Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Squadra di solisti
11 giu 2016
11 giu 2016
La Francia vince affidandosi al talento ma è bastato poco a metterla in difficoltà: la strada è ancora mooolto lunga.
(di)
(foto)
Foto di Paul Gilham/Getty Images
(foto) Foto di Paul Gilham/Getty Images
Dark mode
(ON)

La prima pagina de L’Equipe di ieri era cannibalizzata dalla gigantografia di Paul Pogba, messo a confronto con le miniature dei fuoriclasse simbolo del calcio francese, Michel Platini e Zinédine Zidane. Al centro una frase eloquente: «Rifare la storia». Un’immagine molto forte per inquadrare la portata della missione dei “Bleus” e il loro giocatore più rappresentativo: la Francia affronta gli Europei con l’unico obiettivo della vittoria e il giocatore chiamato a guidarla è chiaramente Pogba, cui tocca il difficile compito di porsi sulla scia di Platini e Zidane per leadership tecnica e caratteriale. In effetti si può dire che la Francia, contro la Romania, si sia specchiata in Pogba e che la prestazione del giocatore più atteso si possa allargare a quella di tutta la squadra: incostante e in generale al di sotto delle aspettative. La differenza di valori in campo era molto ampia, eppure i “Bleus” hanno rispettato il pronostico della vigilia solo grazie a un capolavoro di Dimitri Payet all’89’.

Ripetitività La Francia tornava a giocare una partita ufficiale a quasi due anni di distanza dall’eliminazione contro la Germania nei Mondiali del 2014. La Romania, sulla carta, doveva rappresentare un avversario morbido, l’ideale per rompere il ghiaccio e iniziare a prendere confidenza con il ruolo di favorita (se non in assoluto, almeno come una delle pretendenti più credibili per la vittoria). Invece dopo 4 minuti i “Bleus” avrebbero potuto subire gol in due circostanze simili, due calci d’angolo in cui i rumeni hanno cercato il proprio centravanti, Florin Andone (schierato a sorpresa al posto di Claudiu Keserü) sul primo palo. Nel primo caso Lloris ha risposto con una grande parata sulla conclusione ravvicinata di Bogdan Stancu, nel secondo il colpo di testa di Andone è finito di poco alto. La ripetitività degli schemi rumeni è stata una costante di tutta la partita. La strategia offensiva dei “Tricolorii” era incentrata sulla conquista delle seconde palle ed era sostanzialmente basata su due situazioni: il lancio lungo del terzino sinistro Razvan Rat (di gran lunga il rumeno con più palloni giocati, 82) o il cambio di gioco sul terzino destro Cristian Sapunaru, ciascuna delle quali prevedeva pochi movimenti organizzati.

Lo schema di gran lunga più cercato: Andone fa da riferimento del pallone lungo, i tre trequartisti si dispongono per ricevere la sua sponda. Stancu si alza alle spalle del centravanti, Popa lascia la fascia destra e si stringe al centro, Stanciu si muove per ricevere il possibile passaggio laterale. I due mediani, Hoban e Pintilii, si posizionano in verticale: il primo attacca immediatamente la palla se viene respinta dalla difesa francese, il secondo resta a protezione della difesa e interviene in seconda battuta.

Quando invece il pallone veniva girato su Sapunaru, Popa tagliava verso l’esterno con l’obiettivo di combinare con il proprio terzino per andare al cross (ci sono riusciti 3 volte a testa). Movimenti semplici e ripetuti allo sfinimento (Rat ha completato giusto la metà dei 48 passaggi tentati e ha perso ben 34 palloni, record della partita), che tradivano una mancanza di qualità molto evidente (la Romania a fine partita ha completato appena il 61,9% di passaggi). In trincea La squadra del CT Anghel Iordanescu era preparata a una gara “di trincea”, in cui conquistare faticosamente campo mettendola sul piano fisico: un contesto in cui Andone si è calato alla grande, impegnandosi in una serie di corpo a corpo con i difensori francesi e superando Koscielny in più di un’occasione. Senza il pallone, il riferimento principale dei rumeni era l’avversario, specie per le coppie di giocatori schierate sulle fasce. Da una parte Stancu, finché ha giocato sulla fascia sinistra, ha seguito come un’ombra Sagna, mentre Rat si preoccupava di marcare Griezmann; dall’altra Popa era tenuto a schermare Evra, lasciando a Pintilii il compito di uscire per primo dalla linea per aggredire il portatore di palla, mentre Sapunaru restava vicino a Chiriches per poi prendere in consegna il giocatore della Francia che attaccava il suo lato (Payet si è mosso molto e non ha dato un rifermento al terzino destro rumeno).

Popa resta basso a schermare Evra, Pintilii esce dalla linea per marcare Payet, che gli sbuca alle spalle, Chiriches segue Giroud nello spazio lasciato libero da Pintilii.

Questo atteggiamento così spiccatamente orientato sull’uomo ha finito per allungare la Romania (lunga in media 39,1 metri, contro i 32,2 della Francia), lasciando ai francesi spazio per costruire l’azione (soprattutto sulle fasce, dove i movimenti di Stancu e Popa a seguire i propri terzini di riferimento liberavano spazi per impostare da dietro) e svilupparla nella metà campo offensiva, sfruttando i movimenti ad accentrarsi di Payet e Griezmann per mettere in inferiorità Pintilii e Hoban, inizialmente portati a seguire Matuidi e Pogba.

Qui Rami ha spazio per avanzare fin nella metà campo rumena. Notare l'orientamento sull'uomo della squadra di Iordanescu: Stancu segue Sagna, Rat è uscito dalla linea per marcare Griezmann, Grigore e Chiriches controllano Giroud, Sapunaru è distante per marcare Payet.

Affidarsi a Payet Eppure, specie nei minuti iniziali della partita, la Francia faticava a consolidare il possesso (al 29’, ad esempio, la Romania poteva contare su un ottimo 46% di possesso palla, visti gli standard), un po’ per l’aggressività della Romania, i cui basilari schemi offensivi si prestavano naturalmente a spezzare il ritmo del gioco (la concentrazione di uomini attorno al pallone facilitava il pressing immediato a palla persa e la Francia non riusciva ad aggirarlo, finendo per calciare lungo o sbagliare il passaggio), un po’ per i problemi nella costruzione della manovra. I “Bleus”, ad esempio, hanno mostrato delle difficoltà nel far uscire in maniera fluida il pallone dalla difesa, nonostante l’assenza di pressing da parte della Romania, che non ha mai aggredito l’impostazione bassa francese (l’altezza media dei palloni recuperati dai rumeni si assesta sui 32,8 metri, ben dentro la propria metà campo).

Kanté si abbassa in mezzo a Rami e Koscielny e contemporaneamente Sagna si muove incontro per ricevere palla. Un controsenso, visto che il movimento di Kanté servirebbe appunto per permettere ai terzini di tenere una posizione alta.

Di certo le assenze di Varane e Sakho hanno tolto qualità alla difesa francese, e anche l’ingresso in squadra di Kanté per l’infortunato Diarra ha ulteriormente penalizzato l’impostazione bassa della squadra di Deschamps. Ma in generale il calcio della Francia è molto incentrato sul “sovraccarico” di opzioni vicino al portatore di palla. Un modo per diminuire i rischi e dare la possibilità di aggredire immediatamente un’eventuale perdita del possesso, ma che rallenta la risalita del campo.

Pogba e Matuidi sono molto vicini a Rami e Koscielny. Kanté si fa da parte, Evra e Sagna danno ampiezza, Griezmann e Payet mettono in inferiorità tra le linee il mediano rumeno, Pintilii.

Lo stile di gioco francese è molto sbilanciato sulla tecnica, gli smarcamenti avvengono soprattutto in appoggio al portatore per ricevere palla sui piedi, e per risalire il campo i “Bleus” sono costretti a combinazioni di grande qualità. È inevitabile quindi che il passaggio alla fase di rifinitura sia affidato in maniera particolare ai due elementi che spiccano da questo punto di vista, Pogba e soprattutto Payet.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Un po’ di numeri sulla prestazione di Payet: 8 (!) occasioni create, 5 dribbling riusciti su 6, un gol (decisivo) e un assist. E Pogba? Messa a confronto con quella di Payet, la prestazione di Pogba diventa ancora più piccola (nessuna occasione creata, un solo tiro in porta e 4 dribbling sbagliati su 5), ma anche in una partita al di sotto dei suoi standard Pogba si è fatto notare con un paio di lanci perfetti a tagliare il campo, uno dei suoi tanti marchi di fabbrica. In generale, il suo rendimento è stato penalizzato dalla mancanza di alternative di gioco sul suo lato: la naturale predisposizione di Griezmann ad accentrarsi e la prudenza di Sagna lo hanno isolato, riducendo le opzioni a sua disposizione e costringendolo a tenere a lungo la palla in alcune circostanze.

Uno degli ultimi palloni toccati da Pogba. In questo caso c’è Coman al posto di Griezmann, ma la disposizione dei compagni non mette in condizione lo juventino di incidere quanto potrebbe. Dal suo lato c’è solo Sagna, mentre Kanté, Matuidi e Payet sono davanti al centrocampo rumeno.

A sinistra Pogba potrebbe dar vita a una delle catene più pericolose dell’Europeo, con Payet ed Evra, con il quale ha sviluppato una grande intesa alla Juve, ma la Francia dovrebbe privarsi di un giocatore chiave come Matuidi, indispensabile per i suoi movimenti senza palla. Nel secondo tempo l’isolamento di Pogba è diventato ancora più evidente: Griezmann è stato infatti spostato definitivamente di fianco a Giroud con l’obiettivo di mandare in crisi i difensori centrali rumeni, Chiriches e Grigore, bravi a difendere in coppia, a tenere sempre la giusta distanza tra di loro e darsi copertura reciproca (tutti e due si sono resi protagonisti di grandi chiusure su Giroud), ma più in difficoltà nell’uno contro uno. Questa piccola modifica dello schieramento offensivo francese ha mandato in crisi il sistema rumeno: tolti i punti di riferimento con i quali era stata preparata la partita, i giocatori non sono stati in grado di reagire in maniera rapida al nuovo contesto.

Classico movimento delle due punte: una incontro (Griezmann), l’altra (Giroud) allunga la difesa. Rat non ha più il suo riferimento vicino e Griezmann può ricevere tra le linee, girarsi e passare il pallone a Payet, che non ha avversari in zona.

L’azione che ha portato al corner dell’1-0 di Giroud è stata sviluppata proprio su un movimento da seconda punta di Griezmann, a tagliare in diagonale verso l’esterno per poi appoggiare alle sue spalle a Payet. Stranamente, però, dopo l’1-1 Deschamps ha facilitato il rientro della Romania nella propria comfort zone con il ritorno al tridente offensivo (per quanto molto mobile) con Coman in campo al posto di Griezmann, una soluzione che d’altra parte ha riportato per un attimo in partita Pogba (splendida la palla per Giroud in area di rigore), prima della sostituzione con Martial. A quel punto solo la magia di Payet ha salvato la Francia da un esordio deludente. Problemi da risolvere Pur in una partita al di sotto delle aspettative negli uomini più attesi, Pogba e Griezmann, la Francia ha saputo trovare le risorse per vincere, a testimonianza di un potenziale offensivo che ha pochissimi rivali. Deschamps ha in rosa molti giocatori in grado di decidere il risultato con un colpo, ma non vanno sottovalutati alcuni difetti di squadra. Oltre a una manovra a volte poco fluida, la cui pericolosità dipende dalla creazione di connessioni tra i giocatori più tecnici, sarà da testare la tenuta difensiva contro avversari più forti della Romania. Non è un buon segnale aver subito un rigore difendendo un cross in 4 contro 2 (l’errore di Sagna nel colpire di testa rimettendo il pallone in area è davvero grossolano), ma più in generale la linea difensiva francese non sembra avere la qualità necessaria a sostenere contro i giocatori più forti del torneo l’approccio molto orientato all’uno contro uno mostrato con la Romania.

La Francia non pressa, ma si limita a coprire il centro del campo lasciando l’uno contro uno ai propri difensori.

Può darsi che sia stata una strategia studiata apposta per la partita contro la Romania (è impressionante che i rumeni abbiano conquistato praticamente il doppio dei palloni dei francesi nella metà campo avversaria, 17 contro 9), che non aveva alcuna intenzione di giocare palla a terra, ma anche nelle gare di preparazione a questo Europeo i “Bleus” non si sono distinti per l’organizzazione del loro pressing. Contro avversari di maggiore qualità non basterà l’eccezionale senso della posizione e la forza di Kanté (10 palloni recuperati, il migliore della Francia per contrasti vinti, 3, e anticipi, 5) per recuperare il pallone.

La linea francese è piuttosto passiva, ma è protetta da uno dei migliori guardaspalle del calcio europeo in questo momento, N’Golo Kanté.

Insomma, la squadra di Deschamps ha evidenti margini di crescita, ma ha anche chiari difetti su cui lavorare per compiere la propria missione. La Romania si conferma invece una squadra piuttosto modesta nel valore tecnico, organizzata, ma con un livello troppo basso per proporsi in maniera credibile come sorpresa del girone. Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura