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Michele Tossani
Il secondo tentativo dell'Arsenal
28 dic 2023
28 dic 2023
La squadra di Arteta è in corsa per il titolo per la seconda stagione di fila.
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Michele Tossani
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IMAGO / Uk Sports Pics Ltd
(foto) IMAGO / Uk Sports Pics Ltd
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È passato quasi esattamente un anno da quando l'Arsenal sembrava volare verso un titolo che manca da vent'anni e siamo di nuovo qui a chiederci se la squadra di Arteta questa volta possa farcela. Il pareggio per 1-1 ottenuto ad Anfield lo scorso 23 dicembre, contro quella che al momento sembra la principale avversaria, ha infatti confermato l’Arsenal come una delle principali contendenti alla vittoria finale della Premier, soprattutto dopo che i sogni dell'Aston Villa sono stati spezzati dalla rimonta d'altri tempi del Manchester United. Certo, c'è sempre il solito Manchester City di Guardiola sullo sfondo, e alla fine siamo ancora a Natale, ma insomma è sicuramente una notizia che una squadra che fino a poco tempo fa sembrava impossibilitata a fare più di pochi risultati utili di fila sia in lotta per il titolo per il secondo anno di fila.

Grande merito di questa continuità va dato a Mikel Arteta e a quella che un tempo si sarebbe definita "una indovinata campagna acquisti". Il quarantunenne di San Sebastián è figlio di quella scuola basca di allenatori che, in questo momento, sta facendo benissimo non solo in Premier (dove lavorano anche il già citato Emery e Andoni Iraola) ma anche nel resto d’Europa (basti pensare a Imanol Alguacil con la Real Sociedad e a Xabi Alonso con il Bayer Leverkusen).

Da quando, nel dicembre del 2019, Arteta ha preso le redini della squadra sostituendo proprio il connazionale Emery (dopo un breve intermezzo con l’ex bandiera svedese del club Fredrik Ljungberg) l’ex assistente di Pep Guardiola ha pian piano introdotto il proprio modello di calcio posizionale.

Dopo aver superato momenti anche non facili nel corso di questi anni, Arteta sembra pronto quest’anno a raccogliere i frutti di quanto seminato nelle passate stagioni. Ad aiutare il lavoro dell’allenatore c’è stata come detto una campagna acquisti dispendiosa, che non ha badato a spese per portare a Londra pochi ma intelligenti innesti, che si andassero cioè a inserire nel modello di gioco proposto dal basco. Gli arrivi estivi di Kai Havertz e soprattutto di Declan Rice hanno infatti contribuito a far fare un ulteriore salto di qualità alla squadra del nord di Londra.

Proprio Rice (pagato oltre 116 milioni di euro) ha dimostrato come la politica del club sia in qualche modo mutata. L’ex centrocampista del West Ham infatti non è stato soltanto strappato alla concorrenza di solito insuperabile del Manchester City in sede di mercato, ma ha anche evidenziato come il club sia pronto ad investire molto su giocatori meno appariscenti ma più funzionali al progetto tattico. Giocatori tra l’altro giovani ma già affermati ad alto livello, e quindi con un margine di rischio più basso sia in campo che nei bilanci del club.

Da un punto di vista strettamente tattico, sia Rice che Havertz si sono inseriti bene nei meccanismi di gioco di Arteta, anche se il secondo con un processo molto più lungo e faticoso soprattutto per le sue difficoltà in fase di finalizzazione. L’idea originale di Arteta era quella di impiegare Havertz da mezzala per sfruttare il suo talento negli inserimenti in area, e alla fine - dopo qualche mese di rodaggio - questa idea ha pagato, con il livello delle prestazioni del tedesco che si è alzato di molto nelle ultime uscite.

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Se di Havertz si è parlato molto per via dei suoi errori sotto porta, per paradosso il contributo di Rice è passato un po' sotto traccia, nonostante l’impatto che ha avuto sul palleggio dell'Arsenal. Rice è infatti il secondo giocatore della squadra per numero totale di tocchi e per numero di passaggi progressivi, dati che confermano la sua influenza nella gestione del pallone. Davanti a lui troviamo soltanto Oleksandr Zinčenko, l’esterno basso ucraino con cui Rice solitamente si accoppia a centrocampo nel 3-2-5 con cui l’Arsenal sviluppa l'azione. Insomma, Rice ha dimostrato di essere un acquisto azzeccato non solo per le note qualità in fase difensiva, ma anche per via di un contributo sorprendente nella fase di possesso, che alla fine è quella in cui l'Arsenal di Arteta si ritrova più spesso.

Fase offensiva

Per quanto riguarda la fase offensiva, l’Arsenal segue fedelmente i principi del gioco di posizione. La squadra di Arteta si ordina tramite il possesso (59.8%) cercando di arrivare il prima possibile dalla fase di costruzione a quella di sviluppo. Non a caso i "Gunners" sono fra gli ultimi in Premier per numero di tocchi nella trequarti difensiva (179.7 per 90 minuti) ma sono secondi per quanto riguarda i passaggi in area avversaria (5.5 per 90 minuti secondo i dati di StatsBomb). Questo dato si spiega anche con la tendenza degli avversari dell’Arsenal a concedere metri di campo agli uomini di Arteta per andarsi subito a rintanare in un blocco difensivo basso. La fase di costruzione del gioco, anche dentro la propria area, sembra immune a quasi tutti i pressing della Premier League.

La tendenza ad uno sviluppo controllato la si evince anche dal fatto che, in base ai dati Opta, l’Arsenal sia una delle prime squadre del campionato inglese per tempo medio di possesso ad azione offensiva (13.09 secondi) e per media di passaggi a sequenza d’attacco (4.39).

Anche quest'anno, i tre elementi chiave dell’attacco dell’Arsenal sono Martin Ødegaard, Bukayo Saka e Gabriel Martinelli. Il norvegese, oltre ad essere il capitano della squadra, è anche l’uomo che gode di una maggiore libertà in un contesto comunque molto strutturato. Il suo posizionamento iniziale da vertice alto di un triangolo di centrocampo fluido (nel 4-2-3-1 di base dell’Arsenal) lo mette nelle condizioni di servire i compagni in zona di rifinitura (tre gli assist prodotti fin qui), andare direttamente al tiro (4 le reti realizzate) e anche di essere utilizzato in fase difensiva o sulla linea di prima di pressione (accanto al riferimento più avanzato) o come schermo sul vertice basso avversario.

Da parte loro invece Saka (5 gol e 6 assist) e Martinelli (2 reti e 2 assist) lavorano a piedi invertiti in fascia per andare poi a riempire i corridoi centrali del campo tagliando sul loro piede forte. I due esterni sono le principali bocche da fuoco dell’Arsenal, potendo contare anche sul lavoro associativo che garantisce Gabriel Jesus a sostegno. Il centravanti brasiliano è stato limitato da problemi fisici, ma la sua assenza non si è fatta troppo sentire anche grazie alle prestazioni del giovane Eddie Nketiah quando è stato chiamato in causa (5 reti realizzate).

Fase difensiva

Ciò su cui sembra che l'Arsenal abbia fatto un ulteriore passo avanti, però, è la fase di non possesso. Dal punto di vista difensivo l’Arsenal è, insieme al Newcastle, la formazione di Premier ad aver registrato più clean sheet (7). In totale, le reti incassate sono state solo 16 in 18 giornate, e al momento quella di Arteta è la miglior difesa del campionato insieme a quella del Liverpool. A livello di non-penalty expected goals concessi, invece, l’Arsenal è la squadra migliore del campionato inglese (solo 0.72 per 90 minuti).

Sulle buone prestazioni difensive dei "Gunners", oltre a Rice, sta avendo un grosso peso anche la continua crescita di William Saliba. Contro il Liverpool il centrale francese è stato probabilmente il migliore in campo, risolvendo alcune situazioni difficili in uno contro uno contro gli attaccanti di Klopp.

Quella di Anfield è soltanto l’ultima di un serie di prestazione monstre del ventiduenne prodotto del settore giovanile del Saint-Étienne. Lo scorso ottobre ad esempio Saliba si era messo in evidenza annullando (letteralmente, visto che non ha avuto a disposizione nemmeno un tiro) Erling Haaland nella sfida vinta per 1-0 dagli uomini di Arteta contro il Manchester City.

Insieme a Rice e al brasiliano Gabriel, Saliba costituisce un trio difensivo difficilmente superabile, che consente all’Arsenal di controllare difensivamente la zona centrale del campo, quella solitamente più pericolosa difensivamente per una squadra. La coppia centrale formata da Saliba e da Gabriel sembra oggi la più solida di tutta la Premier.

Ma la vera forza della fase difensiva dell’Arsenal è rappresentata dal pressing. L’indice PPDA dell’Arsenal (8.91 secondo il modello di StatsBomb) è il sesto più basso della Premier League, a conferma della fatica che fanno gli avversari a superare il pressing della squadra di Arteta. In questo senso, la sfida vinta contro il Brighton di Roberto De Zerbi (2-0) è stata una vera e propria masterclass, con l'Arsenal che è riuscito a mandare in tilt la costruzione del tecnico italiano.

Ødegaard con Gabriel Jesus costituisce la prima linea di pressing contro i tre costruttori del Brighton. Rice si alza su Gilmour mentre Martinelli decide di scivolare su una linea difensiva più arretrata.

Havertz e Ødegaard sono di grande aiuto nel pressing alto, andando a accompagnare un sempre concentrato Gabriel Jesus. L'attaccante brasiliano è nei primi posti per quanto riguarda il numero di pressioni individuali nella metà campo avversaria, ma spicca anche lo stesso dato di Nketiah che in questa speciale classifica è addirittura terzo (tra i giocatori con almeno 600 minuti di gioco). Quando poi la prima linea di pressione dei Gunners viene saltata, gli uomini di Arteta non si fanno problemi a ricorrere all’arma del fallo tattico, come ha recentemente sottolineato un articolo di The Athletic. L'antica arte della difesa all'italiana, insomma, ha aiutato anche uno degli allenatori più moderni della Premier, come Arteta. Come nella moda, anche nel calcio tutto ritorna.

Il futuro

Come detto, però, è ancora presto ed è difficile dire cosa succederà da qui alla fine della stagione. Le ultime cinque volte in cui l’Arsenal è stata in testa alla classifica a Natale (l’ultima l’anno scorso) la squadra è poi calata nella seconda metà della stagione, non riuscendo a portarsi a casa l’agognato titolo. Se dovesse succedere di nuovo sarebbe un brutto segnale per la squadra di Arteta, per cui rappresenterebbe un tunnel mentale difficile da cui uscire.

Quest’anno la formazione londinese sembra però più matura e meno soggetta agli alti e bassi che in passato hanno contraddistinto l'Arsenal, e anche la gestione di Arteta. Certamente, per arrivare a fine campionato con buone chance di vincere la Premier la squadra dovrà prima di tutto cercare di mantenere l’intensità fisica mostrata fino ad oggi in fase difensiva e sperare che, in avanti, i suoi calciatori più rappresentativi continuino ad andare ad alti giri.

Per arrivare primi a maggio i "Gunners" dovranno però cercare anche di alzare il livello di alcuni elementi, a cominciare dai portieri. Il cambio fra i pali che ha promosso lo spagnolo David Raya al posto di Aaron Ramsdale è forse una delle poche macchie di questa stagione e non ha dato i frutti sperati. Se osserviamo i dati dei gol in più o in meno concessi dai due in base ai post-shot Expected Goals i dati sono infatti negativi sia per Raya (ha concesso 0.26 reti in più di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi in base al modello di StatsBomb) che per Ramsdale (1.22 in più).

In avanti Arteta spera di poter contare sulla piena efficienza fisica di Gabriel Jesus, finora avuta solo a singhiozzo, così come di un contributo più decisivo di Saka e Martinelli. Per la freschezza tattica della squadra, e l'ascesa del suo promettente allenatore, speriamo di non dover tornare qui anche l'anno prossima a raccontare una storia che già conosciamo.

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