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I migliori gol di aprile 2022
03 mag 2022
Gol belli e particolari.
(articolo)
8 min
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Ad aprile si è giocato molto e, per una legge quasi matematica, segnato anche molto. Aprile è il mese in cui le difese si aprono - per i primi caldi, per una svagatezza primaverile oppure chissà. Ci sono i 4-4, i 4-3, i 6-1, i gol corali e le imprese solitarie. Scegliere i migliori gol diventa un'impresa per sottrazione, bisogna più escludere che scegliere. Per dire: non abbiamo messo il gol di Dybala col Sassuolo, che potrebbe essere l'ultimo in bianconero e che racconta bene in talento del suo sinistro; oppure la punizione di Joao Pedro, il sinistro al volo di Aramu contro la Juve, il sinistro di Maggiore contro l'Inter, la cavalcata di Ederson contro la Sampdoria e potremmo citarne almeno altri 4 o 5. Quelli che abbiamo tenuto più che scelto, rappresentano un piccolissimo atlante dei gol possibili, sei gol a modo loro identificativi della biodiversità della Serie A: c'è l'esterno sconosciuto, il difensore che si scopre goleador, il centrocampista col lampo di genio, la giovane promessa.

Nahuel Molina contro il Cagliari

Quest’anno l’Udinese sembra tornata agli antichi fasti, quando metteva in mostra calciatori sconosciuti pescati chissà dove. Dopo un ottimo inizio Molina, che è arrivato a Udine l’estate scorsa, si è un po’ perso dietro alle grandi prestazioni dei vari Deulofeu, Udogie e Beto, ma questo pallonetto, in una larga vittoria contro il Cagliari, in un mese di tante partite e tanti gol per la squadra di Cioffi, ci ricorda tutte le qualità dell’esterno argentino. Tra i calciatori dell’Udinese, Molina sembra il più pronto al grande salto: duttile, con ottima tecnica e un buon senso per la porta (in questa stagione ha segnato sette gol, un numero assolutamente non banale), può far comodo a tante squadre di livello del nostro campionato.

Non è il primo bel gol di Molina, ma sicuramente è il più bello. Il pallone che riceve da Success, dopo una lunga corsa a tagliare in mezzo alla difesa del Cagliari, è troppo corto ma in una frazione di secondo Molina vede il portiere fuori dai pali, aggiusta i passi e di prima inventa questo colpo. Non è uno di quei pallonetti realizzati con la punta, quelli che somigliano a un cucchiaio e che entrano lenti sopra i portieri, ma è realizzato di interno collo, facendo uscire una specie di pallonetto/tiro che avrebbe battuto Cragno anche se fosse stato qualche passo più dietro. Un gesto tecnico notevole, insomma, per uno dei giocatori più interessanti visti in questa stagione.


Nicolò Barella contro il Verona

Tra i tanti cambiamenti che hanno interessato l’Inter dalla scorsa stagione con Conte a questa con Inzaghi uno dei più grandi e allo stesso meno discussi è l’evoluzione di Nicolò Barella. Da animale da traino del possesso della propria squadra, l’uomo che doveva portare il pallone verso l’area avversaria trascinandola fisicamente con quella sua corsa isterica, Barella in questa stagione ha assunto un ruolo meno visibile, più cerebrale. Un giocatore che contribuisce al possesso nella metà campo avversaria anche con un gioco di passaggi più riflessivo, che è deputato a creare il gioco nell’ultimo quarto di campo. Dal centrocampista disordinato e istintivo che era, oggi Barella è diventato il giocatore che crea più Expected Assist su azione in Serie A - più di Berardi, più di Insigne, più di Malinovskyi. Un giocatore in grado non solo di risalire il campo come se fosse in estasi permanente, come se la progressione palla al piede fosse il suo personale stream of consciousness, ma anche uno che sa appostarsi sulla seconda linea, inserirsi in area sul lato cieco e mettere la palla sotto la traversa con un esterno di controbalzo di una dolcezza che prima di questa stagione non sembrava potergli appartenere. Il Barella dell’anno scorso sarebbe stato capace di fare un gol del genere?


Arthur Cabral contro il Napoli

Cosa c’è di più bello di mandare culo a terra un avversario prima di segnare? Cabral non avrà avuto l’impatto di Vlahovic con la Fiorentina, non sarà forse quello che serve a Italiano per migliorare la sua squadra, ma questo gol rimane un gran gol, la dimostrazione del talento del brasiliano. A risaltare è sicuramente il tocco con cui si libera di Lobotka sull’esterno, ma anche il tiro non è da meno: per evitare il recupero di Koulibaly non si aggiusta neanche il pallone dopo il dribbling, ma in corsa piega in maniera impercettibile il corpo per arrivare al tiro con il piatto aperto. La parabola è perfetta, uno di quei tiri a giro che sembrano prendere in giro i portieri, fargli credere che ci possono arrivare sul pallone e invece non possono. Per la Fiorentina è stato l’ultimo acuto di questa stagione fin qui, per il Napoli la fine del sogno scudetto, in mezzo c'è Cabral, che dovrà dimostrare di poterne fare altri di gol così se vuole continuare a vestire la maglia viola.


Lazar Samardzic contro l'Empoli

Nel grande aprile dell’Udinese, che ha vinto quattro delle sei partite giocate in questo mese (tra cui il roboante 0-4 in casa della Fiorentina), Samardzic non ha giustamente fatto il rumore di Deulofeu, diventato definitivamente leader tecnico della squadra di Cioffi, o di Udogie, che si sta affermando come uno dei giovani italiani più interessanti in circolazione, ma una piccola parte se l’è comunque riuscita a ritagliare. Il trequartista tedesco nell’ultimo mese ha aumentato il suo minutaggio, a conferma del fatto che sta riuscendo a convincere sempre più persone dentro il suo club, ma rimane un giocatore più a suo agio a brillare nei piccoli scampoli finali delle partite, come se ci volesse lasciare sempre con il desiderio di vedere ancora, di vedere di più.

Ad aprile Samardzic ha giocato contro la Salernitana quella che è finora la sua prima e unica partita in Serie A in cui è rimasto in campo dall’inizio alla fine. Nel finale ha perso davanti all’area avversaria il pallone che la squadra di Nicola ha trasformato nella letale transizione finale che ha dato vita al gol di Verdi. Appena quattro giorni prima, entrando a meno di 25 minuti dalla fine contro l’Empoli, invece, aveva ricevuto palla da Pussetto sulla trequarti, era passato tra due avversari accarezzando una prima volta il pallone con la suola del sinistro, lo aveva fatto una seconda volta per riequilibrarsi dopo il dribbling, e alla fine aveva inarcato la schiena come una fionda per caricare un tiro che si era infilato imprendibile alla sinistra di Vicario.

Quante volte ci è capitato quest’anno di vedere gol realizzati con questa stessa grazia? A metà aprile il direttore tecnico dell’Udinese, Pierpaolo Marino, ha ammesso di chiamare Samardzic “Golden Boy”. «Lo chiamo così perché mi ricorda il Golden Boy Rivera: gli ho pure girato una clip con i video del grande Gianni. Era dagli anni ‘80 che non vedevo piedi delicati come quelli di Samardzic». Magari quella di Marino è un’esagerazione che sarà smentita dal tempo, ma vedendo questo gol è difficile non farsi prendere da paragoni eccessivi.


Marcelo Brozovic contro la Roma

È quasi inutile parlare della stagione di Brozovic, forse il miglior calciatore della Serie A, sicuramente uno dei più influenti. Abbiamo imparato a conoscere il suo gioco fatto di posizionamento, di ritmo, di capacità di fare sempre la cosa giusta; certo però non ci saremmo aspettati di vederlo segnare un gol così. Brozovic fa parte di quella categoria di centrocampisti senza muscoli, che possono fare tutto quello che è utile e intelligente, ma non giocate di pura autosufficienza, gol da esterni dribblomani. In questo lo aiuta la svagatezza di Mancini, che prima sbaglia il posizionamento difensivo, vedendosi costretto a girare su se stesso per seguire l’avversario, e poi si mostra indeciso nell’uno contro uno. Brozovic però ci mette del suo, prima finta il cross, poi sterza verso l’interno, con il piede destro finta di nuovo un passaggio, facendo perdere in maniera impercettibile l’equilibrio a Mancini, e a quel punto rientra verso destra con due tocchi. Infine, in un equilibrio precario, spedisce il pallone all’incrocio dei pali, nel senso più letterale possibile.




Francesco Acerbi contro lo Spezia

Ok: questo gol non verrà ricordato per il gesto di Acerbi, ma piuttosto per il mancato intervento del Var, che probabilmente non si accorge che Provedel è più avanti e giudica regolare la posizione del difensore della Lazio. Eppure la giocata di Acerbi ha qualcosa di geniale e folle che merita di essere evidenziata almeno qui, dove siamo riuniti per parlare dei gol più belli, non di quelli più chiacchierati (anche se pure lì verrebbe fuori una bella lista). Acerbi - che è in rotta con la tifoseria, che è stato accusato di chissà cosa dopo il fermo immagine di una risata seguita all’errore che ha permesso al Milan di battere la Lazio la settimana precedente - si ritrova un pallone sporco dentro l’area di rigore al 90’, mentre corre di taglio lontano dalla porta e decide che il modo migliore per giocarlo non è magari appoggiarlo dietro, ma provare un pallonetto d’esterno destro - il suo piede debole - per superare il difensore appostato davanti alla porta.

Se questo gol l’avesse fatto Ibrahimovic o anche Immobile, ovvero un attaccante che vive con l’idea di trovare soluzioni per fare gol sarebbe stato anche un gol “normale”, bello ma non eccezionale, ma che questa idea, e la sua esecuzione, sia venuta ad Acerbi ha qualcosa di speciale, lo rende un gol assurdo, quasi divertente, un aggettivo che è difficile vedere accostato a un bel gol. Acerbi quasi accarezza il pallone, mostra una sensibilità che fa a botte con la corsa sincopata e legnosa che fa subito dopo per festeggiare il gol del 3-4 finale, un gol che, per un motivo o per un altro, non dimenticheremo facilmente.




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