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Lo spogliatoio: quinta puntata
05 giu 2014
Diario dell'esperienza del calciotto a Roma. In questa puntata: avversari antipatici ma non rissosi, lo zero in classifica, la iena e il pensatore, i limiti del 4-2-1 e la voglia di sfasciare cose.
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Sconfitta 1-2 (fine primo tempo 1-0).

Lunedì ore 22, tempo sereno e caldo. Tor di Quinto.

FRANCESCO

Dopo la seconda partita saltata all’improvviso la caviglia ha cominciato a sgonfiarsi, come un figlio dispettoso che ha ottenuto soddisfazione, o una fidanzata a cui passa il mal di pancia appena ti metti in macchina per tornare a casa dalla festa. Sono arrivato al campo pensando di giocare qualche minuto, mi sono riscaldato coscienziosamente nel campo di calcetto vuoto, con gli altri, e alla fine il problema in campo è stato il fiato, perso per inattività, e non la caviglia. Alle Finali NBA Tony Parker dei San Antonio Spurs combatte lo stesso problema e mi sento apparentato per questa sventura comune. Ne ho parlato a bordo campo con DV, giornalista di basket, che è venuto a vederci, di passaggio a Roma, perché legge Lo spogliatoio. La sua presenza e quella di GG, un lettore convocato dalla sezione commenti di Ultimo Uomo, hanno costruito un senso di realtà intorno al nostro torneo velleitario: una gioia che poi a casa, parlando con la mia fidanzata, non sono riuscito a raccontare.

DANIELE

Grandi presupposti. JJ era al mare a Terracina ed è venuto a giocare lo stesso. Si è fatto la doccia e poi ha guidato di nuovo fino a Terracina. TL è appena tornato da un viaggio, è venuto al campo dal lavoro in bicicletta. Sembra molto in forma dall'inizio e il gesto tecnico più bello della partita è un suo controllo al volo nella nostra area piena di gente dopo che gli avversari hanno battuto un calcio d'angolo lungo. GG, reclutato grazie all'annuncio di Francesco della settimana scorsa, non ha venticinque anni ma è in forma e sembra una brava persona, ha la barba curata e si capisce che ha giocato dalla maglia della salute con lo sponsor che indossa sotto a un t-shirt nera rimediata. LD è alla prima partita di questo torneo e ci sono giocatori che non ha mai visto: è il nostro unico venticinquenne e adesso che ha imparato a passare la palla è divertente giocare con lui. Francesco non è sicuro di aver recuperato e si alterna con LA, un altro attaccante di ruolo, del nostro giro largo di convocabili. In porta c'è JL, dieci anni fa abbiamo giocato insieme in Prima Categoria e indossa la maglia del Real Madrid col numero 7 di Raúl. Nel secondo tempo farà un assist per Francesco calciando rasoterra dalla sua area a quella avversaria.

FRANCESCO

C’era qualche coglione fra gli avversari: un paio di proteste di troppo, e a un certo punto uno che mi marcava mi ha incastrato il braccio col braccio e io, col fiatone, rischiando la crisi respiratoria che mi viene quando sono nervoso e fatico al tempo stesso, ho cominciato tutto un mio programma intimidatorio. Quando il nostro portiere rinviava, approfittando della mia maggiore stazza e altezza, ho cominciato a cercare la posizione in attacco camminando come se l’avversario, che mi stava addosso, non esistesse: come in uno sparatutto rudimentale di quindici anni fa, poco organizzato nella gestione del 3D, tentavo di attraversare il nemico, calpestandone i piedi come per caso, non dandogli un pestone, semplicemente trovandomi il collo del suo piede sul tragitto del mio tallone. Ho fatto lo stesso con spalle e gomiti, cercando di essere il più possibile naturale. Questi avversari erano antipatici ma non molto rissosi, e credo che l’aspetto dadaista della nostra violenza spesso impedisca a chi la subisce di trasformare il discorso in una rissa vera.

DANIELE

AL ha saltato la sua prima partita del torneo: domani porta il figlio a casa per la prima volta e stasera resta vicino alla compagna. Ne ha saltate pochissime da quando giochiamo insieme, anche quando a calcetto ci presentavamo in dieci al torneo e AL aveva un minutaggio bassissimo perché era nuovo della squadra. Del figlio non sa ancora niente, non sa quanto dorme, non sa quanto mangia. Sa che le infermiere lo chiamano "Il Pensatore" perché sta sempre con una mano sulla sua guancia. La bambina nella culla accanto a lui invece è "La Iena".

Sempre nessuna notizia di FC, il capitano, al posto suo ho fatto io a testa e croce con il capitano avversario. LC lavora di nuovo.

FRANCESCO

Ho sbagliato tre gol, tirando sempre a lato o alto, e di poco. Ero molto felice di poter finalmente giocare, ed ero orgoglioso di farlo davanti all’ospite a bordocampo. Poi in macchina con Daniele gli ricordavo di quando anni fa si arrabbiava coi compagni perché non erano interessati all’aspetto narrativo (e seriale) del calcio giocato e quindi non vivevano con intensità il discorso sulla nostra mezza classifica e su progressi e regressi individuali. Ora io e lui viviamo queste sconfitte con una trepidazione ideale, sempre cercata e mai ottenuta in anni in cui peraltro riuscivamo a vincere qualche partita. Ora, raggiunta la mediocrità assoluta ma pure una serenità completa e mai ambigua sul nostro amore per la vita calcistica, viviamo le nostre sconfitte con la gioia con cui un novantenne fruga l’aria di primavera con le narici rugose.

DANIELE

Finalmente degli avversari antipatici che posso sentirmi libero di offendere. Ogni volta che mi danno del cinquantenne mi rendo conto che una parte di me pensa di avere ancora la loro età.

FRANCESCO

GDA in sola copertura è fenomenale. L’ho insultato in spogliatoio dicendo che non abbiamo bisogno delle sue incursioni in attacco, e che è molto più interessante in fase di interdizione. Provo un piacere enorme quando lo insulto: è un caro ragazzo alto e malato di fica, con la risata a bocca rettangolare da cartone giapponese. Io parlo parlo, ma ho sbagliato tanto, contro due centrali di difesa distratti e deboli, che mi hanno fatto sfilare tre volte sempre nello stesso modo, lasciandomi solo davanti al portiere. Non ho segnato perché quando arrivo in quelle situazioni e ho il fiato corto non riesco a pensare; in più, la stagione dei crolli con crisi respiratoria, cominciata nell’inverno del 2012, mantiene una presa sulla mia immaginazione calcistica, mi impedisce di pensare la porta, di vedere come posso segnare.

DANIELE

Un tizio basso che si credeva più forte di quello che era in realtà (sulla fascia ha puntato GDA in continuazione e GDA lo ha sempre fermato) si è preso una ginocchiata sulla parte bassa della schiena (ero stanco). Quando sono andato a chiedergli scusa mi ha dato del coglione. Sono rimasto vicino a lui che stava per terra, gli ho messo le punte delle scarpe sotto il corpo e ho pensato a come avrei dovuto reagire. Pochi giorni fa ho litigato con la mia ragazza mentre eravamo a una mostra, sono tornato a casa e ho rotto delle cose per fargliele trovare rotte quando sarebbe tornata; ho parlato con Francesco che è un grande esperto in materia e mi ha spiegato che se riesci a trattenerti sul momento allora quella che segue non è più violenza. Qui stava per succedere la stessa cosa. Mi sentivo come se stessi impersonando un personaggio di Shakespeare, uno di quei tizi nella prima scena di Romeo e Giulietta che si sfidano a duello perché uno di loro si morde il pollice mentre si incrociano in una piazza di Verona. Mi sentivo come se avessi un pubblico. Alla fine, anche se quello continuava ad offendermi, ho aspettato che si alzasse, l'ho preso per un braccio e gli ho detto “Oh. Mi dispiace”.

FRANCESCO

Un tempo se non segnavo sei gol in una partita di calcetto quasi mi vergognavo a dirlo con la donna che mi aspettava a casa. Ora non racconto sempre com’è andata precisamente, a volte sì a volte no, ma sono quasi sempre felice. Stavolta ero soddisfatto di essermi trovato davanti al portiere, di aver visto quella porta, che a volte è così lontana, almeno a calciotto, almeno per me.

DANIELE

Dopo il diario della settimana scorsa mi sono offeso con Francesco perché dopo che mi ero dato del coglione da solo aveva scritto tre righe in cui mi dava del coglione anche lui. In realtà avevo scritto una cosa auto-indulgente, dandomi del coglione stavo negando la possibilità che qualcun altro pensasse per motivi suoi che ero un coglione. Giocando con questa consapevolezza ero più libero e ho provato più cose, e credo di aver fatto la mia miglior partita fin qui. Non mi sono neanche sentito in dovere di calciare le punizioni.

FRANCESCO

A fine partita mi è tornata la voglia di sfasciare cose. Ho preso le chiavi dello spogliatoio per aprirlo, ho girato la chiave e l’ho buttata fuori, dove cominciava il prato. A quel punto mi sono accorto che la porta era stata chiusa a due mandate e ora la chiave, col suo piccolo portachiavi piatto, era persa nell’erba, nell’oscurità. Mi è venuto da ridere e ridendo mi sono accasciato sul prato, incapace di cercare, e sono rimasto con la nuca contro l’erba fresca, finché non ho sentito aprirsi la porta: non so chi l’abbia trovata. Questa volta non ho comprato la birra: ho mentito dicendo che il problema era il supermercato chiuso lunedì 2 giugno, ma è solo che ho avuto un brutto weekend di litigi e mi sono dimenticato. Anche per quello avevo voglia di sfasciare. Sono riuscito solamente a lanciare lontano, su quello stesso rettangolo d’erba vera di fronte agli spogliatoi, quattro borracce di plastica con tutto il portaborracce.

DANIELE

Ancora una volta, come nelle ultime tre partite, passiamo in vantaggio. Poi caliamo nel secondo tempo e perdiamo 2-1. L'organizzatore al telefono mi fa: “Se posso dirti, secondo me avete un problema di forma fisica”. Però avremmo potuto fare anche più di un gol, sia Francesco che LA hanno avuto le loro occasioni. TL e LD a centrocampo formavano una bella coppia: TL che ha bisogno di contrasti e lunghe corse faticose e LD il cui gioco fondamentalmente consiste nel passare attraverso gli avversari senza farsi sfiorare. JJ era venuto da Terracina per giocare una partita priva di sbavature, impettito e silenzioso, sempre sulla schiena del centravanti come fosse stato la sua croce. Anche CF era partito benissimo al centro della difesa e quando ha giocato a centrocampo dava equilibrio alla spinta di TL o LD; i terzini, GDA e GG erano fisicamente superiori ai loro avversari. Il secondo tempo sembravamo persino più freschi. Abbiamo perso per un autogol sfortunato (CF) e un rigore evitabile (GG su un avversario che stava uscendo dall'area spalle alle porta).

E credo di aver visto i limiti del 4-2-1: da una parte accorcia le distanze, il che significa che corriamo tutti meno e che i passaggi sono più facili da fare e da ricevere; dall'altra, però, con il baricentro basso (il 4-2-1 lascia liberi i terzini avversari in fase di impostazione ed è impossibile fare pressing alto) si allunga la distanza da percorrere per arrivare fino alla porta avversaria. Non eravamo noi deboli fisicamente, era il modulo a richiedere molte energie. Potevamo vincere.

FRANCESCO

Non aver vinto questa quinta partita ci fa intravedere la possibilità dello zero in classifica. Quest’idea di scrivere il diario del torneo prende un aspetto caricaturale: l’anno che nemmeno pareggiammo. Ma in realtà era nata con l’intento sobrio e la curiosità di vedere come poteva essere il racconto di una vittoria, quello di un pareggio, e anche della sconfitta. Abbiamo raccontato solo come si perde. Ci fosse stato Stefanino avremmo vinto.

DANIELE

La sera a casa ho il rimpianto di non aver fatto giocare la squadra con il 4-1-2 nel secondo tempo, considerato anche che avevamo due vere punte. Mancano due partite del girone. Poi almeno una partita della fase ad eliminazione diretta. Spero che la storia che vi stiamo raccontando possa avere un riscatto finale. Un mio limite sta nel fatto che non potrei scrivere né giocare se non avessi questa speranza.

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