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Dario Pergolizzi
Fondamentali: Roma-Napoli 0-0
25 ott 2021
25 ott 2021
Una partita equilibrata giocata con grande intensità dalle due squadre.
(di)
Dario Pergolizzi
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Dopo la partita vigorosa ma finita con una sconfitta, contro la Juventus, e la clamorosa disfatta in Conference League contro il Bodo/Glimt, la Roma di Mourinho aveva bisogno di dare un segnale contro una delle squadre più in forma della Serie A, il Napoli dell'ex Luciano Spalletti, capace di vincere tutte le prime otto partite di campionato. Il pareggio finale, senza gol, è bugiardo per quanto riguarda la produzione offensiva delle due squadre, capaci di creare occasioni e più in generale giocare un calcio piacevole e intenso, ma è anche un risultato che rispecchia bene la peculiare forma di equilibrio di una partita particolarmente intensa.

 



Mourinho ha scelto per la sua Roma un atteggiamento prudente nel primo pressing, preferendo fare densità a centrocampo e difendere meglio una zona di campo nevralgica per gli attacchi del Napoli. Con Zaniolo e Mkhitaryan più stretti accanto ai due centrali, i giallorossi sono riusciti a limitare le ricezioni tra le linee del Napoli. Un lavoro riuscito con successo soprattutto nel primo tempo, quando la Roma è riuscita a tenere il pallone sempre lontano da Osimhen, indirizzando con il proprio atteggiamento difensivo quasi tutte le azioni del Napoli verso l’esterno.

 

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Due esempi visivi della disposizione difensiva della Roma: un blocco compatto a media altezza, con un orientamento quasi a uomo dei due mediani e del trequartista nella metà campo avversaria, e più di reparto nella propria metà campo. La ricerca dell’avversario diretto, soprattutto al centro, e il comportamento degli esterni, che davano più attenzione alla copertura per poi uscire sul terzino opposto quando questo riceveva, hanno reso i giallorossi piuttosto fluidi nel posizionamento difensivo. A seconda delle rotazioni del Napoli era possibile vedere un 4-1-4-1, un 4-2-3-1 asimmetrico, un 4-4-1-1. I giallorossi si sono adattati abbastanza bene a questo tipo di variazioni, non concedendo quasi nulla a Fabian Ruiz tra le linee e a Osimhen davanti. Nella seconda delle due immagini qui sopra, si vede bene come Veretout segua a uomo il movimento di Anguissa sulla trequarti, mentre Cristante rimanga posizionato in copertura.

 

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Se il controllo del centro era primario, la Roma è riuscita a contenere il Napoli anche quando la squadra di Spalletti si posizionava nella sua trequarti passando sull’esterno. Grazie a un buon lavoro di scalate e alla grande prestazione difensiva di Cristante e Veretout (di cui c'è un piccolo esempio nelle tre immagini soprastanti, dove il francese sceglie il tempo perfetto per lasciare Anguissa e uscire su Politano). Da queste azioni difensive, la Roma è riuscita a costruire diverse ripartenze interessanti, che sono state la sua arma migliore per far male al Napoli: tranne un paio di imbucate di Pellegrini nei primi minuti, le migliori azioni della Roma sono nate tutte così.

 

Si può dire, quindi, che la Roma ha fatto bene la partita che ha scelto di fare, ovvero una in cui il controllo del pallone era lasciato all’avversario, ma avendo ben chiaro come contenerlo e, soprattutto, come sfruttare ogni recupero e farlo diventare una potenziale occasione, avviando una transizione offensiva. Meglio se passando dal centro, dove i due mediani verticalizzavano quasi immediatamente per gli scatti di Abraham o per le corse degli esterni. Cristante, soprattutto, è sembrato ispirato nel gioco profondo, indovinando filtranti e lanci che con un pizzico di precisione e fortuna in più potevano diventare degli assist, tipo quello che ha portato Abraham al tiro da solo davanti a Ospina, al 27esimo del primo tempo.

 



 

È stata la più grossa occasione della Roma nel primo tempo, e tra le più grosse in generale nella partita, ed è nata proprio da un ottimo anticipo di Cristante su Zielinski e da una successiva, immediata, verticalizzazione verso il centravanti inglese, che dopo essersi difeso bene dal recupero di Rrahmani, ha tirato di poco a lato del palo destro.

 

 



Di fronte a questo approccio difensivo della squadra di Mourinho, il Napoli non aveva moltissime opzioni a disposizione. Cercare di forzare i movimenti dei centrocampisti per attirare fuori posizione i rispettivi marcatori della Roma avrebbe significato accettare una partita di uno contro uno, esponendosi ancora di più alle ripartenze in caso di perdita del duello individuale.

 

Un’altra opzione sarebbe stata andare molto di più in verticale verso Osimhen, ma forse non sembra essere nelle corde di questa squadra, almeno non in maniera continuativa. Il Napoli ha scelto di sfruttare, più che altro, la superiorità dei suoi due centrali difensivi contro la pressione solitaria di Abraham, che poteva limitarsi solo a cercare di orientare verso l’esterno uno dei due difensori.

 

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Spesso Koulibaly saliva in conduzione lungo il mezzo spazio di sinistra, con il chiaro obiettivo di connettersi con Insigne tra le linee. Il capitano del Napoli ha cercato spesso la ricezione all'interno del quadrilatero composta da Zaniolo, Cristante, Karsdorp e Mancini, fungendo da sfogo della manovra dagli azzurri per tutta la partita. La qualità dei suoi movimenti – pure in spazi intasati da giocatori della Roma – e la sua capacità di connettersi con i compagni hanno consentito al Napoli di riuscire a imbastire azioni offensive.

 



 

Insigne è un maestro nel gioco tra le linee e l’intesa con Koulibaly è sempre più evidente. Guardate lo scambio qui sopra: Insigne riceve la prima verticalizzazione da Koulibaly e potrebbe, volendo, già girarsi sfruttando un controllo orientato, per andare tra le linee, dopotutto Cristante è al suo fianco, anche se abbastanza ravvicinato. Invece il passaggio interlocutorio che Insigne gioca, restituendo il pallone al difensore, spinge i due giocatori della Roma ai suoi fianchi, e gli fa guadagnare momenti preziosi per spostarsi più su, ricevendo nuovamente dal compagno e avendo spazio e tempo per verticalizzare verso Osimhen.

 

Il Napoli, oltre alla serie di ricezioni di Insigne tra le linee, ha potuto contare su Politano largo a destra, uno sbocco abbastanza affidabile, ma come abbiamo visto la Roma è stata più brava a controllare le ricezioni in ampiezza che quelle tra le linee che arrivavano da un accentramento.

 



 

La giocata di Di Lorenzo per Politano mostrata sopra, ad esempio, racchiude una possibile alternativa per gli sviluppi del Napoli, cioè lo sfruttamento dello spazio alle spalle del terzino che usciva aggressivo. Per premiare lo smarcamento di Politano, Di Lorenzo deve cercare un passaggio difficile, con un angolo scomodo. Se Spalletti vorrà battere questa strada, dovrà avvicinare un terzo uomo all’azione (un mediano o Zielinski) per consentire la triangolazione col terzino e l’esterno e guadagnare metri.

 

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Da quel lato è arrivata anche l’azione più pericolosa della partita del Napoli, un palo colpito dopo una carambola tra Mancini e Ibanez, entrambi pronti a sacrificarsi andando a sbattere sul palo per impedire a Osimhen il più facile dei gol. L’azione è preparata da un movimento di Di Lorenzo verso l’interno che attira le attenzioni di Mkhitaryan e costringe Veretout ad abbassarsi per dare copertura; Politano rientra e scarica su Fabian Ruiz, a quel punto libero. Quando Veretout prova a uscire, lo spagnolo fa una delle giocate più belle della partita, servendo con un filtrante perfetto l’inserimento di Politano, che può crossare basso dal cuore dell’area di rigore.

 

Nessuna delle due squadre, alla fine, è riuscita a ottimizzare le occasioni capitate e se il Napoli ha preso due legni ed è riuscito ad accelerare i ritmi nella parte finale della partita, arrivando spesso a ridosso dell’area anche forzando giocate individuali, la Roma non è stata da meno, potendo mettere a referto alcune occasioni potenziali e più concrete nel finale di partita, come il colpo di testa schiacciato al lato del palo da Mancini, che ha potuto colpire al centro dell'area un calcio piazzato battuto benissimo da Pellegrini. Il pareggio, in definitiva, è un risultato giusto, per una partita piacevole e intensa come non sempre accade nel nostro campionato.

 

Mourinho per una sfida così importante è tornato alle origini: schierare i propri centrocampisti molto stretti per controllare gli avversari e non concedere il centro del campo è una delle tattiche più di successo della sua carriera. Ieri ha indubbiamente funzionato: il Napoli è stato rallentato nel suo palleggio e non è riuscito a giocare come voleva negli spazi di mezzo. Si sono viste anche grandi prestazioni dei singoli, come quella di Cristante, forse in una delle migliori partite in maglia giallorossa. Tuttavia non è andato tutto alla perfezione: le molte ricezioni di Insigne potevano costare caro, senza considerare quell'azione in cui la palla e i centrali giallorossi sono finiti sul palo.

 

Il Napoli, dal canto suo, ha accettato il tipo di partita offerta dalla Roma, ribattendo sul piano dell’intensità e riuscendo – dopo un inizio difficile – a trovare il suo gioco all’interno delle trappole avversarie, finendo per controllare almeno una parte della gara. Alla fine il pareggio può andare bene a tutte e due le squadre: quella di Spalletti interrompe la sua striscia di vittorie, ma in trasferta contro un avversario molto pimpante e con due occasioni che potevano portare a un risultato peggiore; quella di Mourinho riesce in qualche modo a seppellire le polemiche post Conference League con una prova che se non ha portato tre punti, ha dimostrato che la squadra (o almeno gli undici, dodici di cui dice di fidarsi) segue ancora lo spirito battagliero del suo allenatore.

 

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