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Giorgio Di Maio
Trust the process, Jannik Sinner
03 apr 2023
03 apr 2023
Tra Indian Wells e Miami i miglioramenti del tennista italiano sono apparsi sempre più evidenti.
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Giorgio Di Maio
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IMAGO / ZUMA Wire
(foto) IMAGO / ZUMA Wire
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Aprile è il mese più crudele diceva T.S. Eliot e la finale del Masters 1000 di Miami lo ha confermato. Jannik Sinner si è dovuto arrendere, per la sesta volta su sei partite giocate in carriera, al tennista russo Daniil Medvedev con il punteggio di 7-5, 6-3. Il tennis però, come molti commentatori tendono a dimenticare, è una maratona e non uno sprint e non bisogna quindi leggere troppo dentro una singola partita. Considerando i due tornei del Sunshine Double (Indian Wells e Miami) si può tracciare un bilancio sul piccolo microcosmo che è l’inizio di stagione di Sinner. A partire dalle cifre, con la top ten riguadagnata al numero nove e il numero quattro della race per Torino con un buon vantaggio sul quinto. Per il tennista italiano è aumentato anche il “peso” delle vittorie, con tre successi contro tennisti nella top cinque della classifica (Fritz, Tsitsipas e Alcaraz) e due semifinali consecutive in un Masters 1000, risultato mai raggiunto in carriera. Dal punto di vista tecnico Sinner continua a dimostrare come la scelta di lasciare il padre putativo Riccardo Piatti si sia dimostrata vincente. Il tennista di San Candido, come già esplorato a lungo qui, ha cambiato la traiettoria del suo tennis che stava diventando forse troppo schematico. A partire dal servizio, che è ancora ai lavori in corso, ma che rispetto all’anno scorso sta cominciando a portare i suoi frutti, nonostante una percentuale di prime non eccezionale. I numeri di punti vinti con prima e seconda sono però in aumento rispetto all’anno scorso. E se Jannik si affidava troppo alla botta piatta centrale, quest’anno ha dimostrato di saper sfruttare al meglio il servizio in kick ad uscire, curiosamente la miglior tipologia di servizio di Carlos Alcaraz. Le alte velocità di Sinner su prima e seconda non distolgono però l’attenzione dalla, già citata, nota dolente: la percentuale di prime in campo. Il tennista italiano infatti mette in campo nel 2023 soltanto il 58,6% di prime, un dato molto lontano dalla media del 63% dei primi 50 del mondo. Come spiegato in questo articolo su 76, il buon dato di punti vinti al servizio nonostante queste basse percentuali fa ben sperare in una resa superiore con i colpi di inizio gioco, in caso Jannik riesca ad aumentare le percentuali. Un problema che comunque dimostra per l’ennesima volta il bisogno di tempo in uno sport dai ritmi irregolari e lenti come il tennis. Un colpo come il servizio ha bisogno di tantissimo stress in partita prima di poter essere usato in maniera più sciolta. Un esempio di questo sono i cosiddetti “colpi di tocco”, come le volée, le palle corte e gli slice. Dall’arrivo di Simone Vagnozzi prima, e Darren Cahill poi, Sinner ha aggiunto questi colpi nel suo arsenale, non senza difficoltà. Nel match contro Andrej Rublev si sono visti i lati buoni di questa evoluzione del gioco di Sinner.

La sola esecuzione della volée, a metà campo e in mezzo ai piedi, era estremamente complicata, figuriamoci piazzarla lì.

Cose impossibili un anno fa.

Nella sfida contro Alcaraz invece si è visto probabilmente il peggio del tennis di volo di Sinner, ma la cosa confortante è che sia sembrato in ogni caso meglio del livello medio di anche solo un anno e mezzo fa. Nel primo set Sinner ha mancato l’opportunità di andare 1-4 15-40 per via di uno smash sbagliato in maniera grossolana, e altri due colpi di volo sbagliati gli sono costati molto probabilmente il set. Un contrasto reso ancora più evidente dal suo avversario, forse il talento più puro per tocco e capacità a rete del circuito, che tra velocità di gamba ed eccellenza tecnica è un vero e proprio muro a rete nonostante l’altezza non elevata.

Per carità, dall’altro lato c’è Alcaraz che fa un pallonetto mostruoso. Però la prima volée di rovescio è preparata male e nel secondo caso è troppo comoda, vanificando tutto il vantaggio posizionale.

Contro Medvedev la stanchezza di Sinner ha reso ancora più evidente la sua poca abitudine a questo tipo di variazioni. Il tennista italiano provava ad uscire dallo scambio con delle palle corte che però, complice la fatica e la tensione, morivano o nella parte bassa della rete o diventavano facile preda del tennista russo. Come per il servizio ci sarà bisogno di tempo, forse ancora di più che per il servizio. A dare fiducia c’è il caso di Novak Djokovic, che condivide tante caratteristiche in comune con Sinner, oltre ad una storia di progresso interessante proprio sulle volée. Contrariamente al sentire comune Djokovic è oggi un solido giocatore di rete, specialmente nelle stop-volley. Chiaro, il tennista serbo non è tra i giocatori più spettacolari a rete o uno di quelli con la mano più delicata, negli anni però ha avuto un progresso tecnico evidente anche da quel punto di vista, partendo da una base paragonabile, se non forse addirittura peggiore, a quella di Sinner. Tant’è che negli ultimi anni il tennista serbo ha utilizzato con efficienza e buone frequenze l’arma del serve-and-volley. Un qualcosa di impensabile dieci anni fa. Sinner seguirà la stessa traiettoria? Per quanto riguarda il gioco da fondo Sinner ha confermato di essere, senza mezzi termini, uno dei migliori giocatori del mondo. Il dritto è stato in grande spolvero per tutto il Sunshine Double, raggiungendo il suo punto massimo nel primo set della sfida contro Alcaraz. La chiave della sfida però è stata il rovescio lungolinea, il suo colpo migliore e la differenza più netta di approccio tra la partita giocata ad Indian Wells e Miami. In California Alcaraz aveva sfruttato a suo favore la lentezza del campo, molto più vicina alla terra battuta che al cemento. Un tipo di superficie che storicamente non piace a Sinner, come già visto nei gironi di Bologna in Coppa Davis. Come mostrato qui l’italiano a Indian Wells aveva deciso di puntare il rovescio di Alcaraz sulla diagonale per creare vantaggio posizionale nello scambio e costringere Alcaraz ad un rischioso rovescio lungolinea, il colpo più “debole” dello spagnolo. Piano fallito per la lentezza del campo, che aveva permesso ad Alcaraz di neutralizzare molto più facilmente gli attacchi di Sinner e di negare quindi il vantaggio sul rovescio. A Miami, su un campo nettamente più veloce, Sinner ha cambiato invece strategia, decidendo o di prendere lui l’iniziativa sul rovescio lungolinea o di giocare la palla nel centro del campo senza scoprire il lungolinea.

Una sequenza di dritti devastanti di Sinner. L’uso degli angoli per aprirsi il campo è uno dei lati migliori del suo dritto nel 2023.

Una delle occasioni in cui la tattica di Indian Wells ha pagato.

A Indian Wells probabilmente avrebbe rigiocato in diagonale, qui si prende un rischio che paga.

La finale di Miami è l’ennesima occasione per ribadire come il tennis sia essenzialmente una guerra di caratteristiche che si scontrano. Per un non appassionato sembra quasi paradossale che il numero uno del mondo Carlos Alcaraz, una sola sconfitta in stagione prima di Miami (e per infortunio) soffra Sinner più di qualunque altro tennista del mondo, mentre Sinner non riesce a venire a capo dell'enigma Medvedev pur riuscendo a fare partita pari con il numero uno al mondo. Il russo per ora è un ostacolo insormontabile con le sue capacità di grande contrattaccante, a cui piace il gioco potente ma spesso troppo lineare di Sinner, e la bravura nella diagonale di rovescio che gli permette di non perdere campo sul colpo migliore dell’italiano. Senza contare la sua capacità di trovare punti facili al servizio e un dritto in grande spolvero. Certo, resta il rammarico di non aver potuto vedere un Sinner in piena forma. Le fatiche del durissimo match con Alcaraz e delle due settimane precedenti si sono viste in maniera evidente già nel primo set, in cui Jannik ha dovuto ricorrere ai sali, e hanno prodotto il vistoso crollo di rendimento nel secondo. In questa stagione il tennis di Sinner si è avvicinato a quello del Medvedev di quest’anno, come visto già a Rotterdam, ma all’italiano manca ancora la capacità di vincere punti stando sotto i quattro colpi, un aspetto che nel tennis è sempre più importante, soprattutto contro un avversario come Medvedev. Questo però dipende dal servizio e, come detto, per Sinner è ancora un colpo in costruzione e bisogna avere fiducia. La pazienza nel tennis è cruciale e l’impressione è che Sinner sia davvero ad un centimetro di distanza dal cominciare a vincere i grandi tornei. E come diceva un individuo a Philadelphia, trust the process.

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