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Foto di Tom Hauck / Getty Images
NBA David Breschi 24 marzo 2018 4'

Si può usare il Triangolo in squadre semi-professionistiche?

Stefano ci ha chiesto un consiglio per un amico che vuole sbloccare l’aridità offensiva. Risponde David Breschi.

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Gentile redazione,

ho un amico che, da un po’ d’anni, si diletta nell’arte di allenare nelle minors (ma molto minors…) di pallacanestro. La stagione attuale vede per la sua squadra un serio problema di sterilità offensiva: pochi canestri, poche soluzioni d’attacco. Scherzando, un giorno gli proposi di provare il Triangolo per finalmente bloccare l’aridità a canestro.

 

Ora, per quanto sia comunemente folle proporre una soluzione del genere ad una realtà che si allena 2 volte a settimana (quando va bene…), mi sono però chiesto per quale motivo in realtà diciamo semi-professionistiche (una A2, tanto per dire) ciò non possa avvenire. Perchè nessuno prova questa soluzione? E’ così inattuabile il Triangolo in realtà “decentemente” organizzate? Riuscirò mai a vederlo applicato o sono un pazzo/folle/tornaagiocareconlplay?

 

Grazie,

Stefano

 

Risponde David Breschi

 

Ciao Stefano,

da una ventina di anni la Triple Post Offense è considerato il sistema di gioco per eccellenza, associando il suo nome alla dinastia dei Chicago Bulls di Michael Jordan e dei Los Angeles Lakers di Shaquille O’Neal e Kobe Bryant, con Phil Jackson e Tex Winter a farne da filo conduttore.

 

I Golden State Warriors – che hanno cambiato il modo di intendere gli spazi e le geometrie del gioco e al contempo hanno ridefinito il concetto di movimento di palla – sono figli del successo della Triple Post Offens che vedeva in Steve Kerr uno dei suoi massimi interpreti quando vestiva la maglia dei Bulls.

 

La tua domanda è lecita: visto il successo riscontrato, perché oggi nessuno gioca l’Attacco Triangolo?

 

La risposta è che negli ultimi anni il gioco è cambiato notevolmente, ed in parte proprio la TPO di Tex Winter ha rivoluzionato a livello culturale la pallacanestro, introducendo concetti come il dinamismo, la condivisione e le fluidità offensiva che nel tempo si sono ulteriormente evoluti in qualcosa che questo questo tipo di attacco non riesce più “da solo” a gestire come un tempo.

 

La velocità di esecuzione abbinata all’evoluzione fisica ed atletica dei giocatori ha costretto i coach ad ogni latitudine a creare chiari vantaggi offensivi fin da subito, ricorrendo al pick and roll, ad esempio, per muovere le difese avversarie e creare opportunità e da lì assemblare il proprio sistema offensivo.

 

La TPO utilizza un approccio diverso: in linea del tutto teorica è un attacco flessibile, aperto, equilibrato e in grado di rendere pericoloso ogni giocatore in campo; ma nella pratica è un sistema di gioco molto complesso in cui i giocatori che lo interpretano devono essere tecnicamente validi e abili nel leggere e riconoscere rapidamente quello che succede, per creare un flusso di gioco costante e imprevedibile che non dia punti di riferimento alla difesa. Basta un giocatore che ferma la palla o sbaglia un passaggio per far colare tutto irrimediabilmente a picco.

 

Per dire della complessità del sistema: una volta Phil Jackson ha stimato che esistono circa 35 combinazioni di movimenti possibili solamente per ribaltare la palla da un lato all’altro. Inoltre i giocatori devono essere “ricalibrati” o “programmati” in modo che possano padroneggiare i concetti cardine del sistema. Chi vuole giocare questo tipo di attacco deve mettere in conto che serviranno anni per raccoglierne i frutti, tempo che al momento nessun coach può permettersi di investire su un sistema di gioco così complesso e volubile perché basta una striscia di brutte prestazioni per rischiare l’esonero. In Italia Giampiero Ticchi – ex allenatore della nazionale femminile con un lungo passato in Serie A e A2 tra Rimini, Pesaro ed Imola – per anni ha proposto ai suoi giocatori la Triple Post Offense, a volte anche in modo ossessivo, perdendo il posto per gli scarsi risultati ottenuti.

 

Infine nessuno lo ha mai evidenziato abbastanza, ma l’attacco Triangolo non è un sistema di gioco che “produce” canestri come ad esempio la Flex Offense o la Princeton Offense, ma permette di creare condizioni ottimali per giocare continuamente uno contro uno. In questo contesto, avere talento – tanto talento – è una prerogativa essenziale: Phil Jackson ai Bulls e ai Lakers riuscì a “vendere” la TPO a Jordan, Bryant e O’Neal rendendo malleabile il loro enorme talento ai fini di un gioco di squadra; altrove implementare un sistema di gioco basato sulla triangolo è stato un fallimento – ad esempio i New York Knicks degli ultimi anni – perché il talento era poco oppure perché i giocatori non riuscivano a calarsi nel sistema, facendo diventare il tutto un puzzle intricato.

 

 

 

Un esempio di Triple Post Offense usato dai Knicks lo scorso anno. La palla circola e il giocatori collaborano mantenendo buone spaziature, ma nessuno riesce a creare un vantaggio in uno-contro-uno.

 

Sembra che finora con la mia risposta abbia decretato la morte della Triple Post Offense. In realtà alcuni concetti e spaziature estrapolate dall’attacco triangolo sono presenti ad ogni livello, dalla NBA al campionato di Prima Divisione: ho già accennato ai Golden State Warriors, ma ad esempio anche Gregg Popovich per la Motion Offense degli Spurs ha pescato a piene mani dall’attacco sviluppato negli anni ‘40 da Tex Winter. Per fare esempi più vicini a noi, negli ultimi Europei anche l’Italia di Messina ha usato la TPO in alcuni set offensivi e anche la Finlandia ha usato la Triangolo in alcune collaborazioni sul lato forte.

 

 

 

Un esempio della Triple Post Offense usata dalla Finlandia ad EuroBasket contro l’Italia.

 

Ci sono centinaia di coach che vedono nell’attacco Triangolo una risorsa in grado di dare una base di partenza solida al proprio attacco o ne usano i precetti fondanti per creare quel movimento armonioso di palla e di uomini su cui poi creare situazioni di gioco codificate.

 

Per rispondere alla tua domanda iniziale, anche il tuo amico allenatore potrebbe isolare alcuni concetti o movimenti classici della Triangolo e proporli alla sua squadra, non trovi? Nella mia esperienza ad esempio ho visto molte squadre basare la propria transizione offensiva sull’Attacco Triangolo e poi entrare nei giochi organizzati dagli “spot” tipici della TPO.

 

Dal mio punto di vista comunque la filosofia di gioco va plasmata attorno alle caratteristiche dei giocatori per metterli nelle condizioni migliori possibili di rendere al meglio e non forzare i giocatori a fare qualcosa che per loro è innaturale o poco chiaro. Con i giocatori giusti che sappiano leggere il gioco e reagire di conseguenza, utilizzare i concetti della Triple Post Offense può portare dei benefici; viceversa, il rischio è quello di creare confusione.

 

 

Tags : la posta del cuorephil jackson

Nella vita reale lavora come Web & Graphic Designer. Considerava Harold Miner il nuovo Michael Jordan. Mette clip di tattica su Twitter usando l'hashtag #BasketballPorn. Ha giocato nella Nazionale Francese Senior sotto falso nome (true story).

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