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Il ritrovo romantico tra Sankt Pauli e New York Cosmos
19 lug 2019
19 lug 2019
Racconto dell'amichevole tra New York Cosmos e St. Pauli.
(articolo)
11 min
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Pioveva, il 16 giugno del 1985 al Giants Stadium di East Rutherford, in New Jersey, un’oretta da Manhattan. Pioveva quella domenica di 34 anni fa quando 8.677 spettatori videro Lionello Manfredonia cadere nell’area di rigore dei New York Cosmos, l’arbitro John Zangrilli di New York assegnare un rigore dubbio, Bruno Giordano segnare con freddezza. Pioveva quando quell’amichevole, l’ultima amichevole internazionale della squadra newyorkese, perse i suoi connotati di amichevole e finì con 46 falli fischiati, due cartellini rossi, sei o sette gialli (le fonti differiscono su questo particolare).

Finì in rissa, il lungo viaggio intercontinentale di una Lazio appena retrocessa in serie B. Il Tempo titolò: “Una scazzottata sotto il diluvio chiude la triste stagione laziale” e poi nell’articolo, «Quando le due squadre si sono ricongiunte per quella che era stata programmata come una cena amichevole al ristorante Gian Marino di Manhattan, si contavano sei escoriazioni ed un braccio al collo per i Cosmos, zero per la Lazio». Ma quel finale di partita chiuse anche il sipario di un periodo straordinario del calcio americano: per qualche anno, i Cosmos avevano fatto sul serio, ingaggiano Giorgio Chinaglia, Pelè, Franz Beckenbauer, la lega professionistica (la North American Soccer League, NASL) trova soldi ed energie nel creare un campionato competitivo. A metà anni settanta sembra che il calcio stia davvero prendendo piede in Nord America, nonostante le grandissime distanze da coprire per le trasferte, nonostante ci siano sport ben più seguiti e che appassionano gli sportivi americani.

La lista di campioni, non necessariamente a fine carriera, si allunga, i soldi ci sono, e pure un po’ di pubblico: nel 1977, ad un’altra amichevole tra Lazio e Cosmos sempre in New Jersey, ci sono ben 25.000 spettatori, e nel 1978 le squadre iscritte al massimo campionato sono 24. Cinque anni più tardi saranno alla metà. Pochi giorni dopo la sconfitta con la Lazio nel 1985, anche per la prima (per importanza) squadra di calcio di New York cambia tutto. I NY Cosmos chiudono bottega, e torneranno una squadra professionista solo nel 2013. La storia dei Cosmos diventa flebile e frammentata come quella del calcio americano, tra business e semi-professionismo, tra imprenditori con molti soldi, sponsor, e cronica mancanza di pubblico e interesse. Come scrisse la Repubblica nel marzo del 1985, «l’esperimento del Cosmos, una squadra fatta di super-professionisti provenienti da tutto il mondo, ha insegnato che è inutile proporre il calcio spettacolo dove non esiste il calcio giocato». Ma quella partita segna anche la fine di un’epoca per la Lazio, con Chinaglia (all’epoca presidente) che al ritorno in Italia disse dei giocatori della sua squadra, «Questa gente non merita di giocare nella Lazio. Hanno distrutto l’immagine della squadra che mise in piedi Maestrelli».

Un ritrovo romantico

Sono cambiate tante cose da quella sera piovosa del 1985 quando lo scorso giovedì 23 maggio i Cosmos sono scesi in campo per la loro prima amichevole internazionale da più di trent’anni. Decido di andare, con tutta la famiglia in vacanza negli Stati Uniti, a questo evento a suo modo storico. Per tutto il pomeriggio non è chiaro in che condizioni si giocherà, visto che è annunciato uno di quegli acquazzoni newyorkesi che sembra poter spazzar via tutto, incluso il piccolo Rocco B. Commisso stadium (anche noto come Columbia Soccer Stadium), 3500 posti senza tribune coperte, che ospita la sfida. Nonostante sia lo stadio della nota università americana, si trova cento strade più in su, nell’ultimo quartiere di Manhattan, Inwood, a maggioranza domenicana.

Foto da Brigata71.

Partendo dal Greenwich Village ci mettiamo un’oretta ad arrivare (al ritorno verso Brooklyn, problemi tecnici inclusi, quasi due). Sulla metro, chiacchierando con alcuni tifosi, scopro che pure per loro questa zona di New York è un altro modo, e ci vengono solo quando i Cosmos – che negli ultimi anni hanno cambiato svariati stadi in città – giocano da queste parti. E quindi in molti ormai sono arrivati da queste parti, e diluvio o meno la partita non si può rimandare, anche perché l’FC St. Pauli, la squadra sfidante, è arrivata fin dalla Germania, campionato finito e piazzamento a metà classifica nella seconda lega tedesca. Nell’'85 il tramite tra Lazio e Cosmos era Chinaglia, che appena appesi gli scarpini al chiodo rimase attivo, probabilmente oltre ogni ragionevole speranza, nella promozione e sviluppo del calcio americano, prima di tornare in Italia come giovanissimo presidente della Lazio.

Questa volta, nel 2019, il legame è un altro, più romantico forse. Da anni, come in molti altri posti al mondo, è attivo a New York un gruppo di tifosi organizzati del St. Pauli. Come sappiamo, il St. Pauli è dagli anni Ottanta una squadra culto, legata alla militanza antifascista dei suoi tifosi ormai sparsi in mezzo mondo, oltre che nei quartieri operai e di sinistra di Amburgo, dove ha il suo zoccolo duro. La bandiera del Jolly Rogers, il pirata bianco su sfondo nero, adottato come secondo simbolo dal club, sventola in migliaia di stadi di calcio e persino in manifestazioni di piazza a rappresentare istanze sociali che vanno molto oltre il calcio. Ma la storia degli East River Pirates - questo il nome del St. Pauli club nella grande mela - è legata al tifo anche per la squadra locale, e la sua storia si intreccia con quella dei gruppi ultras dei Cosmos, i Borough Boys Supporters Group e più recentemente la Brigada71.

Allo stadio il tifo per le due squadre si mescola e incrocia, non si sa dove finisce uno e come comincia l’altro, si tifa semplicemente entrambi. Non c'è niente di scontato in questo in uno stadio di calcio. Intervistato dal sito del club newyorkese, Anthoney Stephens, uno dei membri originali dei Borough Boy e tifoso dei Cosmos, ha detto: «Storicamente i due club non potrebbero essere più diversi sul campo. Il nostro è un club molto più giovane, il St. Pauli ha una storia lunga tra i due campionati della Bundesliga. Tra queste differenze usiamo il calcio per creare il mondo che vogliamo: il St Pauli con la sua storia di iniziative sociali, e i Cosmos portando il nostro stile di calcio e diplomazia in giro per il mondo, giocando ad esempio (prima squadra americana) a Cuba, per provare a aiutare a normalizzare le relazioni tra i due paesi».

Il legame tra le due squadre insomma nasce fuori dal campo, e l’amichevole è il punto di arrivo di un lungo gemellaggio tra tifosi. Nel corso degli anni la tifoseria dei Cosmos e del St. Pauli NYC ha organizzato iniziative benefiche, oltre alle proiezioni delle partite della squadra tedesca (attirando anche l’attenzione della stampa americana e tedesca) e naturalmente frequentato la curva della squadra di New York. L’iniziativa più importante è forse la raccolta fondi per l’evento biennale Viva Con Agua, organizzata dai Pirates per aiutare un’iniziativa benefica per l’acqua pulita e gratuita per tutti promossa dal St. Pauli.

C’è quindi un’atmosfera tranquilla, rilassata, realmente amichevole la sera del 23 maggio, molto diversa da quella di 34 anni fa. Quando arriva nello stadio a lui dedicato Rocco B. Commisso, il ricco presidente e proprietario dei Cosmos, viene salutano da tutti, parlando del più o del meno, e naturalmente del tempo visti gli acquazzoni annunciati. Nel 2017, dopo una lunga carriera di successo nella finanza e nei media, ha acquistato la squadra di New York che soffriva l’ennesima crisi finanziaria.

In molti si fermano a scambiare due battute, in italiano o in inglese, lui affabile e un po’ guascone racconta che ha ricostruito lo stadio per ringraziare Columbia University di avergli dato una borsa di studio per studiare qui, giocando peraltro anche a calcio per la squadra universitaria. Ripete che a differenza di altri imprenditori americani che hanno investito nel calcio lui con il soccer perde solo soldi, ha i suoi "business" e questa è una passione. Lì per lì gli interlocutori non capiscono un paio di velate battute sulla possibilità di comprare una squadra italiana, e pensiamo si riferisca ai vecchi tentativi, come quello con la Reggina (Commisso è originario di Gioiosa Ionica) e più recentemente persino del Milan, mentre due giorni dopo diventano più insistenti le voci della scalata alla Fiorentina, poi realmente avvenuta. All’ingresso ci accoglie invece il suo braccio destro, Joe Barone, che qualche giorno dopo diventerà noto anche in Italia per incursioni durante le trattative per l’acquisto della squadra toscana e ora come punto di contatto nella programmazione della prossima stagione.

I New York Cosmos sono l'unica espressione calcistica della città di New York

Commisso è un uomo ricchissimo e la giustapposizione con la tifoseria della squadra che possiede è un po’ straniante, ma nessuna delle due parti in causa sembra risentirne, anzi. Va a sedersi esattamente in mezzo ai due gruppi di tifosi (intercambiabili), quelli del St. Pauli e dei Cosmos. Non più tardi di qualche mese fa i Cosmos e con loro il calcio americano hanno vissuto l’ennesima rivoluzione, fondando insieme ad altre squadre una divisione della National Premier Soccer League, dopo la dissoluzione della NASL (che fino a due anni fa era il secondo campionato americano). Adesso i Cosmos si confronteranno, dopo un periodo di rodaggio in corso, con squadre come SC San Diego, Chattanooga FC, Detroit City FC, FC Arizona, Miami United FC, Milwaukee Torrent. È storia, confusa, flebile, in evoluzione di questi mesi, se non giorni.

Cosa spinga questi tifosi appassionati a seguire i Cosmos è chiaro: le altre due squadre di New York (New York City Football Club e New York Red Bulls) che giocano nella MLS semplicemente non sono espressione di questa città, e quello non è il loro calcio. I Red Bulls, tra l’altro, sarebbero anche la squadra del New Jersey, più che di NYC.

Il loro calcio è questo, in campi che da noi sarebbero poco più che di periferia per dimensioni e pubblico ma da serie A per qualità delle strutture, e con una passione e un’energia unica. Il che è naturalmente paradossale, visto che i Cosmos sono la squadra che, negli anni Settanta, fu l’espressione massima del calcio come show business, dei calciatori pagati a peso d’oro per venire a giocare in un luogo dove il calcio era semi-sconosciuto. Il livello del gioco non è così basso, nonostante la sensazione di fine stagione, mentre chiunque abbia seguito le evoluzioni recenti della MLS sa che anche a livello dei playoff il calcio giocato rimane piuttosto mediocre, mentre merchandising e quant’altro funzionano alla grande. Il biglietto di ingresso, $25, è più o meno lo stesso di alcune partite di MLS, e naturalmente si possono comprare sciarpe magliette adesivi e quant’altro di entrambe le squadre.

Foto da Brigada71.

Tuttavia complice il finale di stagione e l’atmosfera da partita agostana a fine maggio e con clima settembrino, lo spettacolo è soprattutto sugli spalti. I tifosi dei Cosmos danno vita a una novanta minuti di cori e tifo indiavolato, in un’atmosfera di autentica festa e divertimento che finisce per coinvolgere anche i pochi curiosi e turisti che si sono avventurati in questo angolo sperduto di Manhattan oltre la 200esima strada. Impossibile non partecipare, tra fumogeni, bandiere e entusiasmo.

Moltissimi i cori in spagnolo, e questa non è una novità, già Enrico Franceschini scrivendo per la Repubblica nel lontano 1985 notava come, anche nei momenti migliori per il calcio americano, “allo stadio, a vedere i Cosmos, ci vanno più che altro gli emigranti di origine latina”. C’è tutto il repertorio e del tifo antifascista e di quello goliardico (“party atmosphere”, come la chiama uno dei tifosi). Ma ci sono anche due cori in italiano, come “siamo tutti antifascisti” e, chissà perché, “noi non siamo Manchester City”, con pronunce improbabili annesse. Vengono accesi un numero spropositato di fumogeni verdi e bianchi (i colori del club), sventolata una bandiera delle milizie curde YPG, nonché striscioni di varie organizzazioni come il Muslim-Jewish antifascist front o che supportano cause pro-migranti.

Vediamo anche qualche maglietta dei Celtic Glasgow, altra squadra attiva nel sociale e con una tifoseria molto politica. Dall’altra parte, ma è un’altra parte relativa come si è visto, anche un piccolo gruppo di tifosi del St. Pauli supporta la squadra con cori in tedesco. Il momento clou della partita, o almeno della partita sugli spalti, è il piccolo esodo dei tifosi del St. Pauli verso quelli dei Cosmos, i cori insieme, i fumogeni con i rispettivi colori che si mischiano, le bandiere, in un momento di incontro e scambio che questi tifosi aspettavano da anni.

Ci sarebbe poi il calcio in campo, la partita giocata tra le due squadre sul campo da gioco in erba sintetica in un angolo di Manhattan lontano dalla New York turistica. Per il St. Pauli, la stanchezza della stagione appena finita, unita al jet-lag, si fa sentire. Non stupisce quindi che dopo neanche dieci minuti di gioco siano i Cosmos a passare in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo ben battuto: a buttarla dentro, con una scivolata sotto porta, l’unico italiano in campo, Emanuele Sembroni, difensore centrale con un passato in serie C e D, al suo primo gol con la maglia bianca e verde.

Al quindicesimo, sempre lui causa il rigore, in verità piuttosto dubbio (ma la VAR non c’è), convertito dal capitano della squadra tedesca Sami Allagui. Molte le sostituzioni, come spesso accade nelle amichevoli, incluso l’ingresso in campo di Svend Brodersen, il secondo portiere del St. Pauli mandato a giocare attaccante. Il punteggio rimane bloccato sull’1-1 fino all’89esimo quando Aly Hassan, entrato dieci minuti prima, segna il gol della vittoria in scivolata a seguito di un errore difensivo. Sugli spalti, esplode la gioia i tifosi dei Cosmos, ma festeggiano un po’ tutti alla fine di questa partita a suo modo storica.

Quando si parla di sport popolare, del calcio "lontano dai milioni", del tifo "come una volta" si fa presto a scivolare nella retorica, ma per questi tifosi non c'è niente di più autentico e reale. C’è piuttosto la voglia di farsi un’ora e più di metropolitana, rischiando il diluvio, per andare a vedere una squadra di poco più che semiprofessionisti in una partita che non assegna titoli o punti. C’è, insomma, senza nessuna retorica, ancora tanta passione.

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