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Giovanni Bongiorno
"Shogun" Rua e l'alba delle MMA moderne
29 dic 2021
29 dic 2021
L'iconico fighter brasiliano è stato fondamentale per la crescita delle arti marziali miste.
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Giovanni Bongiorno
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Essendo una delle più antiche culle delle arti marziali, il Giappone era praticamente obbligato ad offrire spettacoli degni e proprio Pride raggiunse sicuramente il picco della qualità: Emelianenko, campione del mondo di Sambo e ricordato a lungo come il più forte artista marziale misto in circolazione, fu una manna per gli organizzatori: glaciale, silenzioso e letale, era la personificazione marziale del Terminator di Schwarzenegger. Senza aprir bocca faceva a brandelli i suoi avversari ed era amato dal pubblico. Quando batté Mark Coleman, l’americano gli fece conoscere le figlie, portate sul ring in lacrime. Fedor sorrise spontaneamente, un’immagine che rimarrà impressa nelle menti di chi lo seguiva, visto che prima di allora, probabilmente mai lo si era visto sorridere sul ring.

 

Arrivato in Pride dopo la gavetta in Rings con un record di 10-1 (sconfitta subita a causa di un taglio contro Tsuyoshi Kohsaka, Fedor avrebbe potuto continuare, ma l’arbitro non lo permise. Vendicò comunque in seguito la sconfitta), dominò per sette anni di fila e vinse in tutte le sue apparizioni al Pride, fatto salvo un No Contest contro Minotauro Nogueira.

 

Diversa la situazione di Vovchanchyn: considerato l’uomo più forte al mondo fino al 2000, venne ridimensionato da Mark Coleman, ma rimase un punto di riferimento ed un fighter vincente fino agli ultimi due match in carriera, persi rispettivamente contro Alistair Overeem e Kazuhiro Nakamura.

 

L’iconico Rickson Gracie ad esempio, a Pride 4, nell’ottobre del 1998, fu accolto come un figlio dalla folla giapponese, orfana del proprio idolo Nobuhiko Takada, battuto per la seconda volta dal brasiliano. Gracie tenne un discorso pregno di valori marziali classici e stima per il suo avversario ed il pubblico giapponese si innamorò perdutamente dello straniero, riservandogli un’ovazione commovente: 



 


Mitsuyo Maeda, conosciuto anche col nome brasiliano di Otàvio dopo la naturalizzazione.


 



 

Il pubblico asiatico poi aveva un rapporto speciale coi campioni brasiliani, più vicini sia geograficamente che culturalmente (visto che molti giapponesi si trasferirono in Brasile nel secondo dopoguerra e iniziarono una nuova vita) di quanto si potesse pensare: Rickson Gracie, Minotauro Nogueira, Murilo Bustamante erano combattenti, ma soprattutto personaggi molto apprezzati. 



 



 

Il pubblico rispondeva sempre presente e numeroso alla chiamata dei promoter e Pride: Final Conflict 2005 non aveva fatto eccezione. E nonostante la gestione di Pride venga ricordata economicamente come un bagno di sangue, gli eventi della promotion giapponese sono considerati, a ragione, dei classici imprescindibili, delle pietre miliari dello sport senza la cui conoscenza un vero fan di MMA non potrebbe ritenersi tale. Il torneo dei Pesi Medi del 2005 (allora detto proprio middleweight, ma le divisioni di peso erano diverse e i medi di allora erano gli odierni massimi-leggeri, in una divisione al limite dei 93 kg) si svolse nell’arco di tre eventi tenuti tra aprile e agosto; le semifinali e la finale ebbero luogo nella stessa sera.





 



 



 


Se ci fosse una sola immagine iconica per descrivere Rua sarebbe senz’altro questa: superman punch verso il tappeto su Minotouro Nogueira, a Pride Critical Countdown 2005.


 

Arona, al contrario di "Shogun" (i cui fratelli, a testimonianza della passione dei genitori per il Giappone, venivano chiamati “Ninja” e “Shaolin”) non aveva invece bisogno di presentazioni: striker e power-wrestler straordinario, la sua dote maggiore era forse nel submission grappling, grazie al quale negli anni era riuscito ad accumulare 13 vittorie senza subire sconfitte. Aveva inoltre conquistato ben tre ori in altrettante esperienze all’Abu Dhabi Combat Club, e due ori e due argenti ai Mondiali di jiu-jitsu fra i -88 kg e gli assoluti, da cintura blu a nera. Arona era un vero e proprio fenomeno: aveva battuto Wanderlei e aveva conciato per le feste Kazushi Sakuraba, ridotto a una maschera di sangue in quella che sarebbe stata ricordata come immagine iconica dello sport.

 


Kazushi Sakuraba dopo la cura Arona. Non adatto ai deboli di cuore.


 










Il movimento repentino di Rua per l’omoplata.









I famigerati stomp kick di Rua in epoca Pride. 














 


Due colpi a martello sono bastati per addormentare Arona. 










 

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