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Fabio Barcellona
Fondamentali: Milan-Napoli 0-1
20 dic 2021
20 dic 2021
È bastato un gol dopo poco minuti per indirizzare la sfida.
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Fabio Barcellona
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Il gol al quinto minuto di Elmas era sembrato il preludio a una grande partita che, dopo la sconfitta il giorno precedente dell’Atalanta contro la Roma, metteva in palio il secondo posto in campionato alle spalle dell’Inter. Il colpo di testa del trequartista macedone nella zona del primo palo su un corner calciato da Zielinski, favorito da una marcatura non troppo decisa di Tonali e, soprattutto, da una pigra difesa della zona di propria competenza di Ibrahimovic, ha invece rappresentato il momento più alto di una partita tra due squadre non brillanti, per diversi motivi. Il Milan, colpito a freddo, ha fatto troppo poco per pareggiare e al Napoli è bastato l’acuto di Elmas per tornare alla vittoria dopo il pareggio esterno con il Sassuolo e le due sconfitte interne consecutive contro Atalanta ed Empoli.

 

Di certo la prestazione delle due squadre è stata influenzata dalle numerose assenze con cui i due allenatori hanno dovuto fare i conti. Spalletti, un po’ a sorpresa - ha preferito Petagna a Mertens e ha spostato Di Lorenzo a sinistra inserendo Malcuit a destra. Nell’ormai consolidato 4-2-3-1 in mezzo al campo c’era Demme al fianco di Anguissa. Pioli invece ha lasciato Saelemaekers in panchina, schierando Messias, Diaz e Krunic alle spalle di Ibrahimovic.

 

Oltre al gol iniziale di Elmas, che ha indirizzato emotivamente e tatticamente la partita, costringendo il Milan a provare a fare la partita per recuperare lo svantaggio, a fare la differenza tra le due squadre è stata la qualità della risposta al pressing avversario.

 



Napoli e Milan sono tra le squadre della Serie A che utilizzano maggiormente il pressing offensivo come arma per il recupero del pallone. I rossoneri hanno affrontato il 4-2-3-1 di Spalletti adottando il consueto pressing aggressivo, andando a prendere gli avversari molto in alto sul campo in maniera molto diretta, cercando cioè, quando possibile, l’anticipo. Ibrahimovic e Brahim Diaz avevano in consegna i due centrali del Napoli, mentre Tonali e Kessie si occupavano dei due mediani in maniera particolarmente aggressiva. Per sfuggire al pressing del Milan, per il Napoli l’uomo chiave è diventato, in maniera quasi naturale, Piotr Zielinski, che era libero di muoversi alle spalle dei due interni avversari, diventando il riferimento migliore su cui appoggiare la risalita del pallone.

 


I due centrali del Napoli sono schermati da Ibrahimovic e Diaz, i due interni marcati da Kessie e Tonali. Ospina cerca e trova con un laser pass Zielinski alle spalle del centrocampo rossonero e il Napoli riesce a portare la palla nella metà campo avversaria.


 

Il Milan ha provato a risolvere il problema delle ricezioni di Zielinski con varie soluzioni: con la palla sul lato sinistro della linea di costruzione arretrata del Napoli, cercava di mantenere uno dei due mediani nella zona del trequartista polacco, stringendo Krunic in marcatura su uno dei due interni avversarsi, lasciando però così grandi margini di manovra per le avanzate di Malcuit. In alternativa, il Milan ha provato a schermare le ricezioni di Zielinski rompendo la linea arretrata e alzando uno dei due centrali.

 

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Zielinski si è però rivelato troppo mobile per i giocatori del Milan e, inoltre, con la sua qualità nel primo controllo è stato fondamentale per permettere al Napoli di avere costantemente un’opzione per risalire il campo. L’altra soluzione era invece il lancio lungo di Petagna, abile a proteggere il pallone e dare il tempo al resto dei compagni di avanzare e guadagnare campo. Forse proprio per questo, aspettandosi un Milan aggressivo sui primi portatori di palla, Spalletti lo ha preferito a Mertens.

 

Il Napoli aveva preparato bene la partita contro il pressing degli uomini di Pioli, come si è visto anche dal lavoro di Lozano, che spesso tagliava verso l’interno per creare una linea di passaggio alle spalle del centrocampo del Milan, lasciando inoltre libero lo spazio per la salita di Malcuit. Dall’altro lato del campo, invece, Elmas è rimasto più vicino alla linea laterale per supportare la manovra. Il Napoli infatti ha costruito maggiormente a sinistra, con l’obiettivo poi di attaccare il lato debole a destra.

 

 


La pass map del Napoli evidenzia bene le diverse interpretazioni tattiche dei due esterni offensivi Lozano ed Elmas, e la scelta privilegiata di Spalletti di utilizzare il lato sinistro del campo per consolidare il possesso.




Eppure, nonostante l’ottima prova di Zielinski e una buona costruzione contro il pressing avversario, il Napoli ha trovato molte difficoltà a essere incisivo. Dopo il gol di Elmas, la migliore occasione è arrivata pochi minuti dopo sempre da calcio d’angolo con un tiro in mischia di Anguissa. Per il resto si è visto ben poco, con ben 5 degli 11 tiri totali del Napoli a opera di Lozano, spesso con iniziative personali.

 



Il Milan è riuscito comunque a recuperare 17 volte il pallone nella metà campo avversaria, e solo così è stato in grado di creare dei pericoli. Quando si trattava di risalire il campo in palleggio e consolidare il possesso in zona offensiva, invece, sono venute fuori tutte le difficoltà dell’ultimo periodo. Con un Napoli che, almeno inizialmente, si difendeva con un baricentro abbastanza alto e pressando la prima costruzione avversaria per chiudere le linee di passaggio, il Milan si è trovato quasi senza soluzioni.

 



 

Viste le assenze di Leao, Rebic, Theo Hernandez – i migliori giocatori del Milan in campo aperto – Spalletti ha potuto alzare la linea difensiva, per allontanare dall’area di rigore Ibrahimovic e la sua fisicità e le giocate nello stretto di Diaz e Messias. Il Milan ha risposto portando, in fase di possesso, Diaz e Krunic alle spalle di Demme e Anguissa, Ballo-Touré aperto a sinistra e una linea arretrata di tre uomini con Florenzi al fianco di Tomori e Romagnoli. Il Napoli è stato però abile nel limitare le ricezioni di Diaz e Krunic, grazie all’incessante e attento lavoro di schermatura di Demme e Anguissa e alle uscite in marcatura di Rahmani e Juan Jesus.

 


Il Milan costruisce con la linea a 3, il Napoli difende col suo 4-4-2. Demme aggiusta la sua posizione sulla linea di centrocampo per schermare la linea di passaggio verso Diaz.




Gli uomini di Pioli non hanno avuto la capacità e la pazienza di disordinare la struttura difensiva avversaria e per risalire il campo hanno preso strade più semplici ma meno efficaci, utilizzando il palleggio laterale e il lancio lungo verso Zlatan Ibrahimovic. Senza Theo Hernandez il Milan ha avuto enormi difficoltà a risalire il campo sulla fascia sinistra, con Krunic che tendeva ad accentrarsi e Ballo-Touré impegnato con Lozano. Sulla destra, invece, Florenzi ha solo raramente supportato Messias che è stato ben contenuto da Di Lorenzo. In queste condizioni il 4-4-2 in fase di non possesso del Napoli riusciva con facilità a scivolare lateralmente e a coprire gli attacchi esterni del Milan, incapace di tornare efficacemente al centro del campo. Anche la soluzione del lancio lungo verso Ibrahimovic è stata fallimentare, più per l’incapacità di riconquistare la seconda palla contro Demme e Anguissa che per la buona prestazione di Rahmani e Juan Jesus.

 


La pass map del Milan evidenzia molto bene le difficoltà dei rossoneri a trovare Krunic e Diaz alle spalle del centrocampo avversario. Il diametro del pallino è proporzionale al numero di passaggi e quello di Diaz (solo 12 passaggi tentati) è il più piccolo di tutti.




La scelta a mezz’ora dal termine di passare al 4-4-2 con Giroud al fianco di Ibrahimovic è stata quindi una scelta obbligata, ma anche una definitiva rinuncia a trovare soluzioni di palleggio per disordinare la difesa del Napoli. Di contro Spalletti, inserendo Lobotka per Demme ha aumentato le capacità di palleggio della squadra e migliorato la resistenza al pressing avversario, peraltro reso meno efficace dalla presenza di due punte pure come Ibrahimovic e lo stesso Giroud.

 

È stata l’uscita dal campo di Petagna a spingere indietro il Napoli, che senza il suo riferimento offensivo ha trovato enormi difficoltà a superare la pressione del Milan. Tuttavia, anche con Giroud, il rendimento offensivo dei rossoneri non è migliorato molto, grazie anche alle ottime prestazioni di Juan Jesus e soprattutto di Rahmani, vincitore di 8 duelli aerei su 13 totali e autore di 7 intercetti e 10 spazzate. Solo al nel finale, sfruttando proprio la fisicità in aerea di Olivier Giroud, il Milan è riuscito a segnare il gol del sospirato pareggio, ma la decisione dell’arbitro Massa di considerare attiva la posizione dello stesso francese dopo la sua sponda aerea e il tocco di Kalulu ha spento le speranze rossonere di ottenere almeno un punto e mantenere così il secondo posto solitario in classifica.



Milan e Napoli hanno vinto 2 delle ultime 6 partite giocate e ne hanno perse ben 3, dilapidando il vantaggio che avevano su Inter e Atalanta all’inizio del campionato. La partita di ieri ha certificato il momento di difficoltà delle due squadre, ma è difficile calibrare quanto sia colpa delle tante assenze – da una parte e dall’altra – e quanto da un momento di involuzione.

 


Piuttosto modesta la produzione di xG di Milan e Napoli e solo due tiri nello specchio a testa per entrambe le squadre.




Spalletti è stato abile nel trovare un modo di sostituire Oshimen e soprattutto di avvantaggiarsi delle assenze del Milan. Pioli, anche a causa di assenze forse più pesanti, non è stato in grado di portare in campo il calcio fluido, rischioso e dinamico delle migliori versioni del Milan. L’assenza combinata di Hernandez, Rebic e Leao ha creato troppe sofferenze ai rossoneri. È vero che la sfortuna ha giocato la sua parte – con tre assenze dei giocatori che creano la catena sinistra con caratteristiche perfette per le idee dell’allenatore – ma se il Milan vuole continuare a lottare per lo scudetto dovrà trovare soluzioni alternative nei momenti di difficoltà.

 

 

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