parla di un interesse dei nerazzurri per il colombiano.
Si farà in fretta a superare tutta questa antipatia, tutto questo odio più o meno infantile?