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Calcio Emanuele Atturo 26 luglio 2018 5'

Lo spot indonesiano sulla Serie A è bellissimo

La pubblicità di beIN Sports è pazzo e grottesco ma ha un rapporto con la storia del calcio italiano migliore del nostro.

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Viviamo in una narrazione così negativa, così di declino, sulla Serie A che ci sembra assurdo che qualcuno dall’altra parte del mondo possa essere interessato al nostro campionato. Forse questo è il primo dei motivi per cui lo spot di beiN Sports Indonesia per la nuova stagione di Serie A ha cominciato a circolare sulle nostre timeline.

 

Sembra una presa in giro, la caricatura di un amore, e invece è una dimostrazione di affetto sincero nei confronti del nostro calcio.

 

Dimulai dari Rp 10.000 cinta lama kamu dengan Serie A dapat kembali bahagia. Jangan kelewatan gol-gol dan aksi mereka berlaga di #beINConnectID. Install aplikasinya sekarang! https://t.co/AHFtPYOJjg pic.twitter.com/YOBcLFPntc

— beIN SPORTS (@beINSPORTSid) 24 luglio 2018

 

Un altro motivo di viralità, ovviamente, sta nel senso di assurdo e di grottesco che ci trasmettono dei ragazzi asiatici che cantano e ballano dentro un hangar buio indossando le maglie delle squadre di Serie A.

 

Per quanto straniante, però, dobbiamo riconoscere al video una sua bellezza. Nonostante – e forse proprio per – la sua distanza dal nostro gusto. Il video ha il merito di mostrarci la Serie A attraverso uno sguardo altro e quindi per una volta nuovo, fresco. Le tournée indonesiane delle nostre squadre ci hanno già fatto conoscere l’amore assolutamente pazzo e incondizionato che esiste a quelle latitudini per il calcio, ma noi manteniamo un atteggiamento distaccato, quasi snob, li troviamo ridicoli perché non siamo abituati a vedere il nostro campionato come un prodotto appetibile.

 

Il loro entusiasmo contrasta troppo con il nostro senso di decadenza.

 


Il Roma Club Indonesia guarda le partite dentro una palestra, dove rimette in scena la curva sud con uno sforzo mimetico impressionante. Cantano tutti i cori, hanno le stesse bandiere. Hanno addirittura portato avanti la battaglia contro le barriere in Curva Sud e, ovviamente, odiano la Lazio.

 

Lo spot di BeiN rimane comunque assurdo e, traducendo il testo della canzone, più ricco di significati di quanto potevamo immaginare. Ho scelto i momenti migliori del video.

 

Quando iniziano a cantare

 

 

 

Il video dura 1 minuto e 45 e comincia con quelle che sembrano due bande criminali rivali riunirsi in una specie di magazzino. Un gruppo è vestito con la maglia dell’Inter, l’altro con quella del Milan. C’è una situazione di grande tensione: le inquadrature al ralenti fisse su sguardi truci, gesti intimidatori. Poi spunta un microfono dal nulla e cominciano a cantare. Questo brusco cambio di registro dal serissimo al divertito mi sembra una cifra stilistica asiatica, che ritroviamo ad esempio nei video di PSY.

 

Nel video tutti ballano, mentre nelle pubblicità italiana solo alle donne è concesso ballare senza sembrare ridicole.

 

Il primo verso della canzone dice: “Serie A, il mio primo amore”, inquadrando subito lo spot in una cornice nostalgica che diventerà sempre più evidente nel corso del video.

 

Quando il tifoso del Napoli suona la pancia di quello dell’Inter

 

 

 

La caratteristica che distingue questo video da qualsiasi altra pubblicità che vedremo sul prossimo campionato è che solo i tifosi di Milan, Inter e Juve indossano maglie nuove delle loro squadre.

 

A un certo punto compare un tifoso del Napoli con la maglia 2014/15 di Mertens (ho dovuto mettere pausa nel momento giusto per vedere che era la maglia del folletto belga), neanche così vecchia da aver acquisito una patina di culto, che suona il tamburo dicendo che sta aspettando la Serie A giorno dopo giorno. Poi si mette a suonare la pancia di un tifoso dell’Inter che da parte sua sembra provare piacere sessuale. Il ragazzo sovrappeso dell’Inter, con la pancia che gli sbuca fuori dalla maglia, è la linea comica del video, a testimonianza della terribile situazione del body shaming verso le persone sovrappeso in Indonesia.

 

Il capo di tutti ha la maglia della Juve e scende calato dall’alto dalle corde

 

 

 

Un uomo asiatico di mezza età con i capelli lunghi e gli occhiali da sole, con un’aria un po’ truce e minacciosa. Come i tifosi Inter e Milan, indossa una maglia 2018/19, . Scende attaccato a una corda (da dove arriva?), con la maglia della Juventus, gridando i versi più iconici dello spot “Capocannoniere Coppa Scudetto (…) Curva Squadra Grande partita”. Parole che pronunciate da una persona dall’altra parte del mondo risuonano in tutta la loro strana musicalità, come nelle canzoni dei Phoenix. Viene in mente un pezzo uscito di recente su These Football Times dove si elogiava la peculiarità linguistica del calcio italiano, praticamente intraducibile nelle altre culture.

 

Il tipo continua a cantare con un’enfasi assurda col suo clan di tifosi della Juve, indossando i pantaloni del pigiama, con la mano tesa gridando FORZA SERIE A.

 

Arriva un tipo buffo con la maglia della Lazio

 

 

 

A un certo punto compare, un po’ a caso, un tipo con la maglia della Lazio del 2001/02, un’annata anonima per i colori biancocelesti. Nella penultima stagione con Cragnotti presidente la Lazio arrivò sesta in campionato, con Dino Zoff in panchina. Il 6 maggio del 2002 andò in scena poi il 5 maggio, uno dei momenti di maggiore svolta drammatica del nostro calcio: magari la maglia è un tributo a quello. In ogni caso non è chiaro che stia facendo il tizio, è vicino a un’esposizione di frutta e sembra girare qualcosa sul mortaio come un dj, mentre fa mille espressioni stralunate.

 

In questo spot hanno tutti un’espressività esasperata, come nelle fiction Rai. Il messaggio a un certo punto sembra essere “L’amore per la Serie A ti riduce a essere una persona che ha perso il controllo di sé e delle proprie emozioni, ma almeno non sei solo guarda quanti pazzi ci sono”.

 

Entra un tifoso del Parma

 

 

 

Con una vera maglia di culto, quella della stagione 1995/96. Il Parma di Nevio Scala, l’esordio di Buffon a 17 anni, Faustino Asprilla in attacco, Gianfranco Zola capitano. Il tizio entra nel gruppo a ballare, metafora forse del Parma appena rientrato in Serie A. Fa impressione pensare a un uomo di Giacarta interessarsi delle vicende di una squadra della piccola cittadina borghese di Giuseppe Verdi: è difficile immaginare due mondi più distanti.

 

In Italia si è discusso molto sulle maglie vecchie dei protagonisti del video, interpretandolo come un segno di sciatteria, non afferrando che era un effetto voluto. Il claim dello spot, pronunciato nel finale, è qualcosa come “Il primo amore non si scorda mai”. In questi giorni si è discusso molto della possibilità per la Serie A di ritrovare il proprio appeal perduto grazie all’arrivo di Cristiano Ronaldo. In Indonesia il campionato italiano viene invece direttamente venduto come un prodotto nostalgico: ci si rivolge a un pubblico di trentenni che hanno cominciato ad appassionarsi al calcio negli anni ’90, quando la Serie A era il miglior campionato al mondo.

 

Mentre su internet si consuma la battaglia contro la nostalgia nel calcio, con pagine Facebook che si sforzano a chiedere un immaginario più fresco per la Serie A, nei mercati emergenti il nostro campionato viene venduto con uno spirito nostalgico non conflittuale.

 

Se il nostalgismo di pagine come “Serie A operazione nostalgia” ha una tensione negativa verso il presente – che indica il calcio degli anni ’90 come un paradiso perduto rispetto a cui oggi viviamo in un’epoca di decadenza, il passato come un modello impossibile da recplicare – lo spot di BeiN tesse una continuità tra passato e presente, indicando il passato come una certificazione di nobiltà storica che rende più bello anche il campionato di oggi. E magari uno spot buffo che viene dall’Indonesia può persino aiutarci a capire meglio chi siamo, con una leggerezza che noi, quando si parlano, forse non abbiamo mai avuto.

 

 

Tags : internapoliparma

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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