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Come funziona il rombo della Sampdoria
08 feb 2019
08 feb 2019
Movimenti e dinamiche di uno dei reparti di centrocampo più riconoscibili della Serie A.
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Il 4-3-1-2 di Giampaolo - o se preferite: il 4-4-2 con centrocampo a rombo - è ormai un marchio di fabbrica, uno dei segni distintivi del nostro campionato. Il tecnico della Sampdoria, ovviamente, non è il primo a imporsi ad alti livelli con questo sistema di gioco: rimanendo all’epoca recente basta ricordare (anche se con stili ovviamente diversi) il rombo di Allegri, quello di Sarri e quello di Maran. Oggi, però, nel campionato italiano sono rimaste solo la Sampdoria e il Cagliari con questo sistema, e a riscuotere particolare successo finora è stato proprio Giampaolo, con un rombo smaccatamente orientato alla proiezione offensiva, che punta a prendere quanto prima la supremazia territoriale e mantenerla nel tempo, per organizzare al meglio l’attacco alla porta.

Il sistema di Giampaolo è molto riconoscibile sul campo, in particolar modo durante la fase di non possesso: mentre di solito chi sceglie di impostare con il rombo in fase difensiva passa a un più canonico 4-4-2 piatto, come fa il Cagliari di Maran. Bisogna tener presente che il funzionamento di un impianto di questo tipo è legato, in entrambe le fasi, alla mobilità e partecipazione dei suoi interpreti, ed è per questo motivo che la Sampdoria riesce a mantenere una buona imprevedibilità nello sviluppo della manovra e un’efficacia difensiva per nulla scontata, data la naturale tendenza di questo sistema a concedere parecchio spazio sulle corsie laterali senza palla.

Il 4-3-1-2 di Giampaolo si muove all’unisono soprattutto senza palla.

I blucerchiati continuano a essere uno schiacciasassi quando affrontano le medio-piccole, mentre mostrano più difficoltà a fare risultati utili contro squadre di livello più alto. Quest’anno sono state piuttosto rumorose le sconfitte contro Roma e Napoli, oltre a quella in casa della Juventus, nonostante uno sviluppo delle trame di gioco tutto sommato sempre efficiente.

Nel cuore del 4-3-1-2

A rapire l’occhio quest’anno, oltre alla consueta sincronizzazione dei movimenti della linea arretrata e all’implacabilità di Quagliarella, è anche il rendimento del diamante di centrocampo. Nonostante la pesantissima cessione di Torreira, un regista estremamente completo, la Sampdoria è riuscita a compensare con l’acquisto di Ekdal, che si è rivelato indovinato nonostante lo scetticismo iniziale. Lo svedese si è preso immediatamente il posto da titolare davanti alla difesa, e accanto a lui altri due intoccabili, Praet e Linetty. L’unico vero ballottaggio, consolidatosi soprattutto nelle ultime settimane, è nella posizione di trequartista, centrocampista avanzato o mezzapunta, a seconda dei punti di vista: Saponara e Ramirez completano il quartetto, con Jankto e Barreto a dare il cambio alle mezzali e il giovane Ronaldo Vieira impiegato sporadicamente al posto di Ekdal.

Il rombo di Giampaolo ha un ruolo cruciale nelle manovre offensive, e la sensazione è che tutto il resto della squadra si muova per consentirgli di avanzare: la difesa, terzini compresi, si alza ed accompagna da vicino; le due punte, quando serve, non si risparmiano nei movimenti ad aprire o a venire incontro. La priorità è sempre avere tante soluzioni di passaggio pulite tra le linee, per imprimere accelerazioni improvvise verso la porta, a costo di alzare parecchi uomini sulla linea della palla, accettando il rischio sulla transizione difensiva. È raro vedere il mediano abbassato tra i centrali in fase di costruzione, proprio perché la Sampdoria ha come priorità quella di avanzare con tutta la linea e tenere i suoi centrocampisti tutti oltre il pressing avversario.

In fase di costruzione, la Sampdoria tiene i centrali stretti e i terzini bassi e cerca di avanzare con tutta la linea difensiva. Il mediano rimane, insieme al resto del rombo, alle spalle della prima linea di pressing avversario, con lo scopo di trovare facilmente la superiorità numerica in mezzo.

Il rombo mantiene la sua forma lineare durante tutta la prima fase della manovra, per poi diluirsi talvolta in forme più indefinite nelle zone avanzate, per poter fornire supporto e compensazione alla manovra. Il suo elemento più “bloccato” è il vertice basso, che si occupa prevalentemente di raccogliere il pallone in posizione centrale in fase di costruzione e di garantire coperture preventive all’interno di turno, accompagnando in maniera orizzontale l’offensiva e fornendo sempre uno scarico sicuro.

Il mediano e la mezzala di parte scivolano verso il lato forte, mentre gli altri due centrocampisti mantengono la posizione per allargare l’avversario.

Le mezzali sono particolarmente coinvolte sia sui corridoi intermedi, dove sono sempre assistite da una delle punte, il trequartista ed il terzino per creare dei piccoli poli di possesso, sia in ampiezza, andando a completare lo scaglionamento offensivo per consentire alle punte di occupare il centro dell’area. Queste linee guida assumono dei contorni differenti a seconda delle caratteristiche degli interpreti o alla situazione di gioco: Praet, ad esempio, per le sue doti tecniche è più coinvolto nel palleggio corto e cerca di portare avanti la manovra anche attraverso dribbling e verticalizzazioni; Linetty è un profilo più quantitativo, utile soprattutto senza palla, sia per il contributo significativo in termini di tackle (2.3 a partita) sia per una maggiore dinamicità nelle incursioni sul lato debole o al centro dell’area. Entrambi, sulla trequarti avversaria, garantiscono comunque una buona mobilità e perspicacia nei movimenti da effettuare.

Qui un esempio di scambio posizionale: la punta si muove incontro al pallone e la mezzala va ad attaccare la profondità alle sue spalle, mentre il trequartista avanza centralmente. In questo caso la mezzala più lontana accorcia verso il lato forte insieme al mediano centrale, per poter comunque garantire soluzioni ravvicinate.

Per quanto riguarda il vertice alto, invece, i compiti sono sostanzialmente quelli suggeriti dallo sviluppo della manovra e dal ruolo: Ramirez e Saponara hanno un’importanza cardinale nella cucitura dei reparti e si ritrovano spesso a dover gestire i ritmi del gioco col pallone, senza limitarsi dunque a fare da appoggio per la circolazione ma incidendo direttamente con le proprie scelte sui tempi e le modalità della verticalizzazione finale. Entrambi producono un buon numero di passaggi chiave a partita (Ramirez 1.3, Saponara 1.2), ma ad essere determinanti sono anche i loro movimenti a completare le rotazioni offensive: se le punte si allargano e una mezzala si tuffa dentro, galleggiano tra le linee; se l’azione ha bisogno di copertura in ampiezza, si defilano e arrivano al cross. Insomma, un’interpretazione del tutto funzionale e incisiva nella rifinitura. A mancare, attualmente, è forse qualche gol, se consideriamo che i movimenti a svuotare l’area da parte delle punte rendono spesso il trequartista il giocatore più avanzato e in condizione di battere a rete.

I margini di miglioramento

Togliendo i rigori, in questo momento la Sampdoria è in prima posizione per quanto riguarda la differenza tra xG prodotti (25,30) e reti effettivamente realizzate (34). Il divario di 8,70 punti è altissimo, considerando che in questa speciale classifica il secondo ed il terzo posto sono occupati da Atalanta (4,4) e Napoli (0,8). Tutte le altre squadre di Serie A hanno raccolto meno di quanto effettivamente prodotto. La risposta più immediata è sicuramente da ricercare nelle prestazioni sopra la media da parte di Quagliarella, Zapata, Milik, con i primi due nettamente più avanti grazie agli ultimi due mesi incredibili.

Parlare di una necessaria “regressione verso la media” o comunque diminuzione di questi valori sarebbe statisticamente improprio, dato che il campione di riferimento è talmente ridotto e il modello a cui fa riferimento intriso di variabili esogene che tale regressione potrebbe avvenire in un periodo di tempo talmente diluito nel tempo da essere pari a “mai”. Tuttavia, si tratta di un rapporto produttività/rendimento decisamente elevato. Ancor più nello specifico, un gap legato con buona probabilità al rendimento di un singolo giocatore, dunque potenzialmente suscettibile di interruzioni di qualsiasi genere. Se la Sampdoria ha intenzione di consolidare il proprio standard su questi livelli dovrebbe fare in modo di aumentare la base produttiva, generando un maggior numero di occasioni pulite.

Qui torniamo all’analisi sul rendimento del centrocampo di Giampaolo: un rombo perfettamente funzionale, efficace nelle scalate difensive e abile nelle rotazioni, sovrapposizioni e triangolazioni per risalire il campo con ordine, ma il cui apporto in termini di finalizzazione è abbastanza ridotto. Quagliarella è il giocatore della Sampdoria che tira il maggior numero di volte a partita (3.5), ma dietro di lui Ramirez (1.1), Saponara (1.1), Caprari (1.4) e Defrel (1) si attestano su valori piuttosto bassi.

Le squadre che difendono contro la Sampdoria provano a focalizzarsi sulla difesa del centro, concedendo magari qualcosa in ampiezza, per costringere i mediani di Giampaolo a risolvere gli stalli attraverso sovrapposizioni esterne o scambi coi terzini, e chiaramente la qualità delle occasioni da gol generate attraverso cross o palle laterali con l’area intasata è spesso più bassa rispetto a una ripartenza o a una percussione per vie centrali. La Sampdoria rimane comunque abbastanza abile nel trovare spazi centrali per lo sviluppo grazie ai movimenti poco prevedibili delle punte, che si alternano con il trequartista nell’andare incontro o in ampiezza, tuttavia questi spazi vanno poi a ridursi a ridosso dell’area.

Per fare un ulteriore passo in avanti in una stagione già ottima, mostrando ancora più cinismo contro le squadre sulla carta più quotate, la Sampdoria dovrà quindi trovare il modo migliore per finalizzare azioni di buona fattura, ma che sembrano ancora troppo dipendenti dalla genialità di Quagliarella nei loro esiti. Il centravanti, a dispetto di quanto i numeri realizzativi potrebbero suggerire, continua a mettersi a disposizione delle necessità offensive della squadra, facendo movimento e lavoro sporco senza palla, e mantenendo un’influenza non banale nelle fasi di rifinitura. Insomma, il problema della Sampdoria non sembra essere un’eccessiva dipendenza tattica per il suo numero 27.

Starà dunque a Giampaolo indagare a fondo le ragioni di questa overperformance e capire i margini di questa rosa, spingendo ulteriormente sull’acceleratore o continuando ad assecondare l’andamento di questi ultimi mesi. E provare a osare ancora di più per mantenere credibilità nella lotta a un posto in Europa, quest’anno più affollata che mai.

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