A dicembre la Serie A ha provato a recuperare il proprio ritardo stagionale. Si è giocato molto, ogni tre giorni, con i punti delle partite che diventavano via via più pesanti. Si è segnato meno che negli altri mesi, ma la qualità è sembrata prevalere sulla quantità, tanto che siamo stati costretti a selezionarne più di cinque per rendere giustizia a reti che non potevano restare fuori. Altre le abbiamo solo menzionate, sperando non ci sia sfuggito niente. Se siete in disaccordo, o se pensate ci siamo persi qualcosa, ci dispiace, segnalatecelo nei commenti.
8. Mattia Destro è ancora lì
È stato un mese di grandi gol di testa, il tipo di gol che più di tutti è diventato raro con la modernizzazione del calcio. Questo mese invece è stato difficile sceglierne uno solo. Il più bello in assoluto probabilmente era quello di Ciro Immobile contro il Napoli: il tipo di colpo di testa che in Serie A possono segnare solo lui e Cristiano Ronaldo; alto in sospensione, lontanissimo, tirando verso l’angolo vuoto della porta in modo ineluttabile.
Il Napoli contro la Sampdoria invece ha segnato due volte di testa, due bei gol: quello di Lozano notevole per il modo in cui ha resistito all’abbraccio del marcatore; quello di Petagna per la forza imprevista data a un pallone che è riuscito a colpire solo abbassandosi un po’. Abbiamo voluto premiare però questo gol di Mattia Destro, perché dicembre è stato anche il suo mese. Ha segnato 3 gol e, come ogni tanto fa da quando ha iniziato il proprio declino, ci ricorda che è ancora capace di vincere un duello d’astuzia in area di rigore con un difensore. In questo caso Destro ricorda a Kalulu deve ancora mangiarne di panini (per usare un’espressione oscena che non so se si usa dalle vostre parti) per essere impeccabile in un campionato come la Serie A, dove ci sono attaccanti come Destro. Kalulu perde contatto, il cross di Ghiglione è bello teso, e Destro lo schiaccia sull’erba per farlo andare sotto l’incrocio dei pali dopo il rimbalzo. È stato il secondo gol di giornata di Mattia Destro. Vi ricordate quando Adriano Galliani citofonò sotto casa sua per convincerlo ad andare al Milan?
7. Uno dei momenti in cui Vlahovic sembra un fenomeno
La Fiorentina crede molto in Dusan Vlahovic. Era titolare con Giuseppe Iachini, lo è ancora di più con Cesare Prandelli, che pur giocando con una sola punta preferisce fare a meno di Christian Kouamè e Patrick Cutrone. Ormai gioca con una certa continuità in Serie A da quasi tre anni, ma è ancora difficile chiarire il suo valore. Ogni azione sembra sconfessare la precedente. A vent’anni, in attesa di una crescita che potrebbe arrivare anche quest’anno, Vlahovic continua ad alternare momenti di inadeguatezza ad altri di gloria. Questo è un momento di gloria. Dopo che ha ricevuto il filtrante di Ribery ha un brutto secondo controllo, quello che dovrebbe prepararlo alla conclusione, ma la palla lunga ingolosisce Szczesny, che gli esce sui piedi. Lui lo scavalca con uno scavetto di interno delicatissimo che risolve nel modo migliore un problema da lui stesso creato. Se il portiere fosse rimasto al suo posto, prudente, Vlahovic come avrebbe fatto a superarlo?
6. A Insigne basta poco
Questo gol di Insigne è stato l’anello mancante tra il Torino e la vittoria, tra il Torino e la possibilità di non accumulare altri punti persi da situazioni di vantaggio. Una partita che la squadra di Giampaolo ha ben giocato, contro un Napoli stanco e con un disperato bisogno dei suoi giocatori migliori. A uno di questi, Insigne, basta un tocco su una palla vagante in area a una manciata di minuti dalla fine. Gli è bastato aprire il piatto ed eseguire uno di quei tiri che risolvono in maniera semplice l’equazione di un gol: tirando piano ma in modo improvviso sul lato scoperto della porta. Nelle prossime settimane, con tanti assenti in attacco, e in una squadra che pare aver calato l’ottimo rendimento offensivo di inizio stagione, a Insigne toccherà continuare a caricarsi il Napoli sulle spalle.
5. La punizione di Lykogiannis dedicata a chi l’ha preso al Fanta
Lykogiannis lo aveva già fatto a ottobre, contro il Crotone, e quindi non è più una novità. Per quanto inaspettato il greco è ormai da considerarsi uno specialista delle punizioni. In un fondamentale che per qualche anno ha visto il successo delle tre dita, delle parabole strane, Lykogiannis realizza questo gol contro l’Udinese con una bella esecuzione vecchio stile: interno sinistro forte a fil di palo dopo aver sibilato sopra la barriera.
Le punizioni da una zona centrale spesso sono le più difficili da tirare perché non costringono il portiere a scegliere un angolo da affidare alla barriera e forse Musso è un passo troppo spostato a sinistra, ma per non farlo arrivare sul pallone serviva una conclusione che riuscisse a calibrare forza e precisione. Il terzino del Cagliari non poteva piazzarla di giustezza vicino al palo perché altrimenti Musso sarebbe arrivato facilmente, era anche distante dalla porta. Lykogiannis allora va per la botta a giro, tirando fuori una punizione spettacolare e inaspettata che regala un punto importante al Cagliari.
4. Barella al volo contro la sua ex squadra
A dicembre l’Inter ha vinto tutte le partite giocate in campionato, non senza qualche fatica. Quella contro il Cagliari sembrava la classica partita maledetta; dopo l’eliminazione dalla Champions League l’Inter aveva approcciato con determinazione la gara, ma a ogni tiro verso la porta rossoblù Cragno sembrava meno battibile. I sardi erano andati in vantaggio con un gran gol di Sottil, che poteva finire in questa lista perché bello almeno quanto questo di Barella. Se Sottil aveva trovato concentrazione e coordinazione su una palla difficile in area di rigore, Barella sputa in porta con violenza improvvisa la classica palla respinta dalla difesa dopo un calcio d’angolo. È un tiro meno difficile di quello di Sottil, ma con più estetica: colpisce la palla più in alto, schiaffeggiandola quasi con la caviglia rigida e il piede leggermente obliquo.
Questo gol ha anche la sua portata emotiva, visto che il Cagliari è la squadra in cui Barella è cresciuto. Dopo la partita, con uno smanicato da trader milanese, ha ammesso che c’è stato un momento di felicità, smorzato subito dal dispiacere.
3. Ilicic è tornato
Per 294 giorni Josip Ilicic non ha servito né un gol né un assist in Serie A, un campionato che nel periodo immediatamente precedente a quei 294 giorni aveva dominato in lungo e in largo, dando una sensazione di onnipotenza straniante. In certi momenti pensavamo fosse il miglior calciatore al mondo. Al 295esimo giorno Ilicic è entrato in campo nel secondo tempo di un Atalanta-Roma, ha preso gli avversari e li ha distrutti. A modo suo: resistenze al pressing misteriose, ancheggiamenti, piccole pause, illuminazioni improvvise. Questo gol, il quarto dell’Atalanta, è il manifesto più appariscente di una partita in cui ha brillato anche per le piccole cose. La parte più bella non è il doppio passo con cui evita Ibanez; non è il rimpallo con cui si libera di Cristante; è invece l’esitazione con cui congela Smalling e Fazio, lasciandoli fermi a rimuginare su cosa fare, quasi scollegandogli il cervello. Un tempo piccolo che si smaglia nella partita, prima che Ilicic chiuda un tiro semplice sul primo palo. Se volete leggere in maniera approfondita di questa partita cliccate qui.
2. Messias a ridosso del 25 dicembre
Nel calcio iperprofessionalizzato e di certo poco romantico del 2020, c’è ancora spazio per storie come quella di Messias, in pochi anni passato dai campionati UISP al professionismo. Sarebbe una grande parabola di per sé, se lui non la ricamasse con momenti di bellezza barocca come questo gol al Parma, il più bello della sua carriera. Chi seguiva la Serie B - ed era magari affezionato alle compilation in cui era soprannominato “Il Mago” - magari poteva aspettarselo. Per tutti gli altri è stata pura meraviglia. È un gol che contiene il fascino dei pallonetti in cui l’attaccante che non guarda mai il portiere, gli basta sentirlo e far diventare un pensiero assurdo realtà.
Non c’è nessuna retorica nell’emozionarsi per la storia di un uomo che scaricava frigoriferi e che ora segna gol di questa dolcezza nel massimo livello del calcio italiano.
1. Clamoroso, impossibile, ridicolo Immobile
Un grande mese per Ciro Immobile, come gli ultimi 76580 della sua vita nel calcio. Un mese in cui la Lazio, con un calendario europeo diradato, ha alzato il livello delle proprie prestazioni quasi a quelli del 2019. La squadra ha alcuni problemi difensivi, ma sul piano offensivo l’associazione tecnica tra Luis Alberto e Immobile continua a produrre miracoli.
Miracoli davvero. Immobile è uno dei pochi attaccanti del nostro campionato a poter trasformare più o meno qualsiasi pallone arrivi in area in un gol. È il tipo di talento che appartiene ai numeri nove, ma che a questo livello appartiene a pochi numeri nove. In Serie A forse solo a Immobile e a Cristiano Ronaldo. Questo segnato al Benevento, però, è eccezionale anche per lui, lo sarebbe per chiunque. Come facciamo ad abituarci a un uomo che impatta una sfera con le coordinate spazio-temporali ridotte al minimo attorno a sé.
Il cross di Milinkovic-Savic è sbagliato, nei tempi e nell’esecuzione. I difensori del Benevento si mettono davanti a Immobile, lui dalle spalle li anticipa però mettendo la gamba, sentendo dove andrà il pallone. Se fermiamo l’immagine prima dell’impatto, vediamo lo svantaggio che Immobile ha dovuto colmare nei confronti dei difensori. La gamba davanti all’avversario in quel modo di solito si mette nei contrasti, negli anticipi, nelle marcature preventive, non per impattare dei cross tesi. Immobile, poi, non la prende come viene, la colpisce col collo pieno del piede, alzandola sopra la testa di Montipò. Vi invito ad alzare l’audio del video e a gustarvi Correa che grida “CIRO GOLAZOO!”. Un gol sensazionale, tra i più belli del 2020.