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Lo spogliatoio: terza puntata
22 mag 2014
Diario dell'esperienza del calciotto a Roma. In questa puntata: la scusa della motosega, come guarire da una storta, il crollo di cinque minuti e la voglia di rinascere in una scuola calcio.
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Sconfitta 3-4 (fine primo tempo 2-1).

Lunedì ore 21, non fa più freddo neanche quando sei sudato a fine partita, Tor di Quinto.

DANIELE

La mattina della partita, di nuovo, ne mancavano due. FC ha la febbre, ED non può, Francesco non gioca per la storta di lunedì scorso, LB non risponde più ai messaggi che gli scrivo.

LD, l'unico sotto i trent'anni in rosa, ha un altro torneo. È il fratello minore di uno della mia età che non gioca più per colpa della pubalgia, all'inizio credo sia venuto a una partita in cui c'era anche il fratello, poi c'è stato questo effetto tipo tela di ragno. Non viene a giocare da due mesi per lavoro, stasera poteva ma ha questa cosa del secondo torneo. Lavora come tecnico del suono in dei locali, se ho capito bene. Ci siamo fatti una chiacchierata dopo una partita tempo fa ma con molti della squadra ci parlo solo al campo.

“Ma come un altro torneo, giochiamo insieme da tre anni.”

“Lo so, ma ti avevo detto che avrei voluto fare anche quest'altro torneo con questi altri miei amici.”

“Ho capito ma se si gioca lo stesso giorno.”

“Appunto pensavo si giocasse in giorni diversi. Ti avevo anche detto che avrei fatto questo torneo, per cui adesso mi sembra corretto.”

“La correttezza non c'entra. Perché giochi con noi da tre anni. Allora dimmi che preferisci giocare con loro, non c'è problema, non ce l'ho con te, capisco che ti diverti di più con loro che hanno la tua età.”

“Ma non è così...”

Dopo questa scenata di gelosia ho un altro sbrocco con LC che scrive di pomeriggio sul gruppo Facebook della squadra che non può venire. Anche lui non viene da un po', lavora su set pubblicitari e nel week end mi ha mandato una foto sua con vicino Adriana Lima struccata. Ma questa settimana non lavora.

“Ma come non puoi venire? Lo scrivi a quest'ora? Ti ho mandato un messaggio non mi hai neanc...”

“Daniele.”

“No, no, non puoi dircelo a quest'ora, è assurdo, siamo...”

“Daniele, Daniele.”

“Daniele che, che è successo stavolta?”

“Daniele il padre della mia ragazza si è tagliato un dito e...”

“E tu a che gli servi, scusa? Gli devi tenere il cerotto sulla ferita?”

“Daniele si è tagliato un dito con la motosega. Stasera lo operano e io devo stare con lei.”

FRANCESCO

Durante la settimana la caviglia non è migliorata. Il motivo è che il primo giorno non era molto gonfia, allora ho pensato non richiedesse attenzioni. Arrivato al campo CF mi ha spiegato un po’ di tecniche per recuperare la forma e ho capito che mi era successa una cosa importante, che richiede attenzione. In un PDF che mi ha spedito dopo la nostra conversazione ho scoperto che il modo migliore per guarire è fare due volte al giorno esercizi semplici col piede dopo aver sciolto il gonfiore della caviglia mettendola sotto l’acqua calda per un minuto, poi sotto la fredda un altro minuto, continuando ad alternarle in tutto tre volte per poi finire al settimo minuto con l’acqua calda. Bisogna poi massaggiare la caviglia in direzione del cuore, in modo che il gonfiore si sciolga nel sangue, si rimetta in circolo. Poi ci si applica l’arnica e infine si cominciano gli esercizi.

DANIELE

All'andata siamo in cinque nella macchina di AL. Ci vediamo sotto casa mia, TL viene dalla banca in bici, GB raccattato all'ultimo abita a due passi. Il quinto è Stefanino, un trequartista leggero e tecnico amico di AL che avremmo voluto con noi dall'inizio ma è appena tornato da un mese di crociera in Polinesia in cui faceva lo skipper.

Sulla strada per il campo, sul Lungotevere altezza Parioli, incontriamo MB che fa jogging. Andava al Tasso, liceo di sinistra molto borghese, e adesso fa il regista; scendo dalla macchina un pezzo dopo averlo visto, gli corro dietro e lo chiamo, non mi sente perché ha gli auricolari, a un certo punto penso di lasciar perdere, poi lo raggiungo e gli dico: “Dai vieni, siamo otto contati sei già sudato”. “Non posso, ho la cena di mio nonno.” Poi si corregge: “Di mio cugino”.

FRANCESCO

A bordo campo scopro di non saper incitare la squadra. Mi sento come a scuola, quando non avevo amici e parlavo imitando le persone inserite, ma con un tono tutto sbagliato, in cui la erre moscia si sente troppo. Ciò nonostante, è bello vedere i compagni giocare. Oggi la squadra è più solida grazie a GB, che noi chiamiamo JJ. Con la difesa a 4, di cui mi accorgo a metà del primo tempo, all’improvviso, mentre pensavo fosse solo indisciplina tattica di GDA, riusciamo a paralizzare gli avversari per i primi venticinque minuti. Al posto mio gioca Stefanino, che è la metà di me e sembra incapace di andare a caccia del pallone in territori che io considero fuori dal campo effettivo, come ad esempio in fondo a destra. Si trova molto bene con TL, che è tornato dopo l’assenza dell’altra partita e che ha uno stile cupo e sorridente molto adatto alla nostra squadra. TL gioca con frustrazione: se salta due uomini a centrocampo sembra uno che sta passando a testa bassa per dei rovi. Ieri non ha litigato con nessuno. Va detto che è la terza squadra su tre in cui non ci sono teste di cazzo parioline e non ci sono quindi gli accenti finto coatti imitati da Romanzo Criminale. Forse i ragazzetti così non si iscrivono al torneo estivo perché fanno i weekend lunghi al Circeo.

DANIELE

Per una volta sono fiero di aver azzeccato la disposizione tattica. Avendo due buoni centrali di difesa a disposizione (AL e GB), per non metterne neanche uno fuori posizione, abbiamo scelto il 4-2-1 che ci permetteva anche di giocare con due mediani (TL e CF). Io sul lato destro restavo vicino alla difesa e impostavo, mentre GDA a sinistra spingeva quasi ad ogni azione. Abbiamo giocato lasciando la palla a loro e difendendo con due linee strette, ma con Stefanino davanti, TL che si sganciava spesso dal centrocampo (con la copertura di CF che, mi sembra, ha alzato il livello rispetto alle scorse settimane) e GDA che accompagnava, si formavano belle transizioni offensive e passavamo in corsa dal 4-2-1 a una specie di 3-1-3 asimmetrico.

FRANCESCO

GDA gioca dietro a sinistra, ma è convinto di essere un’ala. Si scopre troppo. Ha i pantaloncini cortissimi, che denunciano due diverse appartenenze: è ex giocatore di pallavolo da serie B2, se non ricordo male; ed è un letterato, insegna a Rebibbia, sarà – non gliel’ho mai chiesto – uno di quelli che leggono i libri su Socrates. Lo dico per i pantaloncini stretti e per il dribbling da lettore di romanzi, tutto scoordinato, a volte efficace, ma assolutamente biasimabile, soprattutto visto da bordocampo, se lo fai per una squadra che ha problemi di fiato, di età, di capacità, e la esponi continuamente a dei contropiede con le tue palle perse. GDA è molto simpatico. E alcune sue volate da ala hanno portato a un gol dall’aria inevitabile, che ci ha messi in vantaggio 2-1 dopo il primo su punizione di TL.

DANIELE

Al centro dell'attacco avversario giocava un tipo sovrappeso anche se giovane, così sovrappeso e così forte che per me disprezzarlo e rispettarlo erano la stessa cosa. Lo avevamo visto giocare una settimana in cui la sua squadra giocava prima di noi. Stoppava lanci di cinquanta metri sulla mattonella, proteggeva palla con la stazza e tirava di collo destro con una precisione e una forza impressionanti. GB (con AL libero di assorbire gli inserimenti o raddoppiare) non gli ha lasciato un pallone giocabile per tutto il primo tempo, anticipandolo senza lasciarsi spostare o intervenendo sul secondo controllo.

FRANCESCO

Guardo la partita facendo i primi esercizi di riabilitazione in piedi e seduto in panchina; li ho trovati su un filmato di YouTube. Alle mie spalle, una squadra che gioca dopo di noi si riscalda oltre la rete; quando il pallone finisce in campo e mi devono chiedere di restituirglielo, i ragazzini mi danno tutti del lei.

DANIELE

A fine primo tempo siamo in vantaggio 2-1, siamo andati due volte in vantaggio noi e avremmo potuto segnare almeno altri due gol. È la prima volta in cui vedo nelle facce e nel gioco degli avversari l'impotenza.

Perdo tempo. Faccio battere lentamente al portiere e insceno una pantomima per cui lui fa finta di chiamare me alla battuta e io arrivo lentamente, gli avversari protestano e io mi metto a rispondere così perdo altro tempo.

FRANCESCO

Dopo due tentativi di GDA di fuga con dribbling sulla fascia, capisco che la squadra sta perdendo la concentrazione. Poi si dirà che è stato un calo fisico, ma la nostra capacità di rimanere compatti quando siamo in vantaggio è sconfortante. I tre gol subiti che ci portano sotto arrivano così vicini l’uno all’altro che dopo, nello spogliatoio, mi renderò conto di non averne alcun ricordo, e ascolterò affascinato il resoconto dei compagni, che vedono in quel crollo di cinque minuti, che ci ha fatto perdere una partita evidentemente nostra, una serie di eventi distinti e perfino di “episodi”. Da fuori, e dai miei occhi inesperti, ho visto solo un crollo mentale. È anche vero che non avevamo cambi.

DANIELE

A metà del secondo tempo causo una punizione a due in area alzando troppo la gamba su un pallone lungo su cui un avversario stava andando di testa. Ho preso la palla ma lui è caduto tenendosi la faccia, forse spaventato, e CF dopo mi ha detto: “Era proprio un fallo brutto. Scoordinato”. Per la punizione a due, ovviamente la calcia il tizio sovrappeso, ci mettiamo tutti sulla linea di porta. Qualcuno dice “Non saltate!”, io sono il più interno e corro verso il tipo sovrappeso. Penso che con il suo destro io mirerei all'incrocio e arrivato a due passi da lui salto. Lui, genio, tira di punta anche abbastanza piano, la palla passa sotto di me ed entra in porta. 2-2.

CF va per battere la ripresa a centrocampo ma poi cambia idea e lascia da solo Stefanino sul dischetto. Ci va TL e Stefanino gliela passa indietro. L'arbitro fa ripetere: la palla deve andare in avanti. Stefanino la dà a TL in avanti che la passa indietro alla difesa. GB alza la testa nella mia direzione ma tra me e lui c'è CF, GB lo colpisce in pieno con l'intenzione di passarla a me e la palla resta a metà strada tra CF e GB. Arriva il tizio sovrappeso che tira fortissimo di collo esterno, da quasi centrocampo, all'angolino basso a sinistra. Siamo sotto 2-3. Abbiamo preso due gol in un minuto.

FRANCESCO

È strano tornare a casa senza continuare a sudare per il caldo della doccia e la fatica di correre. In macchina con Daniele e TL, parliamo di cose personali e sento la differenza tra loro, che hanno i pori aperti e parlano come fossero ancora sotto la doccia, o in una sauna, e il mio parlare pieno di tossine, secco e sudato insieme, le mie frasi che non escono dal corpo santificato dalla corsa e dagli scontri. È brutto non giocare, per questo dal giorno dopo mi sono messo a fare esercizi. Ho pure comprato una tavola che si chiama balance board, è tonda e ha sotto una mezza sfera, al centro: sali sulla tavola e cerchi di tenerti in equilibrio: rinforza tanti muscoli diversi, a me serve per la caviglia destra, che ha i legamenti allentati e ha bisogno di irrobustirsi. Siccome da giovane il corpo si cura da solo, se vieni da una famiglia che non ha la cultura del corpo non puoi imparare a coltivarlo: coltivare il corpo è una maniera di passare il tempo ed è una forma di meditazione. La scopro molto tardi, spero mi aiuti a tornare in campo.

DANIELE

Dopo il 2-4 (poker del tipo sovrappeso e anche sul quarto gol sento di avere delle responsabilità dato che sono stato lento a chiudere dopo che il tipo si è girato a CF che aveva i crampi ed era andato in difesa) uno di loro ha chiesto all'arbitro quanto mancava e quello ha risposto: “Sette minuti”. Hanno chiamato il time-out e io mi sono sdraiato in terra come quelli che perdono una finale ai rigori. Mi sono alzato, non ci credevo, poi GB che era andato di punta più o meno spontaneamente ha segnato il gol del 3-4 che per me è stato come se qualcuno avesse aperto di colpo le tende nella stanza in cui stavo dormendo facendo entrare la luce del giorno. Abbiamo avuto persino un paio di occasioni per il 4-4 e io personalmente ho calciato una punizione da una trentina di metri ma centrale. Il primo gol della partita lo aveva segnato TL su punizione ma è mancino ma per come il portiere ha messo la barriera è meglio un destro. Temo che i compagni mi lascino tirare per rispetto, al limite affetto, ma non ho mai preso la porta e non posso neanche rifiutarmi di calciare dato che ogni volta penso che magari questa è la volta buona. Ho preso anche la palla come volevo, di collo interno, con una traiettoria curva che si è alzata alla fine mandando la palla un metro sopra l'incrocio dei pali. TL vicino a me ha fatto quel suono che si fa quando un tiro va vicino al gol ma credo lo abbia fatto per cortesia.

FRANCESCO

Arrivare alla partita è metà del lavoro, e io sono arrivato al campo, ma mancava l’altra metà: il corpo. Vorrei rinascere e a quindici anni fare altre scelte, usare di più il mio corpo. Vorrei avere otto anni e iscrivermi a scuola calcio, invece di non fare mai sport perché lo sport del figlio di una catechista è giocare a pallone in venti nel campetto della parrocchia davanti casa. Vorrei, a trentasei anni, avere un passato di trent’anni su campi veri, un’intera tradizione, un’epica di spogliatoi e compagni di squadra e pugni in faccia: non il rapporto disimpegnato che ho avuto col calcio, che ho sempre saputo di amare ma che non avevo mai capito prima d’ora quanto abbia sempre fatto per me e quanto di più avrebbe potuto fare, se gli avessi dato il tempo.

Qui trovate la prima puntata e qui la seconda.

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