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Foto di Miguel Medina / Getty Images
Calcio Serie A Fabio Barcellona 18 novembre 2018 5'

Sta tornando il doppio centravanti?

Giorgio ci ha chiesto se le grandi squadre stanno tornando a giocare con due punte centrali. Risponde Fabio Barcellona.

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Caro Ultimo Uomo,

– Cutrone-Higuaín

– Immobile-Caicedo

– il nuovo, ancorché sui generis, 4-4-2 di Ancelotti

 

Stanno (finalmente) tornando i tempi gloriosi del doppio centravanti? Le prossime tappe sono Icardi-Lautaro e magari Dzeko-Schick?

Giorgio

 

Risponde Fabio Barcellona

 

Caro Giorgio,
nella domanda che ci poni metti assieme Cutrone-Higuain e Immobile-Caicedo alle due punte – Insigne e Mertens (o Milik) – del Napoli. E sono coppie parecchio diverse. Io immagino, come scrivi successivamente, che tu ti riferisca non tanto alla generica presenza di due punte in un reparto d’attacco, ma alla coesistenza di due giocatori classificabili come centravanti. E, ancora più in particolare, a due giocatori che si muovono entrambi sulla linea difensiva avversaria occupando assieme una posizione essenzialmente centrale.

 

Perché in realtà in Serie A, oltre a quelli da te citati, esistono già tanti esempi di squadre che giocano con due punte. La Sampdoria, il Cagliari e l’Empoli utilizzano due attaccanti nel loro 4-3-1-2; la SPAL, il Torino, il Genoa e il Bologna impiegano due punte centrali nel 3-5-2.

 

La maniera di giocare dei due attaccanti però è diversa, sia nei diversi moduli di gioco, che nelle diverse squadre che, almeno nominalmente, adottano lo stesso modulo di gioco.

 
La Sampdoria è la più fedele interprete del 4-3-1-2, in cui gli attaccanti giocano abbastanza distanti tra loro e con Defrel pronto a garantire l’ampiezza che il centrocampo a rombo non riesce a dare. L’Empoli di Andreazzoli ha invece alternato il suo 4-3-1-2, in cui le punte si muovono in maniera abbastanza simile a quelle della Samp, a un sistema invece “ad albero di Natale”, con due trequartisti, utilizzato contro le squadre più forti. Il Cagliari sembra avere scelto un modulo ibrido, con Joao Pedro che gioca da seconda punta e svaria su tutto il fronte d’attacco lasciando al solo Pavoletti il presidio dell’area di rigore avversaria.

 

Nel Genoa di Ballardini, Piatek giocava in posizione centrale, lasciando all’agilità di Kouame il compito di attaccare l’ampiezza e la profondità. Nelle rare occasioni in cui il Bologna prova ad attaccare, le sue punte giocano invece vicine, provando a combinare tra loro.

 

Nel Torino, Iago Falque è impiegato nella sua zona preferita, sul centro destra, per poter entrare dentro il campo con il sinistro, mentre Belotti si occupa da solo di impegnare i centrali avversari. In un paio di partite, contro Napoli e Frosinone, Mazzarri ha però schierato la coppia Belotti-Zaza, utilizzando il “doppio centravanti” che citavi nella domanda. I due hanno giocato vicini ed entrambi a ridosso della linea difensiva, provando ad associarsi per superare i centrali avversari.

 

La loro intesa, anche perché hanno giocato poco insieme, è sembrata ancora acerba. Per vedere due attaccanti collaborare bene e con intensità bisogna osservare la SPAL di Semplici e il suo 3-5-2 di matrice “contiana”. Nella SPAL, che schiera Petagna e Antenucci, ma talvolta anche la coppia pesante Petagna-Paloschi, i due attaccanti giocano vicini e in posizione centrale e provano a duettare prendendo dal loro bagaglio tecnico, esche, veli e, in generale, combinazioni più o meno strette che coinvolgono entrambi e, talvolta, la ricerca di un “terzo uomo”. In fase di attacco posizionale, solo raramente i due si aprono in ampiezza, lasciando le fasce agli esterni e presidiando l’area in attesa di cross.

 

La SPAL di Leonardo Semplici ci ricorda anche che i tempi del doppio centravanti, che mi pare tu rimpianga, non sono in Italia così lontani: Antonio Conte ha giocato un ottimo Europeo solo due anni fa, utilizzando due punte centrali e un gioco offensivo basato sui movimenti delle punte. Lo stesso Ventura, con successi molto diversi da quelli del suo predecessore, ha sempre utilizzato due punte centrali nella sua esperienza alla guida della Nazionale.

 

Ma non voglio svicolare dicendoti che il doppio centravanti non è mai morto. Un po’ in realtà è così, ma l’elenco delle squadre che ti ho appena fatto, come è facile vedere, non comprende le squadre di vertice della Serie A. E ancora, se allarghiamo lo sguardo alle migliori squadre d’Europa, nessuna utilizza moduli a due punte. Real Madrid, Barcellona, PSG, Juventus, Manchester City, Liverpool, Bayern Monaco: tutte queste squadre giocano con un solo attaccante centrale, utilizzando preferibilmente il 4-3-3 o il 4-2-3-1 con un giocatore posto in verticale dietro il centravanti.

 
Quindi sì, probabilmente il fatto che due o tre delle migliori squadre italiane stiano cominciando a utilizzare due punte può essere vista come un’inversione di tendenza. Ma andiamo al nocciolo della questione: esiste un motivo tattico per cui le migliori squadre rinunciano tutte al doppio centravanti?
 

Provo a fare un’ipotesi. In questi anni è innegabile che, al di là di digressioni e rallentamenti, la tendenza più diffusa nel calcio di alto livello sia quella di giocare un calcio proattivo, basato sul dominio del possesso, e di giocare una fase offensiva costruita sulle proprie capacità di muovere e disordinare la difesa avversaria. In quest’ottica è sempre più ricercata una continua creazione di zone di superiorità numerica, posizionale e tecnica, per avanzare lungo il campo e muovere la struttura difensiva avversaria. Le fasi di rifinitura e finalizzazione sono sempre più incentrate sull’attacco di spazi liberi, magari sul lato debole, creati dopo avere accumulato uomini, e di conseguenza avversari, nella zona del pallone.

 

All’interno di questa cornice nasce l’esigenza di avere un numero più possibile elevato di giocatori capaci di muoversi per il campo per supportare il possesso del pallone. È sempre più necessario che la struttura della squadra possa essere fluida, che sia in grado di mutare continuamente forma per assecondare la volontà di dominio del possesso. La presenza di due centravanti, cioè di un sistema che tiene in posizione centrale e a ridosso dei difensori avversari due giocatori, rendendoli in qualche maniera meno disponibili a essere integrati nella rete del possesso della squadra,  può rendere meno fluida la struttura e che non asseconda le tendenze attuali delle squadre di alto livello.

 

Per questo non immagino che a breve possa esserci un revival del “doppio centravanti” ad alti livelli. Penso che quelle di Lazio e Milan siano esperienze puntuali nate da specifiche esigenze di Inzaghi e Gattuso. La Lazio paga forse il momento tecnico poco brillante di Luis Alberto e di Milinkovic-Savic, il cui gioco tra le linee era stata la chiave dei successi offensivi la scorsa stagione.

 

Col doppio centravanti, Inzaghi sta provando a risolvere il problema accentuando il carattere verticale del suo attacco: Caicedo presidia il centro, Immobile taglia dal centro alla sinistra dando una soluzione di passaggio e liberando spazi per gli inserimenti di Milinkovic-Savic. Nel Milan Higuain e Cutrone si muovono in maniera diversa, con l’argentino che tende a staccarsi dalla marcatura avversaria e Cutrone dedito alla ricerca della profondità. In questa maniera Gattuso sta provando ad occupare meglio il fronte offensivo, sguarnito nel 4-3-3 dai movimenti di Higuain e che gli inserimenti dei centrocampisti non riuscivano a riempire.

 

Almeno secondo me, non rivivremo la gloriosa era del doppio centravanti. Non disperare però. Nel calcio, come nella vita, non si butta via niente. La storia delle idee tattiche è piena di rimandi alla tradizione e di concetti antichi interpretati in chiave moderna. Chissà che prima o poi non torni l’epoca da te rimpianta.

 

 

Tags : Gonzalo Higuainla posta del cuorepatrick cutrone

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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