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Sinner ha fatto sudare Nadal
07 ott 2020
07 ott 2020
Una partita più combattuta del previsto.
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Dall’angolo di campo occupato da Jannik Sinner non arrivano rumori, nessun gemito, nessun urlo di gioia o disperazione, solo i suoni della pallina sulla racchetta sempre pieni. Nello scambio si muove senza trasmettere sensazioni di enfasi e fatica. Nessuna sensualità, nessuna epica. Tutto il suo tennis sembra un sottinteso. Se una palla gli arriva forte, lui risponde più forte; se una palla gli arriva angolata, lui fa qualche passo in più, alla sua destra o alla sua sinistra, e ci arriva senza scomporsi. Nessun colpo sembra poterlo sorprendere veramente: è programmato per arrivare su ogni pallina e per rigiocarla il meglio possibile, per competere su ogni punto al massimo delle proprie possibilità.

 

Vive a Bordighera, si allena con Maria Sharapova e con Riccardo Piatti, uno dei migliori allenatori al mondo. Si allena tre ore alla mattina e tre ore al pomeriggio. Durante il cambio di campo mangia carote invece che banane. Ha i capelli rossi come Jim Courier e Boris Becker, i denti davanti sporgenti gli danno un’aria buffa e infantile; ma le sopracciglia rade e chiare incorniciano una sguardo freddo e duro.

 

È cresciuto nella Val Fiscalina, una valle dolomitica ancora incontaminata sotto le tre cime di Lavaredo. Prima di essere un tennista è un grande atleta, il suo corpo è slanciato e flessuoso. Sembra fabbricato per qualsiasi sport. A sette anni è stato campione italiano di sci; nelle foto che circolano per la nostra morbosità, indossa un casco arancione come i suoi capelli. Poi ha preferito spendersi nel tennis. Ha vinto le next generation ATP Finals, che decretano il miglior under-21 al mondo. È stato il più giovane ad accedere a una semifinale ATP dai tempi di Borna Coric nel 2014. Aveva 18 anni e 2 mesi, la stessa età in cui Federer si qualificò a una semifinale. Dopo aver giocato riguarda le sue partite almeno due volte da solo, poi un’altra con Piatti: insieme cercano di capire dove hanno sbagliato, le cose che possono essere perfezionabili.

 

Ieri sera ha giocato la partita più importante della sua carriera sfidando Rafael Nadal al Philippe Chatrier, come cercare di sopravvivere a uno squalo in acqua. Eppure, prima della partita, tra i tifosi italiani c’era l’immotivata sensazione che Sinner potesse farcela, e questo la dice tutta sul tipo di aspettative che sta generando di questi tempi. Poi bisogna sempre tenere presenti le statistiche di Nadal al Roland Garros: due sconfitte in una partita di tennis 3 su 5 su terra nella sua vita. Solo due giocatori sono riusciti a batterlo: Robin Soderling nel 2009, tirando fuori un tennis irripetibile e mai visto; Novak Djokovic nel 2015, uno dei più grandi giocatori di sempre nel periodo di maggiore fragilità di Nadal. È arrivato alla partita di ieri senza perdere neanche un set, ovvio, e l’irrilevanza dei suoi avversari si misura nella conta dei game lasciati per strada: 22 in quattro partite, se ci pensate appena sufficienti per vincerne una.

 

La sfida è iniziata con Parigi già addormentata, a un orario clandestino in cui gli appassionati si sono messi davanti al televisore da adepti di una setta. Come si cerca il futuro nei fondi di caffè, abbiamo cercato la speranza nelle variabili meteorologiche: l’orario tardo che avvantaggia la carne giovane, poi il vento e il freddo. Le palle pesanti che fiaccano il topspin di Nadal. Ma rimaneva la condizione di base: il miglior tennista su terra della storia, contro un giovane al primo quarto in uno slam, al primo Roland Garros disputato, e che preferisce i campi duri a quelli rossi.

 

Ma se stiamo scrivendo questo pezzo è perché la partita c’è stata, più di quanto era lecito immaginare. E chi l’ha vista sa che il punteggio non racconta lo sforzo di Nadal per vincerla, e il modo in cui Sinner gli reso la vita difficile, mostrando una consistenza che forse non ci aspettavamo. Questa la sua magia finora nel circuito: alzare un po’ di più l’asticella delle aspettative partita dopo partita, senza deludere mai, o quasi. Nadal ha vinto tre set a zero, ma ha dovuto spingere il suo tennis a un livello a cui pochi, su quel campo, riescono a portarlo. Per questo, per un tennista di 19 anni, la partita di ieri vale probabilmente più di una vittoria: più dei tornei vinti finora, più delle ottime partite. Chi ha visto la partita, e conosce l’invulnerabilità di Nadal su quel campo, sa che anche una sconfitta può essere la migliore patente di eccezionalità di Sinner finora.

 



Una delle qualità più impressionanti di Sinner è quella di distruggere il suo avversario già nei primi game. Con Nadal non poteva funzionare, ma persino lui è stato sorpreso dalla sua attitudine e dal suo approccio nei primi minuti. Sul 3-2 Nadal e servizio, Sinner è finito 0-15, e ne è uscito con un rovescio longilinea con i piedi fuori dal campo.

 



 

Fra i due era Nadal a provare a controllare, mentre era Sinner a spingere. Lo spagnolo ha provato ad addormentare la partita sulla diagonale del rovescio avversario. Ma è il colpo più solido dell’italiano, che gioca con una fluidità artificiale. Quando Sinner ha avuto lo spazio se l’è preso con dei vincenti paurosi, tirati senza nessuno sforzo, in pieno controllo.

 



 

Nel primo set la qualità della partita è cresciuta progressivamente, fino ad arrivare a un livello eccellente a cavallo fra i primi due, dove poi è maturata la sconfitta di Sinner.

 

Sul 5-4 Nadal ha sentito l’odore del sangue e ha alzato il livello, ma Sinner è riuscito a stare al passo. Nadal ha provato a strappare il servizio all’italiano; lui ha resistito e nel game dopo si è guadagnato due palle break. Eravamo nel territorio dei dettagli. Nadal ha tirato un dritto vincente, e sulla seconda ha provato una palla corta; Sinner ci è arrivato tranquillamente, ma poi ha tirato un approccio sballato in corridoio. Non sarà l’ultima volta che la sensibilità del suo braccio non sarà all’altezza del contesto. Poi ha guadagnato un’altra palla break, e l’ha sfruttata. Serviva per il primo set, contro Rafa Nadal, sul Philippe Chatrier. In quel game alcuni rimpianti: Sul 15 pari una palla corta fuori misura quando avrebbe potuto spingere un attacco col rovescio da metà campo. Il game è arrivato ai vantaggi, e Nadal lo ha vinto con due dritti longilinea a tutto braccio. Il suo marchio di fabbrica da 15 anni, un colpo senza tempo, che ha continuato a funzionare anche contro un tennista che quando lui ha vinto il suo primo Roland Garros aveva appena tre anni. Al tie-break non poteva vincere: due errori non forzati, due grandi volée di Nadal hanno fatto la differenza.

 

Nel secondo set avrebbe potuto sciogliersi, ma è restato attaccato la partita, ha alzato forse ulteriormente il livello del suo tennis, e Nadal per sua sfortuna lo ha fatto a sua volta, diventando sempre più aggressivo. Può consolarsi con l’idea che i tennisti che possono modulare così il proprio gioco si contano sulle dita di una mano, così come quelli che possono arrivare a quei vertici. Sul 2-1 ha tolto il servizio a Nadal ma, come era già successo nel primo set, si è fatto fare il controbreak subito dopo. Nel game dopo si è portato 30 pari ma ha sbagliato ancora la misura di una palla corta - che nella partita l’ha tradito troppe volte.

 



 

Nel terzo set il vero crollo, con un doppio break subito troppo velocemente, il secondo arrivato dopo due doppi falli consecutivi. A quel punto ha allargato le braccia verso Riccardo Piatti, che forse lo esortava a non mollare. Si può pretendere ancora di più, quindi, da Jannik Sinner?

 



In un contesto che lo obbligava alla perfezione, non è stato perfetto. Era arrivato ai quarti dopo aver lasciato per strada un solo set, avendo battuto un ex top-10 come David Goffin al primo turno e un attuale top-10 e fresco finalista slam come Zverev (che poi ha detto di aver giocato con la febbre). E fino a ieri Sinner nel torneo era sembrato il miglior giocatore in campo ogni volta: non quello che stava avendo la giornata migliore, ma il tennista migliore tutto considerato. Il primo giocatore a riuscire ad arrivare ai quarti alla prima partecipazione al Roland Garros, dopo Nadal nel 2005. Eppure, anche in questo percorso da record, è il livello di gioco mostrato ieri contro Nadal ad aprire orizzonti entusiasmanti sul suo futuro. Per larghi tratti della partita è stato lui a giocare il tennis più brillante. Non solo Sinner ha dimostrato di poter giocare a quel livello, ma di poterlo fare senza sforzo apparente. E non c’è marchio forse più puro del talento della naturalezza: una sensazione intangibile e che ci viene difficile da spiegare. Diciamo che Sinner non ha dato la sensazione di aver dato fondo alle proprie possibilità.

 

Possiamo aspettarci ancora di più da Sinner, già oggi sul cemento, dove il suo tennis di ritmo si trova meglio; in futuro anche sulle altre superfici. Ci sono cose da aggiustare nel suo gioco. La ricerca del colpo con i piedi a volte non è perfetta; col servizio sembra poter crescere ancora, ottenendo qualche punto diretto in più, magari aggiungendo muscoli. Nel gioco a rete e nelle variazioni non possiamo aspettarci che diventi un tennista creativo e sensibile, ma può almeno raggiungere un livello sufficiente per aumentare gli schemi di gioco. Nel controllo della partita è già a un livello eccezionale, ma è il singolo aspetto su cui può forse diventare veramente dominante.

 

La forza mentale dimostrata da Sinner finora ha pochi precedenti, dentro e fuori dal campo Le pressioni che da due anni sta sopportando da fuori sono difficile da immaginare. A novembre è stato invitato come ospite a “Che Tempo che fa” ed è stato accolto da “We are the Champions” dei Queen. Fabio Fazio ha invitato più volte il pubblico a «ricordarsi questo momento, e questo nome». Lo ha definito “predestinato”, “la più bella speranza del tennis italiano”. Luciana Littizzetto lo chiama “piccolo” sotto scroscianti applausi, mentre sullo sfondo vengono trasmesse le immagini delle sue gare di sci. Poi Fazio declama il suo wikiquote: «Sarà una delle stelle del futuro» dice Djokovic; «Non si è mai visto un italiano così dotato» dice Clerici. Lui parla poco, a singhiozzo, gli sono attorno, gli mettono le mani sulle spalle, e lo interrompono di continuo forse per paura che abbia troppo poco carisma per la televisione. Lo vogliono lì come simbolo di qualcosa, non come una vera persona.

 

https://www.youtube.com/watch?v=RrT1TYgAB4Q

 

Il modo in cui Sinner, che ha compiuto 19 anni poco più di un mese fa, sopporti tutto questo ha del misterioso. Parla poco, sembra disinteressato a piacere agli altri. Possiede un’austerità prussiana che sta creando un personaggio freddo e un po’ disumano. Forse gli si ritorcerà contro ai primi risultati mancati (che arriveranno per forza), così come l’accento tedesco e la carnagione chiara. A qualcuno a un certo punto farà comodo considerarlo uno straniero, mentre ora è solo “un italiano atipico”, come è stato definito dalla rivista Vogue.

 

Jannik Sinner, per fortuna, sembra disinteressato a quello che diciamo su di lui.

 

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