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Foto di J Pat Carter / Getty Images
NBA Dario Vismara 28 febbraio 2016 4'

Senza parole

Ma cosa ha fatto Steph Curry ieri notte?!

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Nel più bel racconto dei vari Black Jesus, Federico Buffa scriveva così del compianto Raymond Lewis: “Chi lo ha visto dice che trattava la palla molto meglio di gente che aveva anelli NBA al dito e che il rapporto tra difficoltà e distanza di tiro era da intendersi così: tirava da 4 metri come gli altri da 2 e pare fosse lecito proseguire la proporzione con le cifre 10 e 5”.

 

Ho sempre pensato che fosse una bellissima frase, ma che non potesse succedere per davvero. Dopo tutto Ray Lewis era “The greatest who never was” e tale doveva rimanere la sua dimensione: epica, eterea, irreale. Che facesse o non facesse quelle cose non è nemmeno così importante: era l’idea stessa che potesse farlo a renderlo immortale.

 

Con Steph Curry però siamo davanti a un altro piano dell’esistenza, e l’unico modo per spiegare quello che sta facendo in questa stagione è cercare termini che sfociano nella dimensione irrealistica in cui vive il ricordo di Ray Lewis. Solo che è tremendamente reale il fatto che ieri notte abbia battuto il record per triple segnate in singola stagione (288, solo che non siamo ancora a marzo e mancano 24 partite), completando un podio che lo vede anche al secondo e al terzo posto (e al sesto, per non farsi mancare niente). Ed è tremendamente reale il fatto che con la tripla numero 288 non solo abbia vinto la partita sul campo di Oklahoma City, ma anche pareggiato il record per triple in singola gara detenuto da Kobe Bryant e Donyell Marshall (solo che non ci vuole molto a notare il diverso coefficiente di difficoltà dei tiri di quei due e quelli di Curry).

 


Ah giusto dimenticavo: la tripla era effettivamente da 10 metri.

 

Il bello è che tutto questo è arrivato all’ultima di sei partite in trasferta consecutive, dopo che Steph ne aveva segnati 36 ad Atlanta lunedì, 42 a Miami mercoledì, 51 a Orlando giovedì e altri 46 ieri notte a OKC, per una media di 43.8 punti con una percentuale effettiva al tiro del 77%, per di più alzando a dismisura il ritmo (108.5 possessi a partita) e mantenendo la stessa percentuale di palle perse stagionale (10.8). In più ha anche provocato l’uscita per falli di Kevin Durant proprio quando i Thunder sembravano aver ripreso il controllo della partita, anche se per onor di cronaca bisogna dire che i Thunder l’hanno buttata via nell’ultimo possesso dei regolamentari per colpa dello stesso Durant, che ha perso un pallone sanguinoso e poi fatto fallo su Iguodala permettendo a Golden State di pareggiare a 0.7 secondi dalla fine (sia beninteso che fino a quel momento KD aveva giocato una partita mostruosa). E dire che ieri notte era anche uscito per qualche minuto per un infortunio alla caviglia sinistra dopo uno scontro fortuito con Russell Westbrook. Se gioca così quando si fa male, figuriamoci il resto.

 

Io sinceramente ho finito le parole, e se le ha finite anche uno come Draymond, significa che davvero siamo davanti alla storia della pallacanestro.

 


Provateci voi.

 

Un po’ di tweet assurdi per trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha

 

Steph Curry hit 43 3-pointers on this 6 game roadtrip

— Ethan Strauss (@SherwoodStrauss) 28 febbraio 2016

I giocatori che hanno segnato 43 triple o meno in questa stagione NBA sono 321, tra cui DeMar DeRozan, Goran Dragic, Andrew Wiggins, Kyrie Irving ecc…    

Stephen Curry (5.13) is now averaging more threes per game the the Timberwolves (5.03). — devin kharpertian (@uuords) 28 febbraio 2016

 
Però ehi, sul totale Minnesota mantiene il vantaggio: 292 vs 288. Go T-Wolves!

 

Curry has 11 3s. The Miami Heat — all of them together — don’t have a game with 11 3s in 2016.

— Dan Le Batard Show (@LeBatardShow) 28 febbraio 2016

In stagione hanno addirittura cinque partite con 10+ triple… quindi solo due più di Steph.      

Before Thursday, no NBA player had hit 10+ threes more than once in a season. Stephen Curry has now hit 10+ threes in two straight games. — Ben Golliver (@BenGolliver) 28 febbraio 2016

 Yup.

 

729: Career 3-pointers for Larry Bird.

671: # of 3-pointers hit by Steph Curry since start of the 2014-15 season.

— Darren Rovell (@darrenrovell) 28 febbraio 2016

E aggiungo: il numero massimo di triple segnato da Bird in un mese è 33. The times they are a-changin’.      

Big O …. That’s enuff.. We love u but… U need to order the League Pass… #apologize2datman — Baron Davis (@BaronDavis) 28 febbraio 2016

 
A proposito di tempi che cambiano: in settimana The Big O, Oscar Robertson, aveva droppato il rant “il gioco di oggi fa schifo mica come ai miei tempi in cui sì che c’era il vero basket” definitivo, dicendo che sì, bravino sto Curry a tirare per carità, ma per fermarlo basta marcare un po’ più stretto — e che gli allenatori NBA sono tutti degli idioti a non capirlo. Il Barone, dall’alto della sua magnificenza losangelena, dissente.

 

This my last one: this is dope looking on my timeline and seeing how many players are talking about how good Steph is.. He’s amazing!! gn

— Kyle Lowry (@Klow7) 28 febbraio 2016

I giocatori di oggi, specialmente quelli dell’altra costa come Kyle Lowry, invece apprezzano…    

@StephenCurry30 needs to stop it man!! He’s ridiculous man! Never before seen someone like him in the history of ball! — LeBron James (@KingJames) 28 febbraio 2016

…e anche LeBron, che di notte si guarda le partite degli Warriors, ci tiene a dire la sua.

 

E per concludere, una spruzzata di allegria powered by Frank Isola…

 

Think about how good Golden State will be next year with Kevin Durant.

— Frank Isola (@FisolaNYDN) 28 febbraio 2016


Già, perché è possibile.

 

 

Tags : golden state warriorsNBA 2016steph curry

Dario Vismara è caporedattore della sezione basket de l'Ultimo Uomo. Laureato in linguaggi dei media con una tesi sulla costruzione mediatica della carriera di LeBron James, ha lavorato come redattore a Rivista Ufficiale NBA e nel 2016 è passato a Sky Sport curando la sezione NBA del sito. Ha tradotto "Eleven Rings. L'anima del successo" (Libreria dello Sport) ed è il curatore della "Guida NBA 2017-18" (Baldini & Castoldi).

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