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Mauro Mondello
Guida ufficiosa al Sei Nazioni femminile
31 mar 2021
31 mar 2021
Dopo quasi un anno di inattività, l'Italia si gioca un torneo molto competitivo.
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Mauro Mondello
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La pandemia di Covid-19 sta mettendo in difficoltà tutti gli sport, ma sono soprattutto quelli femminili a subire le conseguenze più grandi. È per questa ragione che per provare a rianimare il rugby femminile internazionale, che sta pagando la pandemia oltre ogni misura, peraltro nel suo momento di massima espansione storica, gli organizzatori del Sei Nazioni hanno pensato di riformare il torneo con un formato snello, con nove partite in tre settimane.


 

Il Sei Nazioni 2021 parte sabato 3 aprile, in mezzo a tanti dubbi e con la determinazione di voler dare un segnale importante alle giocatrici che da un anno sono ormai ferme a causa della pandemia. Proprio la scelta di riportare in campo giocatrici che vengono da una lunghissima inattività (a parte, e comunque parzialmente, inglesi e francesi) costituisce una sfida coraggiosa ed enorme, per uno sport ancora lontano dal professionismo e che le atlete praticano al costo di durissimi sforzi, portando avanti, accanto agli allenamenti, lavoro e famiglia.


 

La pandemia in questo senso ha sottolineato il contesto di totale squilibrio che permane fra movimento maschile e femminile nella palla ovale. Se gli uomini, infatti, hanno potuto giocare in maniera costante con i club e portare a termine sia i test match internazionali della finestra autunnale (seppur in versione rinnovata e senza ospitare squadre dell'emisfero meridionale) che l'appena conclusa edizione 2021 del Sei Nazioni (secondo molti la più spettacolare di sempre), le donne hanno invece subito una cancellazione quasi totale della programmazione. La decisione definitiva di World Rugby, arrivata all'inizio di marzo, di posticipare al 2022 anche la Coppa del Mondo inizialmente prevista in Nuova Zelanda per il prossimo settembre, è stato poi un altro colpo pesantissimo per tutto il movimento.

 

Questa disparità di trattamento è di natura principalmente economica. Oltre a budget e contratti televisivi che "forzano" le federazioni maschili a rispettare i calendari, c'è infatti la questione delle bolle. Per giocare il Sei Nazioni, ad esempio, gli atleti di Galles, Francia, Inghilterra, Irlanda, Italia e Scozia hanno dovuto accettare di rimanere in "bolle sociali" chiuse per tutta la durata del torneo, una condizione difficilmente percorribile per le donne che, come si diceva poco sopra, non sono professioniste e che per questo avrebbero avuto molte più difficoltà ad abbandonare il contesto personale per almeno otto settimane, includendo la preparazione. La pandemia sta insomma portando a galla un problema che riguarda tanto il rugby quanto tantissime altre discipline e che riaccende la discussione sulla necessità di equiparare, o almeno avvicinare, i compensi delle atlete di alto livello a quelli dei colleghi uomini, l'unica maniera per creare un circolo virtuoso che promuova il professionismo sportivo femminile e crei, allo stesso tempo, una crescita complessiva del movimento, in termini di budget e di tesseramenti di giovani rugbiste con, a cascata, un incremento di interesse generale da parte del mercato.

 

In ogni caso, la versione 2021 del Sei Nazioni vedrà le squadre dividersi in due gironi. Nel gruppo A l'Italia dovrà vedersela innanzitutto con le favoritissime inglesi, numero 1 del ranking mondiale e ad oggi probabilmente il XV più forte. Da non sottovalutare anche la Scozia, che sta consolidando un gruppo importante e la cui ossatura di partenza sarà la stessa che ha permesso alle ragazze di coach Bryan Easson di pareggiare lo scorso ottobre 13 a 13 contro le fortissime francesi, in uno dei recuperi del torneo 2020, poi non portato a termine (il titolo dello scorso anno non è stato assegnato).


 

Nel gruppo B, invece, la Francia cercherà di riportare a casa un trofeo che manca dal 2018 e dovrà vedersela con l'Irlanda, una squadra scorbutica e alla ricerca del salto di qualità definitivo, e il Galles, quella che potrebbe essere la sorpresa del torneo. A meno di incidenti di percorso, la competizione si chiuderà con le finali del "Super Saturday" 24 aprile, in cui prime, seconde e terze di ogni girone si scontreranno per comporre la classifica definitiva del torneo.


 


Il pronostico della vigilia vede l'Inghilterra ampiamente favorita per la vittoria. L'allenatore delle inglesi, Simon Middleton, ha convocato ben 38 giocatrici e, come ha spiegato in conferenza stampa, ha puntato tutto sull'intensità atletica di una squadra che potrà contare anche sul rientro della capitana Sarah Hunter, la micidiale terza linea di Loughborough Lightning di Leicester che, con le sue 123 presenze, è la seconda giocatrice con più presenze nella storia del rugby femminile inglese. Fa parte del gruppo anche Emily Scarratt, al momento la più grande giocatrice del mondo, una trequarti che, per l'impetuosità delle sue folate palla in mano, ha scomodato paragoni con il leggendario centro irlandese Brian O'Driscoll, uno dei più grandi giocatori nella storia del rugby. Ma non sono queste le uniche individualità su può contare il gruppo inglese. Lark Davies ad esempio, a 26 anni, ha già maturato 28 presenze con il XV delle "Rose Rosse" ed è una tallonatrice che unisce, alla grande efficacia in mischia chiusa, una consistenza non comune nel gioco alla mano, che le ha permesso in stagione di superare già quota 10 mete nel campionato inglese. E poi, ancora, ci sono il talento e la fisicità di Zoe Aldcroft, oggi una delle dieci giocatrici più forti al mondo, interprete perfetta delle rimesse laterali e che a 23 anni sembra aver già completato il suo processo di maturazione tecnica. Questo, solo per citare la parte più vistosa del talento a disposizione della nazionale inglese, in grado di contare su una profondità che ha pochi equali nel panorama di alto livello del rugby femminile.



La qualità tecniche e umane della capitana inglese, Sarah Hunter.


 

La Francia parte un passo dietro le inglesi, ma il gap non è incolmabile, come dimostrano i due test match dello scorso autunno. Soprattutto nell'ultimo incontro, perso a Twickenham per soli due punti, 25 a 23, in novembre, si è avuta la sensazione che la squadra allenata da Annick Hayraud stia completando quel percorso di progressione che idealmente avrebbe dovuto portare le "Bleus" al massimo della forma per il mondiale di settembre, ormai posticipato. Le francesi saranno capitanate dalla giovane Gaëlle Hermet, la terapista ventiquattrenne che ha passato i mesi della pandemia lavorando in una casa di cura nel villaggio di Cadours, a quaranta minuti di macchina da Tolosa, e che è oggi una delle migliori terze linee al mondo, soprattutto per lo straordinario timing nel rubare i palloni da gioco a terra. Insieme ad Hermet ci sarà in seconda linea Safi N’Diaye, 22 anni e una grande consistenza sia palla in mano che in rimessa laterale. In mediana occhio alla fantasia di Pauline Bourdon, che, quando in giornata, è una giocatrice top per la sua capacità di alternare corsa e calci strategici, e a Jessy Trémoulière, già eletta miglior giocatrice del mondo nel 2018 e che nonostante l'età, 28 anni, è ormai una veterana e può cambiare le sorti di qualsiasi partita, soprattutto per la sua capacità di leggere gli spazi in attacco.



Safi N’Diaye racconta quali sono le sue giocatrici di riferimento.


 

C'è curiosità per l'Irlanda di Adam Griggs, protagonista in ottobre di una prestazione molto solida contro l'Italia, battuta per 21 a 7, ma che si presenta alla partenza del Sei Nazioni con tre defezioni importanti: Ciara Cooney, Edel McMahon e soprattutto Larissa Muldoon, una delle giocatrici più rappresentative del XV irlandese. Griggs ha deciso di convocare cinque ragazze esordienti promosse dalla selezione del Seven irlandese. Tra queste c'è anche Brittany Hogan, la seconda linea di Ulster che a 22 anni sta rapidamente scalando le gerarchie.


 

La dottoressa Rachel Malcolm (laurea in psicologia ambientale alla Nottingham Trent University, con un master in fisiologia), invece, si è caricata sulle spalle la Scozia lo scorso autunno e dovrà fare lo stesso anche nelle tre settimane del Sei Nazioni. Non è un caso che la nazionale scozzese di rugby femminile sia cresciuta in maniera esponenziale dopo che coach Doyle ha deciso di affidare a Malcolm i gradi di capitana. Stiamo parlando di una terza linea carismatica, potente e di grande intelligenza tattica, che unisce corsa a tutto campo alla potenza abrasiva sui punti di contatto. Se Jenny Maxwell, appena rientrata dall'infortunio, garantirà il solito apporto creativo da mediana di mischia, la Scozia potrebbe diventare un cliente molto scomodo per tutti.


 


Una bella intervista a Rachel Malcolm.


 

Il Galles, sulla carta più indietro, sarà tutto da scoprire. Con un nuovo allenatore incaricato a novembre, il sudafricano Warren Abrahams, l'ultima partita giocata più di un anno fa (una pesante sconfitta per 66 a 7 contro l'Inghilterra) e una squadra piena di incognite, infortuni e rientri, saranno la capitana Siwan Lillicrap e soprattutto l'imprendibile trequarti ala Jaz Joyce, già tredici mete in stagione, a dover trascinare il XV gallese.


 


L'Italia giocherà la prima partita il 10 aprile, a Parma, contro l'Inghilterra, e arriva al torneo da settima in classifica del ranking mondiale. Lo stop forzato degli ultimi dodici mesi ha interrotto il percorso di crescita delle Azzurre, che due anni fa avevano chiuso al secondo posto e che si aspettavano di doversi giocare, subito dopo la fine del Sei Nazioni 2021, la qualificazione per la coppa del mondo, in un torneo di ripescaggio che è stato invece rimandato a data da destinarsi e del quale si sa, in generale, ancora molto poco. Andrea Di Giandomenico, che è il tecnico della nazionale femminile di rugby dal 2009, sta insistendo nel lavoro di inserimento di ragazze giovani nel gruppo, un processo che porta avanti con un contatto costante con i club e da un lavoro di promozione e scouting sul territorio che sta portando i suoi frutti, ma che andrebbe sostenuto maggiormente dal punto di vista economico. Da questo punto di vista, si aspetta di vedere come intenderà lavorare sul rugby femminile il nuovo presidente federale, Marzio Innocenti, che nel programma elettorale aveva mostrato di avere idee molto vaghe circa il futuro delle Azzurre (come peraltro il resto dei candidati), ma che a parole si è impegnato per sostenere la progressione di un settore che ha bisogno di più allenatrici e di spingere con maggiore convinzione il progetto del rugby nelle scuole.


 

Per il raduno di Parma sono state convocate trenta giocatrici, fra cui le esordienti Gaia Maris, prima linea ventenne del Valsugana Padova, Sofia Rolfi, che dopo una brillante esperienza alle Wasps Ladies di Londra è tornata in Italia, a Colorno, e Alyssa D’Incà, trequarti bellunese che potrebbe subito entrare nelle rotazioni fra i centri. Un ruolo fondamentale lo avranno Ilaria Arrighetti, Melissa Bettoni, Valeria Fedrighi, Francesca Sgorbini, Sara Tounesi e Silvia Turani, vale a dire le giocatrici impegnate in Francia che, a differenza delle compagne, hanno più minutaggio sulle gambe: il campionato italiano, infatti, è stato fermato lo scorso ottobre, e non ricomincerà.


 

L'Italia si appoggerà alla solidità della capitana Manuela Furlan, una delle migliori estremo del torneo per intelligenza tattica, e all'esuberanza atletica di una terza linea che dovrebbe vedere, nel ruolo di flanker, la ventenne Sgorbini, placcatrice dalla grande intensità atletica, sul lato chiuso, e la napoletana Giada Franco, rientrata a giocare in Italia dopo la positiva esperienza con gli Harlequins in Inghilterra, sul fronte aperto, pronta ad attaccare lo spazio da raggruppamento con le sue grandi capacità di ball carrier. Sarà interessante vedere l'evoluzione del lavoro difensivo, sul quale Giandomenico ha insistito molto nel tempo e che nelle ultime due stagioni ha portato dei frutti importanti, mostrando una squadra più equilibrata e compatta.


 

L'Italia dovrà insomma cercare di limitare danni e feriti contro le incontenibili inglesi e poi giocarsi l'appuntamento con la finale per il secondo posto contro la Scozia, in una partita che può essere, al netto dell'incognita legata alle condizioni fisiche, alla portata. Di questo Sei Nazioni le Azzurre, in ogni caso, dovranno fare tesoro non tanto del risultato, se arriverà, ma di esperienza e minuti, in un anno in cui non sono quasi mai riuscite a scendere in campo. L'obiettivo rimane quello di arrivare pronte all'appuntamento mondiale del 2022.


 

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