Non è facile arrivare dopo Antonio Conte. Un allenatore che è un uragano, che si era conquistato la fiducia dell’ambiente con i suoi modi spicci, portando in dote il primo posto in Serie A dopo oltre dieci anni. Non è facile arrivare quando lo Scudetto è cucito sul petto, ma il tuo nuovo presidente ha appena annunciato tempi cupi, il ridimensionamento.
Eppure, almeno all’inizio, sembrava tutto digeribile. È stato ciò che è accaduto dopo – la cessione di Lukaku, le voci su De Vrij e Lautaro, i nomi nuovi un po’ deprimenti – a rendere Simone Inzaghi da allenatore da molti considerato poco simpatico a figura verso cui empatizzare.
Forse anche Inzaghi ha capito il momento. Non sembra già più l’allenatore isterico, pronto a lamentarsi, a fare crociate. È diventato un allenatore che abbraccia. Gli abbracci sono una delle cose che più ha contraddistinto Simone Inzaghi in questa manciata di settimane in nerazzurro. Ciascuno di questi abbracci aveva un significato diverso, e un valore emotivo diverso.
Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo, diceva Emily Dickinson, o almeno così sostiene frasimania.it, che agli abbracci riserva 45 aforismi (questo era il terzo, non avevo voglia di leggerli tutti).