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Giorgio Di Maio
È vero che Sinner non è adatto alla terra rossa?
03 apr 2024
03 apr 2024
La scorsa stagione potrebbe aver distorto la nostra percezione.
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Giorgio Di Maio
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IMAGO / Shutterstock
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A Miami abbiamo visto l’ultimo episodio di questo trionfale 2024 di Jannik Sinner. I numeri, come una tombola, sono 2, 1 e 3. Due come i Masters 1000 vinti in carriera, la posizione del ranking raggiunta e 22, le vittorie in stagione. Uno come il primo Slam, e il numero di sconfitte stagionali, ovvero quella contro Carlos Alcaraz ad Indian Wells. Tre infine come i titoli stagionali, tra Miami, l’Australian Open e Rotterdam. Sinner ad oggi è considerato il miglior tennista del mondo, o comunque tra i primissimi, e si approccia alla stagione della terra battuta con la consapevolezza di essere il favorito, o quasi, in ogni torneo in cui partecipa.

Sembra passato un secolo da quando, un anno fa, la stagione su terra era stata la sua personale Via Crucis. La Passione che poi ha portato alla Resurrezione del Sinner stellare del finale di stagione. Scusate se insisto con il parallelismo religioso, non voglio essere insensibile, ma sembra che Sinner abbia vissuto tutte le stazioni. Dal tradimento (la separazione con il padre putativo Riccardo Piatti), passando per la crocifissione mediatica subita dalla stampa italiana per la rinuncia ai gironi di Coppa Davis dopo la dolorosa sconfitta con Zverev allo US Open. Molte di queste tappe sono avvenute proprio sulla terra battuta, creando la percezione che Sinner sia vulnerabile su questa superficie. Ma è davvero così?

La terra è la seconda superficie su cui Sinner ha più vittorie, anche in percentuale, con il 68,3% rispetto al 73,7% del cemento e il 60% dell’erba, dove però ha giocato solo venti partite e sconta le quattro sconfitte di fila tra il 2019 e il 2022. Leggendo un po’ ovunque, tra commentatori e appassionati, c’è la percezione che la terra battuta sia la superficie peggiore per Sinner. Su terra Sinner ha raccolto la prestigiosa vittoria nella finale dell'ATP 250 a Umago contro Carlos Alcaraz, nell'estate del 2022, e ha trovato il primo risultato Slam di rilievo - i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2020 e persi contro il totem Rafael Nadal.

E allora da dove nasce questa sensazione di inadeguatezza sulla terra battuta? Una parte della risposta può essere ricondotta alla sconfitta con Holger Rune a Montecarlo, e non è difficile crederlo. In quel momento il tennista danese sembrava aver già superato Sinner nella traiettoria di carriera, nonostante i due anni in meno, presentandosi a quella semifinale con un 1000 già vinto a Parigi contro sua maestà Djokovic e, allora pareva, una cattiveria diversa. Una sconfitta arrivata in rimonta e in tre set che rese Sinner oggetto di feroci critiche per l’aver perso la bussola di fronte ai giochetti mentali di Rune. Molti dimenticano però il netto cambio di condizioni durante il match, con Rune molto più a suo agio sulla terra battuta, già tra le più lente del circuito in condizioni normali, resa ancora più lenta dalla pioggia che aveva costretto a fermare il gioco.

La pioggia, fattore determinante anche a Roma, tanto da portare alla vittoria Daniil Medvedev, particolarmente a suo agio su una superficie trasformata in un cemento particolarmente lento dalle due settimane di acquazzoni intermittenti. Proprio a Roma era arrivata la seconda sconfitta bruciante dello swing, una rimonta subita da Francisco Cerundolo in cui Sinner era apparso in condizioni fisiche molto precarie. Tra un rossore diffuso nel viso e giramenti di testa, spiegati poi dall’allergia, Sinner si era spento rapidamente dopo aver vinto il primo parziale. Una sconfitta bruciante ma arrivata comunque contro un buon tennista, capace poi di fare finale a Lione la settimana dopo e ottavi al Roland Garros (persi sul filo di lana). In quel periodo Cerundolo ha raggiunto il best ranking di 19 del mondo nel 2023.

La madre di tutte le sconfitte e, assieme a quella contro Rune, quella più influente sulla percezione di Sinner in difficoltà sulla terra, arriva al Roland Garros. Secondo turno contro il peperino tedesco Daniel Altmaier, uno degli ultimi mohicani con il rovescio ad una mano in top100. Un terraiolo estroso che proprio contro un italiano aveva raggiunto il miglior risultato Slam in carriera, gli ottavi del Roland Garros 2020 arrivati dopo aver battuto il Berrettini crepuscolare di quello scorcio di stagione. La varietà e i rovesci lungolinea di Altmaier mettono in difficoltà Sinner, sempre in ritardo e poco incisivo dal lato del rovescio e privo della sua solita velocità di palla. Alcuni match point mancati clamorosamente nel quarto set fanno il resto. Ne esce fuori una sconfitta bruttissima, ancora una volta in rimonta, che fa esplodere i dubbi sulla tenuta mentale di Sinner.

La deludente stagione 2023 su terra quindi va contestualizzata e di certo è difficile oggi attribuire a Sinner quella fragilità mentale che sembrava farlo incorrere in quelle continue rimonte allora. In realtà, Sinner ha dimostrato di essere a proprio agio anche su una terra molto lenta, e lontana dalle caratteristiche migliori del suo gioco, come Montecarlo. Subendo solo la difesa avversaria in condizioni in cui il campo era diventato molto lento e pesante a causa della pioggia. Non è vero, insomma, che il tennis di Sinner non sia compatibile con la terra battuta, e anche in quel brutto 2023 si è attestato su un buon livello di top spin sia dal lato del dritto che da quello del rovescio, al livello dei migliori su questa superficie.

Il finale di stagione e questo inizio di 2024 ci hanno consegnato un Sinner molto più pronto fisicamente allo scambio lungo rispetto al 2023, dove ancora sembrava soffrire un po’ la “maratona” nelle sfide ravvicinate. Sulla terra battuta Sinner si porterà la sicurezza che ormai ha a rete e le sue variazioni, che nel tennis non sono soltanto la verticalità, il back (dove comunque ha fatto passi da gigante) o la palla corta. Il vincitore degli Australian Open non è più solo potenza, ma è anche capace di cambi di ritmo improvvisi e di traiettorie strette che gli aprono il campo molto facilmente, senza mai dover rinunciare alla sicurezza dello giocare in topspin.

E se Sinner si approcciava alla terra battuta nel 2023 con il peso della mancata affermazione nei 1000 rispetto a certi suoi coetanei, oltre che al numero nove della classifica mondiale, ora arriva con due 1000 vinti e soprattutto uno Slam già messo in archivio, con accanto al suo nome il numero due, quello del ranking ATP. Proprio la terra battuta dirà tanto delle sue ambizioni da numero uno, con Sinner che guida la race alle Olimpiadi, staccando Djokovic di 700 punti. Con una buona stagione su terra ha l’opportunità di ottenere la prima posizione nel ranking già prima di Wimbledon.

Per ora la programmazione di Sinner vede solo i tre 1000 prima del Roland Garros, saltando quindi Barcellona, e difendendo “solo” 585 punti in tutta la stagione su terra. A Montecarlo potrebbe anche esserci l’assenza di Alcaraz, le cui caratteristiche sono perfette per quel tipo di terra, e Sinner si presenterebbe da favorito anche in presenza di Djokovic, che sta vivendo un momento complicato e che negli ultimi anni ha subito molte sconfitte inaspettate nel Principato. La rapida terra in altura di Madrid, così simile al cemento, sembra sulla carta perfetta per il tennis di Sinner, che però non è mai andato oltre agli ottavi con tanto di sconfitte con Alexei Popyrin e Auger-Aliassime. La vera prova, anche di resistenza alla pressione di un intero Paese che aspetta un vincitore italiano dal 1976, sarà però a Roma, che sarà un vero test per le sue ambizioni a Roland Garros data la somiglianza delle due tipologie di terra battuta.

A Parigi, Sinner parte teoricamente da terzo favorito, leggermente dietro ad Alcaraz ma davanti a Djokovic, frenato dai problemi che abbiamo già citato. Per il resto si fa fatica a capire oggi chi potrebbe metterlo in difficoltà. Con l’ex finalista Stefanos Tsitsipas che sta vivendo un momento buio, forse Zverev potrebbe essere uno di quelli capaci di alzare il suo livello in vista del Roland Garros, come ha già dimostrato in passato.

Il maggiore pericolo, comunque, rimane Alcaraz. Lo spagnolo ha iniziato la stagione in maniera meno brillante dell’italiano, ma ad Indian Wells ci ha ricordato quanto bene si sposi il suo tennis con i campi lenti. L’anno scorso alla fine fu frenato dai crampi e dalla tensione in una partita estremamente equilibrata con Djokovic, che poi si sarebbe laureato campione. In teoria ci sarebbe anche il GOAT indiscusso della terra battuta, Rafael Nadal, ma le ultime notizie arrivate dai suoi allenamenti lo danno ancora dolorante, questa volta alla schiena, e per ora è dura immaginare che possa davvero competere a Parigi, almeno ai massimi livelli.

Al di là di come andrà, comunque, non c’è alcun motivo tecnico per cui Jannik Sinner non possa vivere una stagione su terra 2024 da protagonista. E con il numero uno del mondo in ballo, e un titolo a Roma che sarebbe qualcosina di più di una ciliegina sulla metaforica torta, rischia di essere l’ennesimo momento storico per lui e per tutto il tennis italiano. In fondo per vincere su terra battuta non gli manca proprio niente.

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