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6 curiosità dalla quinta giornata
27 set 2019
27 set 2019
Fatti strani da rivendervi alle manifestazioni sul clima.
(articolo)
8 min
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Le situazioni bizzarre e singolari di cui è frastagliato il calcio italiano non smettono di avvenire neanche nel famigerato turno infrasettimanale, dannazione di legioni di giocatori di Fantacalcio ma anche terreno di caccia perfetto per l'Imponderabile. Ne volete una prova? Mercoledì sera alle 22:35, a Parma e Genova, in due stadi distinti lontani distanti circa 200 chilometri, è accaduto qualcosa che ha mandato in tilt il nostro Rilevatore: due rigori sbagliati nello stesso minuto, da Sansone e da Inglese, addirittura proposti nella stessa inquadratura nella Diretta Gol di Sky. Probabilmente era già successo, magari nei decenni analogici in cui anche la radio si collegava solo a partire dai secondi tempi, ma non abbiamo ancora la tecnologia sufficiente per esserne certi. Aspettando che arrivi, non possiamo fare altro che procedere con gli altri fatti strani di giornata.

https://twitter.com/barbapress/status/1177165464918790144

Quest'uomo aveva addirittura Sansone e Inglese tutti e due contro al Fantacalcio. Poi probabilmente ha fatto un buco nel pavimento del bagno e vi è uscito del petrolio.

Hanno vinto tutte

La statistica più interessante di giornata ce l'abbiamo davanti agli occhi: alla quinta di campionato tutte le venti partecipanti alla Serie A hanno già vinto almeno una partita, il che fa di questo inizio di stagione uno dei più competitivi che si ricordino, in cui ogni squadra sembra avere una propria ragion d'essere. All'appello mancava solo la Fiorentina, con Vincenzo Montella (che in Serie A non ne vinceva una dal novembre 2017) a fine partita apparso sollevato come un artificiere che ha appena spezzato il filo rosso ed è andato tutto liscio. Nella storia si sono disputati 22 campionati di Serie A a 20 (o 21) squadre, ma questa è la prima volta che succede. Addirittura, non capitava in assoluto dalla stagione 1990-1991, quella che si concluse con il primo storico scudetto della squadra che oggi chiude mestamente la graduatoria, ovvero la Sampdoria. Allora furono il Cesena e la Lazio quelle che si fecero attendere di più: i romagnoli sfogarono tutto lo stress accumulato con un 4-2 al Bari, mentre la Lazio di Zoff sconfisse 3-1 il Bologna con firme di gran pregio come Ruben Sosa e il campione del mondo Kalle Riedle.

In questo Cesena-Bari 4-2 del 1990 non solo una doppietta del brasiliano Amarildo, passato anche dalla Lazio, ma anche un'incredibile serpentina del numero 7 Franco Turchetta e l'esordio in Serie A del mitico arbitro Cinciripini.


Il caso Consigli

Alle 22:35 di mercoledì sera, parando il suo ennesimo rigore in Serie A ad Inglese, Andrea Consigli ha aggiunto un altro mattoncino al monumento che bisognerà erigergli se riuscirà a raggiungere il primo posto della classifica dei para-rigori. Al comando c'è sempre Gianluca Pagliuca a quota 24; a 23 incalza Samir Handanovic, che tuttavia è fermo a 23 da più di due anni, perché non para un rigore dall'aprile 2017 (ultima vittima, Federico Bernardeschi) e ha sempre subito gol sugli ultimi sei penalty che gli hanno tirato nello specchio (altri due, l'anno scorso, sono stati calciati fuori da Antenucci e Barella).

Consigli può allora legittimamente sognare la remuntada. C’è però un dubbio riguardo al numero di rigori davvero parati. Numerose fonti gliene attribuiscono 18, ma c'è un ma: non contano il rigore calciato sul palo proprio da Inglese in Sassuolo-Chievo 1-3 del 12 febbraio 2017, per cui la Gazzetta assegnò comunque a Consigli il +3 di bonus al Fantacalcio. Gli stessi due diretti interessati diedero la stessa versione: rigore parato. L'immagine live non chiarisce i dubbi; dal replay sembra che Consigli la sfiori, e poi lo si vede addirittura esultare come se l'avesse toccata. Inoltre, il report della Lega assegna a Consigli cinque parate, una in più di quanto fa Opta che non considera il rigore parato. Curiosamente, in questo caso Inglese diventerebbe il primo giocatore a cui Consigli è riuscito a neutralizzare ben due rigori in serie A, fiore all'occhiello di un curriculum molto prestigioso che comprende anche i nomi di Ronaldinho, Milito, Icardi e Jovetic. Voi che dite: 18 o 19?




Il salone dell'autogol

L'estate del 2019, ormai alle spalle, porterà con sé anche l'aspro sapore degli autogol, tornati prepotentemente di moda come le cavigliere e i vestiti a pois. In cinque giornate siamo già a quota sei: la più fortunata è la Juventus, con ben due autoreti a favore (Chancellor e Koulibaly) più il tiro di Ramsey deviato da Gunter del Verona per un gol che però la Lega ha assegnato al gallese. Dalla stagione 1998-1999 - ovvero da quando la FIFA ha deciso di riformare il settore degli harakiri calcistici, aprendo a massicce liberalizzazioni - è il massimo stagionale, anche se non si tratta di un record assoluto. Anche nel 2017-2018 eravamo a sei dopo cinque partite, tra cui un autogol storico di Miralem Pjanic contro il Genoa: segnato dopo 18 secondi, è tuttora il più veloce della storia della Serie A.

Un po' di storia per i più giovani, visto che prima del Mondiale 1998 le disposizioni erano molto più stringenti e a qualsiasi tiro sfiorato anche impercettibilmente veniva attribuito il marchio dell’infamia, col rischio poi di finire – come abbiamo visto pochi giorni fa – in una canzone di Ligabue. Poi la FIFA decise di allargare il margine di tolleranza, anche perché ai fini dello spettacolo un gol trasmetteva un messaggio molto più positivo di un autogol. Così furono attribuiti agli attaccanti tutti i gol “sporchi” in cui il tiro era comunque diretto verso lo specchio della porta. Il croato Davor Suker si laureò capocannoniere a Francia '98 proprio in questo modo: fino al mese prima, infatti, questa sua rete alla Giamaica sarebbe stata considerata autogol di Gardner.




Neopromosse dalla faccia tosta

Decenni di emancipazione e conquiste civili hanno fatto sì che ormai le piccole squadre non vivano più ogni trasferta come la rievocazione dell'assedio di Fort Apache, ma provino a giocarsela almeno finché ce n'è. Qualcuno però sta decisamente esagerando: è il caso di Lecce e Brescia, che dopo cinque turni di campionato hanno conquistato fuori casa il 100% dei loro punti, sei a testa. Entrambe hanno perso le due partite casalinghe più una trasferta fuori portata a San Siro (Inter-Lecce 4-0, Milan-Brescia 1-0), ma hanno vinto in campi tutt'altro che banali: alla prima giornata il Brescia ha guastato la festa di Nainggolan e di tutto il Cagliari, mentre dieci giorni fa i pugliesi hanno negato al Torino l'ebbrezza di una settimana da primo in classifica. È l'inizio di una nuova era in cui la salvezza non passerà necessariamente dal fattore campo? Corini e Liverani, entrambi magnifici registi di rimpiante edizioni del Palermo, insegneranno alle nuove generazioni il fascino delle riprese in esterna? L'unica “provinciale” capace di qualcosa di simile nell'era dei tre punti era stato proprio il Palermo 2016-2017 allenato dalla coppia Ballardini-De Zerbi, in grado di fare 5 punti nelle prime tre trasferte (poi però era retrocesso).

Esiste infine un precedente ancora più estremo e imbattibile. Alla quinta giornata del campionato 2012-2013 l'Inter di Andrea Stramaccioni aveva esibito un rendimento da psicanalisi: nove punti in classifica, conquistati tutti lontano da San Siro dove aveva perso 1-3 con la Roma e 0-2 con il Siena.

Di questo Inter-Siena 0-2 non si ricorderanno neanche i nerazzurri più incalliti.




Derbi, clasico, derbyt...

Verona-Udinese è finita con uno 0-0 che non racconteremo alla nostra discendenza, eppure si può trovare del buono anche lì. In panchina sedevano i croati Ivan Juric e Igor Tudor, entrambi nati a Spalato e per un paio di stagioni anche compagni di squadra all'Hajduk negli anni Novanta: questo vuol dire che la Croazia è diventato il sesto Paese straniero esistente a poter vantare un derby in panchina in Serie A. Abbiamo scritto “esistente” perché negli anni Cinquanta ci sono numerosi casi di derby jugoslavi, all'epoca del detto “Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito”, e d'altra parte anche molti allenatori friulani si sono chiesti a lungo in quale Paese fossero nati.

Torniamo sulla contemporaneità, scendiamo nel dettaglio e scopriamo gli altri cinque Paesi, procedendo a ritroso.

5) Svezia (Milan-Roma 2-1 del 14 ottobre 1984, con Nils Liedholm contro Sven Goran Eriksson)

4) Argentina (Torino-Inter 0-1 del 1° gennaio 1961, con Benjamin Santos contro Helenio Herrera)

3) Inghilterra (Napoli-Roma 1-1 del 13 aprile 1930, con William Garbutt contro Herbert Burgess)

2) Ungheria (Pro Patria-Cremonese 4-2 del 6 ottobre 1929, Janos Bekey contro Bela Ludwig; Livorno-Ambrosiana 1-2 del 6 ottobre 1929, William Rady contro Arpad Weisz)

1) Austria (Triestina-Torino 0-1 del 6 ottobre 1929, con Rudolf Soutschek contro Tony Cargnelli).

In quest'ultimo caso i due allenatori erano entrambi nati a Vienna, il che fa di quel Triestina-Torino un Wiener Derby in piena regola. Alcuni almanacchi potrebbero infine raccontarvi di un derby brasiliano risalente al 17 maggio 1987, Avellino-Roma 2-1, ma voi non ci cascate. Sulle due panchine sedevano “o lione” Luis Vinicio e Angelo Sormani, traghettatore giallorosso fino a fine stagione dopo l'esonero di Eriksson. Ma Sormani ormai andava considerato uno dei nostri, tanto che da giocatore aveva anche sette presenze in Nazionale... la si chiami “regola Di Matteo”: pur essendo nato in Svizzera, tutti consideriamo l'ex centrocampista e allenatore del Chelsea un grande Italiano.




Flash Facts

Nei 5 principali campionati europei, solo due squadre hanno subito un solo gol su azione. L'Inter, e ok; ma anche il Verona, che peraltro ha l'ulteriore attenuante di averlo subito su autogol (Juventus-Verona, Ramsey-Gunter, vedi sopra).




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