Siamo tutti CT
La redazione si è esposta scegliendo ognuno il proprio undici ideale.
La Nazionale giovane di Daniele V. Morrone
Penso che per quanto ci si possa affidare al talento comunque ottimo dei giocatori migliori (Verratti, Insigne, Bonucci) e ad una struttura tattica migliore rispetto all’attuale, non è che con quattro tinte di intonaco si può tirare su questa Nazionale per farla competere veramente per il Mondiale, proprio ora che Spagna e Brasile si sono risvegliate e che Francia e Germania si trovano troppo più avanti nello sviluppo del proprio incredibile talento.
Comunque sono dell’idea che sia il momento di iniziare un progetto di più ampio respiro, con un piano quadriennale in cui chi partecipa ora al Mondiale in Russia deve essere sicuro di arrivare nel picco della carriera per poter giocare quello del 2022. Prima cosa, quindi, via qualsiasi giocatore che avrà più 30 anni al Mondiale successivo (nato insomma prima del 1 gennaio 1992), tolti tre fuoriquota (spiego più avanti). Sarebbe una mossa in totale controtendenza con la logica dei cicli della Nazionale italiana, che premiano invece chi è nel picco della propria forma al momento della chiamata, anche con un po’ di cattiveria nei confronti di chi magari si è qualificato sul campo, però penso che potrebbe rivelarsi una mossa utile, un po’ come fecero Spagna e Germania, o il Belgio. Poi, sulla falsariga di quanto faceva la nazionale sovietica, invece, per colmare il gap di talento con l’organizzazione tattica e il livello di esecuzione tecnica nominerei da subito un allenatore “da progetto”, che possa portare nell’arco di quattro anni una generazione a giocare a memoria.
Anche l’Italia ha bisogno del suo Lobanovskyi, insomma, e l’allenatore migliore per seguire questo progetto penso sarebbe Sarri. Chissà che in quattro anni crescendo la propria generazione passo dopo passo (tra stages e qualificazioni varie) sono sicuro che la Nazionale potrebbe arrivare ad un livello di esecuzione almeno vicino a quello del Napoli attuale. In sua assenza, provo a immaginare io i nomi da portare in caso in Russia.
Il Progetto 2022 non potrebbe prescindere dalla figura di Marco Verratti: il giocatore più esperto, che gioca al più alto livello e oltretutto più talentoso. Con la 10 dietro le spalle e la fascia al braccio è il momento di celebrare il suo matrimonio con la maglia azzurra e di farne la chiave di volta della Nazionale. Per questo, disegnerei un 4-3-3 semplice che possa dargli sicurezza.
In porta, ovviamente, spazio da subito a Gigio Donnarumma, e al centro della difesa il futuro blocco difensivo della Juve, formato da Rugani e Caldara. Ai loro lati due terzini in grado di coprire tutta la fascia e di dialogare con la mezzala, Emerson Palmieri e Conti. Davanti alla difesa non c’è nessuno meglio di Amadou Diawara, un giocatore che conosce il sistema di Sarri, che già ora sembra il perfetto assistente di Verratti, e che comunque da qui a quattro anni promette di essere uno dei migliori al mondo nel ruolo (non sto tenendo conto dei problemi di naturalizzazione: non è nato in Italia e non ha legami familiari, per cui non è chiaro quanto velocemente potrebbe avere un passaporto italiano).
Il ruolo di mezzala sinistra è quello che mi ha messo più in crisi per la scelta, visto che tra Barella e Pellegrini comunque si parla di giocatori adatti al ruolo e dall’ampio margini di crescita ancora a disposizione. Ora sceglierei Pellegrini, perché ho la sicurezza che giocherà al massimo livello a breve periodo.
L’attacco invece è la parte più facile, gli esterni e la punta si nominano quasi da soli: ai lati metterei Chiesa e Bernardeschi (fondamentale lo juventino per associarsi con Verratti e creare un triangolo creativo) entrambi a piede invertito (come piace a Sarri); al centro Belotti. Come prima riserva del tridente c’è Simone Verdi, il giocatore più tecnico a disposizione davanti e perfetto a partita in corso.
In rosa, oltre ai vari Romagnoli, Zappacosta, Barella e Berardi, darei spazio anche da alcuni under 20 maggiorenni che si sono già messi in mostra: Meret, Bastoni, Mandragora e Kean. Per chiudere il progetto, tre fuoriquota da tenere in panchina: Buffon, guardiano del sacro fuoco azzurro; Thiago Motta, fedele scudiero di Verratti e ottimo mentore di Diawara; Criscito, anche perché da anni è in Russia e può accompagnare i ragazzini nelle giornate libere a Mosca.