Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Dario Pergolizzi
Il segreto del Napoli sono i terzini
30 gen 2023
30 gen 2023
Mario Rui e Di Lorenzo sono stati decisivi per la vittoria della squadra di Spalletti sulla Roma.
(di)
Dario Pergolizzi
(foto)
Franco Romano/IMAGO
(foto) Franco Romano/IMAGO
Dark mode
(ON)

Alla fine del Roma-Napoli giocato nel girone d’andata erano rimaste due immagini. La prima riguardava la forza inesorabile del Napoli di Spalletti, che aveva trovato pazientemente le contromisure a una partita che si stava facendo scomoda, trionfando grazie a una giocata decisiva di Osimhen; la seconda riguardava invece l'identità distruttiva della squadra di Mourinho: una partita difensiva tutto sommato positiva, attraverso una strategia di non possesso a tratti coraggiosa e non troppo convenzionale, ma che aveva prodotto di conseguenza una totale sterilità offensiva, che è risultata in una mancanza di pericoli creati alla porta di Meret. La Roma aveva concluso quella partita con zero tiri nello specchio porta e la sensazione di non poter battere quel Napoli, ma solo arginarlo.

Dalla gara di ritorno del Maradona rimangono delle sensazioni differenti, soprattutto per quanto riguarda la Roma, che questa volta è riuscita a giocare una partita più varia, non tanto per la capacità di contendere il possesso del pallone al Napoli, quanto per il fatto di essere riuscita a sostenere fasi di gioco fatte di palleggi più prolungati e pressioni riuscite col baricentro più alto. In questo modo la Roma è riuscita a tratti a interrompere i ritmi della squadra di Spalletti, che invece solitamente riesce a carburare sulla lunga distanza grazie anche alla capacità di modellare il suo palleggio nel corso della partita in base all’atteggiamento dell’avversario.

Di Napoli-Roma abbiamo parlato anche in "Che Partita Hai Visto", il podcast de L'Ultimo Uomo riservato agli abbonati in cui si commentano le partite più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati potete farlo andando qui.

Alla luce di questo confronto non è stato sorprendente vedere la Roma a un passo dal raccogliere quantomeno un punto, anche se il Napoli aveva sprecato un paio di grosse occasioni in ripartenza con Kvarastkhelia e Lozano ancora prima del gol del 2-1 di Simeone. D’altro canto, non è stato sorprendente nemmeno vedere il Napoli raddrizzare il risultato negli ultimi minuti, grazie sì a una grande giocata dell'ex attaccante del Verona, ma anche per la pressione sempre maggiore che la squadra di Spalletti ha messo sull'avversario minuto dopo minuto soprattutto nella parte centrale del secondo tempo.

La partita della Roma era iniziata in maniera intensa ma frenetica. I giallorossi hanno provato a combinare una pressione uomo su uomo più ambiziosa su alcune delle costruzioni basse del Napoli con dei momenti di copertura bassa degli spazi, affidandosi anche alla capacità di sacrificio di Dybala e Pellegrini. La frenesia, invece, riguardava l’atteggiamento col pallone, che ha visto la Roma forzare più di una volta la verticalizzazione non riuscendo a coordinarsi per trovare delle ricezioni pulite tra le linee.

La Roma provava a pressare in avanti portando Dybala e Abraham sui due centrali del Napoli; Pellegrini su Lobotka; Matic e Cristante su Zielinski e Zambo Anguissa; e i due esterni di centrocampo Spinazzola e Zalewski su Di Lorenzo e Mario Rui. Questa strategia ha pagato quando il Napoli ha provato l’uscita in ampiezza, ritrovandosi senza riferimenti centrali puliti o scarichi all’indietro sicuri. Lo si può vedere dalle immagini qui sopra. La prima immagine riguarda una ricezione di Di Lorenzo isolato in fascia e successivamente raddoppiato da Abraham, azione che si spegnerà con un lancio lungo intercettato poi da Cristante. Nella seconda invece una delle ripartenze più interessanti della partita della Roma: Mario Rui viene chiuso da Zalewski, gioca all’indietro verso Kim, che non avendo possibilità pulite sul corto sceglie di verticalizzare lungo, ma il lancio viene poi deviato da Dybala e finisce sui piedi di Pellegrini. Sugli sviluppi, il cross a rimorchio arriva Spinazzola, il cui tiro viene salvato da una bella parata di Meret.

Dal punto di vista del consolidamento del possesso, invece, la Roma ha avuto meno occasioni. Una di queste però ha portato al gol del pareggio. L'azione è stata avviata da un anticipo di Ibanez sulla fascia sinistra, poi avanzato in proiezione offensiva, e continuata con un giro palla paziente a liberaresulla fascia destra l’altro braccetto, Mancini, che poi ha crossato in area. La sovrapposizione di Mancini ha consentito poi a Zalewski, rimasto arretrato, di poter mettere un bel cross dalla trequarti verso il secondo palo, dove El Shaarawy è riuscito a segnare chiudendo in area un movimento molto lungo dovuto alla sua nuova posizione di esterno sinistro a tutta fascia.

[gallery columns="4" ids="88320,88321,88322,88323"]

Un’azione che racchiude forse il meglio della partita dei giallorossi: anticipi riusciti, aggressività anche a palla persa, e pazienza nel riciclare il possesso, sfruttando con profitto l’unica occasione in cui entrambi i difensori laterali si sono ritrovati ad accompagnare l’azione fino a dentro l’area avversaria.

È forse più interessante però confrontare le azioni positive del pressing giallorosso con le dichiarazioni di Spalletti durante l’intervista del dopo partita su DAZN. L’allenatore del Napoli, rispondendo a una domanda specifica di Borja Valero, ha dichiarato che tra le ragioni per cui chiede ai suoi terzini di giocare dentro il campo c'è anche quella di avere un vantaggio tattico nei confronti delle squadre che, come la Roma, scalano in avanti con gli esterni di centrocampo sui terzini. L'allenatore del Napoli ha spiegato che dato che con questo atteggiamento i difensori laterali avversari devono uscire sugli esterni alti del Napoli, allora un posizionamento più interno di Mario Rui e Di Lorenzo può far guadagnare tempo e spazio per la progressione del palleggio, soprattutto sul cambio gioco da un lato all’altro. Questo perché il terzino del lato debole si ritrova in una porzione di campo libera, a fianco al centrocampo avversario, con un vantaggio rispetto alla scalata in pressione del diretto avversario, che va invece in direzione opposta.

Ci sono però delle differenze di “funzione”, e delle sfumature, nel modo in cui il Napoli approfitta di questa strategia, che rimane comunque strettamente legata alle caratteristiche dei terzini a disposizione di Spalletti e alle loro interpretazioni nel momento. Il Napoli infatti ha cercato di sfruttare la posizione più interna di Mario Rui sulla sinistra a qualsiasi altezza della manovra, mentre Di Lorenzo tendeva a partire largo per poi accentrarsi nella metà campo avversaria. Questo può essere legato sia alla volontà strategica di iniziare il palleggio verso destra per poi sfruttare un cambio gioco sulla sinistra e approfittare del vantaggio già detto, ma anche alle contingenze specifiche della partita di ieri.

[gallery columns="4" ids="88324,88325,88326,88327"]

La crescita esponenziale di Mario Rui nelle ultime settimane lo ha portato ormai ad essere un elemento decisivo per il Napoli in impostazione bassa, ma anche per la rifinitura a ridosso dell’area avversaria. In entrambi i casi, il terzino portoghese può sfruttare la sua sensibilità nel riconoscere l’opportunità di gioco più vantaggiosa, portandolo anche a proporsi con personalità per un fraseggio a ridosso dell’area o a dare la “pausa” all’azione attirando la pressione per poi liberare un compagno.

È il caso dell’azione del primo, magnifico gol del Napoli, che passa dai piedi del terzino portoghese in posizione interna, che consente a Kvaratskhelia di ricevere in profondità e crossare. Nelle immagini qui sopra si può vedere bene il vantaggio generato dal posizionamento interno di Rui nella sua metà campo. Ricevendo in maniera così interna, il terzino portoghese consente a Zielinski di non abbassarsi e rimanere oltre la prima linea di pressione, potendo poi proporsi sulla successiva verticalizzazione su Osimhen come terzo uomo e arrivando ad attaccare lo spazio fronte alla porta aperto dal movimento ad accorciare di Smalling sul 9 del Napoli. Nell’ultima immagine si può vedere che il posizionamento avanzato sulla trequarti di Rui, questa volta in funzione di un cambio gioco da destra, consente a Kvaratskhelia di rimanere aperto in ampiezza e a Zielinski di concentrarsi direttamente sull’inserimento in avanti.

[gallery columns="2" ids="88328,88329"]

Dall’altra parte, invece, Di Lorenzo è entrato dentro al campo prevalentemente quando era sul lato debole, così da poter fungere da raccordo centrale quando il possesso del Napoli non riusciva a sfondare sulla sinistra con le solite triangolazioni o verticalizzazioni per Osimhen. In questi casi, i centrocampisti del Napoli si trovavano spesso concentrati sulla fascia opposta o già predisposti per l’inserimento in area, e così l’apporto di Di Lorenzo era essenziale per garantire sia una copertura stabile in caso di ripartenza, sia un collegamento pulito con la posizione molto aperta di Lozano sulla fascia destra, che poteva quindi concentrarsi sull’isolamento in fascia. Nel bel gol segnato da Simeone notiamo proprio questo tipo di coinvolgimento del terzino della Nazionale, che riceve dalla sua sinistra un passaggio in una posizione molto interna. Successivamente Di Lorenzo serve Zielinski alle spalle della pressione della Roma, dove può servire Simeone e inserirsi in avanti. L'attaccante argentino del Napoli ha così approfittato dell’incertezza in marcatura generata da questi movimenti per girarsi e concludere.

[gallery columns="2" ids="88330,88331"]

Pochi attimi prima, il palleggio del Napoli sulla sinistra aveva concentrato tutti i centrocampisti da quel lato. Il lavoro di raccordo di Di Lorenzo, anche se in questo caso si è tradotto in un passaggio “semplice”, ha un valore strategico concreto.

La buona partita della Roma non è bastata quindi a limitare un Napoli che sembra sempre più dominante, anche se non nel senso che avevamo immaginato fino a questa partita. Anche quando produce occasioni su scala industriale, la squadra di Spalletti è comunque capace di sfruttare al meglio i vantaggi tattici che si riesce a creare in quasi ogni partita. Certo, come detto dallo stesso Spalletti, ci sono partite in cui non si può «lasciare dentro i soliti e aspettare che trovino il modo» e servono anche atti di coraggio e fiducia, come la sostituzione di Osimhen. L'attaccante nigeriano, al di là del grande gol, non stava riuscendo a garantire la solita varietà con i suoi movimenti in profondità, che all'andata erano risultati decisivi anche contro un fuoriclasse come Smalling. Al suo posto Simeone sta continuando a dimostrare che forse il suo più grande talento è quello di segnare i suoi gol migliori nell'esatto istante in cui il Napoli ne ha bisogno.

L’alchimia perfetta si regge sia su chi gioca dal primo minuto sia su chi subentra per dare una scossa alla partita. E da questo punto di vista sembra inarrivabile per tutte le altre squadre della Serie A.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura