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Calcio Matteo Pontes 17 dicembre 2014 11'

Santi e viaggiatori

Graziano Pellé, “the goal machine”.

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Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
– Erasmo da Rotterdam

 

3 Marzo 2014
È da poco passata l’ora di pranzo, un timido sole dalle tinte ancora invernali colora le strade e i prati di Rotterdam. Un prato in particolare, quello del Kuip, lo stadio del Feyenoord. Cinquantamila persone sono dentro l’impianto, cantano, urlano, lanciano fumogeni e reclamano la vittoria contro la rivale di sempre, la capolista Ajax. Il Feyenoord deve vincere per mantenere viva la speranza di raggiungere il secondo posto e la conseguente qualificazione in Champions League. A guidare la squadra dal tunnel sin dentro al campo, c’è un italiano: Graziano Pellè. Ormai non è più una rarità vedere un italiano giocare all’ester; lo è, però, vedere un italiano in Olanda con al braccio la fascia da capitano. Pellè è un uomo descritto a pieno dal numero che porta dietro alla schiena, il 9, e quando entra in campo i difensori avversari hanno paura di lui, di quel suo sguardo che, invece, sembra non sapere neanche cosa sia la paura.

 

La partita ha inizio e le prime battute sono nervose, si sbaglia molto da entrambe le parti. Feyenoord e Ajax sono una di fronte all’altra e si studiano come lottatori di greco-romana, oscillano per non dare punti di riferimento, in attesa che l’avversario scopra il fianco dove affondare il colpo. Il primo lo affonda il Feyenoord allo scadere del ventinovesimo minuto del primo tempo. Pellè si abbassa sulla trequarti per venire a recuperare una palla respinta di testa da De Vrij. Non colpisce bene la palla ma come ombre dietro di lui lo seguono il centrale dell’Ajax Christian Poulsen e il terzino destro Van Rhijn, con il suo movimento quindi è stato Pellè a far sì che il fianco dei lancieri sia scoperto e la difesa molto alta. A centrocampo Boetius recupera e protegge il pallone, poi lancia nel fianco scoperto dell’Ajax, il sinistro, dove ora Martins Indi sta attraversando indisturbato, palla al piede, e con lo sguardo cerca Graziano Pellè. Il numero 9 non fa nemmeno in tempo a richiamare quella palla a sé, che già gli sta correndo incontro, il pallone è alto e scende delicato verso Pellè, che da piuma lo trasforma in lama. E’ Goal. Lo stadio esplode, i tifosi del Feyenoord sono incontenibili, lui li guarda silenzioso mentre si batte la mano sul petto, all’altezza del cuore.

 


In questa stessa partita Bojan si infortuna da solo. E fa quasi male pensare alla traiettoria opposta dello spagnolo rispetto a quella di Graziano.

 

Al termine della partita il Feyenoord viene sconfitto per 1 a 2 in rimonta. Il numero 9 del “club van het volk”, il club della gente, il più noto soprannome del Feyenoord, al settantaseiesimo minuto si avvicina a Vieltman, difensore dei lancieri, e gli rifila una gomitata in pieno viso. In piedi davanti alla panchina del Feyenoord, Ronal Koeman lo guarda con rimprovero (in seguito, ma prima della sentenza della prova tv, il Feyenoord sospenderà Graziano Pellè per 3 turni).

 

A fine partita, Pellè si presenta ai microfoni di Fox Sport. Il giornalista olandese chiede al bomber italiano: “Forse vi è mancata la passione e la giusta mentalità per vincere questa partita?”
L’attaccante, sguardo perso tra le tribune, accenna un “maybe”. Prende fiato, lo guarda e dice: “Potresti venire la prossima settimana, al campo d’allenamento del Feyenoord. Così magari ci insegni qual è la mentalità giusta per battere l’Ajax!”.
Il giornalista non molla e prosegue: “Non credi che la gente di Rotterdam, meriti di meglio?”.
Pellè ora lo fissa. “Per quale squadra fai il tifo?”
“Per nessuna” replica il giornalista.
“Io credo che tu sia un tifoso dell’Ajax.”
“E da cosa lo avresti capito?” chiede l’uomo.
“Hai la faccia, da tifoso dell’Ajax!”, risponde il capitano della squadra della gente.

 

Da questa partita, sono passati solo nove mesi. Un lasso di tempo in cui la carriera di Pellè ha preso un’altra strada. Da giovane scarto della serie A a bomber della Premier League con la maglia del Southampton, tutto in quei 9 mesi in cui il suo Feyenoord conclude il campionato in seconda posizione e si qualifica ai preliminari di Champions. Pellè termina la sua esperienza a Rotterdam con 66 presenze, 55 gol e 15 assist, una macchina da guerra. O, come verrà soprannominato dalla stampa inglese, “The Italian Goal Machine”. Le luci finalmente si accendono su di lui, il suo nome adesso compare non solo nei quotidiani olandesi ma anche in quelli italiani ed inizia a circolare nell’ambiente della Nazionale, ora guidata da Antonio Conte.

 

La Nazionale
Pellè ha già indossato la maglia azzurra, anche se non quella della prima squadra ha fatto tutta la trafila delle giovanili. In Under 20 Pellè totalizza 10 presenze mettendo a segno 7 reti. Per ben 15 volte indossa la maglia dell’Under 21, senza segnare nemmeno un gol. Ma è proprio durante gli Europei Under 21 del 2007 che i suoi 193 centimetri diventano un nome sul taccuino di Louis Van Gaal. A quell’Europeo Pellè non era titolare, era un rincalzo di Giampaolo Pazzini che solo 3 mesi prima aveva impiegato appena 29” per segnare nella partita d’inaugurazione del nuovo Wembley Stadium, contro l’Inghilterra. Pellè parte dalla panchina anche nella finale per il terzo posto tra Italia e Portogallo, entra nel secondo tempo con la partita sullo 0-0 e non riesce a sbloccarla. Si va ai rigori e Pellè, questa volta con il numero 19 sulle spalle, si prende la responsabilità di calciare il primo rigore per l’Italia, il Portogallo ha già segnato ed è ora in vantaggio parziale di 1-0. Si avvicina al pallone, sempre con lo stesso sguardo illegibile, e s’inventa un cucchiaio che lascia tutti col fiato sospeso. Il portiere portoghese Paulo Ribeiro indovina il lato, va a terra e si rialza allungando il braccio il più possibile, ma non ci arriva.

 


Un paio di centimetri più bassa o più lenta e Pellè si sarebbe coperto di ridicolo. Ma invece.

 

Sette anni dopo quell’europeo, il 13 ottobre 2014, Graziano indossa per la prima volta la maglia della nazionale maggiore. L’Italia affronta Malta in trasferta, gara valida per la qualificazione agli Europei 2016. Un’altra partita ferma sullo 0-0, un’altra noiosa partita che stavolta Graziano sblocca. Finisce 0-1, 3 punti e gol all’esordio per il bomber salentino. Salentino come il commissario tecnico Antonio Conte, i loro paesi sono a 7 chilometri di distanza ma Pellè dice di averlo incontrato solo un paio di volte, più quella singola occasione in cui si sono visti in campo: “Ricordo che con il Cesena, segnai al suo Arezzo”. E a quanto pare anche Conte si ricordava di lui.
Pellè era ancora nella lista dei convocati per la seconda e la terza partite ufficiali di Conte sulla panchina azzurra, quelle contro Malta ed Azerbaijan; e di nuovo in vista della partita contro la Croazia.

 

Conte conosce bene le caratteristiche di Graziano, ed è lui stesso a parlarne a margine della conferenza stampa prima del doppio impegno con Malta e Azerbaijan: “Pellè può essere un giocatore importante, perché è un giocatore fisico, specie quando incontri squadre che si difendono nella loro area. Lì è importante avere un attaccante che difende bene la palla e su quella palla trovare le soluzioni di giocata, nella nostra rosa non ci sono altri attaccanti con quelle caratteristiche”.

 


Uno dei cardini del gioco di Pellè: il recupero del pallone.

 

Diventare un uomo, poi un calciatore (2007-2012)
Dopo il cucchiaio degli Europei Under 21, il mondo inizia a guardare Pellè con interesse, ma il mondo è in ritardo rispetto a Louis Van Gaal, che gli presenta un contratto da firmare per portarlo con sé all’AZ Alkmark.
Pellè racconta di una piccola diatriba a margine della firma. Arrivati alla scelta del numero di maglia chiede il suo 9, ma Van Gaal gli risponde che sia il 9 che il 19 sono già assegnati, che se vuole può prendere il 29. “Non mi piace, mister” dice Pellè, “voglio il 90 o il 99”. Van Gaal gli fa presente la sua contrarietà a far indossare numeri troppo alti ai suoi giocatori. Pellè esclama “Allora non firmo!”. Racconta lui stesso di come in quel momento, l’allenatore olandese schizzò in piedi e infuriato, guardando non più il giocatore ma il suo procuratore, ha chiesto: “Come si permette questo ragazzo?!”. Forse per una volta in vita sua, Pellè provò paura: “Stavo scherzando, Mister!”.

 


Wow. Pellé in inglese > Pellé in italiano. Dovrebbero farlo intervistare sempre dal tipo dell’Ajax di prima.

 

Pellè si trasferisce in Olanda a 22 anni. Forse troppo presto, lui stesso ammette che da quel momento cambia non solo paese, ma vita e visione del calcio. Van Gaal gli consiglia d’imparare l’olandese, perché se vuol fare bene, deve integrarsi totalmente con l’ambiente. A Pellè l’olandese non piace, si mette quindi a studiare l’inglese. Le prime due stagioni sotto la guida del tecnico ex Barça, sono tutt’altro che eccezionali. L’attaccante salentino scende in campo 47 volte, segnando in sole 6 occasioni. Come se non bastasse, Van Gaal abbandona l’AZ per il Bayer Monaco. Prende il suo posto in panca Gertjan Verbeek, determinato e promettente allenatore olandese, che ha la fama di hombre vertical, tutto d’un pezzo. A fine agosto Verbeek rilascia un’intervista in cui attacca direttamente Pellè: “So che ogni fine settimana è solito tornare in Italia. È una follia!”.
Il rapporto tra i due non migliorerà mai, Pellè viene escluso dalla lista UEFA e a fine stagione totalizza solo 18 presenze, la maggior parte delle quali subentrando dalla panchina. L’AZ conferma Verbeek in panchina e Graziano prepara le valigie per far ritorno in Italia, a Parma.

 

Ad attenderlo c’è Franco Colomba, allenatore italiano old style, non certo famoso per la valorizzazione dei giovani, eppure fa giocare spesso Graziano. In tutto il girone di andata, Pellè scende in campo 11 volte e segna solamente 1 goal, contro il suo Lecce. A gennaio il Parma è al dodicesimo posto in classifica con 6 vittorie 5 pareggi ed 8 sconfitte. La dirigenza esonera Colomba, sostituendolo con Roberto Donadoni e Graziano viene ceduto in prestito alla Sampdoria, in serie B. Appena arrivato a Genova Pellè s’infortuna e ne avrà per due mesi. Il suoi primi 5 minuti con la maglia blucerchiata li disputa addirittura il 6 marzo 2012, in occasione di Sampdoria-Empoli. Due settimane dopo giocherà per la prima volta da titolare fuori casa contro il Cittadellla: finisce 1-2 per la Samp con doppietta del numero 99. La settimana successiva la Sampd gioca in casa contro la Nocerina: Pellè segna altri due goal e la partita finisce 2-0.
Sembra l’inizio di un’ascesa invece rimarrà solo un lampo. Pellè ritorna a sedere in panchina per far posto a Nicola Pozzi, capocannoniere della squadra, di rientro da un infortunio. A fine stagione la Samp vince i play-off e torna in serie A, ma Pellè torna al Parma. La prima giornata della nuova stagione si apre con Parma-Juventus, Pellè siede in panchina e gioca gli ultimi 8 minuti. Saranno i suoi ultimi minuti in serie A.

 

Nemo propheta in patria (2012- )
Nell’ultimo giorno di mercato, si concretizza un suo clamoroso ritorno, sempre in Olanda, ma questa volta al Feyenoord. Ed è a questo punto che Graziano Pellè si trasforma nell’attaccante che oggi conosciamo. Nella stagione 2012/13 scende 29 volte in campo, segnando 27 goal e concedendosi il lusso di 9 assist. Lui, che solo 6 mesi prima faceva la panchina a Nicola Pozzi, in Serie B. Era arrivato in Olanda con la formula del prestito ma viene riscattato già a gennaio per poco meno di 3 milioni di euro. Cosa accade forse solamente lui e Ronald Koeman, il suo allenatore al Feyenord, lo sanno.
Koeman è il primo allenatore nella carriera di Graziano a considerarlo un grande attaccante. Lo dice non solo a mezzo stampa ma lo dimostra nelle scelte di campo. Pellè è titolare inamovibile e la stagione successiva, quella 2013/14, diventa addirittura capitano del Feyenoord.

 

C’è una particolare alchimia anche con i tifosi, che pazzi delle sue prestazioni, iniziano a interessarsi al personaggio Pellè. Per farvi capire quanto l’attaccante sia stato amato in Olanda: il museo del Feyenoord ha uno spazio dedicato al bomber pugliese, dove oltre al pallone della sua prima tripletta in maglia biancorossa c’è un suo pettine ed un barattolo del suo gel. L’alchimia con Koeman non si esaurisce nemmeno in occasione dell’addio del mister al Feyenoord, alla vigilia della stagione 2014/2015. Koeman si trasferisce a Southampton ma porta con sé il suo bomber. Pellè diventa un giocatore del Southampton in cambio di 10 milioni di euro. In Inghilterra Pellè indossa la maglia numero 19, segna il suo primo goal dop tre presenze e alla quarta esulta davanti al pubblico di casa del St Mary Stadium.

 

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Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli.
– Erasmo da Rottedarm.

 

29 ottobre 2014
Stoke City e Southampton si affrontano per gli ottavi di finale della Coppa di Lega. Passano una manciata di minuti e il numero 19 viene incontro al centrocampo, spalle alla porta. La difesa avversaria è schierata bene, con il baricentro basso, ma senza pressione Pellè può girarsi. Aspettano una sua mossa, forse lo sottovalutano. Tocca leggermente palla per mettersela meglio sul destro, è parecchi metri fuori dall’area di rigore, in posizione centrale, con i difensori che coprono parte dello specchio ma che non fanno in tempo ad arrivare sul pallone prima che Pellè abbia calciato. Il tiro a giro sbatte sul secondo palo prima di entrare in rete, in modo che sia chiaro che quel tiro era imprendibile.

 


Pellé in questo caso sembra sorprendere anche se stesso, il proprio corpo, quando gli viene in mente di provare il tirone sul secondo palo.

 

Il Southampton è in vantaggio dopo soli 6 minuti e alla fine del primo tempo il risultato è: Stoke City 0, Southampton 2. Ma lo Stoke conferma la teoria secondo la quale in Inghilterra, nessuna squadra molla mai nulla e i giocatori acclamati dal loro pubblico accorciano le distanze.
A otto minuti dalla fine, sull’1-2, c’è un calcio d’angolo per la squadra di casa. Il pallone spiove sul primo palo, Bardsley fa sponda di testa sul secondo, dove c’è Mame Diouf che appoggia, ancora di testa, nella porta dei Saints. Dopo quattro minuti Peter Crouch ferma in modo falloso la ripartenza del Southampton, si procura il secondo cartellino giallo e torna a testa bassa negli spogliatoi. Negli ultimissimi minuti il Southampton si riversa dentro l’area di rigore dello Stoke, su un pallone deviato di testa da Wanyama, il difensore dello Stoke Shawcross vorrebbe controllarla e spazzarla ma non ci riesce perché a due passi da lui Pellè corre incontro al pallone e va in caduta, anticipandolo in sforbiciata. Pellè porta i Saint ai quarti di Coppa di Lega.

 

E’ il momento più importante della stagione attualmente in corso. Il momento più emozionante invece, è stato il Monday Night dell’8 Dicembre in cui si affrontavano Southampton e Manchester United. Koeman contro Van Gaal. I due non si amano, eppure hanno molte cose in comune. Una di queste, è Graziano Pellè. Che anche in quell’occasione ha disputato un’ottima partita, siglando inoltre il provvisorio pareggio del Southampton. La partita finirà 1-2 per lo United. A fine partita, Van Gaal con un pizzico di garbato narcisismo parla di Pellè: “No, non sono affatto stupito dalla stagione di Pellè. D’altronde fui io a portarlo all’AZ, quando aveva solo 22 anni. Pellè ha fatto 10 goal e sono tantissimi, ma lui è un giocatore che non solo segna, fa anche segnare i suoi compagni. È un giocatore fondamentale per la squadra. Come Van Persie”.

 

La parte più importante della carriera di Pellè è appena cominciata. A questo punto non resta che aspettare e vedere fino a dove la potrà spingersi Pellé. Van Gaal ha solo esasperato un concetto, oppure Graziano è veramente come Van Persie? La sua carriera può trarre in inganno, con alti ma sopratutto molti bassi, ma è anche vero che un attaccante con le sue caratteristiche ha bisogno di una maturazione mentale, oltre che fisica. E quella maturazione Graziano sembra averla raggiunta, forse grazie ai fangosi campi della serie B, o al rigido clima dell’Olanda, e adesso sta dimostrando di valere gli stadi della Premier League. Fate una prova: ogni volta che venite a sapere che ha segnato un gol o che qualcuno scrive di lui immaginate la voce di Van Gaal che vi sussurra all’orecchio con accento olandese: I told you!

Tags : calcio inglesefeyenoordgraziano pellènazionalepremierpremier leaguepremiershipprofilisouthampton

Matteo Pontes è nato a Roma l'8 Marzo 1990. Una volta appreso che il calcio non puoi giocarlo ci sono due strade da percorrere: raccontarlo o fare l'arbitro. Essendo permaloso, ha scelto la prima.

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