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Redazione
A chi è andata meglio nei sorteggi europei
19 dic 2023
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Cosa c'è da sapere sulle avversarie di Napoli, Inter, Milan, Lazio e Roma.
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IMAGO / Ulmer/Teamfoto
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Nella classica cornice di Nyon, ieri pomeriggio sono andati in scena i sorteggi per le tre coppe europee: Champions League, Europa League e Conference League. L'urna, almeno per la Champions, ha prodotto un turno in generale un po' scarico ma particolarmente infido per le squadre italiane. Abbiamo quindi fatto il punto sulle squadre che il fato ha scelto per Inter, Napoli, Lazio, Milan e Roma, mettendole in ordine dal confronto più semplice a quello più complesso. Buona lettura.Rennes-Milandi Emanuele AtturoIl Rennes è una delle grandi delusioni della Ligue 1. La stagione finora è stata così deludente che a metà novembre, dopo una sconfitta casalinga contro il Lione, il capitano, Benjamin Bourigeaud, è andato ai microfoni a parlare sull’orlo di una crisi di pianto. «È difficile. Diamo tutto, fatichiamo, ma sono sforzi che non vengono mai ricompensati. Siamo finiti nei guai insieme, ne usciremo insieme». Sei giorni dopo è stato esonerato il tecnico Bruno Genesio, uno degli artefici della crescita del club degli ultimi anni. Tuttora il Rennes non pare aver risolto i suoi problemi. Il Rennes - ormai lo sanno tutti - ha una delle migliori accademie giovanili di uno dei migliori movimenti al mondo, quello francese. Al posto di Genesio è arrivato in panchina uno che ha lavorato alcuni anni nel settore giovanile del club, ovvero Julién Stephane (figlio di Guy Stephane, CT di una Francia fallimentare), che aveva già allenato la squadra fino al 2021. Con Genesio il Rennes giocava un calcio offensivo e brillante, cucito sul talento individuale dei suoi migliori giocatori, che si scambiavano palla e posizioni in modo fluido e rapido. Così il Rennes ha colto due secondi posti consecutivi, stabilendo per due volte il record di punti della storia del club. In estate la squadra ha fatto una campagna cessioni faraonica: Jeremy Doku, Lovro Majer, Serhou Guirassy, Lesley Ugochukwu, Loic Badé. Alcuni di loro erano già stati ceduti in prestito, ma questa lista vi dà già una prima impressione di quanto talento passi per le mani del Rennes. Anche perché, anche considerando queste cessioni, il Rennes continuava a sembrare una squadra competitiva, piena di talento. Il club ha continuato a puntare sul mercato interno, assicurandosi due dei migliori giocatori della periferia del calcio francese: Ludovic Blas ed Enzo Le Fée. In più, a dare sostanza, sono arrivati Nemanja Matic e Fabian Rieder a centrocampo. Eppure il Rennes ha faticato a trovare una quadra. Arrivato sulla panchina, Stephane è passato alla difesa a tre per avere più stabilità nelle transizioni.

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Il Rennes oggi è una squadra con un’identità ibrida, che spesso non ha le idee chiare su cosa fare in campo. È una squadra poco intensa, che pressa poco, e che comunque dà il meglio di sé quando gli spazi si aprono e può correre in transizione. Al costo però di allungarsi e soffrire. A volte sembrano mancare contrappesi nell’undici, e la coperta pare sempre troppo corta. Il Rennes non attacca in maniera ordinata, e tende ad allungarsi. In più, è una squadra che tende facilmente all’errore individuale. Il vecchio allenatore, Genesio, cercava di far capire a tutti che si trattava di un percorso di crescita.Insomma, ci sono due modi per interpretare questo sorteggio. Da una parte, se guardiamo solo ai valori teorici, era difficile trovare una squadra più tosta del Rennes per il Milan. La quantità di talento in campo è davvero di alto livello: Bourigeaud, Terrier, Blas, Le Fée, Kalimuendo, Gouiri, Doué sono tutti giocatori veloci, tecnici, con ultimo passaggio, dribbling. D’altra parte la squadra sembra in un’annata di transizione, e chissà se entro febbraio riuscirà a trovare un’identità e dei risultati migliori. Oggi il Rennes è tredicesimo in Ligue 1 e i due migliori giocatori offensivi, Gouiri e Kalimuendo, non segnano praticamente mai.

La partita che ha condannato il Rennes al playoff contro il Milan. Una squadra capace di subire gol ingenui, ma anche di segnare sugli sviluppi di un calcio d’inizio.

Il Milan è una squadra più completa, con più esperienza e più strumenti tattici e parte fortemente avvantaggiata nel confronto, ma se dovesse impostare un doppio confronto disordinato, basato troppo sulle qualità individuali, potrebbe rischiarsela col talento del Rennes, che in Europa League ha già dimostrato di giocare a un livello diverso rispetto al campionato.Roma-Feyenoorddi Dario SaltariDue squadre si ignorano per quasi tutta la loro storia, poi improvvisamente i loro destini sembrano non poter fare a meno uno dell’altro. Il tempo è un cerchio piatto si diceva in True Detective, e che sia proprio così sembra essere confermato dal fatto che si possa usare questa citazione nel 2023 per parlare (ancora) di Roma-Feyenoord. Se contiamo anche questi sedicesimi di finale, negli ultimi due anni la squadra di Rotterdam avrà affrontato la Roma per cinque volte, che diventano nove se contiamo anche i confronti con la Lazio. Quante altre squadre straniere possono dire di aver visitato l’Olimpico per quattro volte in appena due stagioni? Anche i momenti delle due squadre sembrano ormai ripetersi ciclicamente. La Roma che viene da una prima parte di stagione terribile e che cerca nella coppa europea il riscatto che non riesce a trovare in campionato, il Feyenoord che esprime un gioco brillante e cerca nelle notti europee la consacrazione internazionale per un campionato che fuori dai confini nazionali seguono in pochi. Ovviamente manca ancora molto tempo al 15 febbraio, quando si giocherà l’andata dei sedicesimi di finale di Europa League, eppure la ripetitività stagionale di questo confronto ci fa immaginare che anche tra due mesi le cose non saranno poi così diverse. C’è da dire che a sovrapporre questo Feyenoord con il Feyenoord dell’anno scorso qualche differenza la si trova. In campionato la squadra di Arne Slot, che quest’estate a sorpresa ha deciso di rimanere a Rotterdam, sta tenendo un buon ritmo ma è comunque lontanissima dal PSV capolista (10 punti per la precisione), e la distanza tra le due squadre è stata confermata dallo scontro diretto di inizio dicembre, perso in casa più nettamente di quanto l’1-2 finale non dica. Anche il fatto che il Feyenoord sia atterrato in Europa League dopo essere stato eliminato in un girone di Champions League non certo impossibile racconta di una squadra che è lontana anni luce dall’entusiasmo che l’ha portata a vincere una storica Eredivisie nella scorsa stagione. Proprio l’eliminazione un po’ mesta dalla Champions League, chiusa con il terzo posto nel girone nonostante la sconfitta finale contro il Celtic, racconta molto dei limiti del Feyenoord in questa stagione. Per la squadra olandese la qualificazione agli ottavi di Champions è rimasta in bilico fino all’ultima sfida casalinga contro l’Atletico Madrid, che è stato ben felice di farsi dominare con il pallone. La squadra di Slot è passata in svantaggio già al 14esimo del primo tempo con un autogol ridicolo di Geertruida che, su un campanile senza alcuna pretesa alzato in area dall’Atletico, ha fatto per scansarsi ma ha comunque sfiorato il pallone deviandolo in porta. Il Feyenoord ha continuato a giocare con la solita brillantezza palla a terra e la consueta aggressività in fase di pressing, e al 54esimo su una palla recuperata al limite dell’area ha messo Santiago Gimenez in condizione di pareggiare, ma l’attaccante messicano ha inspiegabilmente mancato il pallone. Una manciata di secondi dopo, su un’altra palla messa in area dall’Atletico senza molte idee, Mario Hermoso si è inventato un tiro al volo degno di van Basten.

Il Feyenoord insomma, nonostante un impianto di gioco ancora una volta moderno e convincente, sembra avere meno risorse della scorsa stagione nel far girare i momenti delle partite quando serve, e negli scontri diretti (tanto più in quelli a eliminazione diretta) questo è uno scoglio spesso insormontabile. In questa stagione, la squadra di Slot contro avversari del suo livello o superiori ha perso sempre, se si esclude la sfida casalinga contro la Lazio (inutile ai fini della qualificazione) e quella in trasferta contro l’Ajax (che sta vivendo una delle peggiori stagioni della sua storia). Per fortuna e contemporaneamente per sfortuna del Feyenoord, la partita contro la Roma non si giocherà però su questo piano, ma su quello della mistica che questa sfida ha assunto e della resistenza mentale sui 180 minuti. La squadra di Mourinho sembra essere imbattibile quando ha il vantaggio del ritorno in casa (come in questo caso) e il Feyenoord non sembra al momento avere molte armi per abbattere questo muro. Inter - Atlético Madriddi Emanuele MongiardoTra le squadre di prima fascia che avrebbe potuto pescare l’Inter, solo il Borussia Dortmund sulla carta sarebbe stato più abbordabile dell’Atlético Madrid. Eppure, nonostante i “colchoneros” da qualche anno non siano più una candidata alla vittoria finale della Champions, per l’Inter si prospetta una doppia sfida difficile sia da interpretare in campo che da preparare. Per chi non ha seguito la squadra di Simeone negli ultimi mesi sembrerà strano, ma l’Atlético Madrid non è più la squadra che la maggior parte del pubblico ricorda, o almeno non lo è stata fino a questo momento della stagione. L’Atlético, infatti, per gran parte delle sue gare è una squadra piacevole da osservare, fluida con il pallone, in cui Griezmann può finalmente orchestrare il gioco in maniera simile a quanto accade con la Francia, senza doversi limitare alle transizioni. In compenso, la difesa non sembra più ermetica come quella dei tempi migliori, e questa è senza dubbio la miglior notizia che potesse capitare a Simone Inzaghi. Oggi l’Atletico è quarto in Liga, ma con una partita in meno rispetto a Barcellona e Real Madrid: potenzialmente, quindi si ritroverebbe a cinque punti dai “blancos”, di cui potrebbe rivelarsi la più pericolosa inseguitrice se il Girona dovesse cedere il passo e se il Barcellona continuasse a zoppicare. I miglioramenti in fase offensiva hanno dato i loro frutti nella corsa a tappe del campionato, ma come si comporterà il “Cholo” in Champions? Provare a dedurre dalla Liga che atteggiamento adotterà l’Atleti contro l’Inter sarebbe sbagliato. La Champions è un contesto totalmente diverso e in Coppa non sarebbe sorprendente rivedere il vecchio, caro, rognoso Atlético Madrid di una volta. Storicamente, Simeone ha costruito le sue imprese più grandi in Europa quando ha potuto disputare l’andata in casa, inclinando dalla sua parte il confronto per poi preparare un ritorno di resistenza estrema. Stavolta, invece, al Wanda Metropolitano si giocherà la partita di ritorno. Dato che i gol in trasferta non valgono più doppio, potremmo aspettarci un Atleti incredibilmente difensivo a San Siro. Non solo Simeone accetterebbe di buon grado uno 0-0 fuori casa, ma potrebbe accontentarsi anche di perdere con un solo gol di scarto. Con il secondo atto a Madrid, forte di uno stadio che riesce a incendiarsi come pochi nelle eliminatorie di Champions, il “Cholo” potrebbe concentrare tutti gli sforzi offensivi della propria squadra nella gara di ritorno: la classica prestazione da notte europea in cui i “colchoneros” passano il primo tempo a pressare in maniera vorticosa e a colpire con tutte le armi a propria disposizione fino al momento del vantaggio. Del resto, l’eliminatoria di due anni fa contro il Manchester City aveva seguito proprio questo copione dopo la sconfitta per 1-0 all’Etihad. Al Wanda Metropolitano, contro un avversario pericoloso come la squadra di Guardiola, Simeone però non volle rischiare da subito e non trovò la strada del gol. Contro l’Inter, l’Atletico farà di tutto per mettere alle corde gli avversari in casa propria. Per l’Inter sarà fondamentale uscire da San Siro con un risultato favorevole e resistere alle ondate del primo tempo a Madrid. In questo senso, se nella partita d’andata servirà pazienza, in quella di ritorno servirà freddezza e Inzaghi dovrà trovare il modo di controllare l’aggressività dell’Atleti nelle fasi di gara in cui alzerà il pressing. La situazione è che Simeone cercherà di evitare in ogni modo gli attacchi in campo aperto di Lautaro e Thuram, che l’Inter riesce spesso ad attivare con la costruzione dal basso. I difensori dell’Atletico, infatti, soffrono con tanto campo alle spalle: Witsel, in particolare, se si ritrovasse isolato con Thuram sul lato destro della difesa colchonera potrebbe andare in crisi. L’Inter sta raggiungendo il picco del suo progetto tecnico. L’Atleti, però, sembra vivere la sua ennesima rinascita e se c’è un avversario a cui basta un minimo di convinzione per ribaltare ogni pronostico, quella è proprio la squadra di Simeone.Napoli - Barcellonadi Daniele V. MorroneDopo aver affrontato il Real Madrid ai gironi, alla squadra di Mazzarri ora tocca il Barcellona agli ottavi. Se il Real Madrid è apparso di una caratura semplicemente superiore rispetto all’attuale Napoli, sulla carta la sfida col Barcellona è più aperta. La squadra di Xavi non sta vivendo un momento facile dal punto di vista dei risultati e, come di consueto in questi momenti, l’ambiente catalano è in ebollizione. Il Barcellona è lontano dal suo blasone più luccicante e nell’ultimo lustro è associato più che altro alle rocambolesche uscite dall’Europa e ai problemi economici. Nulla di quanto visto in questo girone di Champions fa pensare che la questione sia risolta nonostante la qualificazione in anticipo e al primo posto grazie alla vittoria contro il Porto, arrivata con i gol dei due João (Felix e Cancelo). Il percorso però non era dei più di difficili e non ha dissipato i dubbi che aleggiano intorno alla squadra. Il Barcellona sembra fragile prima di tutto mentalmente, schiacciato dalle aspettative di una storia impossibile da replicare adesso. Cambiano i giocatori e gli allenatori, ma in Europa alla prima difficoltà la squadra sembra affondare e il Napoli ha quei giocatori in grado di inclinare la partita a suo favore.Lo stesso Xavi si trova nel momento più delicato della sua esperienza in panchina a Barcellona. Per ora è riuscito ad integrare i tre principali arrivi estivi, aiutato anche dai vari infortuni: João Cancelo, Gündogan e João Félix sono titolari e se il tedesco porta quello che ci si aspettava, i due portoghesi sono più discontinui. Quando si accendono, però, i due João alzano il livello della squadra in modo netto, come mostrato nella vittoria contro l’Atlético Madrid di inizio dicembre. L’undici titolare ha forse più talento puro rispetto alla scorsa stagione, ma tra infortuni e cali di forma il Barcellona oggi è una squadra ancora troppo discontinua. Può avere brevi tratti dominanti di partita, tirare fuori giocate indifendibili quando si associano Pedri, Gündogan e de Jong, e gli attaccanti vanno con i tempi giusti in profondità, ma nell’arco dei 90 minuti è molto facile che l’avversario riesca ad avere 3-4 occasioni pulite da gol. Il Barcellona fatica ad ordinarsi col pallone se manca anche solo uno dei tre centrocampisti titolari, non riesce a pressare alto in modo continuo per via del fronte offensivo scelto (Lewandowski e João Félix soprattutto non sembrano molto coinvolti senza palla), e soprattutto fatica tantissimo nel reggere le transizioni offensive avversarie. Insomma è fin troppo facile vederlo con poche idee contro una difesa che non si scompone e poi subire gol con semplici contropiedi centrali. La squadra che l'anno scorso aveva subito 6 gol in Liga dopo 17 giornate, oggi è a quota 19 dopo lo stesso numero di partite. È comunque ancora in corsa per il titolo, ma nella singola partita può essere messo in difficoltà da chiunque. Alcune delle colonne che reggevano il rendimento delle scorse stagioni del Barcellona ora sono logore o direttamente assenti. Ad inizio stagione è mancato Pedri, poi de Jong, nelle ultime settimane Xavi ha perso per infortunio prima Gavi, proprio mentre ritrovava Pedri e de Jong, e poi ter Stegen, che si è operato alla schiena. La presenza del tedesco agli ottavi non è sicura e questo è solo uno dei problemi del Barcellona in vista della sfida contro il Napoli. Altra questione cardine è lo stato di forma di Lewandowski, apparso appesantito e impreciso sotto porta come mai in carriera. In Catalogna non si parla d’altro visto il peso anche in spogliatoio che ha il giocatore simbolo della vittoria nella scorsa Liga. È solo un momento di appannamento o questo sarà il Lewandowski che potrà schierare Xavi contro il Napoli? La risposta a questa domanda deciderà molto dell'ottavo di finale, visto quanto è dipendente il Barcellona dai gol del polacco. L’arrivo del promettente attaccante brasiliano Vitor Roque a gennaio anche per questo motivo è atteso, e per questo potrebbe essere una variabile da prendere in considerazione. Lazio-Bayern Monacodi Marco D'OttaviCerte volte la Champions League è un eterno ritorno. La Lazio di Sarri ha fatto degli sforzi immensi per qualificarsi, passare il girone e arrivare agli ottavi per la seconda volta nella sua storia per poi ritrovare il Bayern Monaco, la squadra cioè che l’aveva eliminata abbastanza agevolmente nel 2021, la prima volta in cui era arrivata agli ottavi con Simone Inzaghi in panchina. Tra quel Bayern Monaco e quello attuale non sembrano esserci differenze sostanziali (tolto il cambio Lewandowski-Kane), ma dopotutto il Bayern Monaco sembra sempre la stessa immutevole armata delle tenebre. Eppure, a due mesi dall’andata e con tutti i possibili stravolgimenti del caso, il club bavarese appare come una squadra molto più fragile rispetto ad altre versioni viste negli ultimi anni. Certo, è una magra consolazione per la Lazio, che parte nettamente sfavorita e che forse avrebbe preferito incontrare qualunque altra squadra, ma questa è la Champions League e bisogna provare a essere ottimisti. Come esserlo? Provando a cercare le crepe in una squadra che storicamente non ha cali, ma che forse per la prima volta sembra vicina alla fine di un ciclo. I senatori - Neuer, Muller, Kimmich - iniziano a mostrare i primi segni di decadenza e anche l’arrivo di Tuchel sembra aver più destabilizzato l’ambiente che non rafforzato la squadra. Il suo Bayern Monaco è una squadra costruita per vincere tutto, ma che - ogni tanto - mostra in maniera fin troppo evidente i limiti strutturali di un calcio smaccatamente offensivo. In campionato la partita che più ha mostrato questa fragilità è l’improbabile sconfitta per 5-1 con l’Eintracht Francoforte, una partita in cui la velocità degli attaccanti e la capacità di giocare un calcio diretto e verticale hanno mandato in tilt la squadra di Tuchel.

La Lazio di Sarri (a proposito: questo è anche un derby tra due ex allenatori vincenti del Chelsea) però non è quel tipo di squadra. Questa versione dei biancazzurri - senza Milinkovic-Savic e con Immobile meno incisivo in profondità - si trova meglio ad attaccare con passaggi corti, creare fitte trame prima di provare a far male con triangolazioni o qualche giocata estemporanea degli esterni. Se però può organizzarsi, la fase difensiva del Bayern Monaco torna a essere eccellente. La squadra di Tuchel è prima in Bundesliga per xG (0.78) e tiri concessi (8.92) e può contare su un reparto di altissimo livello nei singoli, a cui è stato anche aggiunto Kim in estate. Difficilmente Sarri snatura il gioco delle sue squadre, ma magari si può pensare a una Lazio che difende bassa e che poi prova ad arrivare a Immobile nella maniera più rapida possibile, provando a forzare la natura verticale di giocatori come Luis Alberto e Felipe Anderson.Non che questa tattica sia priva di punti deboli. Lasciare il pallone a un attacco capace di creare 2.5 xG a partita e che può contare su un centravanti come Kane (già 24 gol in stagione) (24!) può essere un suicidio. E non sto citando tutte le altre armi offensive che hanno a disposizione e che potrebbero ampliare con il mercato invernale. Nessuna squadra, quando è in serata, può schiacciarti e umiliarti come il Bayern Monaco. Alla Lazio allora forse conviene provare a fare la sua partita e sperare che il Bayern mostri le difficoltà viste nelle partite da dentro o fuori di questa stagione. La squadra di Tuchel ha infatti perso per 3-0 in Supercoppa con il Lipsia e poi, incredibilmente, 2-1 col Saarbrucken in Coppa di Germania. Anche negli scontri diretti è sembrata improvvisamente fragile non solo nella fase difensiva ma anche mentalmente, incapace anche di far funzionare il suo strabiliante attacco. La Lazio al momento non sembra avere la forza di mettere in mostra questi limiti del Bayern Monaco, ma tra due mesi può essere cambiato molto. In positivo, ma anche in negativo.

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