
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
L’importanza del cambiamento è nel calcio, come nella vita, un tema discusso da sempre, soprattutto tatticamente: meglio cercare di imporre il proprio gioco secondo princìpi ben codificati, oppure adattarsi alle caratteristiche dell’avversario per non essere prevedibili?
Due estremi quasi mai visibili su un campo di calcio, dove invece la ricchezza di sfumature intermedie determina anche scontri di culture calcistiche. All’interno di questo dibattito ci sono altre questioni più specifiche, e la domanda che precedeva la partita tra Roma e Napoli era: per affrontare un periodo di difficoltà, è meglio scegliere la continuità o il cambiamento?
La squadra di Sarri veniva addirittura da tre sconfitte nelle ultime 4 partite, quella di Spalletti solo da una, ma pesante, nel derby giocato appena tre giorni prima, e le risposte dei due allenatori sono state in qualche modo sorprendenti.
Non è stato Sarri, a cui si chiedeva una maggiore variabilità tattica, a cambiare spartito; bensì Spalletti, che a inizio stagione aveva cercato per qualche mese l’abito giusto per la sua squadra, e dopo averlo trovato sembrava giustamente non volerlo più cambiare.
Nella partita di andata, Spalletti aveva scombinato i piani di Sarri presentando una difesa a tre con due esterni a tutto campo, capace di sfruttare benissimo la superiorità numerica in impostazione contro la pressione avversaria.
Un girone dopo, nonostante gli ottimi risultati di quel sistema, e nonostante gli appena due giorni d’allenamento, l’allenatore della Roma ha cambiato ancora.
Spalletti all’avventura
La Roma è scesa in campo con una linea difensiva composta da 4 difensori centrali: Rüdiger sulla destra aveva il compito di basculare verso la linea di centrocampo, mentre sulla sinistra Juan Jesus doveva seguire Callejón in ogni suo movimento.
Spalletti ha provato a replicare la strategia dell’andata, ma con uomini diversi: a Napoli il quarto di destra era stato Florenzi, mentre a sinistra si era sistemato Perotti: in fase di possesso i giallorossi si muovevano secondo un 3-4-2-1, che da quel momento in poi sarebbe diventato il modulo base. Per la partita di ritorno, invece, sulla sinistra è stato schierato El Shaarawy, a sorpresa, con Perotti a destra e Salah in panchina: alla fine quello della Roma sembrava più un 4-2-3-1, con Rüdiger in difficoltà nei movimenti sulla destra ed El Shaarawy scollegato sulla sinistra.
L’obiettivo era probabilmente quello di creare difficoltà alla fase difensiva del Napoli, sistemando le mezzepunte a volte negli spazi di mezzo, a volte sulla linea laterale per allargare la difesa avversaria e colpire il lato debole avversario.
Da parte sua, Sarri ha proseguito per la sua strada, quella di una squadra compatta nella zona della palla, e capace di combinazioni automatiche nella trequarti avversaria: l’unica sorpresa è stata quella di Rog al posto di Zielinski. Il croato, già autore di una buona prestazione nella semifinale di Coppa Italia, è stato scelto per garantire più fisicità e freschezza.

Dopo pochi secondi di partita, è già evidente che il nuovo assetto della Roma sta mettendo in grave difficoltà i giocatori, in entrambe le fasi.
Il problema più grave e che si manifesta immediatamente è quello della costruzione del gioco dalla difesa: nell’immagine sopra, c’è parità numerica con la pressione del Napoli e Szczesny è costretto al rinvio. De Rossi sembra girato verso Spalletti, quasi a chiedere “così come facciamo?”.
All’andata, i giallorossi erano riusciti ad eludere la pressione con l’abbassamento del quinto uomo, Paredes, qui invece Strootman non si vede e c’è una voragine tra il rombo di costruzione e il resto della squadra.

Il tentativo di scimmiottare la partita d’andata dura poco, e il cambio di modulo della Roma si esplicita. Come si nota dall’immagine, i giallorossi a volte si sistemano con il 4-2-3-1 anche in fase di non possesso, per provare a scardinare la pressione avversaria: ma De Rossi riceve di spalle, con la pressione di Rog, e sbaglia.
Spalletti costringe i suoi giocatori a un nuovo contesto tattico, in cui sembrano trovarsi malissimo. In particolare, Manolas e Fazio per tutto il primo tempo collezionano errori nell’inizio azione, che solo per imprecisione degli avversari non si tramutano in occasioni da gol. L’unico modo per portare il pallone nella metà campo avversaria è quello di verticalizzare per Dzeko (solo nel primo tempo, ben 45 lanci lunghi, cioè uno al minuto), che si spende nel solito lavoro di movimenti e sponde e duelli aerei vinti, ben 9.
A volte la Roma si scuote dal torpore e prova a ostacolare la costruzione bassa del Napoli, costringendolo all’errore, ma esponendosi contemporaneamente a rischiose scalate difensive.

I problemi della Roma, del resto, sono evidenti anche in fase di non possesso: tranne alcuni brevi momenti di partita, la squadra è troppo passiva, sin dall’inizio azione avversario. A centrocampo il doble pivote De Rossi-Strootman è statico e si fa spesso bucare alle spalle, ma la vera zona critica è la fascia destra, dove la catena Perotti-Strootman-Rüdiger non riesce in alcun modo ad arginare il classico gioco di triangolazioni automatiche del Napoli.
In particolare il tedesco non sa come gestire i tagli esterno-interno di Insigne, che permettono a Ghoulam di inserirsi, quasi mai seguito da Perotti.
L’occasione sprecata da Mertens nel primo tempo sembra essere un bignami dei problemi della Roma: nel video si nota prima la totale assenza di pressione su Koulibaly, mentre Nainggolan scherma Jorginho; poi il senegalese può servire facilmente Insigne alle spalle del doble pivote, perché Rüdiger rimane bloccato nella sua posizione, mentre Ghoulam, non seguito da Perotti, è libero di servire Hamsik (grande prestazione con ben 5 passaggi chiave e 1 assist) nello spazio di mezzo. Sul cross dello slovacco, Fazio si fa scavalcare facilmente, forse pensando alla diagonale difensiva di Juan Jesus, che però ha il compito quasi esclusivo di tenere Callejón lontano dal pallone (lo guarda ben due volte durante l’azione).
Un’azione talmente facile da non sembrare vera.
Anche il gol del vantaggio di Mertens espone i meriti del Napoli e gli errori della Roma: la pressione degli uomini di Sarri costringe al lancio lungo, su cui svetta Ghoulam. Hamsik si fa trovare perfettamente nella tasca di campo dietro Strootman, Fazio si fa attrarre dal pallone in maniera insensata e permette allo slovacco di trovare il corridoio per l’attacco alla profondità di Mertens (su cui Szczesny esce troppo in ritardo) che con uno splendido tocco sotto segna l’1-0.
Un’altra azione che espone i problemi della coppia difensiva nella linea a 4: in alcune occasioni Fazio non sapeva se attaccare o meno il portatore, perché non era sicuro della copertura alle sue spalle. Con Juan Jesus preoccupato addirittura di non fare la diagonale se Callejón non era in area, a volte Manolas e Fazio erano davvero due anime in pena, senza meccanismi né automatismi su cui contare, e senza il solito filtro del centrocampo: hanno commesso molti errori individuali, ma pagano errori di sistema. Dopo questa partita è ancora più chiaro che Fazio, in questa Roma, è un gigante da difensore centrale in una difesa a tre, e un difensore normale (con problemi evidenti di rapidità) in un sistema difensivo diverso.
La perseveranza di Sarri
Il primo tempo del Napoli di Sarri è normale per elaborazione del gioco cui siamo abituati, ma straordinario nell’eseguire la pressione sulla fase di costruzione avversaria (come nel video qui sotto). Ci vuole grande coraggio per non cambiare quando sei dentro una tempesta, e Sarri ce l’ha avuto: ma soprattutto, ha creduto ancora una volta che non ci fosse un altro modo per uscire dalle minicrisi, se non quello di continuare a giocare il proprio calcio, e di fornire ai propri giocatori un piano di gara solido e capace di esaltarne le qualità.
Il tridente scherma sempre le linee di passaggio della difesa della Roma, mentre Hamsik e Jorginho si alternano nel compito di impedire la ricezione di De Rossi. Le difficoltà dei giallorossi nel progredire con il pallone tagliano fuori dal gioco Nainggolan, mentre un maestoso Koulibaly fa a sportellate con Dzeko per impedire che i lanci lunghi riescano a fornire uno sbocco concreto di gioco.
Nel corso della partita, il Napoli alterna periodi di grande pressione nella zona del pallone (soprattutto nel primo tempo), a momenti di maggior attesa, in cui si copre molto la zona centrale: una sorta di furbizia di Sarri, bravissimo a sfruttare così i problemi della Roma sia nell’inizio azione che nel colpire le difese schierate.
In possesso, il Napoli è la solita squadra che gioca bene a calcio, con l’occupazione dei mezzi spazi con Hamsik e Insigne, e più in generale con la solita catena di fascia sinistra che manda in tilt l’avversario, come nel video qui sopra: Perotti è circondato da maglie bianche e Ghoulam gli ruba il pallone, poi Insigne danza sulla linea e insieme a Hamsik umilia Perotti-Strootman-Rüdiger.
In campo si è notata ancora una certa difficoltà: quando pressato, il Napoli ha sbagliato troppo (ben 52 palle perse contro le 40 dei giallorossi), arrivando addirittura a una percentuale di passaggi riusciti del 74%, di 13 punti più bassa rispetto al solito.
Il punto forte della squadra di Sarri è sembrato proprio quello di aggrapparsi alla continuità del gioco, anche nel secondo tempo.

Nel frattempo, Spalletti invece continuava a cambiare: prima alzando Rüdiger quasi ad ala destra, poi ad inizio secondo tempo invertendo le fasce di El Shaarawy e Perotti. Il problema però non sembrava limitato a singole posizioni o giocatori, bensì sistemico: la sua squadra non riusciva a trovare le distanze e spesso si spezzava in due, mentre le catene di fascia erano in grande difficoltà nell’assorbire i movimenti avversari.
Chi lascia la strada vecchia per la nuova…
In sostanza, la Roma è rientrata in campo tale e quale nel secondo tempo, evidenziando gli stessi problemi: in 4 minuti, prima è Manolas a commettere un rischioso errore difensivo, poi è Fazio a servire direttamente Callejón.
La palla arriva a Insigne sulla sinistra, completamente solo perché Rüdiger era in posizione avanzata: a centro area Mertens è solo contro tre difensori, ma sullo splendido assist a girare del napoletano, Fazio si fa sfilare l’uomo alle spalle mentre Jesus controlla come al solito che non ci sia Callejón nelle vicinanze.
Il 2-0 del belga costringe finalmente Spalletti a cambiare qualcosa, inserendo Bruno Peres e Salah al posto di un disastroso Fazio (che aveva accusato problemi fisici nel riscaldamento) e un fantasmatico El Shaarawy. In questo modo i giallorossi si risistemano con un 3-4-2-1 iperoffensivo, con Perotti esterno sinistro e Bruno Peres esterno destro, mentre Salah si avvicina a Dzeko.
I rischi difensivi continuano ad essere simili, ma la presenza di Salah crea molti problemi alla difesa del Napoli, che nel primo tempo si era abituata ad essere molto alta e va in difficoltà nella copertura della profondità (come nel video appena sopra). Inoltre, quando Salah si sistema nel mezzo spazio (come nell’immagine), i giocatori del Napoli non sanno se seguirlo: in questo frangente la Roma in possesso si sistema come la Fiorentina di Sousa, con un 3-2-4-1

La Roma prova il tutto per tutto, senza fortuna, e si allunga, ma il Napoli non riesce a concretizzare in contropiede: paradossalmente la partita si riapre proprio quando sembra chiusa. Negli ultimi dieci minuti la Roma colpisce prima un palo con Salah, segna con Strootman, poi ha un’occasione in area con Perotti, fino all’iconico salvataggio al 93’ di Reina, con l’aiuto della traversa e poi dei piedi.
Nel momento in cui è saltato ogni ordine in campo, il Napoli è andato in tilt, mentre la Roma si è esaltata potendo dimostrare tutta la propria fisicità: in parte anche una dimostrazione di alcuni problemi mentali degli uomini di Sarri, e una conferma di come in fondo la Roma avesse gli strumenti per giocarsi meglio la partita.
Il 2-1 premia la squadra chiaramente più ordinata e costante nel corso dell’intera partita, e apre alcune considerazioni sul futuro di entrambe.

Il Napoli è atteso dalla sfida di Champions contro il Real Madrid, e ci arriva con una vittoria importantissima, che rafforza la convinzione del gruppo nel sistema di gioco sarriano: si può perdere e vincere, ma l’importante è credere in quello che si fa, e il Napoli ha una bussola da seguire che funziona quasi sempre.
Qualche limite mentale sembra esserci, e le tre recenti sconfitte possono aver reso più timoroso qualche giocatore, ma il sistema ha retto e l’ingresso di giocatori più freschi come Rog (ottima prestazione, con 3 dribbling, 1 passaggio chiave, 2 tackle) può aiutare a mantenere la fluidità di gioco fino alla fine della stagione.
Anche la Roma è attesa da una fondamentale sfida europea, quella di giovedì a Lione, per quello che sembra ormai diventato il primo obiettivo della stagione: l’Europa League. In tre giorni, infatti, i giallorossi hanno prima fortemente compromesso le possibilità di arrivare in finale di Coppa Italia, e poi chiuso pressoché definitivamente il discorso scudetto, oltre a riaprire pericolosamente quello per il secondo posto (il Napoli è a soli due punti di distanza). Le due sconfitte sembrano avere poco in comune, se non una certa difficoltà nel trovare soluzioni di gioco nuove, oltre a segnali di stanchezza in alcuni giocatori chiave: tra le prime tre, la Roma è l’unica ad avere ben 5 giocatori con più di 2000 minuti giocati in Serie A, e l’unica con due giocatori di movimento con più di 3000 minuti giocati in tutte le competizioni.
Nella sconfitta contro il Napoli, però, la Roma sembra quasi essersi andata a cercare i problemi: perché cambiare sistema di gioco avendo solo due giorni per preparare la partita? Persino a posteriori è difficile capire la scelta cervellotica di Spalletti, e quale fosse il piano gara della Roma.
La frase guida di Spalletti in questa stagione (uomini forti destini forti, uomini deboli destini deboli) adesso deve trovare un senso, per non buttare tutto a mare: gli uomini forti possono determinare destini forti, ma a patto che se si mantengano lucidi. Sta a Spalletti capire se tornare alla stabilità o trovare una nuova via per il cambiamento, perché già da giovedì prossimo il margine di errore sarà pari a zero.
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