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Fabio Barcellona
Slow Juventus
23 feb 2017
23 feb 2017
La partita contro il Porto ha confermato il nuovo stile di possesso palla della Juventus, anche in 11 contro 11.
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Fabio Barcellona
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Martedì era stato stabilito il record di reti segnate in una singola giornata di Champions League: 8 tra Manchester City e Monaco, 6 tra Bayer Leverkusen e Atletico Madrid. Il giorno dopo il menù è completamente variato, mettendo come portata principale l’attenzione difensiva: Juventus e Porto erano le due squadre che, prima di questa partita, avevano subito meno tiri in porta in tutto il torneo: 6.8 i bianconeri e 7.3 i portoghesi.



 

Nuno Espirito Santo ha persino accentuato il carattere difensivo della sua squadra: ha abbandonato il 4-1-3-2 che aveva garantito 10 vittorie nelle ultime 11 partite di campionato, abbracciando invece un 4-4-2 parecchio ortodosso. A fianco della diga Danilo Pereira è stato inserito Ruben Neves, poco utilizzato in questa stagione. Sulle fasce hanno giocato un esterno puro come Brahimi e un centrocampista difensivo come Hector Herrera. In attacco, a far coppia con Andrè Silva, il più fisico Tiquinho Soares è stato preferito a Diogo Jota.



 

 



 

La scelta del 4-4-2 è stata probabilmente una risposta ai potenziali problemi a difendere l’ampiezza del campo con il consueto 4-1-3-2. I portoghesi si sono schierati a specchio per imbrigliare la manovra bianconera, ma solo nelle fasi iniziali, con la Juve un po' contratta, i dragőes sono riusciti a mettere un po’ di pressione. Nei primi 7 minuti il Porto ha messo insieme 2 dei 3 tiri in porta dell’intera partita. La mancanza di automatismi e del naturale scaglionamento su più linee garantito dal 4-1-3-2, rendevano, se possibile, la fase di possesso palla del Porto ancora più diretta del solito.



 


Le due squadra schierate a specchio con il 4-4-2 purissimo scelto da Espirito Santo.



 

La scelta di schierarsi a specchio ha sempre un’impronta conservativa. Se da una parte si cercavano di minimizzare i rischi, dall’altra sono stati annullati i possibili vantaggi competitivi di un modulo di gioco diverso da quello bianconero. La struttura posizionale con Danilo Pereira alle spalle di altri 3 centrocampisti, oltre che più rodata, avrebbe forse potuto fornire maggiori soluzioni di passaggio per l’avanzamento della manovra. E avrebbe senz’altro creato qualche dubbio in più alla coppia di interni Pjanic-Khedira. Invece il piatto 4-4-2 con Ruben Neves e Danilo Pereira fissi e stabili davanti la difesa forzava il Porto a giocare quasi sempre in verticale verso i due attaccanti. L’avanzamento lungo il campo era principalmente garantito dai palloni giocati da zone arretrate verso le punte Soares e André Silva, oppure dalle corse palla al piede e in dribbling di Brahimi.



 

 



 

La Juventus ha controllato il pallone con una circolazione sicura e senza rischi, che partiva sempre da dietro e che è stata restia a forzare le giocate.



 

Mentre i bianconeri controllavano palla, il pressing del Porto produceva risultati modesti. Anche limitando lo sguardo alla porzione di partita precedente all’espulsione di Alex Telles, i dati certificano la facilità con cui la Juve è riuscita a disinnescare il pressing del Porto. Nei 27 minuti di parità numerica i bianconeri hanno solo l’8.7% di palle lunghe. In tutta la partita, il trio Buffon, Chiellini, Barzagli ha giocato appena 16 palle lunghe, sbagliando solamente quella iniziale del portiere, segno della scarsa pressione del Porto sulla costruzione bassa bianconera.



 

Preoccupati della posizione tra le linee di Dybala, e più impegnati a guardarsi alle spalle che ad aggredire in avanti, i due interni Ruben Neves e Danilo Pereira, hanno finito per lasciare troppo spazio tra loro e la zona di pressione degli attaccanti. È proprio in questo spazio che Pjanic e Khedira hanno potuto ricevere, far avanzare la manovra e consolidare il possesso. Così anche le occasionali situazioni di pressing offensivo del Porto si sono risolte in una difesa posizionale nella propria metà campo.



 

https://vimeo.com/205353313

Il Porto prova a pressare alto, la Juve esce con facilità. La posizione di Dybala, sulla stessa linea di Khedira a formare un triangolo di centrocampo, blocca Danilo Pereira, libera spazio tra la linea di pressione e gli interni del Porto. La Juve esce dal pressing anche se il passaggio di Barzagli verso Pjanic è impreciso. Più avanti, ancora la posizione reciproca di Khedira e Dybala, mette in inferiorità numerica e in difficoltà gli interni del Porto.



 

La facilità con cui la Juventus ha consolidato il possesso, schiacciando il Porto nella propria metà campo, allungava troppo il campo da risalire per i portoghesi,favorendo il successo delle marcature preventive dei difensori bianconeri sulle punte avversarie.



 

 



 

Nonostante la prudenza della coppia Ruben Neves-Danilo Pereira, la Juventus è riuscita comunque a trovare con relativa facilità Dybala tra le linee. In alternativa a Dybala, si cercava Khedira sul fianco destro di Ruben Neves. Buona parte di queste ricezioni era frutto della posizione dinamica di Khedira e Dybala: il primo si apriva sul centro sinistra mentre il secondo sul centro destra. A loro si aggiungeva Pjanic, che metteva in inferiorità numerica i due centrocampisti del Porto.



 


Il triangolo disegnato da Pjanic, Khedira e Dybala a centrocampo. Da queste posizioni di partenza che creavano dubbi ai due interni portoghesi, Khedira si muoveva in verticale, Dybala tagliava alle spalle di Danilo Pereira.



 

Danilo Pereira , abituato a fungere da unico frangiflutti davanti la difesa, chiamato a coordinare i propri movimenti con un altro compagno di squadra, ha mostrato gravi difficoltà di lettura nel mantenere le distanze con Ruben Neves e, contemporaneamente, tracciare i movimenti di Dybala.



 


Qui la posizione di Khedira, “muove” Ruben Neves dalla posizione davanti la difesa e Danilo Pereira non “vede” il movimento alle sue spalle di Dybala. A quel punto, affrontati palla a terra da Dybala-Higuain, i centrali del Porto sono stati salvati solo da un controllo di palla impreciso del centravanti della Juventus.



 

 



 

La sciagurata espulsione di Alex Telles ha ovviamente complicato ulteriormente il contesto tattico per il Porto. Espirito Santo è passato a quel punto al 4-4-1: come unica punta ha preferito il fisico di Tiquinho Soares al maggiore talento di Andrè Silva, sperando che il brasiliano aiutasse a risalire il campo addomesticando i palloni lunghi. Con l’inferiorità numerica le fasi di pressing sulla costruzione bianconera sono diventate rarissime e Soares, sovrastato dalla marcatura di Chiellini e Barzagli, ha mostrato tutte le proprie lacune tecniche.



 

La Juventus ha dominato il possesso mettendo le tende nella metà campo avversaria. Il punto era tradurre il dominio territoriale in effettiva pericolosità. Come suo solito, Allegri ha predicato pazienza, invitando i suoi giocatori a non forzare mai la giocata, anche a costo di estenuare gli avversari con un possesso conservativo. Per dare un’idea: la Juventus ha chiuso la partita con il 91% di precisione dei passaggi.



 


Il 4-4-1 del Porto.



 

Sono state pensate due soluzioni per generare pericoli contro la chiusa difesa portoghese: il gioco sulle fasce e quello tra le linee. Ogni ricezione di Dybala tra le linee si è tramutata quasi automaticamente in un pericolo, potenziale o concreto per la porta di Casillas. La Juventus, con cinismo, ha provato ad approfittare di ogni centimetro lasciato libero alle loro spalle dagli interni di Espirito Santo.



 


Ricezione tra le linee di Dybala e key pass per Higuain.



 

Il gioco sulle fasce, sulla carta più semplice da sviluppare, ha mostrato invece difetti che solo gli ingressi di Pjaca e Dani Alves sono riusciti a correggere. Sul lato destro del proprio attacco la coppia Cuadrado-Lichtsteiner ha macinato una gran mole di gioco, con continui scambi e sovrapposizioni reciproche che però finivano per arrestarsi a 20 metri dalla porta avversaria. Cuadrado, come spesso gli capita, ha rallento costantemente la manovra, fermando il pallone e il flusso delle azioni. Ma, a differenza del solito, era più timido nel dribbling uno contro uno, preferendo crossare passivamente da situazione statica e da trequarti campo.



 


La mappa dei cross di Cuadrado: tutti dalla trequarti campo, tutti facili preda dei centrali portoghesi.



 

Le scelte di Cuadrado hanno finito per limitare anche l’efficacia di Lichtsteiner. Il mancato funzionamento della fascia destra, tra le varie conseguenze, ha annullato un potenziale mismatch fisico tra Mandzukic e Maxi Pereira, che non si è mai tradotto mai in reale vantaggio per la scarsa qualità dei cross provenienti da destra.



 

Sul lato opposto del campo, il contesto tattico e gli errori sulla fascia destra hanno mostrato il lato oscuro dell’utilizzo di Mario Mandzukic come esterno di fascia. Annullata la sua pericolosità in area, le caratteristiche tecniche del croato lo hanno reso inadatto a creare pericoli. Si è limitato a ricevere palla addosso, proteggerla e scaricarla spalle alla porta con il piede destro. I suoi movimenti però hanno aperto spazio per Alex Sandro, che è stata la più potente arma offensiva della Juventus.  Il terzino brasiliano ha realizzato 2 dribbling, 11 cross, 4 key pass e 1 assist.



 


Gli 11 cross di Alex Sandro, molti dal fondo:4 portano al tiro (e al gol) i compagni.



 

 



 

I due terzi della partita giocati inferiorità numerica hanno fortemente condizionato la prestazione del Porto, ma l’inferiorità numerica non ha fatto che accentuare un canovaccio tattico delineatosi già 11 contro 11.



 

Prima dell’espulsione di Alex Telles, il possesso palla della Juventus era comunque del 71%, con una precisione dei passaggi dell’87%. Il tecnico portoghese aveva scelto una tattica attendista optando per il 4-4-2 puro e rinunciando alla vivacità di Jesus Corona e alla tecnica di Oliver Torres. Eppure la squadra ha dato l’impressione di muoversi goffamente con il nuovo abito tattico. La coppia Ruben Neves-Danilo Pereira era troppo distante degli attaccanti e ha funzionato male sia in fase di pressing che di copertura, dove è stata messa troppo spesso in mezzo dal triangolo Pjanic-Khedira-Dybala.



 

La rinuncia ad André Silva al momento dell’espulsione di Alex Telles ha messo il marchio su una strategia difensiva, basata esclusivamente sul contenimento e che, a conti fatti, ha funzionato male.



 


La mappa degli expected goal della partita. Khedira, grazie all’occasione al minuto 87 (cerchio più grande) 0.5 expG, Dybala 0.3 expG, Higuain 0.2 expG.



 

Valeva davvero la pena cambiare così tanto tatticamente in una squadra in piena salute e fiducia?



 

 



 

Favorita dalle incertezze del Porto, la Juventus è riuscita, anche in una trasferta europea, a imporre la sua nuova visione di gioco. Una strategia basata su un possesso palla prevalentemente conservativo, anche a costo di ridurre la creazione dei pericoli. I numeri difensivi della Juventus con il 4-2-3-1 sono notevolissimi e la trasferta di Porto ha certificato la bontà del percorso intrapreso. Giocatore imprescindibile nel nuovo modulo appare sempre più Miralem Pjanic, organizzatore di gioco capace fornire qualità alle giocate e indirizzi alla manovra, oltre che di coprire porzioni ampie di campo in ogni fase di gioco.



 


La mappa dei 113 passaggi distribuiti su tutti i 105 m x 68 m di campo di Miralem Pjanic.



 

I margini di miglioramento rimangono ampi e molti difetti si sono visti anche nella partita col Porto. Il possesso a volte diventa troppo conservativo, si perde spesso l’occasione di forzare la giocata e la velocità delle circolazione non è sempre ottimale. Inoltre, partite tatticamente orientate come quella di Porto, nascondono i pregi ed esaltano i limiti dell’impiego di Mandzukic come esterno sinistro. Ed evidenziano inoltre la dipendenza eccessiva dalle prestazioni offensive, non sempre impeccabili per scelte e acume tattico, di Juan Cuadrado. I 20 minuti di Pjaca, più rapido nelle decisioni e più vario nei movimenti del colombiano, sono stati decisivi per aumentare la pericolosità della squadra. La qualità della rosa di Allegri consente alla squadra di trovare risorse individuali sempre diverse per risolvere i destini delle partite.



 


La qualità della Juventus.



 

La Juventus ha confermato la sua estrema solidità che, unita alle qualità dei suoi giocatori, ne fanno una delle candidate alla vittoria finale della Champions League. Il lavoro di Massimiliano Allegri non è però ancora finito e ci sono ancora aspetti di gioco e difetti da limare; nel solco del percorso intrapreso e dei principi di gioco adottati, chissà che un’ulteriore alternativa al 4-2-3-1 possa nascere dallo convivenza di Claudio Marchisio con gli attuali titolarissimi Khedira e Pjanic.



 

 

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