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Cosimo Rubino

Il calciatore di B di febbraio: Massimo Coda

L’attaccante del Benevento è il vincitore del premio “Calciatore del mese AIC” di febbraio per…

Da novembre, in collaborazione con l’Associazione italiana calciatori, assegnamo il premio Calciatore del mese AIC. Dopo Valerio Verre del Perugia, Alfredo Donnarumma ha vinto il premio sia a dicembre che a gennaio, mesi in cui si è affermato come capocannoniere del campionato.

 

Il premio di miglior calciatore AIC di Serie B di febbraio è andato a Massimo Coda, 30enne attaccante del Benevento. Se a gennaio avevamo visto solo un paio di partite, febbraio è stato invece un mese intenso, in cui si sono giocate cinque partite e si sono messi in mostra diversi giocatori interessanti. È il caso di Emanuele Ndoj – che era l’altro candidato che potevate votare – un centrocampista giovane e moderno che si sta progressivamente ritagliando un ruolo fondamentale nel reparto forse più ricco di talento del Brescia capolista. Ndoj è andato davvero molto vicino a vincere, ma alla fine ha perso per una manciata di voti. Vale però la pena di citare anche altri giocatori che si sono segnalati nel mese, come La Mantia del Lecce, Moncini del Palermo e il portiere del Cosenza Perina, oltre che un altro attaccante del Benevento, Roberto Insigne.

 

Se Coda è riuscito a vincere è anche per i risultati eccezionali della sua squadra in questo mese. Delle cinque partite giocate a febbraio, il Benevento ne ha vinte quattro e ne ha pareggiata una, dimostrando di essere la squadra più in forma del torneo e risalendo la classifica fino al secondo posto (perso momentaneamente in favore del Palermo, aspettando il monday night dei giallorossi in casa del Livorno). Coda succede così a Valerio Verre, vincitore del titolo di novembre e ad Alfredo Donnarumma, dominatore della scena sia a dicembre che a gennaio.

 

Migrare per trovare la propria strada

Alla vigilia della prima, storica, partecipazione al campionato di Serie A, lo scorso anno, il Benevento ha deciso di mettere su una sorta di “all-star-team” della precedente Serie B, comprando in estate i migliori giocatori delle squadre che avevano mancato la promozione: Belec e Letizia dal Carpi, Di Chiara e Brignoli dal Perugia, e soprattutto Coda dalla Salernitana. La carriera di Massimo Coda era iniziata a circa otto chilometri dallo stadio Arechi, nella squadra del suo paese, Cava de’ Tirreni. A 16 anni aveva esordito in Serie C2 con la Cavese, poi pochi mesi dopo si era trasferito a Bellinzona, in Svizzera, per provare il grande salto nel calcio di primo livello.

 

In un’intervista durante il primo anno alla Salernitana, il papà di Coda, Saverio, parla della carriera del figlio come della realizzazione di un sogno familiare: «Ho sognato questo momento sin da quando, bambino, ha iniziato a dare i primi calci al pallone, è lì che è iniziata la sua storia. Dopo quattro figlie femmine, mia moglie ed io volevamo fortemente un figlio maschio che potesse intraprendere la carriera calcistica che io, che sono nato in un’epoca totalmente diversa, non ho potuto fare. A 16 anni mi voleva il Teramo, io facevo l’elettricista, quando mia madre seppe che volevo giocare a calcio, tornai a casa e mi aveva buttato già tutto, borsone e scarpette, dicendomi che dovevo lavorare».

 

L’esperienza a Bellinzona termina dopo un solo anno e Coda inizia un lungo pellegrinaggio che lo porterà a giocare con Cisco Roma, Treviso, Crotone, Bologna, Cremonese, Siracusa, San Marino e Nova Gorica. Come anche per un altro attaccante italiano sbocciato tardi, Gianluca Lapadula, quella slovena è la sua prima esperienza di successo: è arrivato in Prva Liga tramite il Parma, che aveva acquistato il suo cartellino e proprio con il Nova Gorica aveva avviato una stretta collaborazione.

 

Coda termina il campionato al secondo posto nella classifica marcatori con 18 reti. L’anno successivo torna nella città ducale per giocarsi la sua grande chance in Serie A e riesce anche a collezionare 18 presenze condite da 2 gol, ma la squadra crociata versa in condizioni finanziarie disastrose e terminerà la stagione all’ultimo posto, cui seguirà il fallimento del club.

 

Per Coda è tempo di tornare a casa, quantomeno geograficamente. A ingaggiarlo è la Salernitana, o meglio “i rivali di sempre”, appellativo con cui i tifosi della Cavese e i granata si apostrofano a vicenda. La rivalità ha origini antichissime: pare che già intorno al XVI secolo gli abitanti di Salerno abbiano operato una manipolazione dell’antica tradizione orale delle farse cavajole (una forma di teatro satirico tipica di Cava e sviluppatasi a partire dal Medioevo) per modificare la figura del cavaiolo per renderla uno stereotipo villico e rozzo. Cinque secoli dopo è proprio un ragazzo nato e cresciuto a Cava de’ Tirreni a diventare idolo della Curva Sud della Salernitana: nonostante lo scetticismo iniziale, Coda si trasforma nel trascinatore, segnando 33 reti in due stagioni di Serie B. Le sue prestazioni impressionano il Benevento, che lo porta per la seconda volta in Serie A.

 

Nella tragica, pazza, stagione degli “stregoni”, Massimo Coda si iscrive nel capitolo dedicato ai bei ricordi: il suo primo gol in giallorosso, segnato nella gara casalinga contro il Chievo, è quello che regala al Benevento la prima storica vittoria in massima serie, dopo un’attesa durata quattro mesi. L’attaccante campano chiuderà la stagione con 4 reti e 2 assist, che non basteranno comunque ad evitare la retrocessione alla sua squadra. Il suo carattere grintoso e il caso di omonimia con il protagonista de Il Gladiatore gli varranno il soprannome di “Hispanico”, di cui tuttora Coda sembra andare molto fiero.

 

Sempre decisivo

Nonostante il presidente Vigorito abbia fatto progetti più a lungo termine – cioè consolidare la situazione societaria e ritrovare la Serie A nel giro di due o tre anni – dopo oltre due terzi di campionato il Benevento è già in piena lotta per la promozione diretta. La squadra allenata da Cristian Bucchi ha cambiato marcia nel nuovo anno e mantiene aperta una striscia di imbattibilità che prosegue ormai da 10 giornate.

 

In un sistema piuttosto fluido che alterna il 3-5-2 al 4-3-3, Coda rappresenta un punto di riferimento avanzato imprescindibile, oltre che il naturale finalizzatore della manovra. Attualmente è terzo nella classifica marcatori, a quota 13 gol, a cui va aggiunto quello in Coppa Italia contro l’Imolese. Addirittura 5 di queste reti, sono arrivate su assist di Roberto Insigne, collega di reparto con cui Coda ha trovato una connessione particolarmente fruttuosa, come dimostrano anche i due gol di Insigne su assist della punta giallorossa.

 

Nel mese di febbraio, Coda ha trovato il gol in quattro occasioni, rimanendo a secco soltanto nella sfida contro la sua vecchia squadra, la Salernitana. Nessuno di questi quattro gol sembra particolarmente pregevole: oltre al rigore realizzato contro il Venezia, ha segnato con un tiro deviato da fuori area, un pallone vagante in area abilmente spedito in rete e un colpo a metà tra testa e spalla piuttosto sporco. Tutti questi gol si sono rivelati però decisivi sul risultato finale.

 

Come si dice spesso, i gol è meglio pesarli che contarli, e i 13 gol di Coda – distribuiti su 13 partite diverse – hanno fruttato 19 punti al Benevento, solo uno in meno rispetto a quelli che il super capocannoniere del campionato Alfredo Donnarumma (22 gol in campionato) ha regalato al suo Brescia.

 

Nel definire il nostro giudizio su un attaccante la quantità dei gol fatti è uno dei principali indicatori, se non il principale, di cui ci serviamo. Oltre, magari, al coefficente estetico che questi gol si porta dietro. La stagione di Massimo Coda – che pur di bei gol ne ha fatti diversi in carriera, basta guardare questo, splendido, contro la Sampdoria lo scorso anno – ci dice che non tutti i gol pesano allo stesso modo. La continuità e l’attitudine ad emergere nelle partite più in bilico ci restituiscono l’immagine di un giocatore capace di definire sempre, in qualche modo, il destino della propria squadra. È anche per questo che a 30 anni, e con appena due stagioni di Serie B alle spalle, Coda si è guadagnato un posto tra quelli che nel linguaggio comune definiamo attaccanti “di categoria”, figure peculiari amatissime dagli appassionati proprio per la loro capacità quasi mistica di conoscere e in qualche modo incarnare la competizione e i suoi momenti.

 

A dieci partite dalla conclusione della stagione regolare siamo ormai entrati nel lungo rettilineo finale che ci consegnerà le due squadre direttamente promosse alla Serie A del prossimo anno. Le speranze e i sogni dei tifosi del Benevento passeranno senza alcun dubbio dalla misura in cui Massimo Coda riuscirà a confermarsi determinante a questi livelli.

 

 

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Cosimo Rubino è nato nel 1997, vive a Roma, è laureato in Scienze politiche e Relazioni internazionali.