Sta tornando l’Europa League
6 classifiche per arrivare pronti ai sedicesimi della coppa più bella del mondo.
5 idoli da venerare il giovedì sera
Kostas Mitroglou
Mitroglou ha la barba lunga da monaco ortodosso e le sopracciglia spinzettate. Ha questo stile da quando non era hipster e leggende narrano che dentro la barba vi sia nascosta la lama di un coltello molto tagliente. Mitroglou gioca centravanti e quando segna mima gli spari di un fucile o incrocia due pistole attorno al petto. Tutti noi lo amiamo, nonostante la sua carriera sia in declino. Quest’anno al Marsiglia sta giocando pochissimo ma noi sogniamo una sua esultanza sotto la curva del Vélodrome.
Bryan Ruiz
Ci accorgiamo dell’esistenza di una forma di vita elegantissima che risponde al nome di Bryan Ruiz ogni quattro anni. Quando, a ridosso del Mondiale, ricompare come un uccello esotico dal collo lungo con la maglia del Costa Rica. Bryan Ruiz va ammirato come si ammira un pavone: meravigliandosi dell’assurdità dei suoi colori, con la consapevolezza che sono fini a sé stessi. Oggi gioca nello Sporting Lisbona, ma poco: speriamo di vederlo comparire a un certo punto a partita in corso, sbucare come un pappagallino tropicale da dietro a una siepe.
Takumi Minamino
Ultimo erede della stirpe degli attaccanti giapponesi sgobboni che non segnano, Minamino ha appena 22 anni ma già più di 80 presenze con la maglia distopica del Red Bull Salisburgo. Minamino è molto intelligente e può giocare in tutti i ruoli d’attacco: unica punta in un attacco a tre, prima punta in uno a due o trequartista. Per dire chi è Minamino basta guardarsi il gol che ha propiziato la vittoria contro il Konyaspor: ruba palla al portiere, nell’uno contro uno aspetta l’arrivo del compagno e lo serve così che possa segnare a porta vuota. Puro collettivismo nipponico.
2⃣3⃣ – Happy Birthday & 誕生日おめでとう, Takumi #Minamino 🎂🎁🎊🎉⚽️🗾🇯🇵#UEL pic.twitter.com/DjBlTciGoV
— UEFA.com deutsch (@UEFAcom_de) 16 gennaio 2018
Patrick Twumasi
Patrick Twumasi è un attaccante esterno del Ghana che è dovuto andare fino in Kazakistan per trovare il suo posto nel mondo. Quest’anno ha segnato 5 gol nelle qualificazioni alla Champions League e 4 nei gironi di Europa League riempendo le noiose partite dell’Astana con giocate da calcio di strada. Il suo motto è God is God e la sua sigla T23. Nell’attesa che qualcuno provi a farne il nuovo Asamoah Gyan, godiamocelo come una pennellata di colore nello stordente vuoto cromatico kazako dell’Astana.
Leandre Tawamba
Leandre Tawamba è soprannominato The tank, ma così ad occhio sembra più grosso di un carrarmato. Sicuramente è più lento.
In sette anni di carriera ha cambiato dieci squadre passando per Slovacchia e Kazakistan, prima di accasarsi al Partizan di Belgrado dove gioca da centroboa con la maglia numero 3. A vedere il suo profilo Instagram sembra uno degli esseri umani migliori che questa terra ci abbia mai dato. Gli manca un pezzo del sopracciglio sinistro, ma non per moda.