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Foto di by Franco Origlia/Getty Images
Calcio Leonardo Mazzeo 28 marzo 2019 5'

Storia del Popopopopopopooo

Come la canzone Seven Nation Army è diventata una delle canzoni da stadio più usate.

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Col passare degli anni Seven Nation Army è passata dall’essere la prima traccia del quarto disco dei White Stripes – Elephant – a diventare una sorta di secondo inno nazionale, infilando il suo riff ripetitivo, ipnotico e immediatamente riconoscibile nella coscienza del nostro Paese, ovviamente dopo la vittoria dei mondiali del 2006. E dal nostro Paese, il virus del Popopopopopopooo ha contagiato quasi tutto il mondo (arrivando persino al football americano).

 

 

Dove tutto è cominciato

Il 22 ottobre del 2003 il Milan affronta il Club Brugge a San Siro in un incontro valido per i gironi di Champions League. La partita non andrà bene per i rossoneri (sconfitti da un gol di Mendoza al minuto 33 del primo tempo), ma sarà determinante per l’ingresso ufficiale di Seven Nation Army nel mondo del calcio.

 

Prima di raggiungere San Siro, un gruppo di tifosi belgi si ritrova in un pub di Milano e ascolta la canzone dei White Stripes, appena uscita come singolo di grande successo, alla radio. I tifosi si lasciano trasportare dal riff magnetico e muovendosi verso lo stadio lo trasformano da un semplice giro di chitarra ad un onomatopeico Popopopopopopooo portandolo fin dentro la Scala del calcio. La vittoria del Club Brugge è poi benzina sul fuoco, i tifosi urlano al cielo il nuovo coro anche dopo il triplice fischio e, una volta tornati in patria, Seven Nation Army viene adottata come inno non-ufficiale della squadra.

 

Passano meno di tre anni, un’altra italiana pesca la squadra belga: il 15 febbraio del 2006 la Roma scende in campo a Bruges per la gara di andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa, forte delle 9 vittorie consecutive ottenute durante la prima gestione Spalletti. I giallorossi passano in vantaggio al 44’ grazie ad un’autorete di Vanaudenaerde, ma nella ripresa vengono raggiunti al 61’ da Javier Portillo.

 

Nell’annunciare il gol dei padroni di casa, lo speaker scandisce il nome dell’attaccante spagnolo con il riff di Seven Nation Army in sottofondo, e i tifosi belgi gli fanno da eco intonando il motivetto. Poco più di dieci minuti dopo, però, Perrotta riporta di nuovo in vantaggio la squadra di Spalletti, e i tifosi della Roma travolti dall’entusiasmo si vendicano intonando a loro volta il Popopopopopopooo. E così, a tre anni di distanza, Seven Nation Army viene riportata in Italia dai giallorossi. Complice l’ottimo periodo di forma della Roma (che arrivò a 11 vittorie di fila, tutt’ora record per la Roma), il coro si diffuse rapidamente in Curva Sud e sbarcò così sui campi della Serie A nella seconda metà di stagione.

 

Francesco Totti si disse sorpreso: «Non avevo mai sentito quella canzone prima della partita contro il Bruges, ma da quel momento in poi non sono riuscito più a togliermela dalla testa». L’ex capitano della Roma, presente al Festival di Sanremo in quello stesso anno, ha portato il coro al Teatro Ariston intonando una delle peggiori versioni del Popopopopopopooo che si siano mai sentite.

 

 

La straordinaria concomitanza di eventi che ha portato Seven Nation Army negli stadi di tutto il mondo era destinata a proseguire: come sappiamo fin troppo bene, la canzone dei White Stripes si prende definitivamente la scena durante i Mondiali del 2006, grazie ai tifosi italiani che esportano il coro in Germania e lo usano per accompagnare le vittorie della Nazionale di Lippi cantando quel motivetto fino a Berlino ed oltre. Il Popopopopopopooo è così coinvolgente da invadere anche le celebrazioni successive, trasformandosi nella sua versione più dolce: Siam-Cam-pio-ni-del-Mon-do, che risuona durante la festa al Circo Massimo e nelle estati degli italiani sparsi per tutto il mondo, finendo addirittura per essere intonata da Del Piero e Materazzi durante un concerto dei Rolling Stones a Milano.

 

Seven Nation Army diventa l’inno ufficiale di quell’impresa, assicurandosi una connessione imperitura con la vittoria dei mondiali da parte dell’Italia: in quasi tutti i video tributi che si trovano YouTube riguardo la vittoria dei Mondiali possiamo sentirla in sottofondo. Si trovano anche mash-up del pezzo con le telecronache delle partite, come se Caressa fosse un membro degli White Stripes, come se quella canzone fosse stata scritta appositamente per quell’evento.

 

La forza di Seven Nation Army

Seven Nation Army è stata pubblicata il 13 maggio del 2003 e ha alle sue spalle una storia particolare: il cantante, Jack White, ha ammesso di aver composto quel riff pensando di sfruttarlo per un’ipotetica colonna sonora di un film di James Bond. La canzone è rimasta quindi nel cassetto in attesa di una grande chiamata che, però, non è mai arrivata. Il riff è stato quindi inserito nel pezzo in questione, il cui nome, deriva da una distorsione di “Salvation Army”, un termine che lo stesso White era solito pronunciare male da bambino.

 

Secondo il giornalista Alan Siegel, la forza della canzone sta nel suo essere «semplice, accattivante e aggressiva, quindi perfetta come inno sportivo». Il riff è magnetico, coinvolgente e può essere facilmente diviso in sillabe. Molte altre canzoni sono entrate negli stadi, ma Seven Nation Army ha annientato la concorrenza grazie alla sua malleabilità, al suo essere adattabile a diverse situazioni, a diversi nomi, a qualsiasi squadra di qualsiasi parte del mondo. E così, dopo il Mondiale in Germania, Seven Nation Army ha fatto il giro degli stadi ed è stata ripresa in diverse occasioni.

 

Un breve elenco, assolutamente non esaustivo, può essere quantomeno utile per rendere l’idea della biodiversità di questo pezzo:

 

  • L’hanno cantato i tifosi del Bayern Monaco in occasione del 4-0 rifilato al Barcellona nel 2013;
  • Ha fatto da sottofondo all’ingresso di Cristiano Ronaldo al Bernabeu durante i festeggiamenti per la Champions League del 2016;
  • È stato trasmesso durante la cerimonia iniziale della finale degli Europei del 2016 (forse non proprio una mossa di buon auspicio, per i francesi);
  • Una volta lo hanno dedicato a Marcelo Bielsa;
  • Lo cantano i tifosi del Miami Heat;
  • Una volta è stato intonato da Nico Rosberg per omaggiare l’Italia;
  • Si adatta bene anche alla football collegiale;
  • Ha aperto le partite dei Mondiali in Russia. Tutte le partite dei Mondiali in Russia.

 

Gli White Stripes (che nel 2011 si sono sciolti), da parte loro, non si sono mai opposti a questa diffusione del loro riff nel mondo dello sport (discorso diverso per la politica). Anzi, Jack White si è detto contento di questo successo: «Sono onorato che gli italiani abbiano fatto propria questa canzone: niente è più bello di quando le persone sposano una melodia e la fanno entrare nel pantheon della musica popolare. Come compositore è una cosa impossibile da pianificare, specialmente oggi. E adoro il fatto che la maggior parte della gente che la canta non sappia minimamente da dove provenga».

 

Ironia della sorte: nel 2008 Jack White ha eseguito, insieme ad Alicia Keys, Another Way To Die, colonna sonora di James Bond – Quantum of Solace. A conti fatti, se avesse tenuto quel motivetto per sé ancora per qualche anno forse avrebbe potuto davvero inserirlo in un film di James Bond.

 

Anche se, probabilmente, la canzone non avrebbe ottenuto lo stesso successo raggiunto dal ubiquo, martellante Popopopopopopooo.

 

 

Tags : mondiale 2006seven nation armywhite stripes

Leonardo Mazzeo è nato a Roma nel 1993, laureato in giurisprudenza. Ha collaborato con Fox Sports Italia e fa parte delle redazioni di Dude Mag e ComunqueMilan.

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