Anche a febbraio si è giocato come se non ci fosse un domani. I gol sono stati tanti, come sono stati tanti i gol belli, alcuni bellissimi. Anche questo mese, quindi, abbiamo deciso di allargare la nostra selezione e nonostante questo è stato difficile tenere qualche rete fuori, come per esempio quella segnata da Karamoh nell’ultima giornata contro lo Spezia. Insomma, abbiamo fatto del nostro meglio ma come al solito se siete in disaccordo, o se pensate ci siamo persi qualcosa, ci dispiace, segnalatecelo nei commenti.
Barella da fuori area
Febbraio è stato il mese in cui l’Inter ha lanciato la sua candidatura allo Scudetto. Quattro vittorie in quattro partite, battute il Milan e la Lazio. Il gol di Barella è il primo del mese dell’Inter, in una partita in cui la squadra di Conte non ha giocato bene come nelle successive. Partiamo dal fatto che è un gol che è raro vedere durante una partita: un corner corto che si sviluppa in un tiro da lontano. Difficile credere sia uno schema, Sanchez scambia con Brozovic, ma poi sembra voler crossare al centro. Da fuori l’inquadratura arriva però Barella che chiama il pallone, è anche difficile capire cosa ci facesse così lontano dall’area. La difesa della Fiorentina si aspettava il cross di Sanchez ed è tutta schiacciata nella sua area piccola, Barella avrebbe il tempo di controllare e decidere cosa è meglio fare, ma il suo controllo non è perfetto, lo si capisce da come reagisce scomposto dopo il primo tocco. Il pallone gli scivola verso destra, dando il tempo agli avversari di provare a chiudergli lo spazio. A quel punto il centrocampista dell’Inter non può che provare a tirare, ma non è una posizione ottimale: il corpo è praticamente perpendicolare alla porta, il pallone leggermente dietro la linea ideale di calcio. Barella però ha un corpo fatto di nervi, si coordina in un baleno e riesce a calciare come se fosse un rigore. Allarga il piatto, alza la parabola per superare il muro di avversari e la piazza a giro lì dove Dragowski non può arrivare.
Caputo con il gol che tutti gli allenatori sognano
Febbraio è stato il mese del conflitto tossico tra costruzione dal basso e, bo, pane calcio e salame? (Non ho ancora capito quale sarebbe l’alternativa a questo dibattito: il lancio lungo incondizionato? Lo spazzare prima di mandare l’attaccante avversario solo davanti al portiere?). Comunque, questo incredibile gol segnato dal Sassuolo ha rappresentato un po’ il manifesto dei benefici della costruzione dal basso, anche se con un po’ di esagerazione. Nel senso che non possiamo aspettarci che tutte le squadre possano costruire in ogni partita un’azione del genere - e dovremmo invece accettare i benefici meno visibili e più indiretti che la costruzione dal basso può portare nel risultato di una partita. Comunque, restiamo su questo gol, segnato dalla squadra che in Italia pratica con più convinzione i princìpi del gioco di posizione, e che spesso insiste in maniera selvaggio sul palleggio basso dei difensori (e che ha costruito una rosa per poterlo fare, comprando per esempio Chiriches, modesto marcatore, formidabile costruttore dal basso). Qui il palleggio è così cervellotico e sofisticato e riuscito perfettamente che pare disegnato. Pare uno di quei gol in cui a FIFA cominci a spingere vorticosamente la ‘x’ sperando di mandare a vuoto gli avversari.
C’è la palla avanti di Consigli e lo scarico indietro di Magnanelli, Ferrari che di prima colpisce un pallone non semplice, di piatto, in diagonale, verso Djuricic, che fa una cosa francamente incredibile; la colpisce cioè col tacco, saltando sul posto come esploso su una mina; la palla va a Obiang che fa un’altra cosa bella, cioè la tocca semplicemente col piatto, tre metri davanti a sé verso Caputo. Il gioco dietro la linea di pressione dello Spezia - una delle migliori quest’anno - è così riuscito che al momento del tocco verso Caputo Obiang avrebbe addirittura altre due soluzioni aperte, una a destra e una a sinistra. Questo gol è un manifesto così perfetto dell’utilità della costruzione dal basso da essere stato citato persino su La Gazzetta dello Sport come esempio virtuoso. Ma questo è solo il prodotto più riuscito di una situazione di gioco che può portare vantaggi anche meno evidenti di un gol in cinque passaggi riusciti alla perfezione.
Viola sotto la neve
Forse non è il gol più bello di febbraio, ma è un gol di tacco mentre cade la neve segnato da un giocatore di culto. Nicolas Viola è uno di quei calciatori di cui non puoi non innamorarti: grande mancino, grande sensibilità, grande stile. Il suo gioco è pieno di limiti e in Serie A non ha mai brillato particolarmente, ma a febbraio è riuscito a ritagliarsi il suo spazio in una squadra che sta facendo un buon campionato. Viola che ascolta i Pink Floyd e segna gol accarezzando il pallone con il tacco mentre infuria la bufera, bello no? Può sembrare un gol banale, segnato a porta vuota grazie a un’uscita disgraziata di Skorupski, ma devi avere quella velocità di pensiero tipica dei giocatori di talento per processare in un attimo le informazioni a tua disposizione e poi decidere di anticipare i tempi colpendo di tacco. Viola era in una selva di gambe, doveva essere preciso, infatti non colpisce pieno come un drive nel golf, ma l’accompagna quasi, come in un putt dove la sensibilità è tutto.
Ounas mette fine alla carriera di Peluso
In un uno contro uno non c’è cosa più umiliante e che più segna la resa di chi non è in controllo della palla del difensore che scivola nel cercare di cambiare direzione e che finisce di godersi lo spettacolo del gol da terra. È un momento che, come ci ha insegnato un difensore che non ha mai davvero recuperato la sua credibilità come Boateng, mette in ridicolo anche i migliori difensori della propria epoca, ne mette in discussione la loro adeguatezza a quel livello. Ovviamente Peluso non aveva uno status così prestigioso da difendere contro il Crotone, ma il modo in cui Ounas lo manipola e lo mette quasi letteralmente in ginocchio ha qualcosa di impietoso, che ti fa mettere nei panni del difensore del Sassuolo e ti fa provare automaticamente empatia nei suoi confronti, come se fosse davvero una vittima. Con la faccia d’angelo e i capelli platinati Ounas ha anche le sembianze del serial killer, che con lo sguardo ieratico porta il suo avversario fin dentro la sua area senza che questo se ne accorga, conducendo il pallone sulle punte. E che poi, quando meno se lo aspetta, fintando il tiro di sinistro, lo fa avvitare su se stesso come un elicottero che sta precipitando, quasi sotterrandolo mentre lui buca Consigli con il destro. Che la bellezza sia crudele è una cosa che si dice spesso, guardando questo gol si può avere un’idea del perché.
Zielinski e l'elogio dell'incompiutezza
Febbraio è stato un mese complicatissimo per il Napoli, con la sconfitta con il Genoa, l’eliminazione dall’Europa League per mano del Granada e soprattutto il triplo confronto tra campionato e Coppa Italia con l’Atalanta, con cui ha raccolto un solo punto subendo 7 gol e segnandone appena tre. Di questi il più bello è di sicuro questo di Zielinski, che sfrutta un bug nel sistema di marcature a uomo dell’Atalanta per infilarsi proprio al centro dell’area e scaricare in porta l’ambizioso assist di Politano. La bellezza di questo gol risiede in primo luogo nella sua difficoltà tecnica: il pallone arriva infatti dalle spalle di Zielinski che per questa ragione non può tenere gli occhi fissi sul pallone. Se rivedete il gol da più angolazioni vedrete il centrocampista polacco dare un ultimo sguardo alla traiettoria prima di battere Gollini calciando al volo, come un bambino che si gira verso l’aquilone che sta tirando per essere sicuro che sia ancora alle sue spalle, in aria. È un peccato che un gol del genere sia arrivato in una partita che verrà dimenticata in fretta dai tifosi del Napoli. Nonostante il suo 2021 fosse partito con il piede giusto, il talento di Zielinski nei momenti peggiori del Napoli continua a restituire un irrimediabile senso di incompiutezza - bello e inutile come questo gol.
Muriel cita Ronaldo "il fenomeno"
Di Luis Muriel avremmo potuto mettere anche il gol contro il Cagliari, quando a tempo scaduto si è infilato in mezzo a due difensori prima di battere il portiere sul palo più vicino. Se abbiamo scelto questo al Napoli è forse perché a una sfumatura più da Ronaldo il fenomeno. Può sembrare irrispettoso, ma ci sono alcuni momenti in cui l’unico paragone che può calzare per Muriel è quello con il brasiliano. Febbraio è stato un mese eccezionale per Muriel. Quando è connesso con il resto del mondo (difficile dire se sia un aspetto fisico o mentale, la sua carriera è passata per così tanti alti e bassi che definire i limiti è impossibile) diventa irresistibile, gioca un calcio unico. Chi può fare questo gol in Serie A considerando che Ronaldo non gioca più? Muriel gioca con Rrahmani come il gatto col topo. Lo attira nella sua trappola, si sposta il pallone sul destro per far modificare la postura all’avversario, e mentre quello stava ancora cercando l’equilibrio nella nuova posizione, Muriel l’aveva già bruciato, portando il pallone verso l’interno dell’area di rigore. Rrahmani prova anche a stargli dietro, ma dopo aver lasciato scorrere il pallone Muriel non si preoccupa dell’angolo di tiro: il suo sinistro è secco e potente, tra il momento in cui parte dal piede e quello in cui entra alla sinistra di Meret ci passa forse un battito di ciglia.
Il gol da sogno di Sansone
Non vi sembra che Sansone avesse già segnato questo gol, identico, in un altro momento della sua vita? Quasi come l’avesse sognato prima di farlo, l’esterno del Bologna si è mosso nell’area di rigore della Lazio come uno che sapeva già tutto (Precog li chiamavano in Minority Report). Parte a cannone quando ancora il pallone è sopra la testa di Barrow, sicuro che il compagno riuscirà a piegare la gamba e metterlo in mezzo, lì nel punto ideale del dischetto. Brucia Marusic e arriva a colpire con una coordinazione troppo costruita per essere immediata. Insomma, praticamente il gol di Zidane al Bayern Leverkusen da più vicino ma in corsa. Sansone colpisce al volo di taglio, in quel modo speciale in cui se riesci a colpire bene un pallone ti parte dal piede come se fosse un esperimento nel laboratorio di fisica. Un gol che ci ricorda come i calciatori siano in grado di fare giocate speciali senza scomporsi, dando l’idea di sapere prima le cose, che poi è alla base del talento necessario per diventare un calciatore.