
Quello che inizierà dal prossimo mese, è una sorta di anno zero per la Serie A. Dopo la stagione conclusasi con la vittoria del Napoli, infatti, ben 11 squadre su 20 hanno cambiato allenatore. Il che vuol dire solo una cosa, come qualcuno aveva già provveduto a segnalare: 11 squadre su 20 si alleneranno a un’intensità mai vista prima, o almeno è questo quello che ci diranno TV e giornali.
Perché se c’è un tormentone dell’estate italiana, è che ogni volta che una squadra cambia allenatore la preparazione atletica sarà necessariamente più dura di quella dell’anno precedente. Gli inviati parlano di un’intensità mai vista prima, dipingono ai nostri occhi scene da addestramento dei marines, con secchi per il vomito, svenimenti, macchinari infernali pronti a misurare persino quante gocce di sudore grondano dalla testa dei malcapitati giocatori che, come vuole il vecchio adagio, non si erano mai allenati così.
Viene naturale, allora, farsi delle domande: chi è l’allenatore che impone la preparazione più dura? E se ad ogni cambio di allenatore l’intensità finisce inevitabilmente per alzarsi, qual è il tetto massimo di intensità che si può raggiungere durante la preparazione atletica? Si può superare il limite come facevano i Super Saiyan? Ma soprattutto, visto che questo alone da campo militare sembra circondare particolarmente i ritiri estivi degli ultimi anni, quando è che i giornalisti e il pubblico si sono accorti che l’intensità stava aumentando ad un ritmo per il quale probabilmente andrebbero inventate delle nuove unità di misura?
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