Sta tornando l’Europa League
6 classifiche per arrivare pronti ai sedicesimi della coppa più bella del mondo.
10 giocatori da seguire
- Nemanjia Radonijc, 22 anni, Stella Rossa
Radonjic è cresciuto nell’accademia de Futebol di Gheorghe Hagi: lo voleva prendere il Partizan Belgrado, che gli ha anche offerto un contratto, ma lui era troppo tifoso della Stella Rossa e ha rifiutato. Walter Sabatini allora, che ha un walkie talkie personale che lo avvisa quando si ingolfano le trattative per i giocatori tra i 18 e i 20 anni, decide di portarlo alla Roma.
Il problema è che Radonjic è pazzo. Dorme a casa di Ljajic, non parla con nessuno, sta sempre in giro e mai a Trigoria. Un anno dopo va in prestito all’Empoli e non fa una presenza neanche in primavera. Girano foto di lui in cui sembra completamente scemo.
Radonijc ora gioca nella sua squadra del cuore, la Stella Rossa, ha rinunciato a scalare il calcio europeo ma ha capito che non serve a niente se puoi essere un idolo a Belgrado, in una squadra che gioca al Marakana. Radonjic è pazzo e questo è un buon motivo per seguirlo nella doppia sfida col CSKA Mosca. Ma c’è anche da dire che si gioca come si vive, e in campo Radonjic è un vero e proprio inno al Barocco serbo: con ostinate ricerche di tunnel, pisadite, finte, controfinte. È una di quelle ali anni ‘70 con un gusto sadico per saltare l’uomo e poco più, una razza in via d’estinzione.
- André Silva, 22 anni, Milan
Se fosse possibile, per André Silva, tutti i giorni sarebbero giovedì di Europa League. L’attaccante portoghese è un vero amante della competizione, e solo così si può spiegare la differenza di rendimento tra campionato (0 gol in 15 presenze) ed Europa League (in cui ha messo a segno 8 reti in 10 presenze).
Silva sta raccogliendo pochi minuti in campionato, ed è stato superato nelle gerarchie anche da Cutrone, ma in Europa League è titolarissimo e contro il Ludogorets dovrà dimostrare che l’investimento fatto dal Milan su di lui è stato giusto. Viste le ultime prestazioni negative, solo la magia dell’Europa League potrà salvarlo.
André Silva potrebbe diventare il primo giocatore a vincere il titolo di capocannoniere di una competizione europea e finire a 0 gol in campionato, e diventare il giocatore più Europa League della storia del calcio.
- Lazaros Christodoulopoulos, 32 anni, AEK Atene
Capisco che seguire Aek Atene-Dinamo Kiev non è proprio il vostro ideale di giovedì sera, però volete davvero perdevi un fantasista greco passato anche per l’Italia che si sta lentamente trasformando in Daniel Day-Lewis?
Insomma sono diversi motivi per seguirlo:
- vi piacciono i cognomi difficili
- vi piacciono le bombe su punizione
- vi piace il film “Il petroliere”
- vi piace piace passare dei giovedì davvero alternativi
- siete la madre di Lazaros Christodoulopoulos
Seriamente: Christodoulopoulos sta giocando davvero bene, è forse nel momento migliore della carriera. In questa stagione ha già segnato 14 gol e molte delle speranze dei greci passano dai suoi piedi e da quelli di Marco Livaja, quindi in bocca al lupo AEK.
- Christian Pulisic, 19 anni, Borussia Dortmund
Sembra una vita che Pulisic è tra noi – col marchio infame della next big thing del calcio USA – ma ha appena 19 anni. La sua crescita finora è stata altalenante, e ha lasciato alcuni dubbi sui suoi margini di miglioramento: è solo un’ala indisciplinata con dei limiti precisi oppure un giocatore creativo con una visione articolata del gioco?
In questa stagione incostante del Borussia Dortmund, Pulisic è sembrato comunque uno dei migliori e dei più continui. Ha ancora dei limiti – ha meno del 50% di dribbling riusciti in campionato, e comunque ha messo insieme solo 3 gol e 3 assist in 20 partite – ma sembra crescere, piano piano. Non c’è palcoscenico migliore per vederlo all’opera che l’Europa League, visto che comunque chi è che guarda il Borussia Dortmund ogni sabato in Bundesliga?
Pulisic, al di là del suo valore, è eccitante da veder giocare. Non sta mai fermo, si muove lungo tutto il fronte d’attacco e non arretra mai di un passo, provando sempre a fare qualcosa di determinante. Più che il suo talento tecnico – ottimo ma in fondo non di primissimo livello – Pulisic si distingue proprio per questa iper-attività perfetta per il calcio contemporaneo.
Altri motivi sparsi per innamorarvi di Pulisic: è un ragazzo sensibile, ha il tatuaggio di un’aquila sormontata da un bandierone a stelle e strisce sul braccio, è il miglior calciatore statunitense dei prossimi vent’anni.
- Quincy Promes, 26 anni, Spartak Mosca
Se c’è una cosa che i russi rispettano oltre al potere sono i coatti. Per questo Quincy Promes a Mosca è a casa sua. È arrivato allo Spartak nel 2014 dopo una bella stagione col Twente e in Russia è diventato un uomo e un grande calciatore, capace di segnare 55 gol nelle ultime 4 stagioni.
Quincy indossa sempre delle eleganti collane d’oro, qui, ad esempio, sopra una polo con lo stemma di una tigre che ruggisce. Ma anche sciarpe di Gucci, o di Luis Vuitton, quando porta a spasso i suoi orsi polari su Saturno. Il suo Instagram è un’opera d’arte: la mia opera preferita è quella che lo vede seduto sul pianeta Promes – il pianeta del fomento – sospeso fra i grattacieli di Manhattan, lasciandosi dietro di lui delle piccole bolle di Quincy Promes.
Quincy Promes ha anche una grande passione per il rap classico e sul suo Instagram posta foto di Notorious B.I.G. o Tupac. La cosa più interessante però è che Quincy Promes non si limita ad ascoltare rap, ma è un rapper lui stesso. Nel video sotto lo vediamo esibirsi in olandese insieme a Memphis Depay con addosso 12 chili di collane, accanto a una Bentley bianca.
Domani a Mosca è prevista una temperatura attorno ai -18, quindi potrebbe essere la vostra ultima occasione di guardare all’opera Quincy Promes.
- Saman Ghoddos, 25 anni, Ostersund
Nel 2012, a 18 anni, Saman Ghoddos lavorava al call center di una società di telefonia; sei anni dopo giocherà all’Emirates Stadium contro l’Arsenal. Se questa di per sé non vi sembra una storia abbastanza Europa League, dovreste dare uno sguardo a come gioca Ghoddos, un attaccante un po’ tarchiato, con il baricentro basso e il collo bello grande. In Svezia hanno troppo rispetto per soprannominarlo “Ghordos”, che suonerebbe come gordos, cioè “grassi” in spagnolo, anche se sarebbe simpatico.
Nella sfida decisiva del girone, in casa contro lo Zorya, ha segnato un gol meraviglioso. Ha ricevuto palla sul centro-sinistra, ha corso in diagonale per una ventina di metri, proteggendo palla, e ha scaricato un destro rasoterra sul palo lontano che ha sbloccato la partita. Pochi giorni dopo ha esordito con la nazionale iraniana, il paese dei suoi genitori, rifiutando quella svedese, con cui pure aveva esordito in due amichevoli (segnando un gol).
Se segnasse all’Arsenal manderebbe fuori giri il contatore Europa League.
- Leandro Paredes, 23 anni, Zenit San Pietroburgo
Come per ogni cosa, in Italia ci siamo divisi tra chi considerava Paredes un possibile fenomeno e chi una sicura pippa. Sia che fate parte della prima categoria che della seconda, l’Europa League è la competizione perfetta per vederlo all’opera, considerando le difficoltà logistiche e di amor proprio nel seguire il campionato russo.
Se il calcio che vi piace è quello dei passaggi fatti bene (Paredes in Europa League ha azzeccato 193 passaggi su 206), dei cambi gioco, di chi taglia le linee, dei playmaker che non difendono, ma anche delle giocate da stropicciarsi gli occhi fatte con la suola, ecco se questo è il vostro calcio, dovete seguire Leandro Paredes.
- Memphis Depay
Memphis Depay è un coatto olandese di grandissime speranze che dopo aver fallito al Manchester United sta provando a riscattarsi nel Lione e lo sta facendo giocando a pallone come uno che lo fa solo per il gusto di prendere per il culo il resto del mondo. Segna quasi solo gol bellissimi (già 11 quest’anno) e dopo averlo fatto si infila le dita nelle orecchie per esultare.
In più nel tempo libero fa video rap in cui guarda dal finestrino di un jet privato e canta mischiando nederlandese e inglese, con frasi tipo: “I just wanna tell you guys/ We all young kings and young queens/ Make sure if you make a decision/You don’t regret it”.
Che volete di più?
- Florian Thauvin, 25 anni, Olympique Marsiglia
In 25 partite quest’anno Thauvin ha messo insieme 14 gol e 10 assist: i suoi numeri sono semplicemente senza senso, vicini a quelli di giocatori offensivi di primissimo livello come Eriksen, Sanchez o Griezmann.
Thauvin, però, è insopportabile. Si lamenta in continuazione, non sorride mai e ha una faccia da schiaffi come poche altre nel calcio mondiale. Somiglia vagamente al ragazzino sadico di “Killing of a sacred deer”, il film dell’anno scorso diretto da Yorgos Lanthimos. La sua influenza sul gioco dell’OM cresce però di partita in partita, superando anche quella di un accentratore di gioco come Dimitri Payet.
Florian Thauvin = 🔥🔥🔥
14 goals and 10 assists in Ligue 1 for Marseille No26! 👌 #UEL pic.twitter.com/Gl4CuzkBvU
— UEFA Europa League (@EuropaLeague) 12 febbraio 2018
Thauvin è la classica ala mancina che da destra rientra sul sinistro, solo che lo fa con una qualità tecnica che ha pochi paragoni. La schematicità dei movimenti è compensata da una visione di gioco quasi elettrica, che gli permette di sfruttare le più piccole finestre temporali per servire i compagni. Il sinistro di Thauvin ha una dolcezza sconvolgente, sia quando, rientrando, cerca l’uomo sul lato opposto; sia quando decide di tirare a giro sul secondo palo – la specialità della casa. Nell’ultima stagione sembra anche migliorato nelle letture senza palla e in area di rigore è diventato implacabile.
- Sergej Milinkovic-Savic, 22 anni, Lazio
Ci sono diversi motivi per seguire Milinkovic-Savic in Europa League. Il primo, certamente, è perché probabilmente è l’ultima volta in cui i suoi destini e quelli dell’Europa League si incontrano. Il secondo, palese, è che il serbo non è un giocatore normale.
A soli 22 anni in questa stagione sta giocando al pari dei migliori centrocampisti del mondo. Oltre alla sostanza, il repertorio di giocate che gli appartiene è così ampio che sembra non finire mai, anzi ogni partita aggiunge un nuovo capitolo che solo lui sapeva di poter scrivere.
Per questo motivo c’è da aspettarsi che nelle due sfide contro la Steaua Bucarest possa fare almeno una di queste cose: parare un rigore, fare freestyle a centrocampo mentre protegge il pallone, omaggiare gli avversari curando la regia di un’opera di Ionesco tra primo e secondo tempo.