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Marco D'Ottavi
Ad Ashbourne si gioca la partita più bella del mondo
04 giu 2020
04 giu 2020
Le porte sono distanti 5 chilometri e le squadre sono divise da un fiume.
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Marco D'Ottavi
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Foto di Laurence Griffiths/Getty Images
(foto) Foto di Laurence Griffiths/Getty Images
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Le immagini riprese dal telefonino sono nitide ma indecifrabili. Qua e là delle luci squarciano quello che sembra un nero ancestrale, assoluto. Centinaia di persone sono ammassate intorno ad un muro, alcune sono in acqua, gridano qualcosa. Al centro c’è un muro, al centro del muro una ruota, delle mani la toccano, forse è una reliquia. Potrebbe essere un rituale religioso quello a cui stiamo assistendo oppure una scena di un film di M. Night Shyamalan. A un certo punto però spunta una palla, tenuta in alto da due braccia forti che la sbattono contro la ruota mentre le persone intorno scandiscono i colpi con le loro grida: one, two, three. Poi l’esultanza, perché la verità è che c’è appena stato un gol. https://youtu.be/Ma3X_drsho8 Ogni anno ad Ashbourne, in Inghilterra, si gioca una partita di calcio lunga due giorni che coinvolge tutto il paese dal nome Royal Shrovetide Football. In realtà non c’è quasi niente del calcio, se non il nome. L’abbinamento più immediato è con il rugby, per via delle grandi mischie che la caratterizzano, tuttavia l’assenza di regole precise e i movimenti convulsi dei partecipanti lo fanno somigliare più che altro ad una specie di pogo malriuscito.La storiaLe origini del Royal Shrovetide Football si perdono nel tempo. A causa di un incendio che distrusse gli archivi di Ashbourne nel 1890 l’esatta nascita di questa tradizione nella piccola cittadina del Derbyshire è sconosciuta. La prima partita di cui abbiamo notizia è quella del 1667, mentre la prima citazione è del 1683, quando Charles Cotton ne scrisse in un poema chiamato Burlesque upon the Great Frost. Quale sia l’antenato di questa forma brutale di sport è difficile da stabilire. Sono molte le versioni riguardo l’origine del gioco in sé, ovvero l’idea di un mucchio di persone che si contendono una palla, la più popolare è anche la più macabra: deriverebbe dall’usanza dei boia di lanciare la testa del condannato alla folla a seguito di un’esecuzione capitale. Il concetto di “giochi con la palla” è comunque presente in Inghilterra almeno dal primo Medioevo e il chierico William Fitzstephen racconta di una partita giocata a Londra nei giorni di Carnevale intorno all’anno 1174. È quello che gli storici chiamano mob football, una versione ancestrale del calcio disputata praticamente senza regole, con un numero imprecisato di giocatori e con interi villaggi a fare da campo da gioco. Da queste partite nascono i primi codici di quello che poi diventerà il calcio moderno, nato proprio in Inghilterra, e che come sappiamo si svilupperà in maniera molto diversa. Tuttavia delle forme tradizionali di calcio medievale sono rimaste vive e il Royal Shrovetide Football ne è oggi una delle più conosciute e fedeli all’originale.L’edizione 2020 è stata disputata tra il 25 e il 26 febbraio, appena prima che la pandemia di coronavirus fermasse tutti gli eventi. Nella storia moderna questa tradizione si è interrotta solo per due volte, nel 1968 e nel 2001, in entrambi i casi per un’epidemia di una malattia che si poteva trasmettere attraverso le mani. Neanche la guerra ha fermato il Royal Shrovetide Football, anzi ci sono testimonianze di una partita giocata durante la Prima Guerra Mondiale in Francia: il 7 marzo 1916 il Reggimento 1/6 del Battaglione degli Sherwood Foresters composto principalmente da abitanti del paese giocò una partita mentre era di stanza nel villaggio di Invergny. In città c'è già preoccupazione per l'edizione che dovrebbe disputarsi tra il 16 e il 17 febbraio del 2021, ma su cui l'ombra di questa pandemia si estende minacciosa.Le regoleLa partita viene disputata nei giorni di martedì grasso e mercoledì delle ceneri dalle 14 alle 22 (il termine “Shrovetide” sta ad indicare gli ultimi 3 giorni del Carnevale). Se un gol viene segnato prima delle 17:30 una nuova palla viene messa in gioco, se viene segnato dopo, la partita si interrompe e si va tutti a bere. La palla da gioco è più grande e pesante di un pallone da calcio, chi ha avuto la fortuna di afferrarla la descrive più simile ad una palla medica (quando è bagnata può arrivare a pesare fino a 10 chili), ed è cucita con tre pezzi di pelle di mucca, riempita di sughero per galleggiare meglio. Solitamente viene decorata con dipinti a mano che richiamano il turner-up di quell’edizione, ovvero la persona scelta per dare inizio alla partita. Questa può essere calciata, trasportata con le mani, lanciata, ma spesso tutto si riduce ad una gigantesca mischia a cui le due fazioni provano a dare l’indirizzo che preferiscono. Una volta segnato un gol, la palla viene ridipinta con il nome e il design scelto dal marcatore, che può tenerla. Per un abitante di Ashbourne averne una a casa è un grandissimo onore.

Christopher Furlong/Getty ImagesLe squadre vengono composte per appartenenza: chi è nato a nord del fiume Henmore - che taglia in due il centro di Ashbourne ed è parte fondamentale della partita - gioca per gli Up’ards, chi a sud per i Down’ards. Questa divisione lo rende un derby per definizione, dato che tutti gli abitanti dalla nascita fanno parte di una delle due fazioni, in un legame più simile a quello delle contrade del Palio che non al tifo sportivo. Ancora oggi ci sono nuclei familiari che rappresentano ognuna delle due squadre da secoli, cognomi rimasti nella storia del gioco. I membri della famiglia Sowter, una delle più conosciute, hanno segnato almeno 21 volte per i Down’ards, in due occasioni addirittura delle doppiette. Doris Sowter fu la prima donna a segnare un gol, nel 1943, mentre in una storica edizione del 1972 Douglas Sowter segnò anche per gli avversari, voleva così tanto portarsi il pallone a casa che avendo visto l’opportunità di sbattere il pallone contro la macina non se la fece sfuggire. Secondo i racconti degli abitanti di Ashbourne, diversi membri della sua famiglia non gli rivolsero la parola per decenni. Uno dei motivi per cui il Royal Shrovetide Football è molto conosciuto è perché “l’unica regola è che non si può uccidere” come viene presentato in molti articoli e video celebrativi, tuttavia come sottolineato dagli agenti di polizia che pattugliano le strade nelle due giornate di gioco sono presenti diverse altre regole:

  • La palla non può essere trasportata su veicoli a motore;
  • La palla non può essere nascosta in sacche, zaini o cappotti particolarmente larghi;
  • La palla non può essere portata all’interno di cimiteri, sagrati di chiese e giardini memoriali;
  • La proprietà privata deve essere rispettata;
  • Per segnare un gol la palla deve toccare per tre volte l’area di porta;
  • Non si può giocare dopo le 22.

Il campo da gioco Le due porte si trovano a 4,8 chilometri di distanza l’una dall’altra, adagiate lungo il fiume Henmore. Non sono porte fatte di due pali e una rete, ma sono resti delle macine di due mulini ormai demoliti, Sturston Mill e Clifton Mill. La loro posizione è quindi lungo l’argine del fiume con tutti i problemi realizzativi che ne consegue. Il punto in cui la partita ha inizio non è cambiato nel corso dei secoli, al contrario della città intorno. Oggi si trova all’interno di un parcheggio dal nome Shaw Croft situato nel centro di Ashbourne. Qui si riuniscono i partecipanti in attesa che alle 14 il Turner-up da un piccolo palco in pietra dia il via alla partita.

Il campo da gioco non è delimitato, così come il numero di partecipanti. Durante i due giorni della partita, i negozi in città sono chiusi e delle assi di legno vengono montate per proteggere le vetrine, mentre a tutti viene chiesto di parcheggiare le loro auto fuori dai confini cittadini o in luoghi riparati per evitare che la mischia finisca per distruggerle. Il gioco comunque non si svolge solo all’interno delle strade, ma si allarga a tutta la zona circostante fatta di boschi, campi coltivati, dirupi, colline, ma soprattutto molto fango.A svolgere un ruolo importante è il fiume Henmore. Alcune partite si svolgono quasi interamente nel fiume, tanto da prendere il nome di “river play”. Dopotutto l’Henmore è il collegamento più diretto tra le due porte e funge anche da perfetta scrematura tra chi vuole solo provare a toccare il pallone e chi questa partita vuole davvero vincerla, tanto da buttarsi completamente vestito in un fiume con una temperatura esterna tutt’altro che mite.

OLI SCARFF/AFP via Getty ImagesIl calcio d’inizio è preceduto da un pranzo al Green Man & Black's Head Royal Hotel, durante il quale i 500 partecipanti si passano il pallone tra loro e tengono dei discorsi d’incitamento. Alla fine del pasto viene cantata la Shrovetide Song, l’inno di questa sfida che fu scritto nel 1891 per raccogliere fondi per pagare le multe di chi giocava in strada, quando ancora il gioco non era stato istituzionalizzato come oggi. Il ritornello recita “È un gioco glorioso, nessuno può negarlo / Prova il coraggio di un inglese”. Poi tutti si riversano in strada e si recano al Shaw Croft Parking.Prima dell’inizio in strada tutti i partecipanti cantano Auld Lang Syne seguita da God Save the Queen. Poi arriva il turning-up il momento in cui dall’alto la palla viene lanciata nella folla. https://youtu.be/-ns9znrOHuE La tattica, i ruoli, gli schemi Quello che accade dopo può apparire puro caos, ma non è così. Gli abitanti di Ashbourne iniziano ad allenarsi mesi prima della sfida, lavorando sulle proprie capacità fisiche e sulle strategie da adottare per vincere. Perché se è vero che tutti possono partecipare, anche voi, all’interno delle due squadre ci sono dei ruoli stabiliti per chi poi il gioco lo farà andare avanti. Il giorno della partita questi giocatori si riuniscono nelle rispettive roccaforti - due pub - e discutono gli ultimi dettagli. Sono momenti di grande tensione rotti da discorsi enfatici tenuti dai capitani. «In questi due giorni siamo una banda di fratelli. Potremmo non avere i numeri, ma abbiamo il cuore» queste le parole del capitano dei Down’ards Brendan Harwood nel 2016. Secondo la loro conta gli avversari sarebbero stati più numerosi, addirittura 300 contro 100, ma «Li distruggeremo nei parcheggi, li distruggeremo attraverso i campi e li distruggeremo nei fiumi». Quell’edizione gli Up’ards erano passati in vantaggio il primo giorno, ma in qualche modo i Down’ards avevano strappato un pareggio nel secondo giorno di gioco.Insomma come si dispongono i giocatori che contano? La maggioranza compone la mischia, l’elemento cardine della partita, chiamata comunemente the hug, l’abbraccio. Sono i giocatori più esperti e forti, induriti da anni di mischie caotiche. A questa massa indistinta spetta il compito di contendersi il pallone per lunghi tratti della giornata, avviluppandolo in un enorme abbraccio e provando a spostarlo lungo le strade e i terreni del paese. La mischia può spostare il pallone per chilometri, è una parte imprescindibile del Royal Shrovetide Football e può richiedere grandi sacrifici. Non è raro vedere padri di famiglia arrampicarsi sopra la folla per provare a colpire il pallone - o la testa di qualcuno - con un pugno, per cambiare lo stato delle cose. Per quanto le immagini mostrino la brutalità di questi momenti, nella storia recente del gioco - tra diverse concussioni e qualche osso rotto - c’è stata solo una morte, dovuta ad un arresto cardiaco. Esiste ad esempio un metodo ben preciso per aiutare chi dovesse cadere a terra durante la mischia, per impedirgli di rimanere schiacciato.

Gareth Copley/Getty ImagesAll’esterno di questo nucleo ben saldo si trovano quelli che possiamo definire gli spettatori. Sono i curiosi, i turisti, quelli non abbastanza decisi da mettersi in gioco, ma speranzosi di poter intervenire nel gioco colpendo il pallone senza rischiare l’osso del collo. C’è un detto tra gli abitanti di Ashbourne: «Martedì è per i turisti, mercoledì è per noi», per sottolineare la differenza tra chi gioca per vincere e chi per curiosare in una giornata libera.In questo nucleo si trovano anche gli abitanti di Ashbourne che hanno ruoli di supporto. Ragazzi che tengono d'occhio il pallone, figli che incitano i padri, le mogli, le fidanzate, le madri dei giocatori, pronte con rifornimenti, solitamente whiskey e cioccolata. Tuttavia non è impossibile trovare donne nella mischia, anche se per tradizione rimane un gioco prettamente maschile (dopotutto è un gioco con connotazioni fortemente medievali). C’è poi una piccola batteria di uomini scelti che si posiziona lungo i lati, lontana dal centro. Il loro compito è quello di raccogliere il pallone nel momento in cui esplode fuori dalla mischia per provare a condurlo il più possibile verso la porta. Sono chiamati “runners” e le loro corse con il pallone sono “break” che permettono ad una squadra di guadagnare terreno e spostare il gioco in una zona favorevole. Vengono scelti tra le persone più in forma tra gli Up’ards e Down’ards. I loro allenamenti sono molto duri e specifici, prevedono ripetute in collina - in salita e in discesa - scatti tra i lampioni della città e sprint con palla medica. Si allenano tutto l’anno per arrivare preparati alla partita e il loro lavoro può essere decisivo per la vittoria della propria squadra, tuttavia è anche possibile, probabile, che anche loro non tocchino il pallone per tutte le 16 ore di gioco, ma si massacrino di scatti e corse a vuoto.

Regan/Getty ImagesCi sono anche giocatori specializzati nelle fasi che si svolgono nel fiume, chi si occupa di tenere i collegamenti tra i vari giocatori sparsi per la città, chi protegge alcune determinate zone ritenute fondamentali. Seguire il pallone è infatti fondamentale e in uno spazio così vasto è facile perderlo di vista. Grazie alle nuove tecnologie oggi è più facile per le due squadre essere preparati, non farsi prendere di sorpresa. Esiste anche un account Twitter che segue live la partita aggiornando sulla posizione del pallone su Google Maps. https://twitter.com/ShrovetideLive/status/1232775292646760449 Fare golPuò sembrare facile segnare in una porta senza portiere, in uno spazio infinito dove il pallone può essere trasportato con le mani e si può sgusciare tra le recinzioni, i giardini e le case, ma è l’esatto contrario. Il Royal Shrovetide Football è uno sport a basso punteggio e negli ultimi 15 anni solo una volta sono stati segnati più di due gol. Per questo chi fa gol è un eroe. Iscrivere il proprio nome tra i marcatori è il sogno di tutti, una promessa di eternità. Dopotutto equivale a segnare per la propria squadra del cuore nella partita più importante dell’anno. Nell'ultima edizione Craig Frith, un ingegnere civile, ha pareggiato il gol degli Up'ards arrivando a Clifton alle 21:49 del mercoledì delle ceneri, undici minuti prima della fine delle 16 ore di gioco. Il pallone era scomparso nella notte scivolando in un fosso pieno di siepi mentre era in controllo degli Up'ards, poi qualcuno l'aveva battuto nel fiume ed erano successe altre cose che nessuno era stato in grado di spiegare. A fare la corsa decisiva era stato Sascha Cinavas, ma non essendo un runner ha dovuto lasciare l'onore a Frith. Ancora di più con la notte è difficile ricostruire cosa accade. Il racconto delle azioni che portano al gol viene direttamente dai giocatori, come nelle antiche tradizioni. In questo video si vede un turista chiedere informazioni sull’evento e una ragazza come prima cosa esclamare orgogliosa «Mio padre ha segnato nel 2003». Sul Derbyshire Live i racconti dei gol assumono toni epici, come in questo gol del 2019 in cui un ragazzo di 13 anni nascondendo il pallone tra le gambe ha permesso al suo vecchio professore di geografia di raccoglierlo ed effettuare una corsa solitaria fino alla porta.Tutti possono segnare un gol, ma storicamente riesce solo agli abitanti di Ashbourne, proprio perché non ci si improvvisa giocatori. Ad assurgere ad eroi possono essere i runner, oppure quando ad andare in gol è la mischia, chi colpirà per tre volte la macina viene scelto lungo la strada, estraendo da una lista segreta di abitanti di Ashbourne meritevoli. Dopo il gol, l’autore viene portato a spalla al Green Man, in attesa che il gol venga ufficializzato.

Christopher Furlong/Getty Images Per gli abitanti di Ashbourne il Royal Shrovetide Football è «più importante del Natale», una frase che ripetono in molti. In quei giorni le famiglie si riuniscono, chi è partito torna a casa. In tre giorni i pub vendono il quantitativo di birre che solitamente smaltiscono in diverse settimane. Nella rivalità il paese si riunisce, i vecchi amici si ritrovano. Visto da qui sembra un rituale assurdo, due giorni passati tra fango, ghiaccio e acqua ad inseguire un pallone con il rischio di farsi male o, ancora peggio, pareggiare.Eppure chi ha mai fatto parte di una squadra, di una contrada, di una competizione che passa dai nostri antenati fino a noi lo sa. Alcuni legami sono più forti del buon senso, alcune tradizioni vanno oltre i comportamenti tenuti negli altri 363 giorni. Spesso questi momenti sono veicolati dallo sport, anche in forme antiche e brutali come il Royal Shrovetide Football. Il motivo preciso non saprei spiegarlo, ma vedere gli abitanti di Ashbourne il martedì grasso e il mercoledì delle ceneri aiuta a farsi un’idea.

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