Il gol di Pedro era sembrato un freno alle ambizioni del Napoli, che già come a Cagliari non riusciva ad approfittare del rallentamento di Milan e Inter per tornare in testa, ma nel recupero ci ha pensato Fabian Ruiz con un chirurgico sinistro – il sesto gol da fuori area della sua stagione – a rilanciare le ambizioni di scudetto della squadra di Spalletti che esce dall’Olimpico con tre punti dopo una partita abbastanza sofferta. La Lazio, infatti, è sembrata una squadra molto diversa da quella sottomessa all’andata, che era stata forse uno dei punti più bassi della gestione Sarri e al contempo uno dei picchi più alti di quella di Spalletti.
Le due squadre si sono affrontate appena dopo l’uscita di entrambe dall’Europa League, eliminazioni arrivate in maniera diversa ma che avevano lasciato un senso di amarezza generale che andava a sommarsi alla sensazione che Napoli e Lazio non fossero in un periodo di particolare brillantezza. La squadra di Sarri, nonostante un periodo abbastanza positivo nei risultati, nelle partite importati di questa stagione ha spesso steccato, dimostrando di patire molto i ritmi troppo alti, non riuscendo a infastidire con costanza il palleggio avversario e finendo con imbastire fasi di possesso molto frammentate e insicure, che vivevano soprattutto di guizzi individuali. Il Napoli, invece, pur mantenendo il suo posto nella corsa al primo posto era apparso più spento di inizio stagione, salvato in più occasioni dal talento individuale dei singoli più che da prestazioni solide e vincenti.
I miglioramenti della Lazio con e senza palla
La partita ha messo in mostra piccoli miglioramenti, soprattutto per la Lazio, che è uscita sconfitta ma ha dato filo da torcere a una squadra più forte per 90 minuti. La squadra di Sarri è partita fortissimo: dopo appena quindici secondi dal fischio di inizio Zaccagni ha saltato Di Lorenzo con un tunnel mettendo in mezzo un pallone invitante per Immobile, che però non ha colpito bene. Una fiammata che ha messo subito in chiaro quale sarebbe stato l’atteggiamento della Lazio: una squadra sicura nel possesso e pronta ad accelerare all’improvviso dalla trequarti in su, cercando di infilarsi in velocità negli spazi laterali dopo aver mosso il pallone da un lato all’altro. In particolare, sono state diverse le azioni in cui, dopo un avvio più paziente di manovra dalla propria area o all’altezza del centrocampo, la Lazio ha trovato lo sfogo laterale passando prima dal centro.
Due sviluppi dei primi minuti con Sergej che allarga verso destra e la Lazio arriva al cross, sfruttando lo spazio dato dalla posizione stretta di Mario Rui e la difficoltà del ripiegamento di Insigne.
Più in generale, per quanto trasmettesse la sensazione di essere un po’ scolastico, con relativamente pochi scambi di posizione e rotazioni tra i reparti, il gioco di possesso della Lazio per oltre metà partita è stato abbastanza pulito e pericoloso, grazie alla verve degli interpreti pronti ad accompagnare le azioni e rapidi nel trasmettere il pallone.
Il piglio deciso della Lazio si è visto anche nell’atteggiamento in fase di non possesso. Nei primi minuti la squadra di Sarri ha tentato di pressare alta la costruzione del Napoli, scalando con una certa aggressività con gli interni ai lati di Immobile e gli esterni verso i terzini avversari. Il Napoli però non è una squadra che si scompone quando pressata ed è riuscita a non perdere palloni troppo pericolosi nei pressi della sua area, riuscendo anche talvolta a uscire dal pressing in maniera pulita. Così - a differenza di quanto accaduto all’andata, quando la squadra di Sarri aveva continuato a tenere un baricentro abbastanza alto senza però riuscire a incutere il minimo timore a difensori e centrocampisti del Napoli - la Lazio ha deciso di abbassarsi di qualche metro sul campo, contrapponendo al palleggio avversario un blocco compatto a media altezza, che cercava di alzarsi prevalentemente sui retropassaggi, scoprendosi il meno possibile in mezzo.
All’andata la Lazio era sembrata incapace sia di pressare in avanti che di limitare i danni dietro, una squadra fortemente slegata che appariva più come una somma di singole azioni difensive individuali sconnesse tra loro. Anche oggi, per ammissione del suo stesso allenatore, la Lazio è una squadra che non dà l’idea di difendere bene individualmente in avanti, con i suoi giocatori più avanzati che tendono “ad andare a caccia della palla anziché coprirla”, esponendosi così troppo di frequente al rischio di essere dribblati. Non a caso la Lazio è la squadra con il peggior dato del campionato per i dribbling subiti per 90 minuti – 10.8 (Statsbomb). Rispetto all’andata, però, il miglioramento è stato nella capacità di limitare i danni giocando non solo più di reparto, ma anche con i reparti più ravvicinati, cosa più semplice se il baricentro del blocco si abbassa.
Compattando le linee, la Lazio ha risolto anche l’altro problema mostrato in stagione, ovvero le ricezioni tra le linee. All’andata Mertens, Insigne e Zielinski avevano banchettato in quei spazi, con la difesa visibilmente in difficoltà ad accorciare e il centrocampo pressoché incapace di fare schermo. Ieri invece è stato molto più difficile per il Napoli giocare tra le linee perché la Lazio gli negava lo spazio per salire sul campo passando dal centro.
Un Napoli troppo frettoloso
Soprattutto nel primo tempo la squadra di Spalletti ha mostrato una certa ruvidezza nel gestire il possesso passando dall’esterno. Se infatti il centro era chiuso dalla presenza degli avversari, partendo dall’esterno il Napoli avrebbe potuto creare pericoli, ma i giocatori non sono mai riusciti a scegliere la giocata migliore o a realizzarla in maniera efficace.
Un’azione esemplificativa delle difficoltà di possesso del Napoli nel primo tempo è quella che vedete qui sopra, non solo perché Fabian Ruiz cerca un cambio di gioco lungo facendoselo intercettare da Zaccagni (che poi avvia e quasi finalizza un contropiede), ma anche perché la Lazio era persino in dieci uomini e si trovava in una delle situazioni che, come nella gara di andata, poteva portarla a soffrire alle spalle della pressione. Con Zielinski venuto incontro giocando a muro dopo un appoggio di Rui a Demme, né Osimhen né Insigne (come ha spesso fatto quest’anno) sono andati a proporsi tra le linee.
Altri errori non forzati in uscita del Napoli sono avvenuti per la fretta di ricercare l’uscita in verticale o il cambio gioco per sfruttare il lato debole. Si può pensare che fossero errori messi in conto, velocizzare per provare a trovare scoperta la Lazio, ma in generale il Napoli è apparso poco lucido, come se non riuscisse a riconoscere il momento per accelerare per creare occasioni e quello per invece conservare il possesso e muovere la Lazio.
Nonostante questi problemi, nel primo tempo il Napoli è riuscito comunque ad arrivare sulla trequarti della Lazio sfruttando le giocate di Insigne, particolarmente ispirato, e le corse di Di Lorenzo sulla destra, ma trovando una buona prova difensiva della Lazio anche quando costretta nella sua area di rigore.
Per la squadra di Spalletti le cose sono andare meglio nella ripresa, quando è migliorato il possesso, con i giocatori più pazienti nella circolazione. Il problema era però che Zielinski e Osimhen sembravano un po’ tagliati fuori dallo sviluppo delle azioni, così Spalletti ha provato a dare una scossa inserendo Elmas al posto del trequartista polacco. Una scelta fortunata, dato che Elmas è entrato nei due gol del Napoli. Nel primo, arrivato in seguito a una rimessa sbagliata di Strakosha, è lui ad appoggiare con un intelligente tocco di punta il pallone ad Insigne.
Dopo il vantaggio il Napoli si è mostrato più sereno, riuscendo a scombinare meglio il blocco della Lazio prima di attaccarlo nello spazio, come nel gol annullato per fuorigioco a Insigne. Al contrario la Lazio, dopo aver subito uno svantaggio che non meritava, è entrata in uno stato di frenesia, alla ricerca del pareggio con spunti individuali. Per sistemare la squadra Sarri ha provato a cambiare gli interpreti: Pedro per Felipe Anderson poco dopo lo svantaggio e Hysaj per Radu, per poi spostare Luis Alberto al posto di Lucas Leiva, sostituito da Basic, e Acerbi per Patric. I risultati sono stati ambigui: da una parte Perdo ha trovato il gol del pareggio con un tiro al volo sensazionale, una volée che richiede una coordinazione e una tecnica che pochi giocatori in Serie A possono vantare, dall’altro l’assetto spregiudicato del centrocampo della Lazio ha pagato dazio nel gol di Fabian Ruiz scalando in maniera disorganizzata verso Ounas e lasciando troppo spazio per la conduzione centrale di Elmas. Mentre Basic e Milinkovic-Savic ripiegavano verso l’area, Luis Alberto era leggermente in ritardo, e lo spazio che Fabian Ruiz si è trovato di fronte all’area è rimasto aperto il tempo sufficiente per chiudere la partita.
Così, senza particolari sussulti o rivoluzioni nell’andamento della partita, il Napoli è riuscito a ottimizzare il talento dei suoi giocatori, con due gol di pregevole fattura da fuori area, dopo aver limitato i danni in un primo tempo molto problematico. La Lazio esce dalla partita con zero punti, nonostante una prestazione decisamente più positiva rispetto ad altre contro le prime della classe. Sarri può concentrarsi su quanto di positivo si è visto: una gestione della fase difensiva più organizzata e un possesso palla più strutturato, che alterna un palleggio più sicuro a verticalizzazioni rapide e incisive, che comunque rimangono nell’anima della squadra.
Se il verdetto finale ridimensiona la Lazio e rilancia il Napoli, leggendo tra le pieghe della partita sembrano esserci più elementi incoraggianti per gli sconfitti che per i vincitori. Eppure non si può negare che una vittoria arrivata così, con un gol vittoria meraviglioso arrivato dopo una partita sofferta, porterà entusiasmo per affrontare questa fase cruciale della stagione. Secondo lo stesso Spalletti, questa è stata una vera e propria dimostrazione di carattere e per rimanere aggrappati al sogno scudetto fino alla fine di carattere di sicuro ne servirà tantissimo.