E così, contro tutte le aspettative, l’Italia batte la Svezia e dopo solo due partite stacca il biglietto per gli ottavi di finale. Il gol che ha deciso la partita è frutto dell’abilità individuale e dell’intuito di Eder (con la compartecipazione delle difesa svedese) ma è arrivato al culmine di una pressione via via maggiore che la nostra Nazionale stava portando sugli avversari nel secondo tempo. Appena quattro minuti prima del gol, l’Italia aveva colpito la traversa con un colpo di testa di Parolo. Non è stata una partita giocata sul ritmo, come quella di lunedì scorso contro il Belgio, ma sostanzialmente la squadra di Conte ne ha avuto il controllo, sia che avesse il pallone tra i piedi, sia che concedesse il possesso agli avversari.
Antonio Conte ha confermato dieci elementi della formazione che ha battuto il Belgio, promuovendo Alessandro Florenzi esterno sinistro titolare, in luogo di Darmian. Il CT svedese Hamrén, invece, ha operato tre cambi rispetto alla partita contro pareggiata contro l’Irlanda, inserendo il campione europeo Under 21 John Guidetti al fianco di Ibrahimovic, Albin Ekdal in mediana accanto a Källström, mentre l’altro Under 21 Lindelöf (promettente centrale di difesa) è scalato nella posizione di terzino per far spazio a Erik Johansson, come era successo contro l’Irlanda dopo l’infortunio del terzino destro titolare Lustig.
Disinnescare la BBC
Pochi giorni fa erano stati i palloni serviti in verticale da Barzagli e Chiellini a compromettere la fase difensiva belga, anche Bonucci quando ha avuto una linea di passaggio non sporcata da Lukaku e Fellaini ha cercato direttamente le punte: il gol di Giaccherini è nato da un suo pezzo di bravura, a sfruttare una contingenza tattica studiata e predisposta dal nostro CT.
Hamrén e il suo staff, dopo aver studiato il match di lunedì sera, hanno messo in campo una serie di contromisure efficaci per impedire che la costruzione italiana avesse vita così facile: il 4-4-2 estremamente compatto della Svezia (tutta la squadra è rimasta in una lunghezza media di 31.1 metri) proteggeva efficacemente il centro, con la difesa molto bassa (il baricentro medio è stato di 48.2 metri) a negare la profondità e prevenire i lanci alle spalle della linea (Bonucci ne ha provato qualcuno lo stesso, senza successo).
Il principale tema tattico della vigilia è stato la presunta incapacità dell’Italia nell’attaccare squadre chiuse. Ma com’è ormai noto, soprattutto ai lettori de L’Ultimo Uomo, Conte prepara 2-3 pattern per il gioco offensivo alla ricerca dei punti deboli dell’avversario di turno, e chiede ai suoi di mandare i movimenti a memoria e di ripeterli ossessivamente. La preparazione della partita contro la Svezia non è stata da meno.
A causa delle scelte tattiche svedesi, Bonucci, Barzagli e Chiellini sono stati costretti a far circolare la palla orizzontalmente più spesso di quanto fatto contro il Belgio; prendendosi, d’altra parte, qualche rischio in più (Bonucci e Chiellini hanno sbagliato 14 passaggi, più di tutti). Nonostante le difficoltà iniziali, Bonucci ha trovato il modo di confermare le sue doti da regista, soprattutto nel secondo tempo, quando la Svezia si è abbassata ulteriormente ma non aveva più l’energia per tenere le linee strette (gli svedesi hanno finito per avere una larghezza media di 51.8 metri, superiore anche alla nostra, che è stata di 47.1).“Bonnie-bauer” (infelice neologismo coniato dai media inglesi alla fine di Italia-Belgio) nonostante tutto ha eseguito il maggior numero di lanci e di passaggi positivi tra i giocatori italiani (rispettivamente 6 e 63).
La Svezia è riuscita con efficacia ad annullare la possibilità di arrivare direttamente alle punte, e l’Italia è stata costretta a far girare la palla sugli esterni. Gli interni di centrocampo si allargavano allo scopo di offrire supporto ai giocatori in fascia, offrendo un appoggio o partendo in sovrapposizione; dalle fasce si cercava poi la sponda di una delle punte, che faceva movimento incontro per creare lo spazio dove poteva inserirsi uno tra l’esterno e la mezzala, puntando direttamente al cuore della difesa svedese. Chi ne ha memoria si sarà accorto che lo schema appena descritto Conte lo ha tirato fuori direttamente dal playbook della sua prima Juventus.
A fine partita le posizioni medie delle due coppie esterno-mezzala (Candreva-Parolo a destra; Florenzi-Giaccherini a sinistra) sono state molto vicine a testimonianza del tipo di vantaggio che il CT pensava di ottenere dalle combinazioni sull’esterno.
L’alternativa di gioco preparata da Conte era la creazione dell’uno contro uno tra laterale e terzino opposto, successiva a un cambio di gioco: l’Italia ha provato ad arrivare su Florenzi e Candreva o attraverso i lanci di Barzagli e Chiellini a tagliare il campo in diagonale; oppure attraverso una giocata diretta tra i due, e in questo caso Candreva era avvantaggiato dal fatto che Florenzi poteva entrare nel campo sul suo piede preferito per calciare. In totale i due sono arrivati al cross per 10 volte, angoli esclusi.
Lavorare con lentezza
L’Italia ha difeso contro il 4-4-2/4-2-3-1 svedese in maniera del tutto analoga rispetto a quanto fatto contro il 4-2-3-1 di Wilmots: con una prima linea da 5 uomini e le mezzali Parolo e Giaccherini che uscivano dalla linea per andare a prendere i terzini avversari. Probabilmente la presenza di Ekdal nell’undici iniziale ha aiutato la Svezia a sfruttare questo tipo di meccanismo: l’ex giocatore del Cagliari è più mobile di Lewicki e ha provato spesso a farsi trovare dai compagni nello spazio lasciato libero dalla mezzali italiane.
La circolazione di palla della Svezia, però, è risultata troppo lenta per creare problemi alla nostra stabilità difensiva: gli scivolamenti laterali di De Rossi a chiudere lo spazio lasciato dalla mezzala in uscita sono stati quasi sempre effettuati col tempo giusto; l’applicazione di Eder e Pellè nello schermare i passaggi verso i centrocampisti avversari hanno fatto il resto. Colpa loro o merito nostro, di fatto sono state solo due situazioni nelle quali la Svezia è riuscita a rendersi pericolosa portando palla centralmente con una certa rapidità: nel primo tempo, il terzino Lindelöf riesce a servire Ekdal tra le linee, con la complicità di un’uscita in ritardo di Giaccherini e di un movimento incontro di Larsson che libera la zona dalla presenza di Florenzi; nel secondo tempo Källström è stato pescato alle spalle di Giaccherini, grazie a un giro palla per una volta rapido, e con una verticalizzazione ha provato a mettere Zlatan in porta, fermato solo dalla segnalazione di fuorigioco.
Fallito il piano A, la Svezia non aveva alternative migliori se non quella di alzare la palla. Gli svedesi, che sono una delle squadre più alte del torneo, hanno vinto 15 dei 24 duelli aerei in campo e giocato 11 volte di sponda coi loro attaccanti. Ciò nonostante, la nostra difesa è riuscita a tenere gli avversari fuori dall’area di rigore: solo 5 tocchi registrati all’interno dei nostri 16 metri, 3 dei quali di Ibrahimovic.
.@BBCSport have used an Opta touch map to show Sweden’s lack of activity in the box against @azzurri. Shy. pic.twitter.com/pQ50w4JYZ1
— Opta (@OptaSuit) 17 giugno 2016
La Svezia ha sofferto soprattutto dell’assenza di connessioni efficaci tra i quattro giocatori del pacchetto avanzato: nonostante restassero vicini per combinare tra loro, Ibrahimovic e Guidetti non hanno mai creato sostanziali pericoli, lasciati soli contro la nostra difesa dalle ali Larsson e Forsberg.
Gestire le forze
La partita è stata decisa da una giocata, in cui comunque si è vista la maggiore connessione tra i giocatori italiani. Chiellini, dopo aver conquistato il fallo laterale è stato bravo a batterlo velocemente verso Zaza, che ha anticipato un incerto Johansson mettendo Eder in condizioni di puntare la difesa svedese ormai esposta. Un difensore macchinoso come Granqvist non ha avuto scampo, nel tipo di azione che l’attaccante italo-brasiliano predilige.
Il livello del gioco italiano era comunque salito progressivamente nel corso di tutta la ripresa: il possesso palla degli Azzurri è stato del 59% nel secondo tempo, ribaltando completamente il rapporto della prima frazione; anche il vantaggio territoriale delle due squadre risulta pari alla fine dei 90 minuti. Inoltre 6 delle 8 conclusioni tentate, contro le 4 totali svedesi, l’Italia le ha messe a segno nella seconda metà della gara.
Dopo due partite, l’Italia ha 6 punti e 0 gol subiti e, soprattutto, la qualificazione in tasca. Già prima di questa partita tra gli appassionati si dibatteva se fosse meglio passare per primi o per secondi nel nostro girone: nel primo caso presumibilmente verremmo accoppiati ad una tra Spagna e Croazia; nel secondo pescheremmo la prima classificata del gruppo finora più pazzo del torneo, quello che ad oggi vede l’Ungheria in testa, il Portogallo e l’Islanda appaiate al secondo posto, l’Austria fanalino di coda. Al di là dei calcoli, aver ottenuto questo risultato permette al CT di pensare a una rotazione nel prossimo undici di partenza, in modo da preservare le forze in vista del turno ad eliminazione diretta. Oltre ad essere un toccasana per il morale e l’autostima della Nazionale. Anche brutte partite come questa contro la Svezia possono acquistare un senso diverso all’interno di un percorso più grande
Non c’è ragione per avere fretta, le partite “della verità” arriveranno presto.