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Emiliano Battazzi
Spalletti ha gettato le fondamenta
28 ago 2017
28 ago 2017
In una partita divertente in cui hanno pesato molto gli episodi, anche la Roma ha più di una ragione per non disperarsi della sconfitta.
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Emiliano Battazzi
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Il tecnico nerazzurro ha provato a identificare subito il punto debole dei giallorossi: l’Inter crea grande densità nella zona del pallone, arrivando a schiacciare fino a un massimo di 8 giocatori in un fazzoletto di campo, con Borja Valero trequartista del 4-2-3-1, sempre alle spalle di De Rossi.

 



 


Piano di gara dell’Inter: fare grande densità in zona palla, per avere sempre più opzioni di passaggio, schiacciando ben 7 giocatori entro la linea che divide il campo. L’ala sul lato debole si accentra avvicinandosi a Icardi, per farsi trovare sempre alle spalle di De Rossi. Sul lato debole il terzino deve dare ampiezza (qui D’Ambrosio è in leggero ritardo).


 

La capacità tattica dei singoli, in una struttura come quella pensata da Spalletti, è fondamentale, ma il discorso di fondo è valido sempre: per quanto buono sia un piano gara, poi i giocatori devono saper prendere le decisioni giuste in campo.

 


 

 

Ci si fa una compilation, con tutte le volte che l’Inter ha sistemato (e trovato) i suoi giocatori tra le linee nel solo primo tempo.


 



 



 

orse però il peso della creazione offensiva giallorossa dovrebbe essere maggiormente distribuito, in particolare sulle mezzali, che ora come ora si trovano spesso costrette a dare ampiezza e ricevere sulla linea laterale, in una posizione scomoda per poter creare e in cui è facile mettergli pressione.

 

Invece quando Strootman e Nainggolan riescono a ricevere in zona centrale, e ancora meglio negli spazi di mezzo, la Roma diventa immediatamente più pericolosa: il gol di Dzeko nasce proprio da un filtrante del belga a scavalcare la linea difensiva dell’Inter. Lo splendido gol del bosniaco mette in mostra due aspetti: il primo è la qualità del gioco che Dzeko sta offrendo alla Roma, con movimenti perfetti sia in profondità che ad uscire, in una fase in cui i meccanismi offensivi sono ancora poco assimilati; il secondo è la difficoltà della linea dell’Inter a rimanere unita, con D’Ambrosio che su palla scoperta fa il movimento ad uscire, e Skriniar che neppure controlla la posizione di Dzeko.

 


 

 

C’è lavoro per Spalletti: i movimenti della linea, le difficoltà di Skriniar in marcatura, e lo splendido gol di Dzeko


 



 





 



 

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Il quadrilatero di centrocampo dell’Inter stabilizza l’inizio azione, ma i movimenti errati di João Mário causano un inutile appiattimento nella propria metà campo e svuotano la trequarti della Roma.


 



 


Nel secondo tempo la Roma sale di livello e comincia a muoversi come un blocco: qui le spaziature tra i giocatori sono ottime.


 



 



 



 


 

 

Perché la Roma ha lasciato che Juan Jesus fosse così in difficoltà? Era già accaduto el primo tempo (ecco la cura dei dettagli di Spalletti).


 



 

A quel punto, rientra in gioco João Mário, ma soprattutto l’Inter riesce finalmente a isolare Perisic contro Juan Jesus: ci era riuscita solo una volta a inizio secondo tempo. In questo senso, ha influito anche la sostituzione di Defrel (che aveva un problema fisico) per El Shaarawy: senza il francese, sono venuti a mancare i raddoppi costanti su Perisic e a quel punto il croato ha potuto puntare in uno contro uno Juan Jesus. Il rasoterra indietro verso Icardi poi è bellissimo, come la finta di Candreva (solissimo durane tutto il suo tragitto in area di rigore) e ancora una volta il centravanti argentino segna con una prodezza tecnica, girandosi in un fazzoletto e calciando senza guardare la porta.

 


La passività del triangolo di centrocampo è evidente: Vecino serve João Mário in tranquillità, mentre El Shaarawy è in inferiorità tra il portoghese e Dalbert.


 



 


Gli xG dell’Inter si gonfiano ovviamente dopo il gol del 2-1, ma la Roma continua a produrre meno di quanto dovrebbe e potrebbe.


 



 

La Roma si è disunita dopo il pareggio, esponendosi così alla tempesta interista, e rimane ancora molta difficoltà nell’elaborare il gioco offensivo, con Defrel a fare il tornante e quasi mai in aerea, Dzeko a volte abbandonato a se stesso, un inizio azione molto farraginoso (Manolas deve fare un salto di qualità con il pallone, altrimenti saranno guai). La fortuna non l’ha aiutata, ma le grandi squadre riescono a imporre il proprio contesto e non si dissolvono nelle difficoltà.

 



 

 

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