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Perché il Sassuolo ha così grandi problemi in difesa
18 gen 2019
De Zerbi ha dato un gioco offensivo brillante al Sassuolo, ma ha un'emergenza in difesa.
(articolo)
12 min
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Non c'è dubbio che Roberto De Zerbi, nonostante non abbia ancora raggiunto nessun risultato significativo, sia uno degli allenatori più interessanti nel calcio italiano. La sua idea di calcio, forgiata sul gioco di posizione e sulla riaggressione, ha inizialmente trovato terreno fertile con il Foggia in Lega Pro e successivamente ha stupito per la rapidità con cui ha attecchito, dando fluidità e organizzazione, a una squadra modesta come il Benevento dello scorso anno, in Serie A. «Della nostra mentalità fa parte prendersi qualche rischio che ogni volta preventiviamo, fa parte del nostro processo di crescita» ha detto De Zerbi dopo la recente sfida casalinga con il Milan della sua nuova squadra, il Sassuolo, nella quale i rossoneri si sono trovati troppe volte ad attaccare in campo aperto, realizzando 4 gol.

Il Sassuolo è sembrato digerire in poco tempo i principi di gioco offensivi di De Zerbi, in teoria difficili da mettere in pratica per squadre dall'organico non di primo livello. Dopo la sedicesima giornata i neroverdi occupavano la settima posizione solitaria in classifica e sono tuttora l'ottavo miglior attacco della Serie A (davanti a Lazio, Milan, Torino e Fiorentina, per capirci). Il lavoro di De Zerbi sulla fase di possesso (in un particolare specifico soprattutto: nel gioco di prima di sponda per liberare il terzo uomo) è stato evidente: al giro di boa il Sassuolo è quinto in Serie A sia per possesso palla medio (53.9%) che per precisione dei passaggi (85.1%).

A contribuire a tenere alto il dato del possesso sono anche le fasi difensive aggressive e poco attendiste, che funzionano contro squadre meno dotate tecnicamente. Tuttavia, la volontà di controllare il gioco anche quando non si ha la palla non sempre si traduce in una fase di non possesso efficace. Il Sassuolo esegue di solito un pressing orientato sugli avversari in relazione alla posizione della palla, ma è quart'ultimo sia nella classifica dei contrasti vinti (14.1 sui 22.6 tentati) sia in quella dei palloni intercettati a partita (9.6). Così, al termine del girone d'andata quella del Sassuolo è risultata la quinta peggior difesa, dopo quelle di Genoa, Chievo, Empoli e Frosinone, con 32 gol subiti, 1.7 a partita.

In particolare le ultime tre partite, dove il Sassuolo ha incassato tre brutte sconfitte contro Roma, Atalanta e Napoli, hanno esposto alcuni evidenti limiti strutturali della squadra di De Zerbi, tanto a livello collettivo quanto individuale. 11 gol subiti in tre partite che evidenziano come il lavoro dell'allenatore bresciano sia ancora incompleto.

L'organizzazione del pressing

«Il possesso è condizionato dal non possesso», ha detto De Zerbi in un'intervista a Il nuovo calcio lo scorso settembre. «Ai miei giocatori offensivi di qualità non voglio chiedere 60-80 metri di corsa all'indietro: se lascio la palla agli altri, lascio l'iniziativa all'avversario. Quindi, se io voglio la palla, e la voglio quando ce l'ho, non devo perderla; se invece la voglio quando non ce l'ho, devo riconquistarla velocemente».

Il Sassuolo vuole controllare il più possibile il pallone e gli spazi, ma questa idea deve fare i conti ogni volta con i meccanismi collettivi e le caratteristiche individuali dei giocatori. Il Sassuolo generalmente cerca di organizzare delle aggressioni a uomo verso il lato della palla, scoprendo il lato debole, se necessario, e di conseguenza la profondità alle spalle della linea difensiva, per compattare i reparti. L'organizzazione collettiva del pressing deve fare i conti con le squadre avversarie che fanno circolare efficacemente il pallone in orizzontale, col rischio di scoprirlo e puntare la difesa del Sassuolo in spazi larghi.

La partita che ha esposto maggiormente i limiti del pressing del Sassuolo è stata l'ultima contro l'Atalanta. Partendo dal 4-3-3, De Zerbi chiedeva alle mezzali di uscire sul rispettivo difensore centrale esterno della difesa a 3 di Gasperini, mentre gli esterni offensivi dovevano controllare quelli di centrocampo dell'Atalanta. Il problema nasceva principalmente nella copertura del triangolo composto da Freuler, Pasalic e Papu Gomez: molto spesso il mediano del Sassuolo, Stefano Sensi, era indeciso se scalare a sua volta alle spalle delle mezzali per chiudere sul rispettivo mediano atalantino, oppure se controllare Gomez tra le linee proteggendo i due difensori centrali.

Locatelli (mezzala sinistra) esce sul difensore centrale di centro-destra (Toloi) e alle sue spalle si libera Freuler. Sensi resta impegnato su Gomez e non può scalare, anche Boateng è preso in mezzo tra Freuler e Palomino. Questo tipo di indecisioni ha permesso all'Atalanta di consolidare il possesso in ogni zona di campo.

Il risultato di queste difficoltà è stata una continua inferiorità numerica del Sassuolo in zona palla che ha permesso all'Atalanta di gestire il pallone senza problemi (il Sassuolo ha chiuso con il 43% di possesso palla, la media stagionale è quasi del 54%) e abbassare progressivamente il pressing dei neroverdi. L'Atalanta ha realizzato 6 gol e ne ha sfiorati quasi altrettanti.

Questa partita è anche un buon esempio dei problemi del Sassuolo quando, schierato con la difesa a 4, affronta squadre che giocano con un trequartista. In questi casi il mediano fatica a staccarsi per andare in pressing, con alle spalle una la linea difensiva medio-alta che deve preoccuparsi di coprire la profondità. Se il mediano accompagna il pressing delle mezzali, uno tra Marlon e Ferrari è costretto a staccarsi, lasciando l'altro centrale da solo e perdendo la superiorità in difesa.

Berardi alza il pressing abbandonando su Maietta, Locatelli (mediano) scala alle sue spalle lasciando Bennacer, sul quale è costretto a uscire Ferrari. In difesa il Sassuolo dovrà gestire un difficile 3-contro-3 in campo aperto.

Nella stessa intervista citata sopra, De Zerbi ha detto anche che «durante la costruzione della squadra sono in continuo contatto con i dirigenti, è fondamentale scegliere difensori abili in conduzione e a difendere in campo aperto». Quest'estate a Sassuolo sono arrivati Marlon, Gian Marco Ferrari e Giangiacomo Magnani: se quest’ultimo è un profilo di difensore centrale più classico, lento ma ben strutturato fisicamente, e abile sui palloni aerei, Marlon e Ferrari sono i due centrali più moderni e adatti alle richieste di De Zerbi nella linea difensiva a 4, ma la loro presenza ha comunque comportato alcuni problemi.

La qualità più evidente di Marlon, oltre alle doti tecniche utili in fase di costruzione, è una grande progressione che lo rende efficacissimo nella copertura della profondità in una linea difensiva medio-alta. Rispetto a Ferrari, tuttavia, il brasiliano ha dei limiti evidenti in marcatura, soprattutto all’interno dell’area di rigore.

Ferrari, invece, si render utile in impostazione dal lato opposto, con un piede mancino piuttosto educato, e venendo da una stagione convincente alla Sampdoria di Giampaolo è abituato a giocare in una linea alta. Rispetto allo scorso anno, tuttavia, Ferrari è calato in un contesto più orientato ai duelli individuali, e non sempre primeggia negli uno-contro-uno a cui esposto (e che lo scorso anno poteva evitare lavorando meglio con la linea e mettendo in fuorigioco gli avversari).

In teoria, per riuscire al meglio nel proprio pressing il Sassuolo ha bisogno di chiudere l'avversario vicino alla linea laterale: in questo modo si compensano le situazioni di inferiorità numerica che molto spesso si vengono a creare in fase di pressing (perché non è un problema lasciare libero un uomo sul lato debole). Quando però il Sassuolo affronta squadre abili a cambiare gioco, come l’Atalanta, diventa impossibile coprire tutto il campo. Il Sassuolo dovrebbe riuscire a impedire il cambio di gioco, senza scucirsi tra le linee o lasciare troppo campo alle spalle con la palla scoperta: un equilibrio che non sempre riesce ad avere per via di alcuni sincronismi non perfettamente automatizzati, ma anche per le caratteristiche dei giocatori coinvolti.

L'efficacia del pressing del Sassuolo ovviamente aumenta contro squadre meno dotate tecnicamente. Sul passaggio di Skorupski, Gonzalez orienta il corpo subito per la giocata in verticale: Berardi (esterno destro) stringe sul mediano Pulgar e i soli uomini liberi per l'Atalanta sono Skorupski ed Helander sul lato debole. Gonzalez calcia lungo regalando il possesso.

Molte scelte di De Zerbi, inoltre, rivelano un trade off più orientato a favore dell'efficacia delle fasi di possesso: contro l'Atalanta è stato utilizzato Sensi come mediano su Papu Gomez, anziché Locatelli o Magnanelli, più efficaci in fase difensiva (soprattutto quest'ultimo), probabilmente per la maggiore qualità tecnica offerta dallo stesso Sensi nelle giocate in verticale.

Anche la difesa a 4, nonostante alcuni problemi si palesassero ormai da tempo, sembra essere una scelta effettuata più per guadagnare un uomo e un po' di qualità nelle fasi di possesso piuttosto che per garantire una maggiore solidità difensiva.

Cosa cambia con 3 centrali?

Nelle prime fasi di campionato De Zerbi ha scelto anche la difesa 3, che ha portato vantaggi nell’organizzazione del pressing e della fase difensiva. Nella partita contro la Sampdoria, ad esempio, De Zerbi ha schierato il Sassuolo un 3-4-3 che ha permesso (contro il rombo doriano) accoppiamenti più efficaci nelle marcature. Più volte il Sassuolo è andato in pressing in modo asimmetrico, con la mezzapunta di sinistra (Djuricic) e il mediano destro (Bourabia) che si orientavano sulle due rispettive mezzali della Samp, mentre l’altro mediano (Magnanelli) controllava il trequartista Ramirez.

Ma anche qualora Djuricic avesse alzato ulteriormente il proprio raggio di azione - ad esempio uscendo su uno scarico laterale al terzino destro della Samp - alle sue spalle Magnanelli poteva scalare sulla mezzala confidando che almeno uno dei tre centrali sarebbe potuto uscire serenamente dalla linea difensiva per prendere Ramirez.

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Il Sassuolo ha lasciato la superiorità numerica in costruzione alla Samp, che grazie al palleggio ha guadagnato campo. Ma nella seconda immagine si vede come la difesa a 3 garantisce maggiore elasticità ai difensori centrali (in questo caso Marlon) per uscire dalla linea, mantenendo avere superiorità numerica in marcatura e copertura reciproca (come su Ramirez, stretto tra Magnani e Magnanelli).

In sostanza, con la difesa a 3 migliora l’organizzazione delle coperture reciproche e i difensori centrali sono meno preoccupati di perdere un duello individuale (e permette anche l’inserimento di Magnani, utile sui lanci lunghi e in marcatura in area sui cross). Quello che peggiora è lo scaglionamento più piatto, soprattutto dei due mediani davanti alla difesa, che rendono difficoltosa la risalita del campo al Sassuolo attraverso la costruzione del possesso. E, soprattutto, la difesa a 3 non basterebbe a risolvere il problema principale dei neroverdi, che è l’organizzazione della linea difensiva lontano dalla porta.

Nell’immagine sotto, ad esempio, tratta sempre dalla sfida contro la Sampdoria, il Sassuolo mostra come anche con la difesa a 3 manchi l'organizzazione di reparto. Bereszynski effettua un retropassaggio a Barreto che è in procinto di lanciare e la linea del Sassuolo (da destra, Marlon, Magnani e Ferrari) semplicemente non è una linea.

L’assistente segnala il fuorigioco di Caprari, che era partito già oltre la difesa ma che viene inseguito da Ferrari, rischiando di tenerlo in gioco, anziché essere ulteriormente isolato con un movimento in avanti proprio di Ferrari. Sul retropassaggio verso Barreto la difesa sarebbe dovuta salire compatta.

L’azione è emblematica di alcuni problemi della squadra di De Zerbi in queste situazioni specifiche. Il retropassaggio di Beresynski dovrebbe incoraggiare la linea difensiva a salire, ma ogni difensore del Sassuolo sembra ragionare in modo individuale. In queste situazioni è difficile poter prescindere da un’efficiente organizzazione collettiva, a meno che si disponga di difensori estremamente abili a campo aperto anche a livello individuale (gli esempi più celebri: Koulibaly, Sergio Ramos, van Dijk, Skriniar, Manolas, per fare degli esempi) come invece non si stanno dimostrando quelli a disposizione di De Zerbi.

Il naufragio più clamoroso è stato quello dell’Olimpico, contro la Roma. Tutti e tre i gol subiti (compresa l’azione che ha portato al rigore del vantaggio di Perotti) vengono da situazioni a campo aperto in cui i componenti della linea a 4 del Sassuolo hanno commesso errori, o semplicemente hanno perso duelli individuali in velocità contro Zaniolo e Schick.

In particolare, nell’azione che porta al secondo gol dell’attaccante ceco si verifica una circostanza simile a quella vista precedentemente contro la Sampdoria: in questo caso però, con la palla più o meno scoperta per la Roma, la linea difensiva dovrebbe leggere la situazione e trovarsi pronta scappare indietro (anche perché trovandosi sulla linea di centrocampo non poteva mettere Schick in fuorigioco). Il ceco si è così facilmente involato verso la porta di Consigli.

Sul retropassaggio di Ünder a Cristante la linea di difesa del Sassuolo è già a centrocampo. Avrebbero dovuto prendersi qualche metro di vantaggio scappando leggermente indietro e invece la linea rimane ferma: oltretutto Marlon (schierato terzino) è disallineato con gli altri compagni di reparto e contribuisce a tenere in gioco Schick.

Nonostante un calcio all’apparenza molto codificato, De Zerbi - sempre nella stessa intervista a Il nuovo calcio - ha fatto riferimento all'importanza che hanno nelle sue squadre le scelte individuali: «L’allenatore decide la mentalità, incide sul coraggio, sulla gestione delle situazioni, poi è il calciatore l’attore fondamentale», sostiene. «Lo dico perché per un periodo si anteponeva il sistema di gioco alle caratteristiche dei giocatori, si pensava che il primo fosse più importante».

In ogni caso la mancanza di un’organizzazione collettiva efficiente in fase difensiva ha avuto ripercussioni molto negative anche sulle scelte individuali dei giocatori del Sassuolo. De Zerbi al momento è stretto in un paradosso: da una parte il suo calcio rimane attraente e in grado di generare l’interesse anche internazionale (si parlava di un'attenzione del Barcellona); dall’altra la quantità di gol subiti dal Sassuolo sta minando la sua credibilità e la possibilità di allenare un club di alto a livello a breve termine.

È indiscutibile che De Zerbi sia il tecnico italiano emergente più interessante, ma non sembra ancora aver trovato il giusto compromesso tra le caratteristiche dei suoi giocatori difensivi e le sue idee di gioco, o forse non i quantitativi di lavoro non sono stati sufficienti per trovare la giusta coordinazione. Anche per questo sembra che il Sassuolo si stia muovendo sul mercato alla ricerca di difensori (si parlava di Romagna e Pisacane dal Cagliari, piste ormai sfumate; nel frattempo è arrivato Lucioni dal Lecce). Come accennato all'inizio, la situazione attuale potrebbe rivelare un maggior interesse per la fase di possesso, che porta a scelte individuali e di sistema poco equilibrate, che sono costate care al Sassuolo.

Un problema che sta diventando un'emergenza per il Sassuolo, considerando anche l'infortunio di Marlon ("non di lieve entità" nelle parole dell'allenatore) e di Ferrari (che però dovrebbe esserci con l'Inter), e che ci aiuterà a capire lo spessore di De Zerbi come tecnico ad alti livelli.

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