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Daniele Scardina continua la sua scalata
05 ott 2021
05 ott 2021
Racconto della vittoria del pugile italiano del titolo intercontinentale WBO dei pesi supermedi.
(articolo)
8 min
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Quando è entrato nella sala della conferenza stampa, Daniele “King Toretto” Scardina si è mostrato in una forma molto diversa rispetto a quella che avrei visto due giorni dopo, negli spogliatoi dell’Allianz Cloud di Milano, pronto a salire sul ring all’assalto del vacante titolo intercontinentale WBO dei pesi supermedi, contro il tedesco di origine kazaka Jurgen Doberstein.

Cappuccio calato sul volto, sguardo torvo, quasi astioso (in realtà era solo concentrazione), tinto di biondo per l’occasione, si è fatto largo tra i giornalisti come un’ombra, con passi silenziosi, smagrito dal taglio del peso ma agile nei movimenti. Dopo essersi accomodato sullo sgabello vicino al suo avversario, Scardina si è rilassato e ha risposto alle domande con naturalezza. Siamo in un palazzo d’epoca di Milano, con vista su Piazza Duomo, e sopra le nostre teste, sul soffitto, c’è incisa una frase (che poi ho scoperto essere di Benito Mussolini) stranamente adatta a un incontro di pugilato: Non vi è che una strada, quella del combattimento e dell’onore.

Finita la conferenza stampa si è accomodato in una sala adiacente, più grande, con una vetrata che affacciava sulla Galleria Vittorio Emanuele II. «Il training camp è andato benissimo, è stato breve ma intenso» mi ha detto. «Per questo match ho iniziato la collaborazione con il preparatore atletico Phil Daru, perché più la mia carriera prosegue, più gli incontri diventano difficili. Il livello sale continuamente, e perciò ho bisogno dei migliori al mio fianco». Riguardo al suo avversario ha spiegato: «Tecnicamente Doberstein è un pugile che si muove tanto sul ring, un po’ sporco nei movimenti, ma sono sicuro che darà il massimo. Voglio vincere, emozionare il mio pubblico, che finalmente sarà di nuovo sugli spalti per sostenermi».

Il tedesco si è presentato al match con un record di 26 vittorie (7 per knockout), 4 sconfitte e 1 pareggio, mentre Scardina ci è arrivato da imbattuto, con 19 successi in altrettanti incontri, 15 ottenuti per KO. Per il pugile italiano si tratta di un altro scalino da salire, dopo la conquista del titolo IBF International (difeso due volte) e la cintura dell’Unione Europea nei pesi supermedi. Un matchup in cui “King Toretto” aveva comunque il favore del pronostico, anche se dentro le quattro corde nulla è scontato.

Inizialmente Scardina mi era sembrato assente, quasi intontito, fiaccato anche a livello mentale dal calo di peso che in quel momento stava entrando nella fase clou, dato che il giorno successivo il pugile sarebbe dovuto salire sulla bilancia ufficiale. Ma appena ha iniziato a rispondere alle domande si è rivelato lucido, preciso nella scelta delle parole, guardandomi negli occhi per sottolineare i concetti più importanti. Poi Scardina ha raggiunto il resto del suo team in terrazza, di fronte a un invitante piatto di pasta al pomodoro e basilico offerto dal catering che lui non poteva mangiare. Quando una ragazza gli ha chiesto della sua vecchia partecipazione a Ballando con le Stelle, ha abbozzato qualche passo di danza.

Quarantotto ore dopo, negli spogliatoi del palazzetto, pochi minuti prima che arrivi il momento di salire sul ring, me lo lo ritrovo davanti, di spalle, e Scardina mi sembra enorme, con una corporatura totalmente diversa da quella della conferenza stampa. A occhio e croce, dopo aver fatto registrare 76 chili alla cerimonia del peso, ne ha recuperati almeno 6 o 7. Nella stanza piuttosto spaziosa, con gli armadietti lungo le pareti e le porte di un verde acceso, l’atmosfera è rilassata, qualcuno ha messo della musica di sottofondo e ci sono una decina di persone: Dino Spencer, il coach italoamericano di Scardina che viene direttamente da Miami, (dove Daniele vive e si allena), il suo nutrizionista e cutman, alcuni familiari di Scardina, compresa la madre, e qualche amico intimo, oltre al suo fotografo personale.

Scardina si riscalda muovendosi nel poco spazio a disposizione, scambia qualche battuta qua e là, canticchia mentre si guarda fiero allo specchio per darsi la carica. Su consiglio del nutrizionista beve caffè e sgranocchia qualcosa, andando poi in bagno un paio di volte a liberarsi di tutto ciò che ha di troppo dentro di sé. Ogni tanto si avvicina a sua madre, ci scambia due parole oppure la abbraccia e la bacia intensamente.

Daniele si osserva allo specchio una volta indossati i pantaloncini ufficiali (Maurizio Pavone - Warrior of Creativity)

A un certo punto, sulla porta dello spogliatoio compare il campione italiano dei pesi welter Nicholas Esposito, uscito vincitore da un duro match in cui ha messo in palio la sua cintura. È piuttosto malconcio. Scardina gli lancia un’occhiata di curiosità, forse per valutarne le condizioni, ma non sembrava pensare al fatto che quelle sarebbero potute essere anche le sue condizioni, se anche il suo match si fosse rivelato duro. In quel momento Scardina era integro, bello, perfetto, ma a breve avrebbe messo la sua incolumità a rischio, esponendo il proprio corpo costruito con dedizione alla possibile demolizione dei colpi. Esposito viene subito trasferito in un’altra stanza per effettuare i controlli antidoping, e sul suo lato di spogliatoio rimane solo un contenitore lasciato dal suo staff, forse pieno di ghiaccio, sporco di sangue.

Intanto il coach di Scardina inizia a bendargli le mani, sotto gli occhi attenti dei supervisori della WBO. Dalle casse si sente una squillante voce femminile, perché il proprietario del telefono collegato all’impianto ha fatto partire inavvertitamente una registrazione vocale personale. Scardina si mette a ridere: «“Ehii tesoro”, e questa chi è, eh?». Ma ecco che Francesco Patera, il pugile impegnato nell’ultimo match prima di quello di Scardina, viene chiamato per salire sul quadrato. Finito quello, tocca a Scardina. L’aria nella stanza diventa seria: «Da adesso in poi lasciamolo tranquillo, si deve concentrare», dice un membro del suo staff.

Daniele comincia il riscaldamento finale con la shadow boxing, poi si mette i guantoni. Da quel momento il suo sguardo cambia, Scardina entra nel match. Continua a fare qualche figura, a provare i movimenti e i colpi con il suo coach. Nella stanza si crea un’atmosfera intima, quasi mistica.

Dino Spencer allaccia i guantoni di Scardina. Mancava sempre meno all’inizio dell’incontro (Maurizio Pavone - Warrior of Creativity).

Il pugilato dal vivo, a ridosso del ring, è impressionante: si sente il rumore secco dei colpi, lo schiocco sordo dei guantoni che impattano sulla carne più o meno molle. Si sente il respiro dei pugili dettare il ritmo, il loro sguardo è concentrato ma gli occhi tradiscono le emozioni che provano. Si sentono i consigli urlati dagli angoli e le ferite sul corpo dei contendenti brillano sotto la luce dei faretti. Con il passare del tempo però il primo impatto viene mitigato da una sorta di assuefazione: i colpi sembrano meno potenti, i pugili meno umani, avviene una sorta di distacco emotivo, ed è solo allora che viene fuori il tasso tecnico degli incontri. Come se i pugili debbano passare attraverso una prima soglia del dolore e della paura, per entrare in uno spazio mentale fatto di calma e strategia.

Quando Scardina era comparso nel palazzetto gli spettatori lo avevano accolto con un boato durato fino all’inizio dell’incontro. Poi un velo di tensione era calato sugli spalti. Doberstein si è rivelato subito molto mobile, con un footwork efficace, girando sempre verso l’esterno del ring, e nelle prime battute ha messo in difficoltà Scardina nella gestione degli spazi, usando efficacemente il jab sinistro. Nei primi minuti Scardina non è riuscito mai a intrappolarlo, andando a vuoto con qualche combinazione, anche perché il tedesco non mostrava nessuna intenzione di scambiare dalla corta distanza, legando appena si ritrovava troppo vicino. Nel secondo round Doberstein è andato a segno con montanti e ganci che hanno gelato il pubblico, mentre Scardina faticava a trovare la distanza e il tempo giusto, costretto ad inseguire sul ring un pugile sfuggente ma pericoloso. Alla fine del secondo round, forse frustrato, Scardina lascia partire un pugno irregolare dopo il suono della campana: l’angolo di Doberstein si infuria, lui chiede scusa.

Maurizio Pavone - Warrior of Creativity

Come detto, però, bisogna passare attraverso un primo strato dell’incontro, per arrivare allo spettacolo vero e proprio. Dalla fine della terza ripresa, il match cambia: Scardina comincia a prendere le misure mentre Doberstein cala vistosamente dal punto di vista fisico. Una volta persa la capacità di spostarsi con velocità, il tedesco diventa un bersaglio facile per le scariche di colpi dell’atleta italiano, piuttosto aggressivo. Bastano due round di sofferenza e, alla fine del quarto, Doberstein abbandona il match. Ormai era scomposto nei movimenti e senza lucidità, anche se non privo di qualche guizzo offensivo, segnato in volto. Scardina prima sembra stupito, poi sale sulle corde e alza le mani al cielo, festeggia con i fan e con un pubblico che, nella boxe italiana, ha solo lui (sugli spalti ci sono Theo Hernàndez, Romagnoli, Castillejo, Marcell Jacobs, Sfera Ebbasta, Tony Effe e Lazza, tra gli altri).

«Vincere davanti alla propria gente è fantastico», ha dichiarato Scardina nel post match. «È stato un incontro difficile, i pugili vengono qui per battermi, ma questa è casa mia, da qua non si passa. Round dopo round sono venuto fuori, e ci siamo portati a casa il match. Sono felice, spero che l’Italia possa rimettersi in piedi, siamo un Paese incredibile. Quanto a me, vedremo quello che il Signore mi vorrà mettere sul cammino, mi piacerebbe tornare sul quadrato intorno a marzo».

Maurizio Pavone - Warrior of Creativity

Adesso Scardina occupa posizioni nella top 15 in tre delle principali sigle mondiali (che sono quattro in totale) e non ha mai nascosto di sognare un match contro il pluricampione della sua categoria Canelo Alvarez. Prima bisognerà alzare ulteriormente l’asticella, e un passo in questo senso potrebbe essere una sfida per il titolo europeo EBU, attualmente vacante.

Intanto si gode un’altra serata da ricordare.

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