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Fabio Barcellona
La sfortuna non basta a spiegare la sconfitta della Juventus
06 mar 2023
06 mar 2023
Davanti alla difesa della Roma la squadra di Allegri non ha trovato risposte.
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Fabio Barcellona
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Riccardo Antimiani/IMAGO
(foto) Riccardo Antimiani/IMAGO
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Quello tra José Mourinho e Massimiliano Allegri poteva essere descritto alla vigilia come lo scontro tra i due allenatori più difensivi del campionato. Attenti ad abbassare il baricentro, a compattare le proprie squadre nella propria metà campo. Per Allegri e Mourinho il dominio di una partita non passa necessariamente per il controllo del pallone. Era quindi prevedibile un match in cui le due squadre avrebbero affrontato il possesso palla avversario ben coperte nella propria metà campo, attente a non lasciare spazi utili agli avversari. È andata come previsto, ma tra le due squadre è stata la Roma ad assumere un atteggiamento più radicale, accettando senza remore il controllo del pallone da parte della Juventus pur di mantenere compatta la squadra nella propria metà campo. Mourinho ha rinunciato a schierare un centravanti di ruolo per giocare con un 3-4-3 che, sul fronte offensivo, ha visto Pellegrini in mezzo con Dybala a destra e Wijnaldum a sinistra. Al termine del match il tecnico della Roma ha dichiarato che la scelta di rinunciare a un centravanti di ruolo è stata funzionale all’obiettivo tattico di limitare il gioco in campo aperto della Juventus, ritenuto la migliore arma offensiva dei bianconeri. L'obiettivo di Mourinho era quindi quello di bloccare la Juventus centralmente tramite la ricerca di una superiorità numerica a centrocampo, utile sia senza palla ma anche in fase di palleggio, grazie al lavoro di raccordo dei tre giocatori più avanzati e all’assenza di un riferimento fisso offensivo. Questa struttura avrebbe dovuto permettere una manovra più palleggiata e sicura, funzionale ad abbassare i giocatori della Juventus. Quest’ultima parte del piano tattico di Mourinho non è stata tuttavia ben attuata: la Roma non ha giocato fasi particolarmente lunghe di possesso e, anche limitando il dato al periodo di match precedente al gol della vittoria di Mancini, il possesso palla è stato ampiamente in mano bianconera (56%).Lo schieramento difensivo dei giallorossi ha previsto, all’altezza della linea di centrocampo, il posizionamento dei tre giocatori offensivi di fronte ai tre giocatori arretrati del 3-5-1-1 bianconero con l’obiettivo di schermare le linee di passaggio interne. Alle loro spalle, la presenza del solo Vlahovic sulla linea offensiva bianconera, ha permesso a Mancini e Ibañez di rompere la linea, supportando così i due interni Matic e Cristante nel contrasto delle ricezioni dei centrocampisti avversari. Sull’esterno Zalewski e Spinazzola hanno duellato rispettivamente con Kostic e Cuadrado.

Lo schieramento difensivo della Roma tutta nella propria metà campo con i tre giocatori offensivi a schermare l’accesso avversario al centro del campo.

Le difficoltà della Juventus contro il blocco basso della RomaCome detto, la Juventus è riuscita a tenere maggiormente il pallone senza doversi preoccupare in alcuna maniera di sorpassare il pressing, inesistente, degli avversari. Anche la transizione difensiva della Roma è stata integralmente orientata al recupero della posizione nella propria metà campo, rinunciando a qualsiasi tentativo di riaggressione. I bianconeri hanno quindi potuto comodamente portare il pallone nei pressi della linea di centrocampo dove, però, hanno sempre trovato ad attenderli il blocco compatto dei giallorossi. Gli uomini di Allegri hanno inizialmente provato a trovare i varchi tra le maglie della Roma ottenendo superiorità posizionale con le conduzioni e i movimenti alle spalle del tridente offensivo avversario di Alex Sandro e dei centrocampisti, alle spalle del centrocampo della Roma. Una soluzione tattica che, nei primissimi minuti del match, è sembrata promettente, ma che ben presto è stata abbandonata a favore di un approccio al possesso più prudente che ha cercato la più sicura, ma molto meno efficiente, soluzione verso l’esterno del campo per aggirare, invece che penetrare, il blocco basso della Roma. Dall’esterno però, la Juventus non è mai riuscita a guadagnare la zona davanti alla difesa romanista riportando la palla verso l’interno, grazie anche all’attenzione della squadra di Mourinho nel proteggere il centro del campo. L’eccessiva prudenza del possesso palla bianconero ha quindi reso il predominio di Kostic su Zalewski l’unica vera soluzione offensiva per la Juventus, che ha portato il serbo a produrre varie rifiniture potenzialmente pericolose dentro l’area di rigore avversaria. Più volte Kostic ha provato il cross arretrato per il compagno che giungeva a rimorchio da dietro, mentre, quando ha crossato verso il centro dell’area, ha trovato come unico target credibile dei sui cross il solo Vlahovic, troppo isolato. Sui cross di Kostic, a riempire l’area e ad accompagnare Vlahovic erano deputati Cuadrado, quasi sempre il ritardo, e la mezzala del lato debole, Nicolò Fagioli, che per caratteristiche fisiche e tecniche non ha certo nell'incursione in area una delle sue doti migliori. Non casualmente l’unica reale occasione da gol per la Juventus è nata da uno dei più rari cross dalla fascia opposta, quella destra, che ha avuto come destinatario l’altra mezzala – Adrien Rabiot – più adatta di Fagioli a un continuo gioco di inserimenti profondi. Allo stesso modo non è un caso che l’azione sia nata da un possesso palla più vario e coraggioso della Juventus, che ha trovato superiorità posizionale nella trequarti campo avversaria grazie a un movimento verso il centro del campo di Cuadrado ed un altro, finalmente propositivo, di Danilo che è avanzato a creare superiorità sul fianco destro di Wijnaldum.

La Juventus, grazie ai movimenti fuori dalle loro posizioni di Alex Sandro e Cuadrado, che si accentra, riesce ad abbassare la Roma e in particolare costringe Pellegrini a un ripiegamento difensivo. La prima linea giallorossa è costituita quindi solamente da due uomini – Dybala e Wijnaldum – e l’avanzata di Danilo, servito da Cuadrado, riesce a generare superiorità numerica e posizionale che consente al brasiliano di avere tempo e spazio per un passaggio chiave all’interno dei 25 metri giallorossi

Per il resto la Juventus ha fatto circolare la palla in maniera perimetrale e più attenta a mantenere le posizioni in vista di una transizione difensiva che a mettere in difficoltà la difesa giallorossa.Dall’altro lato del campo la Roma ha invece provato, con poco successo, ad utilizzare le armi del palleggio e degli inserimenti degli esterni, in particolare di Spinazzola, per attaccare la difesa della Juventus. Anche la squadra di Mourinho, però, era ben attenta a non scoprirsi troppo lasciando spazio alle ripartenze avversarie. La rinuncia alla verticalità dopo la riconquista del pallone, figlia della scelta di non schierare il centravanti-target Abraham per tenere il ritmo della partita volutamente soporifero, ha però spuntato offensivamente la Roma in maniera definitiva. Il calcio più ragionato e palleggiato ha prodotto davvero poco offensivamente e nel primo tempo la Roma ha tirato in porta solamente tre volte e sempre da fuori area.

La pass map della Roma mostra come per il solo Dybala la posizione media dei tocchi sia stata nella metà campo avversaria.

Il gol di Mancini e le mosse dalla panchina dei due allenatoriLa partita, dominata dall’attenzione difensiva, dalla prudenza e forse anche dalla paura, è stata sbloccata all’inizio del secondo tempo da un episodico tiro da lontano di Mancini che con forza e precisione ha trovato dalla distanza un diagonale che ha battuto Szczȩsny. Anche in questa occasione, come nell’azione che a fine primo tempo aveva portato al palo di Rabiot, è bastato vincere la prudenza e avanzare uno dei difensori laterali della difesa a 3 – in questo caso Mancini – per trovare uno spazio utile a far progredire la manovra nell’ultimo terzo di campo e, nello specifico, a trovare il tempo e la libertà per una conclusione a rete.

La Juventus difende bassa e in maniera fin troppo passiva con la sua linea a 5 schierata e i 3 centrocampisti stretti a difendere il centro. A Mancini basta, per una volta avanzare sul fianco sinistro di Rabiot per trovare lo spazio e il tempo per una conclusione a rete.

Il gol ha, se possibile, accentuato l’atteggiamento prudente della Roma mentre Allegri ha cominciato a muovere le sue pedine per avere maggiore incisività offensiva. Il primo cambio effettuato dall’allenatore della Juventus è stato quello di Nicolò Fagioli con Federico Chiesa, con un conseguente passaggio dal 3-5-1-1 iniziale al 3-4-3 con Di Maria e il nuovo entrato Chiesa rispettivamente a destra e sinistra di Vlahovic. La risposta dalla panchina di Josè Mourinho non si è fatta attendere troppo. Il tecnico portoghese ha sostituito Zalewski, in difficoltà contro Kostic per tutto il match, con Karsdorp, per meglio fronteggiare la fascia sinistra della Juventus potenziata dall’ingresso di Chiesa. Il tecnico portoghese poi ha abbassato Wijnaldum in posizione di mezzala disegnando un 3-5-2 che, con il centrocampo più folto, potesse proteggere meglio dalle imbucate interne verso i tre giocatori offensivi avversari. La pressione sulla difesa della Roma è aumentata, ma, nonostante questo, la Juventus ha continuato ad avere difficoltà a creare occasioni da gol pulite e a riempire efficacemente l’area di rigore avversaria presidiata con estrema attenzione dai giocatori della Roma. Allegri allora ha provato ad aumentare ulteriormente il peso offensivo della propria squadra, mettendo in campo Paul Pogba e Leandro Paredes, ancora una volta deludente nei pochi minuti giocati, al posto di Locatelli e Kostic. Con questo doppio cambio la Juventus è passata al 4-3-3, con Rabiot e Pogba in posizione di mezzala. Mourinho ha risposto un'altra volta, sostituendo le due punte e inserendo prima Abraham e poi Belotti per Dybala e Pellegrini, provando così, con discreto successo, a tenere qualche pallone in più in attacco per fare respirare la propria fase difensiva. Nei pochi minuti giocati con Pogba, la Juventus è sembrata riempire meglio l’area di rigore grazie alla fisicità del francese e alla sua tecnica in movimento, anche dopo l'espulsione di Kean, entrato e uscito dalla partita. Il numero 10 bianconero ha prima raccolto con uno splendido controllo orientato un filtrante in area di Di Maria, fallendo però il successivo passaggio chiave per Vlahovic. All’ultimo minuto di gioco ha quindi colpito di testa un bel cross di sinistro di Federico Chiesa, che aveva vinto il duello sulla fascia sinistra con Karsdorp e superato in dribbling il recupero di Cristante. La percussione di Chiesa ha creato i presupposti della sua conclusione a rete rimpallata e quella successiva di Danilo sulla respinta della difesa giallorossa, la migliore occasione della Juventus per ottenere il pareggio.

La Juventus è schierata con il 4-3-3. Di Maria si abbassa e Pogba attacco lo spazio ottenendo un’ottima ricezione nell’area avversaria.

José Mourinho a fine partita ha esplicitamente dichiarato di avere giocato una partita tattica orientata a minimizzare i punti forti della Juventus, tra cui soprattutto la capacità di attaccare in campo aperto. Per questo la Roma ha giocato una partita in cui ha difeso con un blocco basso, negando l’accesso al centro del campo e rinunciando integralmente a qualsiasi forme di pressing offensivo e di riaggressione a palla persa. Anche la fase offensiva è stata pensata con questo obiettivo. La rinuncia ad Abraham serviva, nelle intenzioni di Mourinho ad abbassare i ritmi e, col palleggio, ridurre le transizioni e la manovra è stata condotta in maniera prudente, pensando più alla transizione difensiva che a creare pericoli. Con questo approccio la Roma ha effettivamente esposto la Juventus alle sue difficoltà ad attaccare difese schierate, ma ha davvero prodotto pochissimo offensivamente e solo un tiro dalla distanza di Mancini ha permesso ai giallorossi di segnare il gol che è valso la vittoria. Gli uomini di Mourinho non sono riusciti ad attaccare puntando sul palleggio di Pellegrini, Wijnaldum e Dybala, autore di una prova in ombra per via dei pochi palloni giocati a grande distanza dalla porta avversaria.

6 tiri, di cui solo 2 da dentro l’area, e entrambi di testa e successivi al gol di Mancini.

C'è da dire che la partita così prudente da parte della Roma è stata giustificata dall'atteggiamento della Juventus, per cui andrebbero fatte considerazioni sulla scarsa brillantezza offensiva non troppo diverse. Allegri sembra non aver capito come far convivere Chiesa con Vlahovic e Di Maria, e da questo punto di vista l'ingresso dell'ex Fiorentina e di Pogba sono apparsi troppo tardivi. Il tecnico livornese sembra aver individuato il 3-5-2 come il modulo ideale per questo finale di stagione e il paradosso è che, dopo averlo inizialmente provato come esterno, per Chiesa sembra non esserci posto, e questo è un problema doppio per una squadra che centra le proprie chance offensive quasi esclusivamente sul talento dei propri giocatori. Più semplice sembra invece il reinserimento di Pogba, che ha caratteristiche tecnico-tattiche che Allegri apprezza da sempre, e in più sta ritrovando la brillantezza di un tempo dopo il lungo infortunio. Entrambi, comunque, saranno fondamentali per questo finale di stagione, in cui la Juventus è chiamata in primo luogo ad andare fino in fondo in Europa League, in attesa dei verdetti definitivi dei processi sportivi in corso. Per la sua buona riuscita quasi tutto dipenderà dalla capacità del suo allenatore di trovare finalmente, all’interno del suo sistema di gioco basato sulle capacità individuali dei suoi giocatori, la maniera migliore di sfruttare tutto questo talento a disposizione.

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