Marzo è stato il mese in cui le gerarchie del campionato hanno preso una forma più solida, con l’Inter che ha ormai allungata in modo rassicurante su Juventus e Milan, e queste che forse si guardano più indietro che avanti (ma, come si dice, mai dire mai). In questa corsa dell’Inter, che ha giocato una partita in meno, il gol di testa di Lautaro Martinez ha avuto un’importanza decisiva. Accanto al suo ci sono gol più canonicamente belli (Zielinski, Vlahovic) o incredibilmente drammatici (Ounas). Ci è dispiaciuto escludere perle come quella di Ilicic da fuori area, o il gol della tripletta di Cristiano Ronaldo al Cagliari, con una preparazione al tiro - doppio passo in un centimetro e conclusione improvvisa - che dovrebbero mettere come gif sulla sua lapide.
Adam Ounas zittisce tutto il Torino
Questo gol è perfetto. Non lo è solo grazie alla grande prodezza tecnica di Ounas, ma per il momento in cui è arrivato, il contesto, l’importanza della partita, la gestualità, il dramma da teatro greco. Il Crotone era in vantaggio 3-2 contro il Torino, in una partita decisiva nella lotta per non retrocedere, e si è messo a perdere tempo vicino la bandierina. Messias la passa Ounas, Ounas la passa Messias, oppure la calcia sugli stinchi avversari cercando di guadagnare la rimessa laterale. E più il tempo passa, più si accumulano le rimesse laterali, impaludando la partita, più sale la frustrazione del Torino. Ounas dribbla Mandragora in uno sputo di campo e quello lo stende. Non un fallo cattivo ma un avvertimento. A Ounas arriva e non ci sta, va sotto a Mandragora, si litiga, Rincon viene espulso per doppia ammonizione. Negli ultimi residui di partita, nell’ennesimo calcio d’angolo, colto dalla furia, Ounas dribbla due giocatori, calcia sul palo lontano, corre verso il centro del campo la faccia cattiva, l’indice alla bocca e gli occhi di fuoco verso la panchina del Torino. Forse non il massimo dell’eleganza, ma un momento di grande dramma. Cosmi, occhiali da sole, rigidissimo, agita la mano in un instant meme.
Nessuno poteva aspettarsi questo gol di Dalot
Un momento di assoluta brillantezza per un giocatore che abbiamo conosciuto come assolutamente non brillante. Dalot è onesto, ce la mette tutta ma il suo scopo ultimo su un campo da calcio, con la maglia del Milan, sembra essere quello di non fare danni. La definizione del terzino che meno si vede e meglio gioca. Almeno quest’anno, questo è stato Diogo Dalot, che però in quest’azione si improvvisa Piotr Zielinski; fa una finta a rientrare col destro, lasciando scorrere lievemente il pallone alla sua destra. Poi lo calcia scavandolo sotto e ricercando l’incrocio dei pali. Le traiettorie zigzaganti di quest’azione le conferiscono una perfezione apollinea.
Vlahovic tira in un angolo della porta inesistente
Vlahovic che segna una tripletta, Vlahovic che ha 21 anni, Vlahovic che ha già doppiato il numero di gol segnati nello scorso campionato. Vlahovic che sembra persino poter fare di più, che quanto fatto finora potrebbe essere solo un assaggio. Vlahovic che intanto contro il Benevento ha coronato la sua tripletta con un gol incredibile che contiene un’espressione titcanica del calcio. Quella di un centravanti che vince il duello spalla a spalla col difensore, e guadagna quei metri decisivi perché riesca a girarsi. E poi quando si gira è ancora molto molto lontano dalla porta, ma pur senza apparente sforza calcia con l’interno una traiettoria che sembra finire in un angolo della porta che prima non esisteva. Pochi giocatori, a 21 anni, possono vantare un portfolio di gol pazzeschi come quelli di Vlahovic.
Non si può tirare meglio di Zielinski
La bellezza di questo gol - il sesto del campionato di Zielinski, che ha eguagliato il proprio record personale - sta nella sua semplicità. O meglio, nel fatto che la tecnica di tiro di Zielinski sia così cristallina che non pare aver bisogno di sforzarsi per battere il portiere dal limite dell’area. Zielinski è destro, ma qui calcia di sinistro perché in sostanza non c’è differenza. Colpisce la palla di collo pieno, scavandola da terra, e non si capisce come faccia a prendere quel giro esterno così secco. Meglio di così non si può tirare. È stato il gol dell'1-1 di una partita finita 3-3.
Lautaro segna il possibile gol-Scudetto
Un gol bellissimo: Lautaro stacca di testa corricchiando all’indietro e sospendendo i piedi da terra per qualche secondo per trovare la forza di colpire sul secondo palo. Ma se i gol, come diceva qualcuno, non si contano ma si pesano, questo è pesantissimo. Arrivato negli ultimi dieci minuti di una partita che sembrava destinata al pareggio, ne ha invertito il senso, dando la percezione che l’Inter non possa far altro che vincere, allungare il proprio vantaggio sulle avversarie per prendersi lo Scudetto (toccate ferro, tifosi interisti, ma questo è). Questo tipo di vittorie, ci scommettiamo, è quello che fa più piacere ad Antonio Conte, quelli che paiono confermare i suoi discorsi sulla mentalità, su quella sottilissima differenza che corre tra vincere e non vincere le partite. È un gol arrivato senza il contributo di Lukaku, con l'assist di Alexis Sanchez - che ha giocato un ottimo girone di ritorno. Lautaro quest’anno ha sbagliato qualche gol, ma il suo rendimento è stato - può essere riconosciuto universalmente - eccezionale, dando una forma forse definitiva a un talento che fino a un anno fa pareva leggermente incompiuto.
Graziano Pellè con la rovesciata
Quando Graziano Pellè ha firmato con il Parma, nel mercato di gennaio, ponendo fine a un esilio che durava poco meno di dieci anni, abbiamo tutti immaginato un gol così. Il gol che ci dice che attaccante è stato ed è Pellè: un giocatore con una sensibilità sul petto che la maggior parte degli esseri umani si sognano di avere nelle mani; un giocatore con un senso spettacolare del gioco, che nonostante il corpo pesante e all’apparenza impacciato, prende il contatto con l’aria con grande familiarità. Pellè ha già detto che questo gol servirà a poco se non riuscirà a salvare il Parma, come se fosse un compito che spetti solo a lui.
Erick Pulgar non gioca bene ma su punizione è sempre un genio
Dei 18 gol segnati da Erick Pulgar in Serie A, solo due sono arrivati da azioni in movimento, la maggior parte, invece, li ha segnati su rigore, 1 su calcio d’angolo (un olimpico) e 3 da calcio di punizione. Pulgar è uno di quelli che dà la sensazione di poter essere sempre pericoloso da calcio d’angolo calciando direttamente, e più si stringe l’angolo delle punizioni più si trova a suo agio. Ama dare tagli stretti ed esasperati al pallone, e ha bisogno che il calcio parte da regioni apparentemente innocuoe del campo. Quando segna pare un miracolo, e questo gol - con una traiettoria dura, tesa, perfetta - acquista ancora maggior valore perché segnato a Gianluigi Donnarumma, il miglior portiere del campionato. Non sta certo vivendo una grande stagione, Pulgar, e i dubbi che non riuscirà mai a salire davvero di livello sono sempre più consistenti; da calcio piazzato, però, rimane un interprete geniale.